Le foto sono di Antonio Calò
Con la denominazione Cicerchia si identifica il seme della pianta
Lathyrus Sativus.
La cicerchia ha origine antichissime infatti tracce
dell’utilizzazione alimentare di semi di cicerchia sono state trovate in
diverse locazioni archeologiche in Iraq (8° millennio a.C.), in Iran (6-8°
millennio a.C.) e nell’attuale Bulgaria (7000 a.C.).
Non è del tutto chiaro comunque quale sia il centro di
origine di questa specie vegetale: le regioni geografiche potenzialmente
individuate spaziano dall’Asia centrale fino al Medio-oriente, all’Africa nord
orientale e al bacino del Mediterraneo (Europa meridionale).
In Italia, negli anni Cinquanta, risultavano coltivati a
cicerchia circa 10.000 ha, prevalentemente situati nelle aree marginali più
svantaggiate delle regioni centro-meridionali (Toscana, Umbria, Lazio, Abruzzo,
Puglia), nelle quali era soltanto questa specie (grazie alle sue doti di
rusticità), tra le leguminose da granella, a fornire risultati produttivi
minimamente soddisfacenti per gli agricoltori.
Successivamente il suo consumo ed utilizzo nella dieta è
andato progressivamente diminuendo a causa dell’elevata manualità richiesta nel
ciclo produttivo, in particolare relativamente all’estrazione dei semi dai
baccelli operazione, questa, che il più delle volte deve essere fatta a mano
per evitare un’eccessiva dispersione di prodotto. Ad oggi il prodotto sta
vivendo una sorta di rinascimento nella gastronomia, sia perché utilizzata
nella preparazioni di piatti tipici della tradizione locale contadina, sia per
gli interessanti profili nutrizionali: infatti, come tutti i legumi, la
cicerchia è ricca di proteine, di amidi e di fibre ed ha pochi grassi.
La cicerchia nel
catasto del 1929
Nel Catasto Agrario del 1929 la cicerchia era presente come
coltura principale nei comuni di Andria, Putignano e Spinazzola rispettivamente
per 53, 19 e 16 ha. In agro di Bitetto, Barletta, Conversano, Gravina in Puglia
e Noci è indicata generalmente consociata all’olivo.
Enrico Pantanelli ci
dice come mangiare cicerchia senza ammalarsi di latirismo
A questo proposto scrive Enrico Pantanelli “Essa però (la
cicerchia n.d.r.) contiene piccole quantità di un glucoside che, se si consuma
troppa cicerchia, può arrecare disturbi, convulsioni e paralisi negli arti,
noti col nome di satiriasi. L’inconveniente non si verifica se la cicerchia
viene tenuta a bagno prima di cuocerla; infatti la satiriasi si incontra nei
paesi dove si usa fare con la farina di cicerchia delle speciali focacce
arrostite al forno.”
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