Ecco perché “estirpare” non sconfigge la xylella
Ho scritto alla Dott.ssa De Matteis autrice dell'articolo sotto riportato quanto segue:
Ho scritto alla Dott.ssa De Matteis autrice dell'articolo sotto riportato quanto segue:
Gentilissima dott.ssa De Matteis, ai fini di una corretta
informazione sarebbe bene precisare che sia le affermazioni del professori Xyloiannis
e Ciccarone che quelle del prof. Belayev sono DELLE IPOTESI . La ringrazio per l’attenzione.
A disposizione per ogni ulteriore chiarimento.
Sempre per una corretta informazione nelle piante manca un sistema ed una memoria immunologica.
Sempre per una corretta informazione nelle piante manca un sistema ed una memoria immunologica.
Antonio Bruno
A Nardò e a Martano doppio convegno con esperti mondiali di
fitopatie che hanno indicato la via di uscita per salvare gli alberi di ulivo
dal CoDiRO. Ampia la partecipazione dei volontari
No all’estirpazione degli ulivi per fermare la Xylella, ma
bisognerebbe tornare piuttosto alle buone pratiche agricole e prendersi cura
delle piante per contenere la diffusione del batterio.
Questo è ciò che è
emerso durante il convegno tenutosi a Nardò lo scorso 27 febbraio presso il
Chiostro di Sant’Antonio e moderato da Emanuele Gabrieli Tommasi, organizzato
dal Comune per parlare dell’inutilità dell’abbattimento degli ulivi.
Il
complesso del Co.Di.Ro, da quanto emerso durante i vari interventi, sarebbe
infatti dovuto sostanzialmente ad un uso non controllato di prodotti chimici e
all’abbandono di certe zone agricole, in particolare dove ci sono gli ulivi,
vista la scarsa redditività degli ultimi anni dell’ulivo stesso. Questo crea
uno squilibrio ambientale indebolendo le difese immunitario degli alberi e creando
le condizioni per ospitare il batterio Xylella, che tuttavia può essere
tranquillamente contenuto prendendosi cura delle piante fino ad arrivare a
convivere con la pianta stessa.
Con gli ospiti dell’incontro “ L’estirpazione
degli olivi non ferma la Xylella”, il prof. Cristos Xiloyannis dell’Università
di Basilicata, i prof. Claudio Ciccarone dell’Università di Foggia e il prof.
Anatoly Belayev, responsabile della Cattedra della Protezione delle Piante
dell’Università Agraria statale di Novosibirsk in Russia, fitopatologo e
dottore delle Scienze Agrarie, sono state affrontate le pratiche di gestione
sostenibile per contenere contrastare gli stress biotici e abiotici degli
ulivi; si è trattato poi dell’eziologia di CoDiRo e delle ultime ricerche e dell’interazione
dei batteri con la pianta di olivo e con l’agroecosistema: " Finora si è
insistito solo in un’unica direzione, cioè cosa fare per eliminare la Xylella
–dichiara Xiloyannos- mentre sarebbe giusto considerare invece l’intero
ecosistema e trovare altre soluzioni. Dobbiamo relazionarci con l’ambiente:
l’ulivo racconta la storia di questo territorio, la cultura sociale, ambientale
e paesaggistica. Questo è un valore che deve essere riconosciuto all’olivo che
non deve dunque essere paragonato alle altre agricolture e considerato solo dal
punto di vista della produttività dell’olio. Bisogna poi pensare non solo alla
produzione ma anche all’impatto ambientale, cioè produrre con meno risorse e
non inquinando: invece, per produrre di più, è stato danneggiato l’ambiente e
portato il carbone del suolo nell’atmosfera. Dobbiamo dunque ripristinare la
fertilità dei suoli, utilizzare la luce e riutilizzare l’acqua reflua, perché
ora è diminuita la capacità del terreno di assorbire l’acqua durante il periodo
della pioggia, diventando sempre più arido. Non si tratta solo di Xylella
dunque, il problema è da collegare ad altre azioni e cercare di formare tutti
insieme una cultura diversa". Secondo il prof. russo Belayev, il problema
della Xylella è da ricercare principalmente nei fattori di stress della pianta:
" In Italia i fattori di stress principali per le piante sono la siccità,
gli insetti vettori che nei periodi di siccità cercano acqua e nutrimento dalle
piante indebolendole ancora di più e il nutrimento sbilanciato del terreno,
carente di magnesio, zinco, zolfo e manganese e ricco invece di potassio che
procura eccessiva salinità. Oltre a questo, si fa un uso eccessivo di
diserbanti e prodotti chimici che fortificano i fitopatogeni aumentandone la
resistenza ai prodotti chimici. Gli ulivi, già indeboliti durante la raccolta
delle olive per il metodo invasivo utilizzato, abbassano dunque la resistenza
non solo verso la Xylella fastidiosa ma anche verso le altre fitopatologie. Non
si risolve dunque il problema lottando contro la Xylella, ma è indispensabile
usare la prevenzione e rinforzare il sistema immunitario delle piante
attraverso delle analisi, trattando la pianta con i batteri antagonisti nelle
parti tagliate o morte dell’albero, che aiutano ad eliminare il batterio più
velocemente, utilizzando l’estratto di palma africano o altri prodotti naturali
, e cercando di aiutare le piante a rinforzarsi con l’uso di stimolatori
naturali come il chitosano". (Anna
De Matteis)