giovedì 6 giugno 2019

Visita ai vivai di Otranto del 6 giugno 2019 - tutte le foto della visita

Sin dai primi anni del '900 il vivaismo viticolo pugliese e salentino è sinonimo di terra d'Otranto. Il secolo si chiudeva con una gravissima emergenza agricola: i vigneti di mezza Europa soggiacevano ad una imponente epidemia di fillossera, che attaccava le radici delle piante facendole marcire. Fu allora che, per permettere il reimpianto delle coltivazioni distrutte, si decise di innestare le piante autocnone con viti americane, creando vitigni resistenti al micidiale insetto. L'agro di Otranto era uno dei pochi, in tutto il Sud Italia, a poter contare su grandi estensioni di terreno a fronte di un numero esiguo di viti inquinate. Dagli anni Cinquanta in poi, le realtà vivaistiche dell'hinterland idruntino si sono moltiplicate, favorite da condizioni pedo-climatiche ideali: la presenza di bacini idrici naturali, un clima adatto alla maturazione del legno, un terreno privo di organismi vettori di malattie virali. Condizioni che hanno contribuito alla creazione di un vero e proprio distretto vivaistico che coinvolge i comuni di Otranto, Cannole, Carpignano. Con numeri importanti: 90 vivai (in tutta la regione se ne contano 130) con produzioni che vanno da 40mila a 400mila pezzi, per un totale di 8milioni di barbatelle commercializzabili. Un settore che dagli anni '90 al 2000 ha registrato una crescita del 37 per cento della produzione. (Alberto Ottini, intervistato da Terra Salentina 2006)


E' noto, infatti, che la maggior parte delle barbatelle prodotte in Regione proviene dai vivai dell'Otrantino. I vivaisti viticoli otrantini rimangono ancora oggi i principali produttori di barbatelle franche in Italia sebbene si stiano sempre più orientando verso la produzione di barbatelle innestate, con ottimi risultati.
“Comunque il vivaismo viticolo pugliese, prevalentemente concentrato nell'area otrantina, è rappresentato da 85 aziende.
Nel distretto i vivai di barbatelle innestate e barbatelle franche si estendono su circa 60 ettari con centinaia di selezionate cultivar, nazionali, internazionali ed autoctone.
La produzione annuale è di 11,5/12 milioni di barbatelle (9,5% del totale nazionale), per un valore di oltre 20 milioni di euro. Settantamila sono giornate-lavoro all'anno. La gran parte della produzione è commercializzata in Puglia (65%), la restante parte è destinata al mercato nazionale (25%) ed ai paesi del mediterraneo (10%).” (Rosario Faggiano, il vivaismo viticolo pugliese, il corriere vinicolo n. 23 del 20 luglio 2015 - pag. 22)
La concorrenza a Otranto
“La minaccia viene soprattutto da Marocco, Croazia, dai Paesi balcanici. "Aree in cui un numero crescente di aziende si sta organizzando nella produzione di talee, immettendo sul mercato milioni di piantine che fanno una spietata concorrenza alle nostre.” (Alberto Ottini, intervistato da Terra Salentina 2006)

Il Consorzio Vivaisti "Terra d'Otranto", realizza una vasta gamma di varietà innestate tra le più diffuse a livello nazionale ed internazionale.
Uva da tavola
Baresana            
Cardinal              
Italia     
Michele Palieri 
Regina 
Sultanina Bianca              
Victoria
UVA DA VINO ROSSO
Aglianico            
Cabernet Sauvignon      
Lambrusco Maestri        
Malvasia Nera di Brindisi             
Malvasia Nera di Lecce 
Merlot 
Montepulciano
Negro Amaro   
Nero di Troia     
Primitivo di Gioia            
Primitivo di Manduria   
Sangiovese       
Verdeca             
UVA DA VINO BIANCO
Chardonnay      
Falanghina         
Fiano di Avellino             
Greco di Tufo   
Malvasia di Candia         
Trebbiano Toscano        
Tutte le varietà vengino innestate su portainnesti aziendali.

Fonte “Consorzio vivaisti Terra d’Otranto” http://www.cvto.it/consorzio.htm

Con l'entrata in vigore della direttiva 193/68 CEE, recepita poi in Italia attraverso il D.P.R. del 24.12.1969 n. 1164 , piante madri della categoria "certificato" per portinnesti e solo per fare un esempio si riportano di seguito solo alcuni presenti a Otranto:

140 Ru. (Berandieri. x. Rupestris)

1103 P. (Berandieri. x. Rupestris)

775 P. (Berandieri. x. Rupestris)

779 P. (Berandieri. x. Rupestris)

34 E.M. (Berlandieri x Riparia)

157.11 C. (Berlandieri x Riparia)

La barbatella
La barbatella è formata da due componenti, la marza e il portainnesto.
La marza è una porzione di ramo provvista di una o più gemme, rappresenta il “gentile”, da innestare sul portainnesto.
Vengono coltivate in vigneti di piante madri dette “di base” prodotte dai nuclei di premoltiplicazione viticola che hanno selezionato, negli anni, piante esenti da virosi e con caratteristiche per raggiungere gli obiettivi desiderati, ognuna di queste piante è stata identificata con una sigla ad essa assegnata.
Dopo anni di studi le piante sono state selezionate per le loro caratteristiche, da qui derivano le differenze clonali di ogni varietà.
Le marze utilizzate dai vivaisti si dividono in due gruppi: certificate e standard.
Le marze denominate certificate, provenienti da barbatelle di base, sottoposte a continue e periodici controlli, dopo il 2°-3° anno di impianto vengono prelevate tra gennaio e fine febbraio, vengono raccolte in fascine da 100 tralci l’una, mantenendo la polarità, legate con spago agricolo e successivamente sottoposte a pulizia.
La pulizia dei tralci avviene tuttora a mano con l’utilizzo di forbicioni lasciando il calcio di 6-7 cm in fondo e 1 centimetro sopra la gemma, vengono raccolte in sacchi da circa 3.000 gemme l’uno, cartellinate con clone, lotto e provenienza.
I sacchi vengono raccolti in contenitori di rete e immersi in acqua pulita per circa 12-24 ore, sgocciolate, trattate con un fungicida, avviluppate in nylon e riposte in cella frigo con temperatura di 3-4° e un’umidità del 95-100%.
Il portainnesto o “soggetto” è la parte inferiore di una pianta moltiplicata con la tecnica dell’innesto, ha la funzione di fornire alla pianta determinate proprietà migliori rispetto a quelle della marza, tali proprietà dipendono dagli scopi per cui si effettua l’innesto:
- PRECOCITA’
- REGOLAZIONE DELLO SVILUPPO E DELLA PRODUZIONE
- ADATTAMENTO A SPECIFICHE CONDIZIONI PEDOLOGICHE
- ADATTAMENTO A SPECIFICHE CONDIZIONI BIOLOGICHE
- ADATTAMENTO A SPECIFICHE CONDIZIONI CLIMATICHE
Il portainnesto deve possedere proprietà morfo-funzionali desiderate tali da beneficiare la pratica dell’innesto, deve essere compatibile con la specie o la cultivar da innestare, deve essere in ottimo stato sanitario in particolare esente da virus e fitoplasmi e deve avere una scarsa attitudine pollonifera.
Il portainnesto inizia a essere mondato a fine anno, viene tirato e raccolto in fascine lunghe 8-10 m e legato in più punti.
Tempo indietro, il portainnesto veniva pulito manualmente e spezzonato in pezzi da circa 40 cm.
Oggigiorno questo lavoro viene effettuato da appositi macchinari dotati di rulli trascinatori e coltelli, i portainnesti vengono inseriti all’interno e trascinati ad una velocità di 70 m al minuto e ripuliti da tutte le femminelle, successivamente i tralci passano all’interno di una macchina sgemmatrice che con appositi martelletti in materiale plastico rotando a una velocità di 1200 giri al minuto molano tutte i rilievi del portainnesto in modo da non farlo ricacciare.
Dopo il passaggio in macchina il portainnesto viene ancora oggi spezzonato in pezzi da circa 40 cm lasciando mezzo centimetro sotto la gemma che fa da base e sopra la restante parte, raccolto in mazzi da circa 200 pezzi e immerso in acqua per circa 10 ore, dopo un passaggio di circa 30 minuti in antibotritico viene successivamente avviluppato in nylon e stoccato in cella frigo.

Innesto a omega



Con l’innesto a omega occorre scegliere una marza dalle gemme stazionarie, ovvero che non hanno iniziato a rigonfiarsi. Per questo motivo occorre staccare dalla pianta madre, in pieno inverno, il ramo o i rami destinati a fornire le marze; le marze (anche dette calma o nesto) dovranno essere conservate in frigorifero chiuse in sacchetti di plastica e a una temperatura ottimale compresa tra 0 e 3 gradi, questo proprio per tenere “ferme” le gemme.
L’innesto a omega è particolarmente usato sia per innestare la Vite, sia per la Rosa. Queste piante sono ricche di linfa che fuoriesce al momento dell’incisione. E’ per questo che si pratica l’innesto a omega: mediante una innestatrice manuale si va a creare un taglio a forma di occhiello, il taglio permette di regolare l’afflusso della linfa e consente una buona cicatrizzazione con ottime possibilità di attecchimento.

Questo tipo di innesto è particolarmente consigliato all’inizio del riposo vegetativo delle piante, vale a dire tra ottobre e novembre, in ogni caso è molto praticato anche nel mese di settembre, quando le piante si preparano alla ripresa vegetativa. Per eseguire l’innesto a omega si procede inserendo la parte nobile della pianta da tagliare nel cavo del portainnesto.

Il taglio a omega viene effettuato da una innestatrice manuale o con un coltello ben affilato, l’unica premura da seguire è che il taglio non deve prevedere lo strappo della corteccia eventualmente non tagliata, inoltre, il taglio non deve essere tale da separare completamente le due parti.

Dalla parte della marza si taglia un innesto da una o due gemme e si inserisce nel soggetto da innestare. La forma a omega deve essere così ripartita: la parte incavata del taglio deve essere sempre nel soggetto. Ugualmente importante è che nella parte pregiata (la marza di innesto) il taglio dovrà essere a una distanza di circa 10 mm dalla gemma.

Dopo averli fatti combaciare, per saldare l’innesto, sarà necessario fasciare il punto di taglio con una striscai di rafia, con del nastro isolante o con uno dei tanti materiali disponibili in commercio. Per aumentare le possibilità di attecchimento, si dovrà spalmare della paraffina disciolta sulla parte terminale dell’innesto.


alcuni suggerimenti per il settore vivaio viticolo
(prof. Angelo Demaria)
FASE 1 : PREPARAZIONE DEI PORTINNESTI E DELLE MARZE I tralci dei portinnesti e delle marze vengono raccolti nel periodo invernale e posti in ambienti che ne assicurino una buona conservazione fino alla lavorazione .
lavorazione portinnesti:
·         vengono tagliati a spezzoni di 35-40 cm mantenendo nella parte basale un nodo
·         si “accecano” le gemme, salvo quella basale che contiene i tessuti meristematici necessari alla futura rizogenesi, e raccolti in fasci di 100-200 pezzi con la propria etichetta descrittiva indicante la varietà ed il clone.
·         I fasci vengono quindi trattati con un fungicida e conservati in celle frigo ad una temperatura di 1-2 °C ed a un'umidità del 90-100 %.
·         lavorazione nesti o epibionti o marze (detti dai vivaisti locali “la gemma”):
·         vengono selezionati eliminando quelli danneggiati e quelli non ben lignificati.
·         si tagliano mantenendo una gemma per marza e tenendo solamente quelle con diametro tra i 6 e i 14 mm.
·         subito dopo il taglio, vengono imbibite in acqua e poste in sacchi con la loro etichetta descrittiva.
·         i sacchi, contenenti le gemme, vengono, fino al momento dell'innesto, conservati in cella frigo in maniera tale da poterne garantire la massima vitalità.
FASE 2 : TERMOTERAPIA Eventuale (ma consigliato) trattamento di TERMOTERAPIA al fine di prevenire trasmissione di virosi e/o fitoplasmosi. Tale trattamento (è possibile solo con IMPIANTI SPECIALIZZATI) sulle marze e sulle talee portainnesto . Il materiale viene preriscaldato a 20°C per 10 minuti e posto a bagno a 50°C per una durata di 45 minuti.
FASE 3: PREPARAZIONE DEI PORTINNESTI E DELLE MARZE. L'innesto al tavolo viene eseguito nei mesi di febbraio-marzo utilizzando apposite macchine che effettuano l'incastro meccanico dei due bionti . Attualmente l'innesto realizzato è quello di tipo omega che permette una buona velocità di realizzo ed un'ottima adesione delle superfici di contatto delle due parti. Gli operatori con più pratica di innesto riescono anche ad effettuare 700 innesti all'ora, tenendo sempre in considerazione che i diametri delle due parti devono essere all'incirca uguali.
FASE 4: PRIMA PARAFFINATURA E FORZATURA DEGLI INNESTI-TALEA. Gli innesti-talea vengono quindi paraffinati per proteggere la zona di congiunzione dei due bionti, poi stratificati in casse con segatura e infine sottoposti a forzatura. Solitamente la paraffina utilizzata in quest'occasione (prima paraffinatura) è di colore rosso ,
Gli innesti-talea così paraffinati vengono stratificati in cassoni di legno o di plastica con del materiale coibente: attualmente il materiale coibente piu' usato è la segatura inumidita e pretrattata con prodotti anticrittogamici.
Gli innesti-talea così sistemati vengono portati all'interno di un locale “di forzatura", in cui per mezzo di un impianto di riscaldamento si realizzano le temperature necessarie per far avvenire la saldatura. Il riscaldamento può realizzarsi o con un impianto di tipo statico (termosifone) o di tipo dinamico: quest'ultimo è il piu' diffuso perché consente di riscaldare l'ambiente in modo molto rapido ed uniforme. E’ anche opportuno mantenere un’umidità relativa dell’80/90 %.
Queste condizioni fanno favoriscono lo sviluppo di un callo di cicatrizzazione nel punto d'innesto e gli abbozzi radicali alla base della talea.


Successivamente alla forzatura, che dura pertanto dai 15 ai 30 giorni, gli innesti-talea non vengono posti subito in vivaio ma deve seguire un periodo di “inverdimento” ed acclimatamento che irrobustisce l'innesto talea e poi si esegue la seconda paraffinatura.
FASE 5 :SECONDA PARAFFINATURA E MESSA A DIMORA DEGLI INNESTI-TALEA.
Viene effettuata una cernita di verifica della formazione del callo e contemporaneamente si eliminano i residui di segatura sulla talea-innestata con l'utilizzo di apposite spazzole .
Si procede ad una seconda paraffinatura, solitamente di colore marrone, che ha lo scopo di impedire la disidratazione del callo nel punto d'innesto una volta che la talea innestata viene messa a dimora . Per la coltivazione delle barbatelle è molto importante la scelta del terreno e la zona dove è ubicato. I terreni devono essere sciolti, freschi e fertili, inoltre devono essere ben livellati in maniera tale che non vi siano delle zone di ristagno idrico. Il vivaio può succedere a se stesso al massimo per un secondo anno. Le barbatelle si possono mettere a dimora con trapiantatrice oppure, con l'adozione della pacciamatura, vengono piantate manualmente .
FASE 6: GESTIONE DEL VIVAIO (barbatellaio)
La gestione del vivaio prevede concimazioni pre-impianto, eventuali apporti nutritivi post impianto anche per via fogliare, parecchie irrigazioni e numerosi trattamenti fitosanitari. Questi in particolare sono orientati verso la difesa dalla peronospora (circa un trattamento settimanale) e, in misura minore, da oidio e botrite.
Vengono poi effettuati trattamenti acaricidi ed insetticidi, in particolare modo contro lo Scafoideus titanus, vettore della flavescenza dorata. Il vivaio, inoltre, viene controllato accuratamente, fila per fila, diverse volte durante la stagione, per verificare eventuali malattie. Per assicurare alla vegetazione un portamento eretto ed evitare che questa vada ad adagiarsi al terreno e per rafforzare lo sviluppo dei tralci, vengono effettuate dalle tre alle quattro cimature.
FASE 7: ESTIRPO
In autunno, possibilmente dopo la caduta delle foglie, quando i tralci sono ben lignificati, si procede all'estirpo delle barbatelle.
Tale operazione viene effettuata sollevando e scuotendo le barbatelle per liberarle dal terreno e raccoglierle in mazzi formati manualmente o con legatore. I fasci di barbatelle, accuratamente etichettati, vengono conservati in ambienti freschi e umidi.
FASE 8: CERNITA, CONFEZIONAMENTO E CONSERVAZIONE
Si procede, quindi, alla cernita del materiale verificando la saldatura dell'innesto e lo sviluppo e la distribuzione dell'apparato radicale. Il tralcio più idoneo viene potato a due gemme e paraffinato .
Le barbatelle vengono riunite in mazzi da 25 piante e cartellinate. Le barbatelle vengono paraffinate per una terza volta (terza paraffinatura), con paraffina solitamente di colore verde, subiscono un lavaggio ed un trattamento con antibotritico e vengono confezionate in apposite scatole di cartone che mantengono all'interno un'elevata umidità . Le scatole vengono conservate il celle frigorifero a 1,5-2 °C fino all’impianto in vigneto ( tenendo presente che le barbatelle possono conservarsi vitali per circa un mese, se stoccate in ambienti freschi.

Fonte: Lezioni del prof. Demaria Angelo http://www.istitutopennaasti.it/























































































































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