sabato 30 novembre 2013

Che cos'è la Lotta integrata


La lotta integrata
Nata in origine dall'esigenza di contenere i costi dei trattamenti chimici sulle colture, la lotta integrata interviene con la chimica solo quando il potenziale danno arrecato al raccolto supera il costo del trattamento stesso. In ogni caso il prodotto da lotta integrata è più "pulito" di quello convenzionale e di minor impatto ambientale. Analisi di laboratorio rilevano, infatti, quantità minime di residui di pesticidi perché i trattamenti chimici, in lotta integrata, sono ridotti in
media del 50%.
E’ una pratica di difesa delle colture che prevede una drastica riduzione dell'uso di fitofarmaci mettendo in atto diversi accorgimenti. Tra i principali, si ricordano:
•-  l'uso di fitofarmaci poco o per niente tossici per l'uomo e per gli insetti utili;
•-  la lotta agli insetti dannosi tramite la confusione sessuale (uso di diffusori di ferormoni);
• - fitofarmaci selettivi (che eliminano solo alcuni insetti);
- • fitofarmaci che possono essere facilmente denaturati dall'azione biochimica del terreno e dall'aria; ...
La lotta integrata è una tecnica di produzione agricola che consente di ridurre i residui di fitofarmaci nei prodotti agricoli che finiscono sulle nostre tavole e ridurre di conseguenza l'impatto ambientale dovuto all'uso
indiscriminato di prodotti chimici di sintesi; e ciò è possibile mantenendo gli insetti distruttori a livelli tali da non compromettere la produzione e la sua redditività.
Riconosciuta e regolamentata dall'Unione Europea, la lotta integrata è un metodo di coltivazione mista, che cioè utilizza sia la chimica che i metodi naturali di difesa dai parassiti.
Perché "lotta integrata"?
Perché gli strumenti utilizzati per combattere gli attacchi parassitari sono molteplici e combinati sapientemente fra di loro: metodi che valorizzano le risorse naturali e i meccanismi di regolazione degli ecosistemi, e metodi chimici sono accuratamente equilibrati e tengono in conto della salubrità del prodotto e della protezione ambientale.
L'obiettivo non è di eliminare bensì di mantenere gli insetti dannosi al di sotto della soglia di tolleranza.
Si tratta pertanto di un sistema di controllo degli agenti che provocano danno alle coltivazioni.
Si pensi ad esempio alla presenza di siepi o fasce di vegetazione che contribuiscano allo sviluppo di nicchie favorevoli ad animali che si nutrono degli insetti dannosi.
Così come agli interventi di tipo agronomico, quali rotazioni, sfalci, potature, diserbo, irrigazioni, possono condizionare, direttamente o indirettamente, la presenza dei nemici colturali.
Un'altra tecnica di lotta è l'introduzione di fattori di disturbo per le specie nocive, quali piante-esca che distolgano dalle varietà coltivate, oppure l'introduzione di maschi sterili che riducano l'incremento numerico degli organismi dannosi.
Quando le varie tecniche biologiche, agronomiche e fisiche non sono sufficienti a mantenere i parassiti sotto il livello di tolleranza si ricorre ai prodotti chimici di sintesi, ma in modo limitato e giudizioso.
Il risultato di questo metodo è una riduzione (rispetto al massimo ammesso per legge) del residuo di fitofarmaci sul prodotto finito, assicurando un maggiore rispetto ambientale e riducendo le fonti attuali di inquinamento agricolo dell'ambiente.
E per essere certi che tutto ciò non sia solo un'autodichiarazione del produttore è bene che la produzione integrata sia certificata da un ente terzo indipendente.
Si tratta di una certificazione di prodotto, basata su una norma volontaria (il riferimento per la lotta integrata è il DTP 021), con cui l'azienda sceglie volontariamente di assicurare un prodotto con determinate caratteristiche
qualificanti.

Garante è l'ente di certificazione che effettua i controlli sia sulle coltivazioni, sia sul prodotto finito.



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