Le Cicale negli oliveti: per difendere quelli giovani in Sicilia
i rametti infestati sono stati tagliati e bruciati
di Santi Longo (*)
Le sfuggenti e rumorose presenze
estive di Cicale negli oliveti, a parte il loro incessante e fastidioso
frinire, non arrecano danni apprezzabili negli impianti in produzione, mentre,
in quelli giovani, possono causare lo stentato sviluppo delle piante, conseguente
al disseccamento dei rametti di un anno.
Le alterazioni, causate dalle
numerose camere di ovideposizione, si rendono evidenti solo quando quasi tutte
le femmine, che le hanno scavate, sono ormai morte e non possono causare altri
danni. Responsabili sono alcune Cicale, afferenti alla famiglia Cicadidae che
include circa 1.500 specie, 25 delle quali segnalate in Italia.
Note fin dall’antichità, sono
state oggetto di studio di numerosi “tettigologi” da Aristotele a Galileo e
sono state citate anche da Platone, Aristofane e Plinio il Vecchio, nonché dai
famosi medici Galeno e Dioscoride. Quest’ultimo, ai tempi di Nerone, sosteneva
che “mangiate arrostite soccorrono ai dolori della vascica”.
In Cina, in Malesia e in
Australia, le Cicale sono considerate una prelibatezza gastronomica; gli adulti
di alcune specie esotiche raggiungono i 6 cm e hanno un’apertura alare di 10
cm; mentre, quelli delle specie europee sono di piccole, o medio-grandi,
dimensioni. Gli adulti hanno il capo corto e largo, con occhi composti
sporgenti. L’apparato boccale è di tipo pungente succhiatore, col quale
prelevano la linfa anche da piante arboree. Le ali sono membranose,
trasparenti, ricchi di nervature. Nell’addome delle femmine è presente un
robusto ovopositore, mentre ai lati di quello dei maschi è presente l’apparato
sonoro costituito di una membrana vibrante (timballo) protetta da un opercolo.
Al timballo è collegato
internamente un muscolo che, contraendosi, lo deforma; con il rilassamento del
muscolo, il timballo ritorna in posizione e continua automaticamente a
contrarsi e rilassarsi producendo il caratteristico suono, che viene
amplificato dai sacchi aerei e che aiuta le femmine a localizzare i maschi. In
estate, dopo l’accoppiamento, le femmine si portano su substrati idonei alla
ovideposizione per scavare le camere nelle quali rilasciano le uova. Le
neanidi, che sgusciano in autunno, dopo leggere piogge, si lasciano cadere nel
terreno ove scavano gallerie alla ricerca di radici dalle quali succhiare la
linfa.
Nelle specie europee lo sviluppo
viene completato, sempre nel terreno, in un numero di anni variabile, da 1-4.
Le Nordamericane Magicicada tredicim e M. septemdecim restano nel terreno
rispettivamente 13, la prima, e 17 anni, la seconda. Le ninfe mature scavano una
galleria verticale dalla quale, quando le condizioni climatiche sono
favorevoli, escono di notte e vanno a fissarsi su supporti vari, tronchi o
steli piante erbacee, dove avviene lo sfarfallamento dell’adulto attraverso una
lunga fenditura dorsale.
Nell’estate del 2003, in un oliveto di nuovo impianto della Sicilia
centro-orientale, è stata registrata una pullulazione di Cicala media (Cicada
orni), dal corpo di colore nocciola macchiato di nero, lungo 25-30 mm. Le
punture di ovideposizione, dei numerosi esemplari, hanno causato il
disseccamento di molti rametti e il deperimento di alcuni degli olivi posti a
margine dell’appezzamento, esteso circa 1 ettaro. A fine luglio, prima della
schiusa delle uova, i rametti infestati sono stati tagliati e bruciati.
Negli anni seguenti, sono state
osservate solo sparute presenze della stessa C. orni, nonché di Cicale piccole
del genere Cicadetta, lunghe circa 14 mm e di Cicala grande del genere
Tibicina, lunghe circa 40mm. La pullulazione delle Cicale osservata, è da considerare
del tutto occasionale poiché successivamente, anche negli altri oliveti della
zona, non sono stati rilevate alterazioni riconducibili alla loro attività di
ovideposizione.
(*) Prof Santi Longo – Già Professore ordinario di
Entomologia generale e applicata [AGR/11] dell’Università degli Studi di
Catania
Email: longosan@unict.it http://www.di3a.unict.it/docenti/santi.longo
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