Le possibili soluzioni al probabile problema della riduzione
della risorsa idrica
di Antonio Bruno*
Per capire di cosa si intende per cambiamenti climatici
dobbiamo pensare alla pioggia che se normalmente si distribuisce nell’arco di
tutto l’anno e, solo ECCEZIONALMENTE, per un periodo abbastanza lungo non
piove, dobbiamo definire ciò con il nome di SICCITA. Se invece la mancanza di
precipitazioni atmosferiche si ripete negli anni non ci troviamo più di fronte
ad un evento eccezionale ma possiamo certamente affermare che si tratta di un
cambiamento climatico.
Proprio alla luce di questa definizione possiamo affermare
con certezza che il clima sta cambiando anche alla luce delle conclusioni della
ricerca del Prof. Lionello dell’Università del Salento che afferma: ”L’insieme
delle osservazioni e delle simulazioni numeriche, suggerisce sia in atto una
transizione verso un clima sostanzialmente più caldo e marginalmente più secco
che continuerà nelle prossime decadi. È verosimile che diverse condizioni
climatiche determinino delle criticità nella produzione agricola (nonché in
altri settori economici e sull’ambiente)”
Questo cambiamento determina la necessità di un adattamento.
L’agricoltura, può svolgere rispetto ai cambiamenti climatici molteplici ruoli
nel campo della mitigazione.
Quindi le politiche possibili rispetto ai cambiamenti
climatici che stanno andando verso la direzione di meno precipitazioni
atmosferiche e verso la desertificazione, sono prevalentemente di adattamento,
nel senso di adottare colture e tecniche di coltivazione in aridocoltura che
consumano meno acqua. Le sinergie che possono attivarsi riguardano
l’agricoltura che, com’è noto, interagisce con le risorse idriche e con le
risorse energetiche.
Il clima per noi cambia e determina delle conseguenze che
sono da ascriversi a un impoverimento delle risorse idriche e per far fronte a
tale situazione vi è la necessità di un adattamento che sinteticamente è
rappresentato dal RITORNO ALL’ARIDOCOLTURA.
Peraltro tale tecnica di coltivazione è familiare al Salento
che dopo la Riforma Fondiaria e le grandi opere di adduzione delle acque dalla
Basilicata ha potuto mettere in atto l’agricoltura irrigua.
LA MITIGAZIONE invece riguarda quei processi che immettendo
sostanze nell’ambiente contribuiscono a determinare i cambiamenti climatici.
L’effetto serra è uno di queste conseguenze che l’agricoltura contribuisce a
determinare specificamente con le emissioni del settore zootecnico. Inoltre
l’agricoltura può determinare una mitigazione anche delle emissioni di CO2 con
il SEQUESTRO DELLA CO2 ad opera della forestazione.
Si può mitigare l’azione delle emissioni in zootecnia
attraverso la loro riduzione.
Nel campo dell’energia l’agricoltura sappiamo che
contribuisce con la quota delle bioenergie che si sente dire potrebbe
addirittura essere aumentata. Ma sapete che quando abbattiamo un ettaro di
foresta nel sud est asiatico per impiantare palme da cui ricavare l’olio che
poi noi bruciamo per ricavare energia ci vogliono 423 anni affinché
quell’ettaro di foresta si ricostituisca?
Questo è un altro esempio di necessità di governo, di
coordinamento per ottenere un assoluto divieto di costruzione delle centrali
europee a biomasse alimentate con olio di palma di importazione.
Per piantare le colture necessarie a produrre quell’olio di
palma, in alcune zone del Sud-Est asiatico sono state abbattute estensioni
enormi di foresta pluviale che è la nostra migliore alleata nell’assorbire
l’anidride carbonica dall’aria. E’ chiaro che l’olio di palma non va solamente
nelle centrali a biomasse, anzi la maggior parte è destinata a diventare grassi
per l’industria alimentare, ma siccome le centrali a biomasse sono state
presentate come la soluzione per impedire i cambiamenti climatici, siamo sicuri
che le centrali a olio siano un’arma efficace per difendere il clima? 423 anni
non sono davvero tanti per ricostituire qualcosa che abbiamo già?
Alcuni studi hanno dimostrato la tendenza per la risorsa
idrica è di una diminuzione del 50% nel 2070. L’impatto atteso in Europa
riguarda il Sud Europa in cui si prevede una diminuzione delle precipitazioni
atmosferiche (piogge e quindi acqua) e un aumento della temperatura come
confermano gli studi del Prof. Lionello. Tale situazione non è attesa nel Nord
Europa.
Tale circostanza, è fonte di rischi e di opportunità. Si
deve tener conto alla tipicità, ovvero delle combinazioni pedo – climatiche con
la quale valutare rischi e opportunità perché e del tutto ragionevole affermare
che in funzione di questa riduzione della disponibilità idrica vi sarà una
riduzione delle risorse e un aumento dei conflitti per l’acqua.
Detto questo vi è da prendere in considerazione le possibili
soluzioni al probabile problema della riduzione della risorsa idrica. Vi è la
necessità di una gestione integrata dell’acqua in prospettiva dei Cambiamenti
climatici. La vulnerabilità si riduce con il risparmio idrico se noi facciamo seguire
alla riduzione del 50% della risorsa idrica un risparmio del 50% della stessa
risorsa avremo risolto il problema. Ma soprattutto, bisogna abbandonare
l’ottica della gestione della crisi e passare alla gestione del rischio che
rappresenta una strategia derivante dalle previsioni del rischio che possono
essere fatte.
Vi è la necessità di aumentare la resilienza, ovvero la
capacità del territorio di adattarsi rispetto allo stress esterno proveniente
dai cambiamenti climatici. Esiste un menu di soluzioni, ma soprattutto vi è la
necessità di creare dei sistemi che siano resistenti all’instabilità con azioni
di INAZIONE o di ADATTAMENTO.
In conclusione affinché l’agricoltura rappresenti un fattore
di adattamento e mitigazione dei cambiamenti climatici vi è la necessità che la
collettività la consideri oltre che impresa economica anche UN IMPRESA CHE
FORNISCE SERVIZI AMBIENTALI ECOSITEMICI COSA DI CUI HO SCRITTO GIA’ PIU’ VOLTE
E CHE SPERO AFFRONTEREMO PRESTO IN UN DIBATTITO.
*Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e
territoriale titolo Universitario International Master’s Degree IMD in
Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).
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