Recenti studi molecolari indicano che la patata è originaria
del Perù, nelle vicinanze del lago Titicaca, vicino al confine boliviano.
A un’altitudine di circa 4000 metri (dove si trovano le
cosiddette “patate amare” a causa dell’elevato contenuto di glicoalcaloidi), la
domesticazione della patata avvenne almeno 7000 anni fa.
Non si conosce con esattezza la specie che ha dato origine
alla Solanum tuberosum (la “nostra” patata), ma le specie selvatiche che
tuberizzano sono distribuite tra i 38° di latitudine Nord nel territorio degli
Stati Uniti, fino ai 45° Sud del Cile, arcipelago di Chiloé. Data la grande
diversità che si incontrava nella zona di origine, gli antichi popoli andini
selezionavano varietà senza alcaloidi, dando luogo al loro principale alimento.
Da cibo povero a must dei ristoranti. L’aroma delle patate cotte
al forno ha il potere di sollevare l’umore delle persone, stimolando ricordi
piacevoli e buonumore. Oltre a rendere felici, se mangiate bollite e fredde
fanno dimagrire. Le novelle, ideali contro i bruciori di stomaco, sono perfette
per chi soffre di insonnia o nevralgie: rilassano i muscoli e il sistema
nervoso, grazie alla produzione di serotonina.
La patata fu introdotta in Europa nella seconda metà del XVI
secolo dagli spagnoli, prima presenza nelle Isole Canarie già nel 1567.
Lentamente, nel corso del Seicento, questa coltura cominciò a diffondersi prima
in Inghilterra e in Irlanda, poi in seguito in Francia, dove inizialmente non
fu usata come alimento perché ritenuta portatrice di malattie come la lebbra.
La sua diffusione “a tavola” come alimento, in Italia, la si
deve ad Antoine Augustin Parmentier che ne aveva sperimentato il suo grande valore
nutrizionale durante la guerra dei sette anni (1756-1763): fatto prigioniero
dai Prussiani, l’agronomo francese ne imparò ad apprezzare il gusto. Tanto che,
rientrato in patria, nel 1786 ottenne da re Luigi XVI, il permesso di una
coltivazione sperimentale in campo, su una superficie di circa 20 ettari alle
porte di Parigi. Si narra che per indurre i contadini a coltivare la patata, e
soprattutto a utilizzarla nell’alimentazione, abbia usato lo stratagemma di far
sorvegliare i campi in modo molto evidente, spargendo voce che si trattava di
una coltivazione speciale e preziosa destinata alla corte del re, ma lasciando
di notte le coltivazioni completamente sguarnite in modo da favorirne il furto
da parte dei contadini, che così erano indotti a coltivare e a utilizzare come
cibo le patate.
IL TUBERO NEL VECCHIO MONDO
Dopo essere comparsa negli orti botanici di diverse città
del Vecchio Continente, quasi contemporaneamente, essere state scambiate per
tartufi e quindi assaggiate crude (con ovvio disgusto), la specie iniziò a
diffondersi a macchia d’olio. Anche in Germania, grazie all’impegno di Federico
II di Prussia “sovrano illuminato” il quale, durante il suo regno, sviluppò l’economia
del paese incentivando l’aumento della colonizzazione contadina delle province
orientali, riuscendo a far trasferire nel territorio tedesco circa 500.000 nuovi
abitanti. Grande successo ebbe la sua riforma agraria che permise, grazie all’introduzione
dei magazzini statali, di evitare le carestie, nutrire i soldati durante le campagne
militari evitando i saccheggi, e di controllare il prezzo del grano. Introdusse
la patata nell’alimentazione tedesca prima della guerra dei sette anni (che
Winston Churchill definì la prima vera “guerra mondiale”, poiché fu il primo
conflitto della storia ad essere combattuto non solo sul territorio europeo, ma
anche in varie parti del globo), promuovendone la coltivazione, che garantiva elevati
rendimenti e cibo sufficiente per i suoi soldati durante le campagne belliche.
Inoltre migliorò le tecniche di coltivazione, bonificò e disboscò numerosi
terreni, aumentando così notevolmente la superficie da destinare all’agricoltura.
Ancora oggi è possibile trovare patate sulla tomba di Federico Il Grande in segno
di riconoscimento, per aver spinto la sua coltivazione in Germania.
La lenta diffusione della coltivazione di questo tubero in
Europa può essere attribuita a diverse concause: diffidenza nei confronti di
ciò che cresce sottoterra o di ciò il cui consumo potesse causare la lebbra;
casi di intossicazione riscontrati dopo aver consumato patate che, lasciate
alla luce per lungo tempo, avevano prodotto solanina; infine perché era
considerato cibo di scarsa qualità in quanto consumato da ex galeotti o dai
soldati nei tempi di guerra. Nonostante questa cautela iniziale, nell’Ottocento
la patata diventò la specie più coltivata nel Regno Unito, in Olanda, in
Germania e in tutti i Paesi del Nord Europa per effetto delle sue alte rese.
Ben presto le patate divennero la fonte di sostentamento
principale e un alimento insostituibile per le popolazioni rurali grazie alle
loro proprietà nutrizionali e all’apporto vitaminico e di minerali in esse
largamente contenute, divenendo così protagoniste assolute delle mense
contadine e simbolo della triste condizione dei lavoratori della terra, come testimonia
I mangiatori di patate, primo quadro di figure di Vincent Van Gogh.
L’importanza che la patata aveva assunto nell’alimentazione divenne
ben visibile dopo che la Peronospora ne distrusse le coltivazione nel 1845,
provocando milioni di morti ed una forte emigrazione di buona parte dei
sopravvissuti verso il Nord America.
Tratto da Karpòs Magazine - Alimentazione e stili di vita -
n. 4 - Settembre 2012 Mensile - n. 4 - Settembre 2012 - Supplemento a QN, Il
Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. Scritto da Luigi Frusciante https://issuu.com/karposmagazine/docs/karpos-magazine-2012-09-n4-ridotto/19
Luigi Frusciante nasce a Calvi (BN) il 2 febbraio del 1949 e
dal 1994 è Professore Ordinario di Genetica Agraria presso il Dipartimento di
Agraria dell’Università degli Studi di Napoli Federico II
Nessun commento:
Posta un commento