L'albero di ulivo a sinistra è stato sottoposto ad
endoterapia (tre somministrazioni) a maggio del 2015. La stessa pianta, a marzo
2015. non presenta più disseccamenti ma nuove e rigogliose chiome
Sei trattamenti effettuati mediante nebulizzazione sulla chioma
con batteri osi
• Per sapere se la sperimenta-zione potrà essere in futuro
una delle cure per la xylella fastidio-sa bisognerà aspettare ancora un altro
anno. Ma a dieci mesi dalla prova i sintomi di dissec-camento, in tutti gli
alberi sotto-posti ai trattamenti, si sono no-tevolmente ridotti, «mentre
mol-ti alberi non trattati mostrano notevoli sintomi di dissecca-mento o sono
morti. Nessun al-bero sottoposto ai trattamenti è morto» dice il professor
Marco Scortichini, batteriologo roma-no del Crea (Consiglio per la Ricerca e la
Sperimentazione in Agricoltura) e componente della task force regionale,
illu-strando i risultati della sua ricer-
ca. «L'analisi statistica confer-ma la significatività delle
prove - conferma Scortichini, fiducio-so dei risultati della sua ricer-ca, che
utilizza un composto (valido anche in impianti biolo-gici), frutto di brevetto
interna-zionale di origine israeliana, che contiene, in miscela con acido
citrico, sia zinco che ra-me -. Le prove mettono, inol-tre, in evidenza come la
potatu-ra, che mira ad eliminare solo le parti disseccate fino a qual-che
decimetro al di sotto del punto più basso del dissecca-mento, favorisca il
contenimen-to della malattia meglio della non potatura». Sei i trattamenti
effettuati sulla chioma mediante nebuliz-zazione del prodotto disciolto in
acqua, quattro nel corso del-la primavera e due in autunno e, circa una volta
al mese, sono stati effettuati rilievi dettagliati sull'andamento dei sintomi e
sullo stato generale della pian-ta. I dati sono stati elaborati me-diante
apposita analisi statisti-ca. «La prova ha lo scopo di
fornire uno strumento, tra gli al-tri, in grado di ridurre e
conte-nere la presenza di xylella al-l'interno degli alberi di olivo -aggiunge
il professore -. Nel ca-so di emergenze fitosanitarie, come quella che
attualmente ca-ratterizza l'olivicoltura del Sa-lento, solo una strategia
com-plessiva di contenimento del pa-togeno è in grado di fronteggia-re la
diffusione della malattia e la sua riduzione negli oliveti già colpiti.
Unitamente al ripri-stino delle "buone pratiche agronomiche", al
controllo del-la "sputacchina" e degli agenti patogeni tradizionali
dell'olivo, avere a disposizione uno o più prodotti in grado di ridurre
sen-sibilmente la presenza del batte-rio nella pianta, consentirebbe di
"convivere" con la malattia stessa senza compromettere pae-saggio,
storia, ambiente e pro-duttività della coltura». La prova in corso è svolta in
tre comuni della provincia di Lecce (Galatone, Galatina, Ve-glie) e prende in
considerazio-ne 110 alberi, metà trattati e metà non trattati.
«Preventiva-mente è stata verificata la sua attività battericida in
laborato-rio nei confronti di xylella fasti-diosa (prova effettuata negli Stati
Uniti) e la sua capacità di muoversi sistemicamente all'in-terno dell'olivo,
sia mediante endoterapia che con la nebuliz-zazione - spiega Scortichini Si è
passati, quindi, a verificare la capacità di contenimento del patogeno in pieno
campo, sce-gliendo oliveti dove era concla-mata la presenza del batteria Nel
corso di quest'anno ver-ranno continuati i rilievi sull'an-damento della
malattia e si quantificherà l'effettiva riduzio-ne della presenza del patogeno
all'interno della pianta a segui-to dei trattamenti. «Dopo due anni di prove
sarà possibile, quindi, "calibrare" l'efficacia del prodotto in
questione - con-clude il ricercatore -, conoscen-do i tempi e il modo con cui
somministrarlo nell'oliveto e la capacità di contenimento del batterio
all'interno dell'olivo». M.C.M.
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