venerdì 7 giugno 2019

Le preziose ricerche di F.A. Mastrolia dell’Università del Salento - studi sul Salento agricolo dell’Ottocento e Novecento


Degli studi sul Salento agricolo dell’Ottocento e Novecento Le preziose ricerche di F.A. Mastrolia dell’Università del Salento


Con la istituzione delle Società Agrarie il 1 Novembre 1810, rinominate Società Economiche il 1812, il regime bonapartista, subentrato ai Borbone sul trono di Napoli (1806-1815), dotava le province meridionali di istituti di ricerca per l’innovazione e il progresso dell’economia agraria e industriale. Anche Terra d’Otranto ebbe la sua società agraria (vera antenata della odierna Camera di Commercio Industria e Agricoltura). Ne fu eletto primo presidente il naturalista accademico dei Georgofili, Giuseppe Giovene di Molfetta (1753- 1837), vicario vescovile di Lecce, vice Samuele Pasquali, tesoriere Pasquale Manni, segretario perpetuo Cosimo Moschettini di Martignano. Ben presto vi aderirono una schiera di agronomi, studiosi, e di proprietari illuminati, e tra questi, l’arcivescovo di Brindisi Annibale De Leo, Salvatore Arigliano, Oronzo Gabriele Costa, Antonio Romano, Vincenzo Balsamo, in seguito Gaetano Stella, e tanti altri. Alla base di queste attività ottocentesche vi furono il positivo travaglio dell’Accademia degli Speculatori, fondata il 1775 dall’ingegnere napoletano Carlo Salerni e dal martignanese Giuseppe Palmieri, del coevo pensiero fisiocratico, e dell’insegnamento universitario di Antonio Genovesi, quindi della parallela “Statistica Murattiana” (1811-1817), organizzata e coordinata dal Giovene, e supportata dal pensiero illuministico nostrano del citato Palmieri, dei Gagliardo, Monticelli, Orlando, Presta, Briganti. Muovendo da queste basi, la Società Economica di Terra d’Otranto si indirizzava verso studi e sperimentazioni volti a conoscere, per promuovere e incrementare lo stato generale dell’economia rurale della regione, decisamente primitivo e arretrato, a iniziare dall’olivicoltura e dalla viticoltura, successivamente le manifatture, la viabilità, il commercio, la pesca e così via. In seguito, grazie anche alla pubblicazione del Giornale di Economia, palestra di proprietari illuminati, di imprenditori-sperimentatori, di tecnici e meccanici, vennero tracciati percorsi di innovazione manageriale, con proposte, progetti, invenzioni, sperimentazioni, uso di macchine e di metodi e attrezzature moderni, fondazione di opifici, e di quanto oggi va sotto il nome di “archeologia industriale”.
Franco Antonio Mastrolia, docente di Storia dell’Economia nell’Università del Salento, e autore di oltre 50 saggi, a iniziare dal volume basilare (scritto a quattro mani con Mario De Lucia) Società e risorse produttive in Terra d’Otranto durante il XIX secolo (Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1988) si è messo in luce in questo ultimo quarto di secolo con diverse importanti ricerche, concentrate in tre volumi, tutti editi dalla E.S.I., in cui tratta dello sviluppo economico del Salento tra Settecento e Novecento: Istituzioni e conoscenze agrarie in Terra d’Otranto (1810-1910); Tra terra e mare. Aspetti dell’Economia di Terra d’Otranto (1861-1914); Personaggi “Benemeriti” del Mondo Agricolo in Terra D’Otranto nell’Ottocento (2012), proponendo una vasta e articolata panoramica delle realtà economiche di questa terra. L’ultima delle opere elencate, frutto di lunghe ricerche e noiose letture di relazioni prefettizie, compilate a richiesta del Ministero, per segnalare lo status dell’economia della provincia e «le persone benemerite dell’agricoltura e delle industrie agrarie». Ne è derivato un quadro dinamico e insospettato di coraggiosi pionieri e operatori i quali, a differenza degli ex feudatari padroni della quasi totalità del latifondo, che risiedevano a Napoli campando di rendita, si presero cura delle proprie aziende, portandole avanti «con vero piglio manageriale». Queste figure nuove e benemerite del mondo agricolo salentino cominciarono ad affermarsi, pur tra mille difficoltà, nel corso dell’Ottocento, dando un certo slancio agli scadenti e arretrati settori oleario e vinicolo, modernizzandolo con l’uso di macchine, partecipando alle grandi esposizioni europee, e cogliendo anche meritati allori e premi. Nel periodo borbonico emergono Vincenzo Balsamo, ricco possidente e colto esponente della carboneria, amico del marchese Cosimo Ridolfi, che inviava al Balsamo un esperto toscano come Luigi Baracchi di Montagnana, i cui metodi e innovazioni dovevano segnare una svolta non solo a beneficio delle aziende di Balsamo, la cui rendita triplicò nel breve giro di qualche anno, ma della società economica e, quindi, dell’intera economia salentina. Altro tecnico eccellente, operoso in periodo preunitario, fu Luigi Semola di Otranto, il quale, a metà del secolo, costruì a Galatone per il principe di Belmonte un grandioso stabilimento oleario, il primo in provincia dotato di modernissima illuminazione a gas, elogiato dal Castiglione e dal De Giorgi, dove la stagione della molitura durava diversi mesi all’anno. Semola verrà successivamente eletto al Parlamento italiano. Nell’Italia unita, tra gli anni ’80 dell’Ottocento e i primi decenni del ‘900, si mettevano in luce, tra i tanti, Filippo Bacile di Castiglione per l’olivicoltura, Arcangelo Leone De Castris di Salice per il vino, Alfonso Castriota di Galatone per l’apicoltura, Donato Zocco per l’orticoltura, Achille Tamborino di Maglie, il principe Luigi Dentice di Frasso, il cav. Giuseppe Elia di Ceglie Messapica. La passione per la viticoltura creava il liquorificio di Luigi Capozza di Casarano, gli stabilimenti vinicoli sparsi un po’ dovunque dei Fratelli Folonari di Brescia, e di altre note aziende del Nord Italia. Tra i benemeriti bonificatori di terre paludose sparse in parecchie zone del Salento vengono ricordati Federico Libertini per gli interventi a Frigole, il barone D’Amely per il risanamento di estesi territori in agro di Melendugno, e soprattutto il francese Antonio Auverny per la bonifica della palude Li Foggi tra Gallipoli e Taviano. Una moderna agricoltura non poteva fare a meno di fonderie ed officine meccaniche come quelle che hanno supportato l’enologia e la produzione olearia: tra le più note in provincia quelle impiantate a Galatone da Luigi Riccardi e da Fortunato Nuzzo, dove venivano fabbricati torchi e altra attrezzatura di ferro e di bronzo più volte premiati nelle importanti Esposizioni italiane ed estere. Ma una segnalazione, necessariamente rapida come la mia, non può certo rappresentare a pieno i meriti rilevanti di ricerche vaste e puntigliose come queste di Mastrolia, che hanno richiesto anni di pazienza, di solitaria dedizione, d’amore per la piccola patria. Oltretutto sconosciuti al popolo bue delle reti, e peggio ancora snobbati dai “venerati maestri”, e dalla governance insipiente dei nostri territori. Ragione di più per raddoppiare la gratitudine.

Vittorio Zacchino

L'IDOMENEO Idomeneo (2015), n. 18, 243-246 ISSN 2038-0313 DOI 10.1285/i20380313v18p243 http://siba-ese.unisalento.it, © 2015 Università del Salento


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