L’ortofrutticoltura è
uno dei settori chiave dell’agricoltura pugliese, con un’incidenza, nel 2010 del
44% sul valore complessivo della produzione agricola della regione. La tabella illustra
i dati articolati per principali produzioni, con esclusione dell’uva da tavola[1].
Il 27% delle aziende
presenta una produzione di ortive, mentre il 58% in quella di fruttiferi. Le
percentuali si invertono ove si consideri la SAU, visto che per le coltivazioni
ortive la SAU aumenta al 55,7% mentre l’incidenza dei fruttiferi sulla superficie
complessiva scende al 33,7%. Le dinamiche intercensuarie evidenziano un
processo di ristrutturazione aziendale, con una forte riduzione della
numerosità delle aziende, cui è associato un aumento della SAU, particolarmente
significativo nel comparto delle ortive.
Tab.
2.3.16 - Ortofrutticoltura: aziende e SAU per Provincia - 2010
Aziende
(n.)
|
Var. %
2010/2000 |
SAU
(Ha)
|
Var. %
2010/2000 |
|
Patate
|
2.053
|
-69,6%
|
1.811
|
-42,4%
|
Ortive
|
14.986
|
-47,6%
|
58.265
|
32,6%
|
Agrumi
|
6.038
|
-26,4%
|
9.322
|
2,5%
|
Fruttiferi
|
32.055
|
-48,7%
|
35.228
|
-21,7%
|
PUGLIA
|
104.626
|
3,4%
|
Fonte:
ISTAT.
In riferimento alle
quantità realizzate nel 2010 la produzione ortofrutticola pugliese ha raggiunto
i 4,5 milioni di tonnellate; un ruolo rilevante è giocato dal pomodoro da
industria e dall’uva da tavola, con un peso, rispettivamente, del 34% e del 22%
sul totale della frutta e degli ortaggi prodotti in Puglia.
- Produzione
di ortofrutta in Puglia per tipologia - 2010
|
||||||||||||||||||||||||||||||||
Fonte:
ISTAT.
Anche per quanto
riguarda la filiera ortofrutticola, esistono al proprio interno alcune
produzioni che sono state riconosciute a livello europeo con il marchio IGP.
Nello specifico si tratta di 6 prodotti (Carciofo Brindisino, Clementine del
Golfo di Taranto, Oliva La Bella della Daunia, Uva di Puglia Igp, Arancia del
Gargano e Limone Femminello del Gargano), ai quali sono collegati 56 produttori
agricoli, 643 ettari di superficie coltivata e 8 imprese di trasformazione.
I produttori agricoli,
pur essendo ancora una minoranza, possono contare su una dimensione media
aziendale ben superiore rispetto a quelli che operano all’esterno dei circuiti
con indicazione geografica.
- La filiera
dell’ortofrutta DOP/IGP pugliese – 2011
Operatori
|
Nr
|
% su Italia
|
Produttori agricoli
|
56
|
0,3
|
SAU Ortofrutticola
|
643,4
|
1,3
|
Trasformatori
|
8
|
0,7
|
Fonte: ISTAT, AIDA Bureau Van Dijk.
Da rilevare è anche il
ruolo giocato dalla cooperazione: nel 2008 nel comparto ortofrutticolo pugliese
si contavano 83 imprese cooperative associate alle organizzazioni nazionali per
un fatturato di oltre 232 milioni di euro e più di 5.600 aziende agricole
coinvolte[2]; si tratta
per lo più di realtà agricole di limitate dimensioni sia economiche che
finanziarie.
Nel 2011 il valore
dell’ortofrutta pugliese è tornato quasi ai livelli pre-crisi, attestandosi
attorno a 1,54 miliardi di euro; rispetto all’anno precedente il valore della
produzione del comparto segna un aumento del +3%. Considerando le dinamiche di
lungo periodo, nell’ultimo decennio il valore della produzione dell’ortofrutta
ha segnato una sostanziale stabilità, seppur rimanendo ancora al di sotto del
livello del 2000. Il confronto con il valore complessivo del settore primario
mostra scostamenti più contenuti rispetto a quelli relativi ad altri comparti; il
trend seguito dal comparto ortofrutticolo si differenzia, infatti, in parte da
quello settoriale, nonostante il peso detenuto da tale comparto nel panorama
agricolo pugliese.
-
Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e
ortofrutticolo in Puglia (valori
correnti, 2000 = 100)
Fonte:
ISTAT.
Per quel che concerne
invece gli scambi internazionali di settore, nel 2010 le vendite di ortofrutta
dalla Puglia al di fuori dei confini nazionali hanno superato i 604 milioni
euro, in netta ripresa (+34% rispetto all’anno precedente) dopo la caduta verificatasi
nel 2009 in concomitanza della crisi economica (figura 2.3.10). Considerando il
periodo temporale 2000-2010, l’export di ortofrutta dalla regione ha
registrato, invece, un incremento del +11% e una variazione media annua
percentuale dell’1,2%.
-
Trend delle esportazioni di prodotti ortofrutticoli dalla Puglia (migliaia di euro)
Fonte:
INEA.
Come si evince dalla tabella,
nel 2010 la quasi totalità degli acquisti dall’estero di ortofrutta regionale ha
interessato i Paesi dell’UE-27 per un valore complessivo di oltre 540 milioni
di euro. Nello specifico, il primo mercato di sbocco dell’export ortofrutticolo
pugliese è stata la Germania, con un’incidenza sul totale del 34% ed un valore
di 207 milioni di euro; seguivano, nell’ordine, la Polonia (60,3 milioni di
euro), la Francia (46,3 milioni di euro) e la Svizzera (32,4 milioni di euro).
-
Principali mercati di sbocco dell'ortofrutta dalla Puglia - 2010
Fonte:
INEA.
Nelle pagine che
seguono verranno analizzate le colture che ricoprono una posizione rilevante
nel panorama ortofrutticolo regionale, sia in termini di superfici coltivate
che in termini produttivi; trattasi, nell’ordine, dell’uva da tavola, del
pomodoro da industria e del carciofo.
La viticoltura per la
produzione di uva da tavola rappresenta uno dei settori trainanti
dell’ortofrutticoltura pugliese: nel 2010 tale comparto ha contribuito per
quasi il 27% alla formazione del valore della produzione di ortofrutta della
regione.
Per la produzione di
uva da tavola la superficie coltivata in Puglia nel 2011 è stata di 36.450
ettari, un valore inferiore del 19% rispetto a quello del 2010, quando gli
ettari di superficie agricola investiti ad uva da tavola erano 45.233; il
confronto con il 2006 evidenzia una riduzione ancora più significativa
(-23,5%). A fronte di una diminuzione delle superfici destinate a questo tipo
di coltura, anche la produzione ha seguito tale andamento: nel 2011 sono state
prodotte 830.700 tonnellate di uva da tavola contro le 992.400 dell’anno
precedente (-16%) e le 1.071.322 del 2006 (-22,5%). Nonostante tale calo, la
Puglia si conferma come la regione di riferimento nel panorama nazionale per la
produzione di uva da tavola, garantendo nel 2011 ben il 66% delle quantità
complessivamente prodotte in Italia.
-
Andamento di superfici e produzione di uva da tavola in Puglia
Fonte:
ISTAT.
Nella tabella è
riportata la suddivisione per province della SAU e produzione di tale tipologia
di coltura nell’ultimo anno. La maggior parte della produzione è concentrata
nelle province di Taranto e Bari, le quali hanno complessivamente contribuito
nel 2011 a circa l’80% dell’uva da tavola prodotta in Puglia. D’altra parte, la
maggiore produttività si riscontra nella zona brindisina e nel leccese, dove la
resa ad ettaro è superiore rispetto a quella delle altre province.
- SAU
e produzione di uva da tavola per provincia - 2011
Fonte:
ISTAT.
In merito alle realtà
produttive dedite alla coltivazione dell’uva da tavola, al 2010 si contavano 4.997
aziende operanti in tale settore, con una superficie media inferiore ai 5
ettari.
Nel 2011 il valore
della produzione pugliese di uva da tavola ai prezzi di base è rimasto
pressoché stabile rispetto all’anno precedente, collocandosi attorno ai 398
milioni di euro; considerando l’andamento dell’ultimo decennio si segnala,
invece, una variazione positiva del valore della produzione del +12%. Come
mette in luce la figura, la produzione di uva tra il 2000 e il 2011 si colloca
su livelli sistematicamente superiori rispetto a quelli registrati nello stesso
periodo dal comparto agricolo pugliese, sebbene si registri una diminuzione nel
2009 (di più elevata intensità), in concomitanza della crisi economica
innescatasi in quegli anni.
-
Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e
dell’uva da tavola in Puglia (valori
correnti, 2000 = 100)
Fonte:
ISTAT.
In merito alle vendite
sui mercati esteri, nel 2010 le esportazioni di uva da tavola dalla Puglia sono
aumentate del +24% rispetto al 2009, passando da circa 290 a 360 milioni di
euro; considerando l’evoluzione di lungo periodo (2000-2010), l’export si è
invece ridotto del 3%.
-
Trend delle esportazioni di uva da tavola dalla Puglia (migliaia di euro)
Fonte:
INEA.
Quanto ai più
importanti mercati di destinazione dell’export di uva da tavola dalla Puglia, i
dati evidenziano come nel 2010 ben il 90% delle vendite all’estero di tale
coltura si sia diretto verso il mercato comunitario. Nello specifico, il
mercato tedesco ha assorbito il 31% dell’export pugliese di uva da tavola per
un valore di oltre 112 milioni di euro, risultando il principale importatore;
seguivano nell’ordine la Polonia (44,2 milioni di euro), la Francia (29,4
milioni di euro), la Spagna (26,1 milioni di euro) e il Belgio (21,4 milioni di
euro); complessivamente questi cinque Paesi hanno avuto un’incidenza del 65%
sull’export totale di uva da tavola dalla regione. Per quel che riguarda le
vendite al di fuori dei confini europei, queste si sono indirizzate
prevalentemente verso Svizzera, Russia e Norvegia.
-
Principali mercati di sbocco dell'export di uva tavola dalla Puglia - 2010
Fonte:
INEA.
Come si evince dalla tabella
2.3.23, la regione Puglia incide per circa un quarto di aziende e quasi il 27%
della SAU a pomodoro da industria in pieno campo rispetto ai valori nazionali.
La produzione è concentrata nella provincia di Foggia che assorbe l’80% delle
aziende e il 92% di superficie utilizzata.
-
Aziende e superfici del pomodoro da industria in pieno campo - 2010
Aziende
|
SAU
|
|
Foggia
|
1.901
|
19.144
|
Bari
|
24
|
46
|
Taranto
|
54
|
216
|
Brindisi
|
94
|
416
|
Lecce
|
228
|
440
|
BAT
|
53
|
342
|
PUGLIA
|
2.354
|
20.603
|
ITALIA
|
9.564
|
76.836
|
Fonte:
Istat.
Grazie ad un
significativo aumento delle rese produttive tra il 2010 e il 2011 (+30%), la
diminuzione delle superfici investite non ha condotto ad una variazione di
segno negativo delle quantità prodotte; nell’ultimo anno i volumi prodotti di
pomodoro da industria in Puglia sono, infatti, cresciuti del +15%, passando da
1,5 a circa 1,8 milioni di tonnellate, pari ad un terzo dell’intera produzione
italiana.
-
Andamento della produzione di pomodoro da industria in Puglia
Anni
|
Produzione
|
Resa
|
(tonnellate)
|
(tonn/ha)
|
|
2006
|
1.775.950
|
68,94
|
2010
|
1.550.150
|
58,78
|
2011
|
1.786.310
|
76,31
|
Variaz
% 2011/2010
|
15,2%
|
29,8%
|
Variaz
% 2011/2006
|
0,6%
|
10,7%
|
Fonte:
ISTAT.
Come accennato e come
mette in luce la tabella, la maggiore diffusione della coltivazione del
pomodoro da industria si riscontra nella provincia di Foggia, nella quale nel
2011 è stato realizzato il 90% delle quantità prodotte nella regione.
- Produzione
di pomodoro da industria per provincia - 2011
Province
|
Produzione
|
Resa
|
(tonnellate)
|
(tonn/ha)
|
|
Foggia
|
1.615.000
|
85,00
|
Bari
|
10.580
|
33,06
|
Taranto
|
28.490
|
42,59
|
Brindisi
|
95.000
|
33,93
|
Lecce
|
28.000
|
70,00
|
Barletta-Andria-Trani
|
9.240
|
42,00
|
Puglia
|
1.786.310
|
76,31
|
Pomodoro da industria: gli
aspetti economici e il commercio internazionale
L’analisi dei dati sul
valore della produzione complessiva di pomodoro[3] in Puglia evidenzia
come tra il 2010 e il 2011 si sia assistito ad una ripresa del valore di tale
coltura, che è passato da 103 a poco più di 148 milioni di euro (+44%). Tuttavia,
nell’arco del decennio l’andamento della produzione si mantiene
sistematicamente su valori inferiori rispetto al dato del settore agricolo.
-
Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e
del pomodoro in Puglia (valori
correnti, 2000 = 100)
Fonte:
ISTAT.
In riferimento alle
vendite sui mercati esteri, i dati evidenziano come nel 2010 l’export dalla
Puglia di pomodoro trasformato, ossia conserve e pelati, si sia attestato
attorno ai 64 milioni di euro, registrando il valore più alto degli ultimi
dieci anni. La crescita media annua percentuale è pari al 24% circa.
-
Trend delle esportazioni di conserve di pomodoro e pelati dalla Puglia (migliaia di euro)
Fonte:
INEA.
Nello specifico, nel
2010 il 72% delle vendite all’estero di pomodoro trasformato dalla Puglia ha
avuto come sbocco il mercato inglese, per un valore di oltre 46 milioni di
euro. Seguivano, a netta distanza, la Francia (2,7 milioni di euro), il
Giappone (2,3 milioni di euro), la Germania (2 milioni di euro) e gli Stati
Uniti (1,2 milioni di euro); complessivamente questi cinque mercati hanno
contribuito nel 2010 all’85% dell’export di conserve di pomodoro e pelati dalla
Puglia.
-
Principali mercati di sbocco dell'export di conserve di pomodoro e pelati dalla
Puglia - 2010
Carciofo: il quadro
produttivo
Le coltivazioni
dedicate al carciofo hanno occupato nel 2011 complessivamente 16.525 ettari di
SAU pugliese contro i 16.825 del 2010 e i 16.720 del 2006, registrando una
leggera riduzione di lungo periodo (-1%). Essendo diminuita la resa produttiva,
parallelamente anche i volumi di produzione hanno subìto una diminuzione tra il
2006 e il 2010, passando da poco meno di 149 mila a circa 138 mila tonnellate
per una variazione negativa del 7% (tabella 2.3.27). La Puglia risulta, dopo la
Sicilia, la seconda regione italiana per produzione di carciofi, con un peso
sul totale delle quantità prodotte a livello nazionale del 28%. Degna di nota è
l’assegnazione della denominazione IGP per il Carciofo Brindisino, avvenuta a
fine 2011 dopo un iter durato quasi cinque anni.
Tab.
2.3.27 - Andamento di superfici e produzione del carciofo in Puglia
Fonte:
ISTAT.
Le aree a maggiore
vocazione per la produzione di carciofi sono quelle di Foggia e Brindisi: nel
2011 queste due province hanno rappresentato insieme quasi l’88% della produzione
di tale coltura in Puglia. Peraltro, l’indicatore di produttività maggiore, in
termini di resa per ettaro si registra in provincia di Taranto (23 ton/ha).
- SAU
e produzione del carciofo per provincia - 2011
Carciofo:
gli aspetti economici
Il valore ai prezzi di
base della produzione di carciofi della regione si è attestato attorno ai 125
milioni di euro nel 2011, registrando una flessione del 12% rispetto all’anno
precedente; l’analisi di lungo periodo mostra un’elevata volatilità del valore
di tale produzione, dove dopo una relativa stabilità avvenuta tra il 2000 e il
2003, si alternano bienni di crescita (2005-2006 e 2008-2009) a periodi di
forte calo.
-
Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e
del carciofo in Puglia (valori
correnti, 2000 = 100)
Fonte:
ISTAT.
L’analisi svolta ha
messo in luce come la Puglia sia una delle realtà di riferimento nell’ambito
del panorama ortofrutticolo nazionale, grazie alla naturale predisposizione
climatica del suo territorio che permette la coltivazione di una vasta gamma di
prodotti, al forte apprezzamento delle varietà e delle specie coltivate sia sul
mercato italiano, che su quello estero nonché al buon livello di
specializzazione produttiva diffuso su tutto il territorio regionale, con
alcuni distretti produttivi specializzati in specifiche produzioni.
Anche dal lato della trasformazione
e commercializzazione la specializzazione delle strutture è ampiamente diffusa
e vi è l’esistenza di una fascia consolidata di imprese di medie dimensioni con
buoni livelli organizzativi e di tecnologia; inoltre, la vicinanza territoriale
ai luoghi di produzione permette di conservare le caratteristiche
organolettiche e qualitative dei prodotti.
Non mancano tuttavia
diversi punti di debolezza. Innanzitutto, il tessuto produttivo della filiera
ortofrutticola pugliese si contraddistingue anche per la presenza di una
miriade di aziende agricole di piccole dimensioni, caratterizzate dalla
mancanza di un’efficace attività di programmazione e organizzazione della
produzione, da limitate capacità finanziarie (che non permettono di realizzare
investimenti volti al miglioramento della qualità e alla stabilizzazione delle
produzioni), dalla mancanza di impianti di irrigazione adeguati alle
coltivazioni, nonché da una bassa aggregazione dell’offerta e da una scarsa
propensione all’associazionismo.
A ciò si aggiunge la
crescente espansione della Distribuzione Moderna quale principale canale di
commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli, che richiede una
riorganizzazione sia della fase produttiva che degli altri stadi della filiera.
In particolare per quanto riguarda la produzione, spesso le aziende che vi
operano, per le criticità sopra elencate, non riescono ad interfacciarsi con le
esigenze della GDO, che richiede volumi ampi, programmazione qualitativa e
quantitativa a lungo termine delle produzioni, capacità finanziaria,
standardizzazione, allungamento dello shelf-life del prodotto, specifici tempi
di consegna e qualità e continuità dei servizi richiesti. Criticità che invece
toccano meno le realtà produttive di maggiori dimensioni, che presentano un
profilo organizzativo, tecnologico e finanziario adeguato a cogliere le
opportunità derivanti dai rapporti commerciali con la GD.
Nessun commento:
Posta un commento