venerdì 15 dicembre 2023

Viaggio nella Cicerchia (Lathyrus sativus L.) nel dialetto leccese, dòlica (o tòlica, dòlaca, tòlaca, ecc.)

 

Viaggio nella Cicerchia (Lathyrus sativus L.) nel dialetto leccese, dòlica (o tòlica, dòlaca, tòlaca, ecc.)

La cicerchia, un tesoro radicato nelle terre dell'Europa meridionale e del Medio Oriente, si presenta come una leguminosa dal destino affascinante e dal portamento discreto. La sua presenza è limitata, quasi un segreto custodito da poche decine di ettari, dove si coltiva con cura per dar vita alla preziosa granella destinata a imbandire le tavole e a incantare i palati con piatti tradizionali locali.

Ma attenzione, viaggiatore incantato, perché questo legume, seppur robusto e facile da coltivare, nasconde un segreto oscuro nelle pieghe della sua natura. Un'ombra avvolge la cicerchia sotto forma di una neurotossina ribelle, nota come acido 3-(N-oxalyl)-L-2,3-diaminopropionico (ODAP). Consumata in dosi e tempi impropri, questa sostanza può scatenare la temibile "latirismo", un'entità misteriosa che si manifesta attraverso la paralisi degli arti inferiori.

Ma la cicerchia è molto più di una storia di avvertimenti. Nelle sue radici intrecciate e foglie danzanti si nasconde una ricchezza nutrizionale, una storia di nutraceutica che affascina gli intenditori della buona salute.

Immagina ora la scena: una pianta erbacea annuale, ramificata alla base, con un portamento che oscilla tra il sub-eretto e il semiprostrato, un'opera d'arte naturale con un'altezza da 30 cm a 70 cm. Le radici, intricate e misteriose, si presentano con tubercoli cilindrici riuniti in grappoli, come per custodire antichi segreti della terra.

Le foglie, guardiani alti e snodati, si presentano con piccioli fortemente alati, formate da una o due paia di foglioline opposte e cirri che si svelano con grazia. La corolla, un caleidoscopio di bianco, rosato, rosso e azzurro, è uno spettacolo cromatico che danza nel vento.

Gli stami, attori allogami in questo dramma botanico, e il baccello oblungo, con ali sagomate e semi angolosi, completano il quadro. I semi, custodi di vita, variano dal bianco al marrone, al grigiastro, al giallo-crema, raccontando storie di antiche avventure.

E ora, il tesoro nascosto della cicerchia: le sue proprietà nutraceutiche. Questa leguminosa, oltre a narrare storie millenarie attraverso il suo aspetto pittoresco, si distingue per la sua ricchezza di sostanze benefiche per la salute umana. Ricca di fibre, proteine e carboidrati complessi, la cicerchia si offre come alleata nella promozione della salute digestiva e dell'energia sostenuta.

I suoi semi, veri e propri scrigni di nutrimento, contengono vitamine del gruppo B, fondamentali per il metabolismo energetico, e minerali come ferro e zinco che sostengono le funzioni vitali dell'organismo. Inoltre, la presenza di antiossidanti contribuisce a contrastare lo stress ossidativo, offrendo una difesa naturale per il corpo.

Ma la storia della cicerchia non si limita alle sue proprietà nutraceutiche. Si dice spesso che questo legume è un antico compagno dell'umanità, e gli studi di archeobotanica lo confermano. La cicerchia si annovera tra le prime specie domesticate dall'uomo, risalendo a oltre 7.200 anni fa nel Neolitico antico in Italia meridionale. Insieme al pisello e alla lenticchia, è uno dei legumi più diffusi nella preistoria.

Il suo nome nel dialetto leccese, dòlica (o tòlica, dòlaca, tòlaca, ecc.), deriva direttamente dal greco "dolicos". Un grecismo pan meridionale che sopravvive ancora oggi, un legame linguistico con le antiche koinè che, a partire dal IV secolo a.C., si diffuse in tutto il Mediterraneo centro-orientale ellenizzato.

Nel XV secolo, nei "Capitoli della Bagliva di Galatina", il termine "dòlica" compare come uno dei grecismi in uso, testimonianza di un bilinguismo greco-romanzo in quest'area. La cicerchia, dunque, non è solo nutrimento ma anche cultura, un ponte tra passato e presente.

La cicerchia è un legume rustico e adatto a terreni difficili, tanto che un antico detto pugliese recita: "Ci tene debbitu, chianti dòlica" - Chi ha debiti, pianti cicerchia. In Puglia, esistono vari ecotipi locali, ognuno con la sua storia da raccontare. Nel 1884, all'Esposizione Generale di Torino, varietà come la "Dolica bianca grossa" (detta volgarmente "Pazza"), la "Dolica bianca media", e la "Dolica nera" furono esposte dalla delegazione leccese.

La cicerchia è stata parte integrante della vita di comunità, una protagonista silenziosa ma potente nelle tradizioni e nella storia locale. Oggi, nonostante il suo utilizzo anche nell'alimentazione animale, la cicerchia conserva il suo fascino e offre un viaggio culinario nel passato. Non c'è alcun pericolo a gustarne un piatto, anzi, si consiglia vivamente di assaporare questo legume prelibato che, con la giusta cadenza, racconta storie di antiche civilizzazioni e persiste a sfidare il tempo.

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