Riceviamo e pubblichiamo una nota sottoscritta da un esteso
gruppo di dottori Agronomi e Forestali della provincia di Brindisi inerente la
scottante problematica del Complesso del Disseccamento Rapido degli Olivi
(Co.Di.RO.).
E’ profonda la preoccupazione per la rapida diffusione del
Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CO.Di.RO) nella provincia di
Lecce e i recenti focolai di infezione riscontrati nel brindisino, in agro di
Oria. Per natura e dimensioni il
fenomeno rischia di compromettere non solo un comparto strategico
dell’agricoltura regionale, ed il suo relativo indotto, ma anche di cancellare
definitivamente un paesaggio agrario unico al mondo e di incomparabile
bellezza, con i conseguenti drammatici impatti sul territorio e più in generale
sulla sua economia.
Quali Dottori Agronomi e Forestali, pur riconoscendo il
valore e l’impegno profuso dai ricercatori nella lotta a questo parassita, non
possiamo esimerci dal rilevare che le strategie poste in essere per il
contenimento dell’emergenza, in osservanza alle indicazioni dettate dall’Unione
Europea, sono essenzialmente incentrate sull’eradicazione delle piante infette
o con manifestazione di sintomi, nonchè sul controllo chimico/agronomico
dell’insetto vettore. Ne deriva una limitata efficacia delle predette misure
anche in virtù dell’ampia estensione delle aree interessate dal batterio, del
gran numero di piante ospiti dell’insetto vettore (Philaenus spumarius L.) e
delle sue caratteristiche biologiche, nonché per il lungo periodo di
incubazione del batterio (Xylella fastidiosa) la cui patogenicità non è stata
ancora dimostrata.
Se il rispetto degli impegni assunti in ambito europeo
(sottoscrizione dei protocolli EPPO) e il senso di responsabilità nei confronti
di altri territori richiedono da un lato la totale osservanza delle misure in
attuazione (Piano Silletti), per altro verso ragionevolezza e cautela
suggeriscono di sottoporre queste stesse a un attento “riesame”, al fine di
verificarne l’efficacia e la rispondenza agli obiettivi attesi. Tanto in
ragione delle condizioni di intervento quali quelle descritte, che ne
pregiudicano l’adeguatezza e gli effetti previsti, producendo impatti non
accettabili sul piano costi/benefici. Ma soprattutto nell’incertezza dei numeri
e di una ricerca che, ancora limitata per quanto concerne il ceppo del batterio
e il suo rapporto con l’ospite specifico (l’olivo), non ha ad oggi dimostrato
che a far morire gli alberi sia solo la Xylella e tantomeno ne conferma la
patogenicità. Come ribadito recentemente dall’EFSA (Autorità europea per la
sicurezza alimentare), non esiste al momento alcuna evidenza scientifica che
comprovi l’indicazione che alcuni funghi, piuttosto che il batterio Xylella
fastidiosa, siano la causa primaria della sindrome del disseccamento rapido
degli ulivi osservata in Puglia.
Si ritiene altresì che l’abbandono di vecchie pratiche
colturali, il progressivo impoverimento della fertilità biologica dei suoli -
dovuta anche, in alcune aree, all’abuso di diserbanti chimici - e la
sussistenza di fattori di stress abiotici possano rappresentare una concausa
nella manifestazione del Co.Di.RO, determinando condizioni di diffusa
sofferenza vegetativa delle piante che ne riducono le capacità naturali di
difesa a fronte di agenti patogeni. Per migliorare la reattività delle piante
si ritengono utili, seppur non esaustive, le indicazioni di intervento a
carattere agronomico inserite nelle Linee Guida della Regione Puglia e riprese
nel Piano del Commissario Delegato. Utili appaiono le regolari potature, le
spollonature ed una corretta gestione della fertilità del suolo, adottando
tecniche migliorative e conservative della sostanza organica che escludano
l’impiego di diserbanti chimici. Utile potrebbe essere, come recentemente
proposto dalla Federazione italiana agricoltura biologica e biodinamica
(Federbio), ottenere l’autorizzazione all’uso di tutte le sostanze attive
previste dalla normativa europea di agricoltura biologica (Regg. CE 834/07 e
889/08 e s.m. e i.) per il contenimento del vettore specifico del batterio
sull’olivo e sulle altre specie ospiti del vettore.
Tutto ciò premesso, atteso che le strategie poste in atto
presentano carattere contenitivo e non risolutivo - come oggi da più parti
riconosciuto - non consentendo l'eradicazione del batterio ma rallentandone al
più la diffusione, e considerati altresì i conseguenti pesanti impatti
ambientali, economici e sociali, riteniamo
necessario ed improcrastinabile l’avvio di un importante programma di
ricerca e di sperimentazione, a carattere internazionale, sostenuto con
adeguate risorse dall’U.E. e dal governo nazionale, utile ad attivare e
concretizzare un approccio di studio a carattere interdisciplinare.
Si ritiene, per quanto indicato, che la ricerca possa e
debba essere indirizzata non solo verso l’individuazione di mezzi di controllo
diretti dei presunti patogeni del Co.Di.RO, ma anche verso una migliore
conoscenza dei fattori di stress e degli squilibri derivanti, nell’ambito di
una visione olistica, ispirata ai principi dell’agroecologia, estesa al
rapporto ospite–patogeni–ambiente. L’individuazione di piante resistenti
rappresenta un ulteriore percorso obbligato.
In questa prospettiva appare prezioso il contributo che la
figura dell’Agronomo e Forestale, capillarmente presente sul territorio, può
offrire non solo in quanto “depositaria” di competenze ed esperienze di campo
specifiche ed esclusive, ma anche per l’utile ruolo di coniugazione che può
garantire tra il mondo della ricerca e quello contadino, con i suoi antichi e
insostituibili “saperi”.
In attesa di conoscere gli esiti delle prove di patogenicità
e nelle more di indicazioni utili rivenienti dalla ricerca e dalla
sperimentazione, riteniamo che l’eradicazione delle piante infette dovrebbe
essere sospesa e temporaneamente sostituita, nelle zone cuscinetto e nella
fascia di eradicazione, con energiche sfrondature della chioma che, riducendo
drasticamente l’apparato fogliare infetto, contribuirebbero per un verso a
contenere la fonte di inoculo e per altro a salvaguardare il patrimonio
olivicolo e paesaggistico nella sua complessità. Analoga proposta è stata
peraltro già avanzata da diverse organizzazioni olivicole.
Per le restanti aree infette, è ormai consapevolezza comune
che prevedere oggi l’abbattimento delle piante colpite sarebbe un’impresa
irrealizzabile e distruttiva, oltre che inutile: tali zone possono costituire
un laboratorio all’aperto utile per eseguire osservazioni, fare sperimentazioni
e ricerca. Va in questa direzione la recente proposta di realizzare in
provincia di Lecce un parco scientifico della biodiversità olivicola, “Un
Getsemani in Salento”, comprendente le numerosissime varietà di olivo esistenti
al mondo. Per il resto riteniamo che nella zona di profilassi debbano essere
osservate le prescrizioni previste dal Piano del Commissario delegato.
L’agricoltura pugliese deve oggi imparare a “convivere” con
il batterio Xylella fastidiosa. In futuro, complice la globalizzazione e la
difficoltà di controllare il trasferimento di piante potenzialmente infette,
potrebbero presentarsi altre nuove patologie. Nel merito è opportuno che il
Governo centrale e la UE intensifichino i controlli fitosanitari sulle merci e
materiale vegetale in ingresso nei paesi UE, poiché è ormai acclarato che tali
scambi commerciali sono la principale fonte del contagio da Xilella nel
territorio salentino dove giungono, da ogni parte del mondo, enormi quantità di
piante ornamentali e da frutto che spesso sfuggono ai controlli.
L’esperienza subita e la sua drammaticità ci inducono a
ritenere che sia necessaria una rivisitazione delle politiche comunitarie,
nazionali e regionali, perché possa concretamente svilupparsi un nuovo modello
di fare agricoltura, più sostenibile sul piano ambientale, economico e sociale.
La comunità agricola salentina rivendica oggi un diritto
inalienabile: quello della sopravvivenza del proprio paesaggio agrario, della
propria storia, della propria cultura.
Da Agronomi e Forestali, quali tecnici del settore,
ribadendo il nostro intendimento a contribuire attivamente per l’affermazione
di tale diritto, ci rivolgiamo alle Istituzioni e alla rappresentanza politica
locale affinché sollecitino la Regione Puglia, il Governo nazionale e l’Unione
Europea a riesaminare le strategie poste in essere e ad attivare, con urgenza e
senza ulteriori indugi, un concreto programma di ricerca e sperimentazione in
campo che si ritiene essere l’unica strategia percorribile per conservare e
consegnare alle future generazioni un patrimonio millenario di 60 milioni di
alberi di olivo.
F.to:
Agr. J. Giandomenico Argentieri – Dott. Agr. Piero Chirarelli
- Dott. Agr. Gianfranco Ciola - Dott. Agr. Francesco De Carlo Chimienti - Dott.
Agr. Alberto Mele - Dott. Agr. Teodoro Membola - Dott. Agr. Vito Mileti - Dott.
Agr. Oronzo Milone - Dott. Agr. Marco Mitrotta - Dott. Agr. Angelo Moro - Dott.
Agr. Vincenzo Pugliese - Dott. For. Anna Sacco - Dott. Agr. Genoveffa Solvimene
- Dott. Agr. Felice Suma - Dott. Agr. Michele Trotti - Dott. For. Angelo Zurlo.
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