E’ opportuno sottolineare come la
forza lavoro in agricoltura di provenienza straniera ha assunto negli ultimi
decenni sempre maggiore rilevanza e connotazioni specifiche sia a livello
nazionale che regionale. A questo proposito l’INEA a cadenza annuale,
attraverso il coinvolgimento di testimoni di qualità (Organizzazioni
Professionali, Organizzazioni Sindacali, Caritas, Camere di Commercio, ecc.),
realizza una indagine diretta tesa ad individuare gli elementi quantitativi di
maggior dettaglio nonché alcune caratteristiche qualitative in grado di
inquadrare il fenomeno.
Dalla lettura dei dati ufficiali (Cfr. “Il lavoro agricolo e gli immigrati” in “Annuario dell’agricoltura
italiana”, Vol. LXV, 2012, Roma, INEA.) emerge come negli ultimi anni il numero
dei cittadini stranieri occupati in agricoltura sia cresciuto consistentemente
a livello nazionale e, in particolare, nelle regioni del Sud Italia. Se si
prendono in considerazione gli andamenti annuali nell’impiego degli stranieri
in agricoltura a livello regionale, spicca il dato rilevato per la Puglia
nell’ultimo anno (2011) durante il quale si registra un incremento di ben
15.000 unità rispetto all’anno precedente (nello stesso anno l’incremento
complessivo in Italia è stato di 42.000 lavoratori). Nel complesso, risulta che
nel 2011 in Puglia sono stati impiegati in agricoltura 12.467 lavoratori
extracomunitari (il 9,8% del numero totale degli occupati extracomunitari in
Italia), valore pari all’11,7% del totale degli occupati in agricoltura in Puglia.
Inoltre, risultano impiegati, nello stesso anno, 24.835 lavoratori
neocomunitari (23,4% degli occupati neocomunitari in Italia e 23,1% del totale
degli occupati in agricoltura in Puglia).
Negli ultimi anni la distribuzione per
comparti di attività e per zona geografica si è modificata a livello nazionale
e regionale, anche se dalle indagini condotte continua ad emergere che le
attività nelle quali gli extracomunitari e i neocomunitari sono
fondamentalmente impiegati sono tutte quelle che richiedono modeste competenze
specifiche e gravoso lavoro manuale e che, molto spesso, non vengono svolte
dalle persone del luogo (ad esempio la raccolta dei prodotti delle colture
arboree e degli ortofrutticoli – pomodori - e alcune attività del settore
zootecnico). In questo contesto, si stanno lentamente affermando, anche se in
forma contenuta, attività di impresa a titolarità dei cittadini extra e neo
comunitari.
Se si considera la ripartizione per
comparti produttivi, emerge come i settori principalmente interessati
dall’impiego di extracomunitari in Puglia sono, in ordine di importanza, quello
delle colture arboree (4.695 immigrati, 37,7% del numero complessivo di
immigrati impiegati in Puglia), delle colture ortive (3.310 immigrati, 26,6%) e
della zootecnia (2.792 immigrati, 22,4%), mentre rimane residuale l’occupazione
nelle colture industriali e nel florovivaismo. I lavoratori neocomunitari sono
impiegati prevalentemente a livello regionale nel settore delle colture
industriali (10.100 unità, 40,7%), delle colture ortive (7.235 unità, 29,2%) e
delle colture arboree (6.260 unità, 25,2%). L’impiego nei settori
dell’agriturismo e della trasformazione e commercializzazione dei prodotti
agricoli, sia di lavoratori extra-UE sia neocomunitari, permane nel complesso a
livelli ancora contenuti.
Seppure risulti
che a livello nazionale le retribuzioni corrisposte ai lavoratori siano
conformi per il 60% alle tariffe sindacali, in Puglia come in Calabria, regioni
ancora interessate da fenomeni di caporalato e di pagamento a cottimo, la quasi
totalità dei lavoratori extracomunitari riceve compensi inferiori a quanto
dovuto.
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