«Così produco frutti tropicali sui terreni colpiti dalla
xylella»
ACopertino la sfida (vinta) diunagricoltore italo-israeliano
Laddove un tempo c’erano distese di ulivi, adesso crescono
frutti tropicali. Diverse varietà di avocado e mango – ma non solo – che con i
loro alberi verdi, rigogliosi e carichi di frutta hanno ridato colore, speranza
e vita ad un angolo di Salento ormai desertificato a causa della xylella. E
ora, dopo anni di sforzi e sacrifici, è arrivato il momento di raccoglierli.
È la scommessa vinta dall’imprenditore agricolo Uzi Cairo,
69 anni, israeliano di nascita, titolare della «Cairo & Doutcher» di
Copertino, che si è ritrovato ad investire tutti i suoi sforzi nella
coltivazione dei cosiddetti superfoods, quando il batterio «fastidioso» ha
iniziato a diffondersi nella zona ed ha intaccato anche i tre ettari di ulivi della
sua azienda, che poi è stato costretto ad espiantare (prima che le norme
impedissero ogni attività).
Nel momento in cui la provincia di Lecce e l’intero settore
olivicolo sono stati messi in ginocchio dalla xylella, in attesa di un rimedio
che tarda ad arrivare, Cairo ha avuto l’intuizione giusta per garantirsi un
futuro e riconvertire i terreni di uliveti ingialliti in floridi e colorati
alberi di frutti esotici, dalle spropositate proprietà benefiche, la cui
domanda continua a crescere in tutto il mondo. La lungimiranza
dell’imprenditore ed il «coraggio» che ha manifestato negli investimenti per
fronteggiare le problematiche derivanti dalla diffusione della xylella hanno
consentito, in effetti, che la sua azienda agricola diventasse leader europeo
nella produzione di melograni e detenesse il brevetto per la varietà «Emek» e
«Shani». Dopodiché, Cairo ha voluto essere il primo in Puglia a sperimentare la
produzione di frutta «insolita» per un territorio in cui l’olivo – per secoli –
l’ha sempre fatta da padrone. E così ha arricchito decine e decine di ettari
con piante di diverse varietà di mango, avocado e litchis, oltre che con
piantagioni di bacche di Goji.
«Nel momento in cui la xylella è diventato un problema
diffuso – racconta l’imprenditore Cairo, nato da padre copertinese e madre israeliana
– bisognava trovare un’alternativa per limitare i danni. Così, quando il
batterio si è diffuso anche nella zona di Copertino, ho espiantato gli ulivi
secolari infettati per fare posto ad alberi di melograno, che si sono rivelati resistenti
alla xylella. Lo stesso dicasi per gli alberi di avocado e mango e di altri
frutti tropicali, sulla cui coltivazione abbiamo deciso di scommettere ed
investire. I frutti dei nostri sforzi li raccoglieremo ad agosto, quando potremo
finalmente assaggiare i primi manghi; per gli avocadi, invece, bisognerà
attendere la fine del mese di ottobre del prossimo anno ».
«Favorita» anche dai drastici cambiamenti climatici degli
ultimi decenni, l’azienda oggi coltiva e produce mango delle varietà Maya, Tommy
Atkins, Kent, Keitt e Heidi (ogni ettaro può produrre a regime dai 300 ai 500
quintali) ed avocado delle varietà Ettinger, Pinkerton, Hass, B.L. e Reed (dai
200 ai 300 quintali ad ettaro), oltre a due varietà di litchis (Mauritius e Hong
Long), alle bacche di Goji della varietà Lycium Barbarum ed al Finger Lime.
Alcuni ettari, infine, sono dedicati alla coltivazione della mela Odem, che
anticipa la raccolta di 6 settimane e produce circa 700 quintali per ogni ettaro.
Presente, ma anche futuro. Annualmente infatti,
l’imprenditore investe ingenti capitali nella ricerca, nella sperimentazione e
nello sviluppo di nuove varietà di piante, seguendone la crescita - passo dopo
passo - in alcune enormi serre, dove l’accesso è consentito solo a pochi. Tra
qualche settimana sarà depositato il brevetto per una nuova varietà di avocado
– il cui nome è per adesso top secret – in grado di triplicare la produzione
per ogni ettaro coltivato.
«Tutto l’avocado che troviamo sugli scaffali dei
supermercati italiani oggi è importato dal Sudafrica, dal Perù, dall’Argentina,
dalla Spagna o da Israele. Domani potrà essere “locale”.
Qualora la sola Puglia decidesse di investire nella
coltivazione di avocado – conclude l’imprenditore italo-israeliano – nel giro
di pochi anni raggiungerebbe i livelli di produzione di Israele e Spagna». In
attesa che maturi l’avocado, il primo mango salentino è pronto per essere gustato.
Fonte Corriere del Mezzoggiorno del 18 luglio 2019 (Edizione di Bari del Corriere della sera)
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