domenica 26 aprile 2015

Possiamo sapere chi è l'amico di Francesco Burlini per farci dire se si può fare la stessa cosa con il Batterio Xylella fastiosa subspecie pauca ceppo CoDiRo?




Possiamo sapere chi è l'amico di Francesco Burlini per farci dire se si può fare la stessa cosa con il Batterio Xylella fastiosa subspecie pauca ceppo CoDiRo?

La cosa più saggia del mondo è gridare prima del danno. Gridare dopo che il danno è avvenuto non serve a nulla, specie se il danno è una ferita mortale. [Gilbert Keith Chesterton]


Sono stato a lungo indeciso se conservare per questo libro la modalità soggettiva dei pamphlet scritti in prima persona oppure trasformare tutto in un tono professorale più oggettivo. Un caro amico distinguerebbe tra toni di un ventenne sulle barricate o di un saggio sessantenne in poltrona. A farmi propendere per la prima soluzione è stato il desiderio di rimarcare il senso di urgenza per una radicale revisione dei metodi ed obiettivi dell'ambientalismo. Per far capire meglio questo senso di urgenza ed indignazione darò un esempio pratico. Da anni, come agricoltore, produco soprattutto kiwi. Ho scelto questa coltura per la possibilità di non usare fitofarmaci. Mio padre, che per tutta la sua vita è stato un frutticoltore (in particolare di frutta come pesche, mele e pere che richiedono numerosi trattamenti), a 65 anni si è ammalato e pochi anni dopo è morto di leucemia, quasi sicuramente causata dalla pluridecennale esposizione a questi veleni. Da qualche anno una nuova malattia (la batteriosi o PSA) sta però distruggendo parte delle coltivazioni di kiwi italiane e per la sua prevenzione siamo costretti ad usare dei fitofarmaci a base di rame. Un giovane ricercatore (casualmente del mio stesso paese) ha trovato una soluzione ecocompatibile, creando attraverso l'utilizzo delle biotecnologie (ricerca pubblica) delle piante resistenti al batterio. A causa dell'insensata ed ottusa opposizione ideologica all'utilizzo delle biotecnologie, non ha però potuto sviluppare questa sua ricerca che permetterebbe a tutti i produttori di non avvelenare se stessi e l'ambiente. Cito questo esempio che mi tocca da vicino, per dimostrare come talvolta sia necessario urlare per farsi sentire. Come i lettori riscontreranno dalla lettura dei vari capitoli, molte delle critiche qui riportate sono conseguenti non ad asettici e distaccati ragionamenti, ma derivano da brucianti delusioni di chi ha creduto in alcune speranze e, provandole, si è poi accorto che erano solo illusioni. È appunto da queste scottature che derivano alcuni miei toni "sopra le righe". Chi ha preso una strada sbagliata ed è caduto nel burrone, o sceglie di mettersi in una angolo a leccarsi con vergogna le ferite, o si pone al bivio della strada per avvisare a gran voce gli altri. Tratto da Eresie ambientaliste Di Francesco Burlini

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