Osservazioni nuovo piano di contenimento CoDiRO.
Gentile Direttore Nardoni,
Nel corso della Terza riunione del 14 marzo 2016, i
componenti hanno fornito elementi per migliorare le “Misure Fitosanitarie per
il contenimento della diffusione di Xylella fastidiosa subspecies pauca ceppo
CoDiRO”. Dopo la prima nota del 17 marzo 2016, considerati gli sviluppi
successivi alla riunione del 14 marzo, come componente del gruppo di lavoro sul
CoDiRO, ho sentito il dovere di inviare questa seconda nota, che di fatto è un
ampliamento della prima, inviata il 17 marzo 2016.
Ciò premesso, comunico quanto segue.
1) Condivido in pieno l’intervento di Roberto De Pascalis
sulla questione di non chiamare il gruppo di lavoro Task Force, in quanto, come
è stato ben spiegato, essa è ben altra cosa.
2) Le Misure Fitosanitarie non devono essere intese per contenere
la diffusione del batterio, ma per contenere il CoDiRO, in quanto in ben tre
riunioni è emerso chiaramente che il batterio è solo una delle cause minori del
CoDiRO. Ciò, ovviamente, non significa che non si debba dare uno spazio
adeguato alla ricerca, indubbiamente necessaria a conoscere meglio il patogeno,
i suoi vettori ed i relativi cicli biologici.
3) Oltre a De Pascalis anche altri componenti del gruppo di
lavoro, come Cristos Xiloyannis, Cristian Casili ed altri ancora, nel corso
della riunione del 14 marzo 2016, ma anche delle precedenti, il sottoscritto e
molti altri hanno evidenziato che il vero problema non è il batterio. Ci sono
altri fattori ambientali di gran lunga più importanti.
4) Condivido anche il fatto esplicitato da diversi componenti
che le Misure Fitosanitarie presentate dalla Dott.ssa Anna Percoco,
opportunamente riviste e corrette, alla luce di quanto dibattuto nel corso
della riunione (vedi punti successivi), che mi sembra sia stato recepito,
possono provvisoriamente essere applicate.
5) Condivido quanto suggerito da Cristian Casili in materia
di potature. Non c’è nessun motivo di adottare potature drastiche, come non c’è
nessun motivo di usare insetticidi che non siano biologici. Ciò eviterebbe
anche di avere problemi e scontri o conflitti con le Aziende che nel Salento
praticano agricolture biologiche e che come sappiamo hanno vinto i loro ricorsi
al TAR Lazio ed Al Consiglio di Stato. Dette aziende devono essere incentivate
e non penalizzate, soprattutto nel Salento.
6) Nel corso del suo intervento, Roberto De Pascalis ha
precisato che la questione della Task Force non è solo una questione formale,
in quanto una vera Task Force presuppone una struttura diversa, ma è una
questione sostanziale. In altre parole, De Pascalis ci ha detto che se lasciamo
stare la questione formale e chiamiamo la Task Force gruppo di lavoro, ciò non
significa che abbiamo risolto il problema del CoDiRO. Ha detto chiamiamo
questo, già costituito, gruppo di lavoro al fine di essere operativi subito,
ma, allo stesso tempo, sollecitiamo il Presidente della Regione a costituire
una vera Task Force che ci risolva tutti i problemi di inquinamento ambientale
che abbiamo in Puglia, tra cui le vere cause del CoDiRO.
7) Ritornando alla Xylella ed al CoDiRO, in un mio
contributo, del 2015, alla problematica, evidenziavo proprio quest’ultimo
aspetto (richiamato al punto 6). E cioè che tra i fattori ambientali che hanno
causato il CoDiRO c’è l’abuso che si è fatto per decenni, nel Salento, di
glifosato (l’erbicida commercializzato con il nome di Roundup). Nella Provincia
di Lecce (aree focolaio del CoDiRO) il consumo di glifosato per ettaro è stato,
e continua ad essere, almeno quattro volte quello delle altre province della
Puglia. Il mio studio, disponibile in rete, mette in evidenza anche altre
criticità ambientali, inclusa la desertificazione attuale e potenziale del
Salento: http://ilfoglietto.it/…/4083-xylella-le-vere-cause-del-codi…
8) Nella riunione del 14 marzo 20016, ma anche in una delle
precedenti, qualcuno ha accennato all’uso dell’innesto o all’impianto di
varietà di olivo resistenti alla Xylella, come soluzione del problema. Alla
luce di quanto detto sopra, ma anche di altri motivi che riguardano le
relazioni tra piante, parassiti ed ecosistema, la soluzione di sostituire
varietà suscettibili con varietà resistenti al batterio non è una soluzione da
adottare. La storia ci insegna che la prima priorità è quella di mettere le
varietà tutte, incluse quelle suscettibili, in condizioni di resistere. La
scelta di sostituire varietà suscettibili con quelle resistenti deve essere
adottata solo dopo aver tentato altre strade e comunque solo in condizioni
estreme. Il motivo principale di questo modo di ragionare è che non possiamo
condizionare la scelta delle varietà alla loro resistenza. La varietà deve
essere scelta in funzione delle sue qualità organolettiche e di altre eventuali
funzioni svolte nell’agroecosistema. La scelta basata sulla resistenza alla
lunga significa una perdita di biodiversità, con tutte le conseguenze che essa
comporta. La letteratura di esempi che evidenziano queste relazioni tra
agrobiodiversità e diffusione delle malattie è abbastanza ricca.
9) Condivido anche il punto sollevato da Giuseppe Vergari
sull’applicazione delle Misure. Nessun Piano di lavoro, eccellente per quanto
possa essere, può essere applicato senza l’assistenza di esperti, capaci di
interpretare caso per caso le misure indicate dal Piano.
10) L’External Scientific Report del CNR, Pilot project on
Xylella fastidiosa to reduce risk assessment uncertainties (PUBLISHED: 29 March
2016), secondo il mio modesto parere non cambia nulla sull’eventuale contributo
del batterio allo sviluppo del CoDiRO, in quanto la sperimentazione è stata
condotta su un numero limitato di piante e su un solo substrato (terreno) di
allevamento. La sperimentazione avrebbe dovuto contemplare un numero maggiore
di esemplari e più tipi di terreno, in quanto la virulenza del patogeno e/o la
vulnerabilità dell’ospite variano molto con il variare dei fattori ambientali,
inclusi quelli del suolo.
11) I risultati della sperimentazione relativi al citato
External Report del CNR, del 29 marzo 2016, sono utili, ma solo come dati
preliminari. A mio modesto avviso, essi ci dicono solo che il batterio può svolgere
un ruolo nello sviluppo della sintomatologia CoDiRO, ma credo che interessa
sapere in che misura la virulenza e/o patogenicità del batterio può essere
ridotta o azzerata dai fattori ambientali, contemplati dai modelli agricoli a
basso impatto ambientale (agricoltura biologica, ecc.), su diversi tipi di
suolo.
12) Una sperimentazione seria e di tutto rispetto non si può
limitare a studiare solo le interazioni tra pianta, batterio e vettore o
vettori del batterio indipendentemente dal ruolo svolto da tutti gli altri
fattori che fanno parte dell’agroecosistema e più in generale dell’ecosistema.
Solo se salviamo l’ecosistema, salviamo l’olivo e controlliamo il CoDiRO,
incluso il batterio.
13) Gli studi condotti sin qui, senza una vera e propria
indagine epidemiologica, come sottolineato dal Dott. Giovanni Misciagna, un
componente del gruppo di lavoro, nel corso della prima (16.11.2015), seconda
(28.01.2016) e terza riunione (14.03.2016) non sono sufficienti a dire una
parola definitiva sulle cause patogene e la dinamica della patologia del
CoDiRO.
14) Il controllo dei patogeni non si può limitare ai soliti
metodi tradizionali, a basso o ad alto impatto ambientale, ma devono tener
presente anche metodi veramente innovativi, come quelli a cui accennava l’ingegnere
civile Paolo Fornaro, nel corso della prima riunione (16.11.2015) e riguardanti
il ripristino di frequenze tipiche della buona salute degli organismi viventi,
incluse le piante d’olivo. Fornaro accennava alle esperienze in campo medico
del Prof. Piergiorgio Spaggiari (medicina quantistica).
Un’esperienza sperimentale sull’olivo di questo genere è
stata fatta recentemente dal Consorzio Mediterrae, i cui risultati preliminari
furono presentati ai responsabili del coordinamento del gruppo di lavoro CoDiRO,
nel corso della seconda riunione (28.01.2016).
15) Il nuovo Piano, di cui si è appreso qualcosa dai media
(tra l’altro ancora non comunicato ai componenti del gruppo di lavoro), non
sembra abbia tenuto in debito conto quanto esternato e rappresentato dal gruppo
CoDiRO della Regione, nel corso della riunione del 14 marzo 2016 e precedenti
del 16 novembre 2015 e 28 gennaio 2016. Se è così, questo Terzo Piano, dopo i
due precedenti preparati per il Commissario Giuseppe Silletti, rischia di non
risolvere in modo adeguato, cioè multidisciplinare, la problematica del CoDiRO.
16) Il Piano multidisciplinare deve avere come obiettivo non
quello di ridurre o controllare solo una delle eventuali cause (il batterio)
della patologia, ma tutti i fattori dell’ecosistema e ciò anche al fine di
arrestare il fenomeno della desertificazione in atto nel Salento.
L’abbattimento o sradicazione degli alberi d’olivo, invece, alimenta la
desertificazione. Per questi motivi ed altri, a me eventualmente sfuggiti, il
Piano deve coinvolgere tutta la comunità scientifica e non scientifica, in modo
particolare del territorio salentino.
Certo di aver fatto cosa gradita, porgo i miei più cordiali
saluti.
Pietro Perrino
Già Direttore CNR di Bari.
Antonio, grazie per il tuo contributo a divulgare documenti che purtroppo sono ignorati dai vertici teoricamente competenti.
RispondiElimina