mercoledì 30 aprile 2014

Olivo e Carlo III di Borbone


Alla fine del XVIII secolo Carlo III di Borbone, poi re di Spagna, promulgava una legge con la quale esentava dal pagamento di tributi i sudditi che piantavano nuovi oliveti in Puglia, Calabria, Sicilia ecc., per produrre olio lampante da esportare in Europa per scopi energetici.
 

In Terra d’Otranto c’era un sistema feudale strutturato soprattutto in funzione del mercato e, nel caso specifico, della produzione ed esportazione dell’olio, la cui rendita, nei secoli XVI e XVII, rappresentò mediamente il 20-30% delle entrate baronali. Le cosiddette «possessioni olivate» erano infatti particolarmente diffuse in Terra d’Otranto fin dagli albori dell’età moderna – contrariamente alla maggior parte delle altre regioni meridionali ove le colture arbustate si accrebbero soprattutto nel XVIII secolo – ed il loro prodotto veniva commercializzato in altissima percentuale La ricchezza di questa risorsa avrebbe dovuto rendere la Terra d’Otranto una provincia tra le più prospere del Meridione, invece una serie concomitante di fattori storico-sociali fece si che non solo l’olivicoltura non producesse benessere, ma che addirittura essa fosse la causa principale della stagnazione economica della provincia.
Già i contemporanei avevano individuato nell’esosità dei tributi fiscali, cui era sottoposto il mercato oleario (i diritti stabiliti su l’extraregnazione formavano più del terzo del valore dell’olio), una delle cause determinanti del mancato sviluppo economico della provincia.

Nessun commento:

Posta un commento