Le foto sono di Vito Pellè
Chiapperi Chiapperì!
di Antonio Bruno*
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Abstract Riassunto
Una confezione di un chilo di capperi al sale costa intorno
ai 10 euro. Un ettaro di cappero potrebbe fornire a grandi linee un reddito di
120.000 euro ad ettaro a una filiera corta che avesse in animo di produrre,
trasformare e vendere il cappero. La raccolta dei capperi, nel Salento leccese,
comincia a giugno e si protrae sino a settembre.
Il cappero del Capo può essere considerato oro, tant’è che è
conteso dalle più importanti aziende conserviere italiane.
La professione del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale
comporta anche la competenza di proporre a chi fa impresa. Propongo un
disciplinare di produzione della indicazione geografica protetta “Cappero del
Salento Leccese” e nell’etichetta devono essere compresi gli elementi atti ad
individuare nome, ragione sociale ed indirizzo del produttore, del
confezionatore e nome, ragione sociale ed indirizzo dell’elaboratore del
prodotto nel Salento leccese, lotto di produzione, peso netto all’origine.
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Pianta di cappero incastonata in una palma la foto è di Valentina Vergaro |
Certe volte i ricordi dell'infanzia si possono concretizzare
nell'immagine di un uomo in bicicletta che aveva il suo negozio fatto di una
cassetta di legno sulla ruota posteriore, dietro alla sella.
A San Cesario di Lecce, nel Salento leccese, a un tiro di
schioppo dalla città capoluogo all'angolo di un incrocio tra via Saponaro e via
Liguria dove erano diffuse abitazioni frutto dell'edilizia economica e popolare
del dopo guerra e che negli anni sessanta suonava pressappoco “CASE INA” un
uomo in bicicletta si guadagnava da vivere gridando “Chiapperi Chiapperì!”lui
voleva dire che vendeva Capparis Spinosa L. (Cappero) nome volgare italiano
Cappero della Famiglia Capparidaceae.
I capperi erano conosciuti ed apprezzati sin dai tempi dei
Greci e Romani: era ingrediente basilare del famoso garum, la salsa aromatica
più importante dell’epoca.
Prima del 5.800 avanti Cristo era presente in Iraq, la
mezzaluna fertile che si chiamava Mesopotamia, l'hanno trovato negli scavi
fatti nella cittadina di Tel es Sawwan.
Ma si parla del Cappero anche nella Bibbia nell'Ecclesiaste
XII 5, Dioscoode nel suo “De Materia Medica” (II,204) scrive degli usi
terapeutici del Cappero, Plinio il vecchio nel suo “Naturalis historia” (XIII,
127) dice che l'unico cappero buono è quello egiziano tutti gli altri sono
pericolosi!
Una volta per far nascere il cappero da seme i giardinieri
usavano questo sistema.
Aprivano un fico ben maturo, mettevano dentro i semi lo
richiudevano e lo mettevano con due manciate di terra fra due sassi in un muro.
Il cappero selvatico, castellano del Carlo V - Foto di 20centesimi
|
Oppure si può fare la talea , oppure si semina.
Ma da noi cresce spontaneo, e li vedi pendere da ogni dove i
fiori del cappero!
Se osservi attentamente le piante di capperi le vedi
penzolare da costoni rocciosi, da antichi muri oppure in vecchie cave dismesse.
Quel signore in bicicletta che vendeva all'angolo
dell'incrocio ne sapeva qualcosa dei capperi del Salento leccese, quel
“Chiapperi, Chiapperì!” magari era il frutto di un suo gioco di bambino che
viveva in uno dei piccoli paesi della Terra di Leuca, perché è li che i suoi
padri da millenni
raccoglievano e curavano uno dei migliori capperi del mondo,
che cresce spontaneo lungo le scogliere marine e i terreni calcarei e asciutti
che caratterizza un po’ tutto il territorio a Sud di Lecce.
Qui cresce spontanea la «capparis ovata», la varietà che
produce il cappero volgarmente detto
peloso e che a Racale sono riusciti a coltivare con metodi
moderni, riuscendo a preservare le
stesse caratteristiche del frutto selvatico.
L’unica località salentina dove questa coltura ha assunto
una certa importanza economica è appunto Racale, con alcune centinaia di ettari
investiti in questa coltura sia in forma specializzata che promiscua. Da una
pianta in piena produzione si ottengono mediamente da 4 a 6 kg di prodotto se
consideriamo una densità per ettaro non superiore a 2.000 piante avremo una
produzione di 120 Qli di capperi ad ettaro. Una confezione di un chilo di
capperi al sale costa intorno ai 10 euro. Un ettaro di cappero potrebbe fornire
a grandi linee un reddito di 120.000 euro ad ettaro a una filiera corta che
avesse in animo di produrre, trasformare e vendere il cappero. Ma anche
considerando una produzione massima di capperi, che abbia una qualità che
consente di spuntare anche prezzi maggiori di q.li 30 per ettaro con
l'investimento di una decina di ettari l'azienda avrebbe la possibilità di
mettere su una filiera corta in grado di soddisfare con un buon valore aggiunto
l'agricoltore, la trasformazione e la vendita.
A Racale il raccolto viene conferito ad una Cooperativa ove
i boccioli fiorali, con appositi macchinari, vengono depicciolati e selezionati
per calibro, quindi conciati. La produzione racalina di capperi è considerata
di eccellente qualità, fra le migliori d’Italia, per questo, nonostante la
concorrenza delle produzioni Nord-Africane, viene vivamente contesa dalle più
importanti aziende conserviere nazionali.
La raccolta dei capperi, nel Salento leccese, comincia a giugno
e si protrae sino a settembre.
Il cappero del Capo può essere considerato oro, tant’è che è
conteso dalle più importanti aziende conserviere italiane.
La professione del Dottore Agronomo e del Dottore Forestale
comporta anche la competenza di proporre a chi fa impresa. Posso certamente
affermare che il cappero rappresenta una buona opportunità per chi intenda
intraprendere in agricoltura.
Inoltre propongo un disciplinare di produzione della
indicazione geografica protetta “Cappero del Salento Leccese” e nell’etichetta
devono essere compresi gli elementi atti ad individuare nome, ragione sociale
ed indirizzo del produttore, del confezionatore e nome, ragione sociale ed
indirizzo dell’elaboratore del prodotto nel Salento leccese, lotto di
produzione, peso netto all’origine. E tutte le eventuali indicazioni
complementari ed accessorie non aventi carattere di esaltazione del prodotto
per evitare di trarre in inganno il consumatore sulla natura e le
caratteristiche del prodotto, possono essere riportate anche in altro campo
visivo.
Non immaginavo che un giorno grazie a quel signore in
bicicletta che ha vissuto gridando per le strade “Chiapperi Chiapparì!” avrei
potuto gustare un pezzetto di storia che si protrae da 6.000 anni e che
potrebbe fare la fortuna del nostro territorio perchè da noi il cappero cresce
spontaneo e noi Dottori Agronomi e Dottori Forestali abbiamo il dovere di
assecondare ciò che la natura madre ci insegna.
*Dottore Agronomo
Bibliografia
Ecclesiaste XII 5
Dioscoode “De Materia Medica” (II,204)
Plinio il vecchio nel suo “Naturalis historia” (XIII, 127)
Maria Pizzillo”I cercatori del Cappero” La Gazzetta del
Mezzogiorno di giovedì 24 agosto 2006
“Salento di Sapori”, realizzato da Camera di Commercio di
Lecce, Editrice Salentina, Giugno 2007
Disciplinare di produzione della indicazione geografica
protetta “Cappero di Pantelleria”
Ambrogio Molli Pantelleria la perla nera del mediterraneo
ANPA Agenzia Nazionale per la Protezione dell’Ambiente
Dipartimento Prevenzione e Risanamento Ambientali PROPAGAZIONE PER SEME DI
ALBERI E ARBUSTI DELLA FLORA MEDITERRANEA
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