L’operazione ha
l’obiettivo di favorire la diffusione delle tecniche di non
lavorazione del suolo (No Tillage – NT) nelle aziende cerealicole e
del comparto dei seminativi attive sul territorio regionale allo
scopo principale di preservare la risorsa suolo contrastando il
problema. L’adozione aziendale delle tecniche di non-lavorazione
richiede un profondo cambiamento delle modalità di gestione
agronomica e agromeccanica delle colture rispetto alle tecniche
convenzionalmente adottate sul territorio regionale per la produzione
di cereali e granelle.
Tale cambiamento
di tecnica produttiva comporta per il produttore sia significative
perdite di reddito nel periodo di transizione pluriennale (5-7 anni)
che segna il passaggio dal metodo produttivo convenzionale a quello
basato sulla non-lavorazione, sia maggiori costi di coltivazione
connessi ad operazioni colturali specifiche che il produttore deve
mettere in campo per avviare la propria conversione alla
non-lavorazione o per mantenere tale regime produttivo nel periodo
iniziare di transizione. Sia i mancati redditi che i maggiori costi
connessi al passaggio alle tecniche di non-lavorazione sono
intimamente relazionati alla necessità di mettere in campo delle
azioni agronomiche a cui si lega sia il successo produttivo della
conversione/mantenimento della non-lavorazione, sia il raggiungimento
dei risultati ambientali e climatici connessi alla buona esecuzione
dell’operazione.
Essa si ottiene attraverso il
rispetto dei seguenti impegni per un periodo minimo di 5 anni:
a) introduzione
della non lavorazione, ricorso esclusivo alla semina su sodo per le
operazioni di
impianto delle
colture, cereali, erbacee industriali e foraggere a ciclo annuale;
b) le sole
modalità di lavorazione consentite sono il no till e lo strip till o
lavorazione a bande. Le
colture erbacee
seminate a file distanti tra loro più di 30 cm (es.: mais, colture
industriali) possono
essere seminate
con macchine che eseguono una lavorazione a bande o strip till, di
larghezza non
superiore a 10 cm;
c) i residui
colturali (es.: la paglia dei cereali) devono essere lasciati in
campo senza interramento e
non devono essere
asportati;
d) la superficie
oggetto d'impegno è fissata all'avvio e rimane tale per l'intera
durata dell'impegno di
5 anni. Fatta
salva la superficie complessiva, quella dedicata ad una specifica
coltura può variare in
funzione delle
esigenze dell'organizzazione aziendale;
d) su ciascun
appezzamento è fatto divieto di ristoppio, ossia il divieto di
effettuare la medesima
coltura per due
anni consecutivi;
e) nel corso del
periodo di impegno, è consentito l'uso di decompattatori e/o
ripuntatori nel caso in
cui si verifichino
condizioni pedoclimatiche particolarmente sfavorevoli (ristagno
idrico,
compattamento del
terreno, ecc.), appositamente giustificate dal beneficiario e previa
autorizzazione,
purché sia evitata l'inversione dello strato superficiale di
terreno;
f) le semine
devono essere effettuate esclusivamente per mezzo di macchine che
dispongano di
organi discissori,
atti a incidere il terreno sodo, a posizionare opportunamente il seme
nel solco di
semina, più
eventuali altri prodotti, e a richiuderlo senza rivoltamento del
terreno;
e) le operazioni
colturali devono essere registrate su schede di campo, da conservare
in azienda per
eventuali
verifiche.
L’operazione può comportare per
il beneficiario il seguente impegno volontario aggiuntivo:
i) introduzione di
una coltura primaverile-estiva nella rotazione triennale e
introduzione di cover
crops:
l’introduzione di colture primaverili-estive in avvicendamenti di
tipo autunno-vernino può
portare una serie
di vantaggi agronomici e ambientali relativi alla struttura e
fertilità del suolo e al
controllo di erbe
infestanti.
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