L’analisi
della struttura dell’occupazione in Puglia mette in luce come il peso degli occupati
agricoli sul totale sia pari all’8,9%, valore significativamente superiore al
dato medio nazionale (3,7%) e al dato medio meridionale (4,8%). La ripartizione
degli occupati agricoli per sesso in Puglia vede una presenza femminile pari a
circa 1/3, in linea con quanto avviene negli altri areali geografici.
Dalla lettura
delle informazioni sul lavoro agricolo provenienti dalle indagini censuarie
emerge come in Puglia, ma lo stesso dicasi per il Mezzogiorno e l’Italia, la
quasi totalità delle aziende è a conduzione diretta del coltivatore. Il ricorso
a forze lavoro esterne all’azienda è limitato all’esecuzione delle operazioni
colturali (es. raccolta) che richiedono un maggior fabbisogno lavorativo. Le
caratteristiche strutturali e la tipologie di colture praticate dalle aziende
agricole pugliesi non consentono, nel complesso, occupazione stabile alla
famiglia del conduttore, con un conseguente sottoutilizzo della manodopera
familiare e la necessità di ricercare in altre attività le necessarie fonti di
reddito.
La marcata
dimensione familiare delle aziende agricole regionali rappresenta un fattore
fondamentale nell’equilibrio del sistema economico delle aree rurali. Essa,
infatti, svolge un importante ruolo di ammortizzatore delle complessive difficoltà
occupazionali proprie della regione, costituendo un fragile ma pur presente
punto di riferimento per i suoi componenti. In generale, essa è da ascrivere ai
fattori potenzialmente positivi del sistema agricolo pugliese, rappresentando
anche l’ambito preferenziale nel quale si può realizzare l’indispensabile
ricambio generazionale di cui necessita il settore primario.
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