venerdì 1 gennaio 2010

Il Salento leccese per un rapporto sostenibile tra processi di governo del territorio, valorizzazione dell’agricoltura e produzione di cibo.


Il Salento leccese per un rapporto sostenibile tra processi di governo del territorio, valorizzazione dell’agricoltura e produzione di cibo.
di Antonio Bruno

Scrive Goethe: “Osservando la natura, così nei suoi fenomeni grandi come in quelli piccoli, mi sono posto costantemente questa domanda: “E’ l’oggetto che parla o sei tu? (J.W.Goethe: Massime e riflessioni – TEA, Roma 1988, p.140)
C’è un dibattito scientifico nel panorama italiano e in quello europeo che ha come oggetto la conservazione della natura. Quando si parla di conservazione della Natura si pensa subito all’istituzione di parchi e riserve, e in questo la Regione in cui abito, la Puglia, ha legiferato moltissimo in questi anni, ma il mio discorso si incentra invece sulla conservazione e valorizzazione della “naturalità diffusa” sull’intero territorio del Salento. L’Istituzione dei parchi e delle riserve ha lo scopo di “restituire alla natura porzioni di spazio contaminati dalla presenza umana”(MAGNAGHI A., “Il manifesto progettuale”, in Bonifica, riconversione e valorizzazione ambientale del bacino dei fiumi Lambro, Severo, e Olona, Quaderni di Urbanistica n.2, 1995) Secondo la mia opinione invece l’obiettivo da raggiungere è rigenerare il territorio del Salento in modo da garantire uno sviluppo sostenibile.
Ho già avuto modo di affrontare questo tema nel mio scritto”I canali di bonifica corridoi di biodiversità “ e devo inoltre prendere atto che nello scorso novembre presso la Sala Conferenze del Rettorato dell’Università del Salento in occasione delle Celebrazioni della “Giornata Mondiale dell'Alimentazione”, a un Convegno organizzato dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università del Salento (http://www.mediterraneanpeaceforum.org/sito/12092009-convegno-qla-sicurezza-alimentare-e-la-mancanza-di-cibo-il-ruolo-dei-mercati-in-tempo-di-crisiq-2.html ) sono stati “evocati” i temi della nutrizione e della sovranità alimentare a livello mondiale, temi che peraltro mi vedono impegnato nel Forum per la Pace nel Mediterraneo.
Nonostante queste affermazioni esternate anche da politici durante la giornata dell’alimentazione voluta dalla FAO il rapporto tra processi governo del territorio e valorizzazione dell’agricoltura e produzione di cibo non è tra le priorità del nostro territorio. E quando ci penso, non posso che meravigliarmi proprio essendo in presenza a partire da oggi Capodanno 2010 della possibilità del Partenariato Euro-Mediterraneo che rappresenta un ambizioso e complesso progetto di cooperazione a livello regionale nei campi economico, culturale e della sicurezza.
Quanto ho scritto è ciò che viene detto “Il processo di Barcellona; Unione per il Mediterraneo”. Bisogna comunque sottolineare che l’asse economico e finanziario è quello che ha registrato i maggiori progressi, infatti siamo giunti a ottenere l’obiettivo del Partenariato che è quello di instaurare una zona regionale di libero scambio appunto a partire da quest’anno il 2010, destinata ad ancorare le economie dei partner del Sud all’Europa.
Tutto questo si è reso necessario per l’attenzione riservata nel dopo guerra da parte dell’Europa esclusivamente ai Paesi dell’Est. “Infatti la strategia dell'Europa, orientata ad una integrazione più stretta con i paesi dell'Est, sembrava aver escluso il Mediterraneo come spazio di relazione politica. Tale scelta non ha del resto frenato gli scambi commerciali tra la sponda Nord e quella Sud del Mediterraneo, ha bensì reso queste più diseguali in accordo con la prospettiva liberista adottata dall'Unione Europea: le delocalizzazioni sono fiorite nella parte Sud del Mare Nostrum a quasi esclusivo vantaggio degli imprenditori della parte Nord. I valori del Pil e l'indice di sviluppo umano dei diversi paesi mostrano in modo immediato il divario esistente tra le due sponde del Mediterraneo.( R. Pepicelli, 2010: un nuovo ordine mediterraneo?, Mesogea, Messina 2004).
La Puglia e, nella Regione, il Salento leccese dimostra una naturale predisposizione agli scambi tra le due sponde del Mediterraneo basta pensare alla Chiesa di San Nicolò e Cataldo e all’Abbazia di Santa Maria di Cerrate, due chiese normanne, dove sono chiarissimi gli elementi di architettura araba, come il rosone, e ciò lo si può leggere sulla guida del Touring club. Nella Chiesa di San Nicolò sono presenti delle scritte in lingua araba con lettere cufiche che a detta dell’Ingegnere Antropologo Silvio Marconi nessuno ha mai tradotto. E’ davvero singolare che ci siano le scritte in arabo e che non sappiamo cosa significhi quanto c’è scritto. Non sappiamo se sono lodi a Dio cristiane o di altro tipo. Peraltro non è caso isolato perché sono davvero tanti gli elementi della cultura materiale e immateriale del Salento leccese impregnati di cultura nord africana e mediorientale attraverso l’Islam.(Silvio Marconi Ingegnere e antropologo tratto da Paese Nuovo pubblicato il 05/08/2005). L’inizio di ogni anno, tutti noi ci poniamo questa domanda: dove andiamo, quale sarà il nostro futuro? Quest’anno c’è una prospettiva che è il libero scambio con i Paesi del Mediterraneo. Il territorio del Salento leccese potrebbe divenire un paradigma globale attraverso la valorizzazione dell’agricoltura che c’è e non di quella che alcuni desidererebbero ci fosse. Possiamo rappresentare davvero un modello con l’agricoltura della polverizzazione, quella del piccolo appezzamento e delle buone pratiche sostenibili paradigma per i paesi dell’altra riva e che potrebbe essere la spinta e l’impulso verso un nuovo modello di vita che salvaguardi la ricchezza dell’ambiente del pianeta. Si cari propugnatori del Gigantismo Agricolo e profeti, anche nella nostra terra, della grande massa di prodotto concentrato nelle mani di pochi o meglio di uno solo, che detta legge nel mercato! Scrivo dell’agricoltura che c’è nel Salento leccese che è quella che voi definite disprezzandola frammentata e affetta da nanismo e che noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali siamo in grado di proporre ai paesi che entreranno in contato con il Salento leccese e la Puglia affinché il Mediterraneo, il grande lago salato, divenga ciò che è sempre stato ovvero ambiente di comunicazione tra i popoli, affinché accada che le buone pratiche agricole che salvaguardano ambiente e producono cibi sani, si diffondano nel Mediterraneo e con esse gli scambi tra i popoli.
Il Salento leccese e per esso chi ne decide i destini, ha l’opportunità di mettere al centro del dibattito del territorio in tutti gli ambiti il rapporto tra processi di governo del territorio, valorizzazione dell’agricoltura e produzione di cibo allargando la discussione invitando tutti i paesi della riva sud. Se lo faremo saremo naturalmente la sede anzi, la culla, di un progetto di Mondo sostenibile e a misura d’uomo che potrà conquistare il pianeta.

*Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master's Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).

Bibliografia
Andrea Gamba LA LIBERALIZZAZIONE COMMERCIALE DEI PAESI DEL MEDITERRANEO

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