Il cambiamento della Politica agricola comune (Pac), passata
dall’obiettivo di incrementare le produzioni a quello di migliorare la qualità
in senso generale, ha favorito, a partire dagli ultimi anni del secolo scorso,
una crescita esponenziale dei metodi produttivi a basso impatto ambientale.
“Agricoltura sostenibile”, “Agricoltura Integrata” ed “Agricoltura Biologica”
sono così diventate sinonimi di sistemi di produzione basati su strategie di
gestione ecologicamente, economicamente e socialmente sostenibili (Altieri,
1999).
Il metodo di coltivazione “biologico” sta assumendo un ruolo
sempre più importante e definito nel panorama agricolo nazionale e il terreno
agrario è l’elemento centrale dell’agro-ecosistema.
L’agricoltura convenzionale, con l’utilizzo di avvicendamenti
colturali sempre più stretti, fino al limite della monocoltura, con le lavorazioni
profonde del terreno, con l’impiego massiccio di concimi di sintesi e fitofarmaci
ha causato una progressiva perdita di fertilità dei suoli agrari.
Il ripristino della fertilità del terreno e del suo ruolo
centrale nel ciclo biogeochimico degli elementi è dunque diventato un aspetto
nodale del metodo biologico di coltivazione, a cui segue l’intento di ottenere
produzioni più salubri con il minimo impatto ambientale (Campanelli et al., 2010).
Per questi motivi al Consiglio pel la Ricerca e la Sperimentazione
in Agricoltura – Unità di Ricerca per l’Orticoltura (CRA-ORA) di Monsampolo del
Tronto (AP) è in atto dal 2001 lo studio di una rotazione orticola quadriennale
su un terreno certificato biologico ai sensi della normativa vigente (Reg. CE
834/07). La ricerca intrapresa è di tipo olistico (Conway 1987; Ikerd, 1993) e
prende in considerazione l’intero sistema rotazionale in un arco temporale di
lungo periodo. Sono valutati oltre agli aspetti agro-ecologici anche la qualità
alimentare delle principali specie orticole tra cui lo zucchino e i margini
reddituali generati dal sistema produttivo.
A livello agronomico, superata la difficile fase della
conversione dove si sono evidenziati gravi problemi di nutrizione delle piante
legati alla scarsa fertilità del suolo, è emersa la necessità di un efficace
contenimento delle erbe infestanti.
Il ricorso ai soli metodi diretti come la pacciamatura e la
sarchiatura meccanica non è sempre sufficiente ed è necessario integrare il più
delle volte tali operazioni con la scerbatura manuale che genera un notevole
dispendio di manodopera ed un innalzamento dei costi di produzione. Tali
presupposti hanno stimolato la nascita del progetto di ricerca “ORWEEDS”
finanziato dal MiPAAF avente la specifica finalità di studiare alcuni metodi
indiretti per la gestione delle infestanti in orticoltura biologica. Lo studio
riportato in questa tesi si basa sulla linea di ricerca del progetto ORWEEDS
sviluppata al CRA ORA di Monsampolo inerente la terminazione della cover crop (coltura
di copertura) d’orzo in precessione allo zucchino con un particolare rullo
sagomato. L’orzo così terminato limita la diffusione delle infestante fungendo
da pacciamante naturale.
Fonte: Fabrizio Leteo, CONTROLLO DELLE INFESTANTI NELLO ZUCCHINO
COLTIVATO CON IL METODO BIOLOGICO
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