Il comparto
lattiero-caseario pugliese ha quale base produttiva regionale 2.515 aziende con
vacche e bufale e 3.185 aziende con ovini e caprini da latte. Il dettaglio
provinciale delle informazioni evidenzia come la maggioranza di aziende con
bovini e bufalini si concentrino nelle Province di Bari e Taranto, con il 71,3%
del totale aziende regionali; per quanto riguarda invece gli allevamenti
ovicaprini i territori di Foggia e Bari sono quelli con la maggior
concentrazione (57,5% del totale regionale). Rispetto a quanto censito nel
2000, entrambe le tipologie di allevamento risultano in calo; in particolare,
gli allevamenti bovini e bufalini sono calati del 24,5%, mentre quelli ovicaprini
del 12,3%. In entrambi i casi l’intensità della variazione risulta inferiore
rispetto a quanto registrato a livello nazionale (rispettivamente -35,8% e
-43,3%). Anche a livello provinciale le aziende con allevamenti risultano in
calo; più in particolare, gli allevamenti di bovini e bufalini evidenziano
diminuzioni in tutte le aree, seppur nei territori di BAT e Foggia la
contrazione assume un valore abbastanza contenuto rispetto alla media e alle
altre aree provinciali. Le aziende con ovicaprini registrano cali in tutte le
Province ad eccezione di Lecce (22%) che invece mostra un dato in forte
controtendenza.
- Il comparto
lattiero-caseario pugliese
BOVINI
E BUFALINI
|
||||||
|
Aziende agricole
|
Capi (num.)
|
Capi/Azienda
(num.)
|
|||
|
2010
|
Var.
% 2010-2000
|
2010
|
Var.
% 2010-2000
|
2010
|
Var.
% 2010-2000
|
Foggia
|
344
|
-7,5%
|
13.815
|
20,3%
|
40
|
30,1%
|
Bari
|
1.144
|
-25,4%
|
30.324
|
-3,2%
|
27
|
29,8%
|
Taranto
|
650
|
-27,8%
|
21.704
|
-4,0%
|
33
|
32,9%
|
Brindisi
|
145
|
-20,3%
|
3.137
|
9,9%
|
22
|
38,0%
|
Lecce
|
206
|
-34,6%
|
2.297
|
-17,0%
|
11
|
26,8%
|
BAT
|
26
|
-3,7%
|
694
|
9,6%
|
27
|
13,9%
|
PUGLIA
|
2.515
|
-24,5%
|
71.971
|
0,4%
|
29
|
32,9%
|
ITALIA
|
52.772
|
-35,8%
|
1.959.733
|
0,3%
|
37
|
56,1%
|
OVINI
E CAPRINI
|
||||||
|
Aziende
agricole
|
Capi
(num.)
|
Capi/Azienda
(num.)
|
|||
|
2010
|
Var.
% 2010-2000
|
2010
|
Var.
% 2010-2000
|
2010
|
Var.
% 2010-2000
|
Foggia
|
1.124
|
-20,2%
|
127.005
|
4,1%
|
113
|
30,5%
|
Bari
|
710
|
-17,1%
|
68.614
|
41,3%
|
97
|
70,4%
|
Taranto
|
564
|
-8,7%
|
41.888
|
26,7%
|
74
|
38,9%
|
Brindisi
|
298
|
-8,6%
|
22.988
|
15,0%
|
77
|
25,8%
|
Lecce
|
405
|
22,0%
|
46.512
|
50,7%
|
115
|
23,6%
|
BAT
|
84
|
-6,7%
|
16.983
|
13,3%
|
202
|
21,4%
|
PUGLIA
|
3.185
|
-12,3%
|
323.990
|
20,3%
|
102
|
37,1%
|
ITALIA
|
73.855
|
-43,3%
|
7.644.121
|
-0,7%
|
104
|
75,2%
|
Fonte:
ISTAT.
Al contrario i capi
allevati risultano in crescita e si attestano su circa 72.000 bovini e bufalini
e 323.990 ovicaprini. Tra il 2000 e il 2010 il numero di bovini e bufalini
allevati in Regione sono cresciuti dello 0,4% (in linea con il dato nazionale),
in particolare per via delle variazioni intervenute nelle Province di Foggia,
Brindisi e BAT, in quanto gli altri territori mostrano riduzioni di capi allevati
(specie Lecce). I capi ovicaprini sono invece aumentati del 20,3%, mentre a
livello italiano sono calati dello 0,7%; in questo caso tutti i territori
provinciali evidenziano variazioni in aumento, con in testa le aree leccesi e
baresi. Queste dinamiche hanno contribuito a un rafforzamento delle dimensioni
medie di impresa, sebbene tale sviluppo denoti ritmi di aumento inferiori a
quanto accaduto a livello nazionale.
L’analisi territoriale
degli allevamenti di vacche e bufale evidenzia una maggior presenza di capi
bovini da latte nelle province di Bari (46,9% del totale regionale) e Taranto
(34,3%), mentre i territori meno importanti per questa tipologia di allevamento
sono BAT, Lecce e Brindisi. In merito alle bufale, circa il 90% dei capi
allevati in Puglia si concentra invece nel territorio foggiano, principalmente
in virtù della produzione di Mozzarella di Bufala Campana DOP, il cui
disciplinare contempla – oltre alla regione Campania e zone dell’alto Lazio -
parte del territorio della provincia di Foggia. Molto marginale il ruolo delle
restanti aree.
- Vacche da latte e
bufale allevate per provincia - 2010
|
Vacche da latte
|
Bufale
|
||
|
num.
|
% Regione
|
num.
|
% Regione
|
Foggia
|
5.877
|
9,3%
|
7.938
|
89,7%
|
Bari
|
29.595
|
46,9%
|
729
|
8,2%
|
Taranto
|
21.651
|
34,3%
|
53
|
0,6%
|
Brindisi
|
3.063
|
4,9%
|
74
|
0,8%
|
Lecce
|
2.276
|
3,6%
|
21
|
0,2%
|
BAT
|
662
|
1,0%
|
32
|
0,4%
|
PUGLIA
|
63.124
|
100,0%
|
8.847
|
100,0%
|
Fonte:
ISTAT.
Per quanto riguarda
invece la caratterizzazione provinciale degli allevamenti ovini e caprini lo
scenario è in parte simile a quello precedente: nelle province di Foggia e Bari
si concentra poco meno del 63% del totale degli allevamenti ovini e in quelle
di Foggia e Taranto il 63,4% di quelli caprini.
-
Ovini e caprini allevati per Provincia - 2010
|
Ovini
|
Caprini
|
||
|
num.
|
% Regione
|
num.
|
% Regione
|
Foggia
|
105.119
|
38,6%
|
21.886
|
42,4%
|
Bari
|
64.752
|
23,8%
|
3.862
|
7,5%
|
Taranto
|
31.080
|
11,4%
|
10.808
|
21,0%
|
Brindisi
|
16.995
|
6,2%
|
5.993
|
11,6%
|
Lecce
|
38.537
|
14,1%
|
7.975
|
15,5%
|
BAT
|
15.925
|
5,8%
|
1.058
|
2,1%
|
PUGLIA
|
272.408
|
100,0%
|
51.582
|
100,0%
|
Fonte:
ISTAT.
In merito alla
struttura produttiva, la tabella evidenzia la presenza di 207 unità di
trasformazione e raccolta del latte sul territorio regionale, pari a poco più
del 10% degli stabilimenti esistenti a livello nazionale. In particolare, è
interessante notare la diffusione di caseifici privati (quasi 200 e pari ad
oltre il 15% del totale nazionale) e la ridotta propagazione di cooperative
dedicate alla raccolta e lavorazione del latte.
- La struttura produttiva del sistema lattiero-caseario
pugliese - 2011
Fonte:
ISTAT.
A tale diffusione non
segue un’analoga rilevanza produttiva di materia prima, dato che il latte
ottenuto negli allevamenti pugliesi è stato pari, nel 2011, a 366.400
tonnellate - per quanto attiene a quello vaccino - ed a 3.834 tonnellate per
quanto concerne quello ovicaprino, rispettivamente pari al 3,4% e 1% del totale
nazionale (tabella 2.3.33).
- Andamento della produzione di latte in Puglia
Fonte:
Agea, Clal e ISTAT.
A differenza del
comparto olivicolo, quello lattiero-caseario vede una scarsa presenza di OP,
con una sola organizzazione che raccoglie 300 soci e gestisce 272.000 quintali
di latte.
Il latte raccolto a
livello regionale è stato destinato alla trasformazione industriale di prodotti
lattiero-caseari e nel 2011 ha portato all’ottenimento di oltre 108.000
tonnellate di latte alimentare (pari al 4% del totale nazionale), a poco più di
1.000 tonnellate di burro e a quasi 40.000 tonnellate di formaggi, per la gran
parte attinenti la categoria “freschi” .
- La produzione industriale di prodotti lattiero-caseari in
Puglia – 2011
Fonte:
ISTAT.
La filiera
lattiero-casearia pugliese si fregia inoltre di 4 riconoscimenti Dop
(Caciocavallo Silano, Canestrato Pugliese, Mozzarella di Bufala Campana e
Ricotta di Bufala Campana), i cui operatori collegati sono riassunti nella tabella
2.3.35. Si segnala tuttavia una scarsa partecipazione rispetto ai valori
nazionali.
- La filiera dei formaggi DOP pugliese - 2011
Operatori
|
Nr.
|
%Italia
|
|
Allevatori
|
104
|
0,3
|
|
Bovini allevati
|
2.860
|
0,3
|
|
Bufalini allevati
|
4.270
|
2,1
|
|
Ovini allevati
|
15.232
|
0,5
|
|
Caseifici e stagionatori
|
8
|
0,5
|
|
Fonte:
ISTAT.
La classifica delle
prime 10 imprese lattiero-casearie presenti sul territorio pugliese evidenzia
una volta di più la ridotta dimensione degli operatori industriali, dato che ad
eccezione del Gruppo Granarolo presente in regione dopo l’acquisizione della
SAIL spa avvenuta negli anni ’90, le altre imprese del settore presentano
fatturati inferiori ai 30 milioni di euro.
Il mercato si presenta
profondamente concentrato, visto che le imprese industriali rappresentano i
principali acquirenti del latte prodotto dagli allevatori pugliesi, con una
quota di approvvigionamento che sfiora il 50%. Rispetto alla media nazionale,
gli allevatori pugliesi si distinguono per una bassa propensione
all’associazionismo: solamente il 9% di questi infatti conferisce il proprio
latte a cooperative o ad organizzazioni di produttori, contro una media
italiana pari al 46%.
- Importanza percentuale delle
diverse modalità di vendita dei produttori di latte pugliesi - 2010
LATTE
|
Vendita diretta
|
Vendita ad altre aziende agricole
|
Vendita ad imprese industriali
|
Vendita ad imprese commerciali
|
Vendita/conferimento ad
organismi associativi
|
Puglia
|
9%
|
2%
|
48%
|
32%
|
9%
|
ITALIA
|
5%
|
2%
|
34%
|
14%
|
46%
|
Fonte:
ISTAT.
Superiore alla media
nazionale è invece il dato della vendita ad imprese commerciali, che interessa
quasi un terzo del totale e la vendita diretta, che coinvolge 1/10 delle
aziende del comparto, a fronte del 5% nazionale.
Il valore del latte
prodotto in Puglia nel 2011 è stato di 122 milioni di euro, in crescita del 10%
rispetto all’anno precedente. La dinamica produttiva lattiera risulta
tendenzialmente superiore rispetto alla media del settore primario. Rispetto a
cinque anni prima, tale valore denota una crescita – a prezzi correnti - del
12%, dato superiore rispetto alla media della produzione agricola regionale.
- Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del
settore agricolo e lattiero in Puglia (valori correnti, 2006 = 100)
Fonte:
ISTAT.
Di segno nettamente
opposto la tendenza che invece ha interessato le esportazioni dei prodotti
lattiero-caseari pugliesi. Dopo un periodo di forte crisi e riduzione delle
vendite oltre frontiera intervenuto tra il 2000 e il 2004, a partire da questo
periodo l’export ha ripreso a correre, mettendo a segno crescite progressive ed
ininterrotte fino al 2011, arrivando a superare i 6,6 milioni di euro di
prodotti esportati, dei quali il 43% al di fuori dei confini comunitari (nel
2001, solamente il 27% di tali esportazioni varcava la soglia dell’Unione
Europea). Nell’arco temporale considerato, dunque, si registra una variazione media
annua dell’export pari al 2,3%.
- Trend delle esportazioni di prodotti lattiero-caseari dalla
Puglia (migliaia di euro)
Alcune
considerazioni di sintesi
Pur con tassi di
crescita inferiori alla media nazionale, anche il comparto lattiero regionale
in questo ultimo decennio ha intrapreso un percorso di riorganizzazione
produttiva, andando ad incrementare le dimensioni medie degli allevamenti. Di
contro, il sistema di trasformazione appare ancora molto frammentato e le
dimensioni economiche delle imprese lattiero-casearie risultano ridotte. Da ciò
discende anche la bassa propensione all’export di tali aziende, per la gran
parte orientate nelle vendite a livello regionale e nazionale. Eppure i
prodotti trasformati pugliesi hanno registrato negli ultimi anni una forte
crescita nelle vendite oltrefrontiera, segno inequivocabile di un generale
apprezzamento da parte dei consumatori verso tali produzioni, tanto che nel
giro di appena cinque anni il valore delle esportazioni è praticamente
raddoppiato. Una maggior capacità ad affrontare i mercati più lontani
rappresenta una delle principali sfide future per le imprese di trasformazione
regionali, alla luce di una stagnazione economica perdurante sul mercato
interno e di opportunità più rilevanti per quanto riguarda i formaggi freschi
(in particolare le mozzarelle) pugliesi. Contestualmente, sul fronte primario,
occorre evidenziare la ridotta propensione degli allevatori all’aggregazione,
una caratteristica che indebolisce il potere contrattuale delle aziende nei
confronti dei trasformatori e che rischia di comprimere il reddito degli
agricoltori alla luce del difficile scenario evolutivo, per il quale si
segnalano due importanti criticità. In primis, la prossima riforma della PAC
con una radicale riformulazione dello schema dei pagamenti diretti, volta ad
uniformare il pagamento ad ettaro per tutti gli agricoltori di una
Regione/Stato Membro, indipendentemente dal valore storico dei titoli
attualmente posseduti. Poi, la crescita dei prezzi dei mangimi, sostenuta da
uno squilibrio domanda/offerta nel mercato mondiale dei cereali e delle altre commodity
agricole alimentato dalla rilevante domanda alimentare espressa dalle Grandi
Economie del Sud Est asiatico.
Tali problematiche
vanno a scontrarsi con la ridotta apertura internazionale delle imprese di
trasformazione regionale e con la loro focalizzazione sul mercato interno che,
come sopra ricordato, soffre di una significativa stagnazione determinata da
una contrazione del potere di acquisto dei consumatori. Una contrazione che si
è già trasferita a monte della filiera, a sua volta però stretta nella morsa di
costi di produzione sempre più elevati.
L’obiettivo di una
maggiore aggregazione dei produttori volta ad aumentare l’organizzazione
produttiva e commerciale della fase primaria diventa, alla luce di tale
contesto, sempre più imprescindibile. Un obiettivo che può trovare un valido
supporto dal punto di vista normativo nel “pacchetto latte” (Reg. Ce 261/2012)
dato che tale Regolamento comunitario attribuisce un ruolo più forte alle
Organizzazioni dei Produttori proprio allo scopo di migliorare la
concentrazione dell’offerta e di riequilibrare il potere contrattuale all’interno
della filiera, ad esempio dando alle OP la possibilità di negoziare, a nome
degli agricoltori aderenti, i contratti per la consegna di latte crudo.
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