Secondo i dati
dell’ultimo censimento generale sull’agricoltura italiana, al 2010 erano
presenti in Puglia circa 50.000 aziende coltivatrici di uva (sia da tavola che
da vino), pari al 12,7% del totale delle aziende vitivinicole italiane (tabella
2.3.1). La ripartizione provinciale evidenzia come la maggior parte delle
aziende sia localizzata a Taranto e Bari (39,8% del totale), mentre Brindisi è
la provincia con la minor presenza di aziende vitivinicole. Rispetto al 2000, si
registra una diminuzione del 40,6%, con andamenti provinciali differenziati ma
comunque tutti in forte diminuzione. Il confronto con il dato medio nazionale
registra una contrazione percentuale inferiore di aziende, pari al 50,8%.
Vitivinicolo:
aziende e SAU per Provincia - 2010
Aziende
(2010)
|
Var. %
2010-2000 |
SAU
(2010)
|
Var. %
2010-2000 |
|
Foggia
|
8.102
|
-34,9%
|
26.780
|
-2,5%
|
Bari
|
9.870
|
-41,4%
|
18.094
|
-1,1%
|
Taranto
|
9.878
|
-39,4%
|
23.768
|
-3,2%
|
Brindisi
|
5.159
|
-57,1%
|
10.009
|
-27,9%
|
Lecce
|
8.827
|
-40,8%
|
8.462
|
-18,2%
|
BAT
|
7.760
|
-29,5%
|
20.377
|
21,7%
|
PUGLIA
|
49.596
|
-40,6%
|
107.490
|
-3,4%
|
ITALIA
|
388.881
|
-50,8%
|
664.296
|
-7,4%
|
Fonte:
ISTAT.
In merito alla SAU
vitata e destinata alla produzione di vino, la Puglia detiene oltre il 16%
della superficie complessiva nazionale, con 107.490 ettari in produzione.
Rispetto alla precedente rilevazione censuaria (2000), la SAU vitivinicola si è
contratta del 3,4%, una dinamica in linea con l’Italia che tuttavia registra
una diminuzione di oltre il 7%. Nel complesso, la forte riduzione percentuale
delle aziende, unitamente alla riduzione più contenuta delle superfici, ha
prodotto un processo di ricomposizione fondiaria, che ha portato la dimensione
media delle aziende pugliesi da 1,3 ha nel 2000 a 2,2 ha nel 2010. Tali
dinamiche hanno interessato prevalentemente le province di Foggia, Bari e
Taranto (che hanno sostanzialmente consolidato le superfici esistenti), laddove
in quelle di Brindisi, Lecce e BAT (dove le riduzioni della SAU sono significative),
questo processo è più contenuto.
La produzione di vino è
scesa nel quinquennio 2006-2011 di oltre il 20%, in linea con la riduzione
della produzione di uva (tabella 2.3.2). Al di là di tale diminuzione, la
Puglia si conferma come la seconda regione italiana (dopo la Sicilia) per
superficie investita a vite e la terza per produzione di vino, dopo Veneto ed
Emilia Romagna.
Andamento
della produzione di uva e vino in Puglia
Produzione uva
(tonnellate) |
Resa
(tonn/ha) |
Produzione vino
(tonnellate) |
|
2006
|
1.141.222,40
|
10,49
|
739.662,80
|
2010
|
1.078.215,00
|
10,68
|
716.880,00
|
2011
|
916.500,00
|
10,54
|
577.650,00
|
Var. % 2011-2010
|
-15,0%
|
-1,3%
|
-19,4%
|
Var. % 2011-2006
|
-19,7%
|
0,5%
|
-21,9%
|
Fonte:
ISTAT.
La suddivisione per
province di tale produzione è riportata nella tabella, dove emergono le
differenze di produttività e in particolare il ruolo delle province di Foggia e
BAT.
SAU,
produzione di uva e di vino e mosti per provincia - 2011
Produzione uva
(tonnellate) |
Resa
(tonn/ha) |
Produzione vino
(tonnellate) |
|
Foggia
|
378.000
|
14,00
|
238.100
|
Bari
|
52.000
|
7,03
|
32.800
|
Taranto
|
131.200
|
8,13
|
83.150
|
Brindisi
|
100.300
|
8,29
|
63.200
|
Lecce
|
80.000
|
7,62
|
50.100
|
Barletta-Andria-Trani
|
175.000
|
12,68
|
110.300
|
PUGLIA
|
916.500
|
10,54
|
577.650
|
Fonte:
ISTAT.
In termini di
ripartizione tipologica, il 53% dei vini e mosti prodotti in Puglia afferisce a
rossi e rosati, il 40% a vini bianchi e il rimanente 7% a mosti. Anche rispetto
a queste categorie, la riduzione di medio periodo risulta lineare tra i vini,
mentre appare in crescita per i mosti (+55%).
Produzione di vino e mosto in Puglia per tipologia
Fonte:
ISTAT.
La produzione viene
spesso organizzata nell’ambito di organizzazioni dei produttori, in particolare
due sono quelle attualmente riconosciute dal MIPAAF, di cui la seconda è molto
importante per valore distribuito ai soci:
a) la cantina sociale di San Marzano, con 393 soci e 4,5 milioni di valore di
produzione commercializzata;
b) la Cantina cooperativa riforma fondiaria Ruvo di Puglia Crifo, che conta
1.500 soci e più di 9 milioni di valore della produzione commercializzata.
La suddivisione della
produzione 2011 di vino per marchi di qualità evidenzia una leggera
predominanza dei vini ad indicazione geografica rispetto a quelli da tavola sul
totale (56% contro 44%). Pur rilevando una significativa presenza dei vini da
tavola (la Puglia rappresenta la prima regione italiana per quantitativi
prodotti di tale tipologia), il confronto con la situazione di appena cinque
anni prima mostra un importante riqualificazione dei vini regionali: nel 2006,
infatti, la produzione di vini da tavola “pesava” sul totale regionale per il
72%. Una riqualificazione significativa, ma che potremmo definire “parziale”,
in quanto sembra essere stimolata soprattutto dall’incremento dei vini IGT,
cresciuti in termini produttivi dell’83% rispetto al 2006, a fronte di un +5%
per quanto riguarda invece i Doc/Docg.
Suddivisione per marchio di qualità della produzione di vini in Puglia
Fonte:
ISTAT.
Il valore della
produzione agricola ai prezzi di base del settore vitivinicolo pugliese si è
attestato nel 2011 a 644 milioni di euro, segnalando una leggera diminuzione
(-1%) rispetto all’anno precedente e rimanendo ancora al di sotto dei 779
milioni, massimo storico registrato nel 2004. La figura 2.3.1 mostra
l’andamento di tale valore nei confronti di quello complessivo del settore
agricolo degli ultimi dieci anni.
- Andamento della produzione agricola ai prezzi di base del settore agricolo e
vitivinicolo in Puglia (valori
correnti, 2000 = 100)
Fonte:
ISTAT.
Com’è possibile notare,
il trend seguito dai prodotto vitivinicoli è praticamente lo stesso di quello
settoriale, salvo il picco registrato nel 2004 in termini di crescita del
valore e analogamente il punto di minima intercorso nel 2009, nel pieno della
crisi economica.
La produzione di vini e
mosti in Puglia è demandata sostanzialmente ad un tessuto di imprese di piccole
dimensioni. Da un lato convivono realtà di media dimensione specializzate
soprattutto nella produzione di vino sfuso e mosti (la più grande impresa
regionale del settore vitivinicolo è specializzata nella produzione di mosti e
nel 2010 ha fatturato 43 milioni di euro), dall’altro piccoli produttori
agricoli che, individualmente o attraverso l’aggregazione in cooperative stanno
incamerando negli ultimi anni particolari successi di mercato. In particolare,
il sistema cooperativo nel comparto vitivinicolo pugliese rappresenta una
componente importante per la sostenibilità dell’intero settore produttivo dato
che, considerando le cooperative associate alle organizzazioni nazionali,
queste risultano responsabili di un fatturato consolidato di circa 170 milioni
di euro attraverso l’aggregazione di quasi 26.000 aziende agricole. All’interno
di tale componente organizzata, la principale cooperativa vitivinicola pugliese
ha un fatturato 2011 superiore ai 17 milioni di euro.
Lo sviluppo registrato
dalle imprese vitivinicole pugliesi è altresì testimoniato dalla forte
penetrazione sui mercati esteri. Tra il 2003 e il 2011, le esportazioni di vino
dalla Puglia sono cresciute a valori correnti del 79%, passando da 54 a 97
milioni di euro, con una crescita media annua percentuale pari all’8,7%
- Trend delle esportazioni di vino dalla Puglia (migliaia di euro)
Fonte:
ISTAT.
E'intervenuto a partire dal 2009, anno di prima applicazione del
sostegno finanziario alla promozione sui mercati terzi da parte dell’OCM vino.
Se infatti circoscriviamo l’analisi dell’export al periodo 2008-2010 (ultimo
anno disponibile per i dati suddivisi per tipologia e quantità), si nota
come l’aumento registrato nell’export di vino pugliese in termini quantitativi
tra l’ultimo anno prima dell’applicazione dell’OCM (2008) e il 2010 evidenzi
una crescita sui mercati extra-Ue (la cui promozione è appunto sostenuta
dall’Organizzazione Comune di Mercato) pari al 76,5%, contro una media
riguardante l’intero export (sul totale mondo) che si è fermata ad un +58%
- Le esportazioni di vino pugliese per tipologia
produttiva e area di destinazione: l’impatto del supporto OCM
Fonte: INEA.
L’analisi svolta ha
messo in luce la crescita del settore vitivinicolo pugliese da tre punti di
vista:
1. strutturale, con un processo di ricomposizione fondiaria caratterizzato da
un rilevante aumento delle dimensioni
medie aziendali, soprattutto in alcune province; tale processo, pur rivelandosi
ancora incompiuto viste le ridotte dimensioni aziendali, risulta marcato
rispetto al decennio precedente e porta la dimensione media delle aziende
vitivinicole pugliesi a livello superiore rispetto alla media italiana;
2. qualitativo, con la progressiva riduzione dei vini da tavola a favore di
quelli ad indicazione geografica; anche in questo caso si può parlare di
processo non ancora perfettamente compiuto vista la possibilità di qualificare
ulteriormente la vitivinicoltura attraverso marchi di denominazione più
rigorosi sul piano qualitativo;
3. internazionale, testimoniato dall’incremento delle esportazioni, grazie
anche al supporto conferito dalle risorse dell’OCM destinate alla promozione
dei vini sui mercati extra-Ue.
In altre parole, il
contributo fornito dall’attuale OCM vitivinicola sul sistema produttivo pugliese
sembra essere stato positivo nelle diverse declinazioni operative stabilite dal
quadro normativo. Nel senso che il contributo per l’espianto sembra aver
favorito la fuoriuscita dei terreni a vite più marginali e meno redditizi;
l’eliminazione della distillazione pare aver sollecitato i produttori e le
cooperative a “riqualificare” la produzione verso tipologie di vini più
richiesti dal mercato; i fondi per la promozione hanno permesso di aumentare le
esportazioni su mercati più profittevoli, anche in considerazione di un mercato
nazionale che non sembra riservare grandi soddisfazioni ai produttori vinicoli
sia per ragioni congiunturali (il consumatore italiano ha sempre meno soldi da
spendere) che strutturali (i consumi di vino in Italia, alla luce di cambiamenti
nella composizione demografica della popolazione risultano in diminuzione da
diversi anni).
La possibilità di
sviluppo della filiera vitivinicola pugliese sembra essere legata, in
considerazione di tale scenario, ad un’ulteriore qualificazione dei prodotti
regionali (il peso dei mosti continua ad essere rilevante sul totale) nonché ad
una maggior strutturazione dell’apparato produttivo che, alla luce della
frammentazione esistente, rischia di non poter cogliere le opportunità
esistenti sui mercati internazionali più lontani pur in un contesto favorevole
sia dei consumatori verso i vini italiani che di supporto alla promozione
dell’OCM vino che dovrebbe continuare anche dopo il 2013.
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