giovedì 18 luglio 2019

A Copertino (Lecce) piantagioni di bacche di Goji, mango delle varietà Maya, Tommy Atkins, Kent, Keitt e Heidi, avocado delle varietà Ettinger, Pinkerton, Hass, B.L. e Reed


«Così produco frutti tropicali sui terreni colpiti dalla xylella»
ACopertino la sfida (vinta) diunagricoltore italo-israeliano
Laddove un tempo c’erano distese di ulivi, adesso crescono frutti tropicali. Diverse varietà di avocado e mango – ma non solo – che con i loro alberi verdi, rigogliosi e carichi di frutta hanno ridato colore, speranza e vita ad un angolo di Salento ormai desertificato a causa della xylella. E ora, dopo anni di sforzi e sacrifici, è arrivato il momento di raccoglierli.
È la scommessa vinta dall’imprenditore agricolo Uzi Cairo, 69 anni, israeliano di nascita, titolare della «Cairo & Doutcher» di Copertino, che si è ritrovato ad investire tutti i suoi sforzi nella coltivazione dei cosiddetti superfoods, quando il batterio «fastidioso» ha iniziato a diffondersi nella zona ed ha intaccato anche i tre ettari di ulivi della sua azienda, che poi è stato costretto ad espiantare (prima che le norme impedissero ogni attività).
Nel momento in cui la provincia di Lecce e l’intero settore olivicolo sono stati messi in ginocchio dalla xylella, in attesa di un rimedio che tarda ad arrivare, Cairo ha avuto l’intuizione giusta per garantirsi un futuro e riconvertire i terreni di uliveti ingialliti in floridi e colorati alberi di frutti esotici, dalle spropositate proprietà benefiche, la cui domanda continua a crescere in tutto il mondo. La lungimiranza dell’imprenditore ed il «coraggio» che ha manifestato negli investimenti per fronteggiare le problematiche derivanti dalla diffusione della xylella hanno consentito, in effetti, che la sua azienda agricola diventasse leader europeo nella produzione di melograni e detenesse il brevetto per la varietà «Emek» e «Shani». Dopodiché, Cairo ha voluto essere il primo in Puglia a sperimentare la produzione di frutta «insolita» per un territorio in cui l’olivo – per secoli – l’ha sempre fatta da padrone. E così ha arricchito decine e decine di ettari con piante di diverse varietà di mango, avocado e litchis, oltre che con piantagioni di bacche di Goji.
«Nel momento in cui la xylella è diventato un problema diffuso – racconta l’imprenditore Cairo, nato da padre copertinese e madre israeliana – bisognava trovare un’alternativa per limitare i danni. Così, quando il batterio si è diffuso anche nella zona di Copertino, ho espiantato gli ulivi secolari infettati per fare posto ad alberi di melograno, che si sono rivelati resistenti alla xylella. Lo stesso dicasi per gli alberi di avocado e mango e di altri frutti tropicali, sulla cui coltivazione abbiamo deciso di scommettere ed investire. I frutti dei nostri sforzi li raccoglieremo ad agosto, quando potremo finalmente assaggiare i primi manghi; per gli avocadi, invece, bisognerà attendere la fine del mese di ottobre del prossimo anno ».
«Favorita» anche dai drastici cambiamenti climatici degli ultimi decenni, l’azienda oggi coltiva e produce mango delle varietà Maya, Tommy Atkins, Kent, Keitt e Heidi (ogni ettaro può produrre a regime dai 300 ai 500 quintali) ed avocado delle varietà Ettinger, Pinkerton, Hass, B.L. e Reed (dai 200 ai 300 quintali ad ettaro), oltre a due varietà di litchis (Mauritius e Hong Long), alle bacche di Goji della varietà Lycium Barbarum ed al Finger Lime. Alcuni ettari, infine, sono dedicati alla coltivazione della mela Odem, che anticipa la raccolta di 6 settimane e produce circa 700 quintali per ogni ettaro.
Presente, ma anche futuro. Annualmente infatti, l’imprenditore investe ingenti capitali nella ricerca, nella sperimentazione e nello sviluppo di nuove varietà di piante, seguendone la crescita - passo dopo passo - in alcune enormi serre, dove l’accesso è consentito solo a pochi. Tra qualche settimana sarà depositato il brevetto per una nuova varietà di avocado – il cui nome è per adesso top secret – in grado di triplicare la produzione per ogni ettaro coltivato.
«Tutto l’avocado che troviamo sugli scaffali dei supermercati italiani oggi è importato dal Sudafrica, dal Perù, dall’Argentina, dalla Spagna o da Israele. Domani potrà essere “locale”.
Qualora la sola Puglia decidesse di investire nella coltivazione di avocado – conclude l’imprenditore italo-israeliano – nel giro di pochi anni raggiungerebbe i livelli di produzione di Israele e Spagna». In attesa che maturi l’avocado, il primo mango salentino è pronto per essere gustato.


Fonte Corriere del Mezzoggiorno del 18 luglio 2019 (Edizione di Bari del Corriere della sera)

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