L’agricoltura e l'alimentazione nel Salento con i Normanni
E’ con la dominazione normanna con cui si apre il basso medioevo del Salento, durante il regno di Tancredi, che i lavori e la bonifica riprendono vigore ed alacrità nelle campagne del Salento, ripopolandosi e dando frutti abbondanti, per una vita resa vivace da negozianti e banchieri, protagonisti d’affari con Venezia e l’Oriente.
Certamente il ripopolamento delle campagne salentine verso l’interno e lontano dalla costa fu dovuto anche all’impaludamento, causato dall’elevamento della temperatura e dal conseguente innalzamento del livello del mare, intorno all’800 ed 1200; tale fenomeno è testimoniato dalle paludi dell’Aquatina, presso Frigole (Lecce), ormai prosciugate, e dai Laghi Alimini presso Otranto, ancora oggetto oggi di ammirazione essendo zona di particolare interesse naturalistico.
Certamente il ripopolamento delle campagne salentine verso l’interno e lontano dalla costa fu dovuto anche all’impaludamento, causato dall’elevamento della temperatura e dal conseguente innalzamento del livello del mare, intorno all’800 ed 1200; tale fenomeno è testimoniato dalle paludi dell’Aquatina, presso Frigole (Lecce), ormai prosciugate, e dai Laghi Alimini presso Otranto, ancora oggetto oggi di ammirazione essendo zona di particolare interesse naturalistico.
E’ certo che fino al XII secolo hanno predominato la macchia e l’incolto in cui erano immersi i "Casali", i cui villani si prodigarono con il loro lavoro indefesso a rendere fertili, e si tratta di nuclei familiari limitati tra due e ottanta famiglie, che popolarono vaste zone del Salento, procurando cibo sé, per il monastero da cui dipendevano ed anche per il conte, superando la struttura feudale e fiscale del "chorion" bizantino.
Il periodo è caratterizzato dalla produzione tradizionale: vino, olio, frumento, legumi, ortaggi, ma anche dalla caccia, dalla pesca, dal pascolo, anzi le attività di caccia, pesca e pascolo sembrano prevalenti per l’estensione delle zone forestali, delle paludi e dell’incolto.
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