domenica 19 aprile 2015

Tre ipotesi per tentare di spiegare come mai ad oggi 19 aprile 2015 alcuni olivi di Gallipoli vegetano anche se infettati dal Batterio Xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo CoDiRo


Così come c’era da aspettarsi anche gli olivi che sono stati curati e che vegetano nella zona di Gallipoli hanno nello Xilema il batterio Xylella Fastidiosa. Le analisi effettuate hanno dato questo risultato.
Ricordo a me stesso che gli olivi hanno la necessità di trasportare i liquidi dalle radici, dove vengono assorbiti, al fusto e alle foglie, dove avviene la fotosintesi; viceversa devono ridistribuire gli zuccheri prodotti nelle foglie a tutte le cellule dell’organismo vegetale.
Gli alberi di olivo insieme a erbe, arbusti e agli altri alberi hanno un sistema vascolare specializzato nel trasporto dell’acqua e delle sostanze in essa disciolte.
Le radici assorbono la cosiddetta linfa grezza, una soluzione di sali inorganici disciolti in acqua. Con la fotosintesi, la linfa si trasforma in una soluzione ricca di zuccheri e proteine da distribuire a tutte le cellule.
Questi fluidi hanno caratteristiche diverse e vengono trasportati da due sistemi separati:
– xilema, trasporta la linfa grezza dalle radici alle foglie  (ed è qui che è stata trovato negli olivi curati il batterio Xylella fastidiosa ma nulla si è detto se ci siano anche i funghi );
– il floema, trasporta i prodotti della fotosintesi dalle foglie agli organi della pianta.
La circolazione dei liquidi negli olivi è assicurata dal meccanismo della traspirazione e dalla forza di gravità.
Ma a quali cure sono stati sottoposti questi olivi?
Intanto si è messa in atto una tecnica colturale che non ha utilizzato i metodi dell’agricoltura semplificata e che quindi non di è fatto ricorso alla concimazione chimico minerale, agli insetticidi e agli erbicidi.
Poi si sono asportati i rami secchi evitando però i tagli drastici e le capitozzature. Prima di eliminare i rami si è fatta molto attenzione accertandosi che fossero effettivamente secchi. Subito dopo si è provveduto a disinfettare le ferite da taglio con grassello di calce e solfato di rame.
Fatto questo si è provveduto a mettere in atto il primo intervento di irrorazione a tutti gli olivi, sia quelli che presentavano dei sintomi di disseccamento che quelli che non li presentavano.
Tale intervento consiste nell’irrorazione di tutto l’albero d’olivo con poltiglia bordolese.
Le dosi della Poltiglia Bordolese che si sono adottate per 100 LT di acqua sono kg 1 di solfato di rame e 1 kg di grassello calce. Con questo rimedio si è irrorato tutto l’olivo ovvero sia la chioma che i tronchi
Per gli alberi di olivo che presentavano i sintomi del disseccamento si è provveduto a ripetere l'intervento di irrorazione con Poltiglia Bordolese dopo 15-20 giorni.
Successivamente si è provveduto a disinfettare i soli tronchi degli olivi con una soluzione di solfato di ferro e grassello di calce.
Il trattamento con tale rimedio si è fatto una sola volta l'anno nel periodo primaverile.
Le dosi adottate per 100 litri di acqua sono state 2-3 kg di solfato di Ferro e 2-3 kg di grassello calce
Il terzo ed ultimo intervento effettuato è stato quello di disinfettare il terreno sottostante la chioma degli olivi con zolfo e calce in polvere con le dosi di 2/3 di zolfo + 1/3 di calce in polvere (2 sacchi di zolfo +1 sacco di calce in polvere) si sono miscelati i due minerali e si è spolverato sotto la chioma degli olivi, successivamente si è interrato con una lavorazione leggera.
Questo rimedio è stato diffuso attraverso ogni mezzo ed ha dato dei risultati in quanto gli alberi di olivo che hanno avuto questi trattamenti sono vivi e vegeti mentre quelli a qualche metro di distanza che non sono stati trattati sono oramai secchi. Oggi gli olivi trattati nel modo che ho suesposto sono vivi e vegeti ed è stato accertato attraverso le analisi che hanno nel loro Xilema il batterio Xylella fastidiosa subspecie Pauca ceppo CoDiRo.
Non ci sono analisi effettuate sugli olivi trattati che attestino la presenza o assenza dei funghi delle cinque specie di Phaeoacremonium e un isolato identificato come Lecythophora lignicola (ma, probabilmente, una specie di Phaeomoniella).
La domanda è: i funghi sono stati combattuti attraverso le pratiche suesposte e quindi non ci sono più?
Ed ecco allora che giunge il momento delle ipotesi ovvero il tempo di supposizioni di fatti (o situazioni, sviluppi di un’azione ecc.) ancora non realizzati ma che si prevedono come possibili o si ammettono come eventuali, oppure spiegazione, fondata su indizi e intuizioni, che in via di tentativo si dà di un fatto o di una serie di fatti, noti o comunque che si ritengono accertabili.
La prima ipotesi che si può fare è che gli olivi trattati moriranno comunque in linea con quanto dimostrato dai ricercatori baresi in tema di Xylella che si afferma di aver provato scientificamente essere l’agente primario del disseccamento degli olivi.
La seconda ipotesi è che gli olivi trattati, anche se hanno nei vasi il batterio, abbiano una certa resistenza riducendo la patogenicità del Batterio.
Si ricorda che proprio sulla patogenicità della Xylella, R. Krugner dell'Università della California nel 2010 ha pubblicato uno studio in cui si afferma come l'inoculazione della Xylella fastidiosa in piante di olivo sane non ha portato a riscontrare gli stessi sintomi del disseccamento.
La terza ipotesi è che i trattamenti abbiano determinato una lotta ai funghi e che l’assenza di questi ultimi rende il batterio non patogenetico e quindi in questo determinato clone di olivo, combattendo i funghi si combatta anche il disseccamento degli olivi.

Penso che tutto ciò meriti di essere approfondito dagli scienziati.

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