L’olio di Renzo per superare i problemi dell’olivicoltura del Salento
In questi giorni sono stato invitato più volte a TELERAMA dal Direttore Cesare Vernaleone per discutere insieme ad altri ospiti di olivicoltura e di olio extra vergine di oliva. Un telespettatore affezionatissimo, l’Avv. Mario Nicoletti da Parabita, non si fa una ragione di quello che è costretto a osservare nei suoi viaggi alla volta della Città di Lecce che per la verità è l’immagine davvero triste delle moltissime olive che, cadute dagli alberi, sono lasciate a marcire a terra senza che nessuno le raccolga. Un vero peccato! Anche se questa immagine è molto comune oggi a chi si avventura nelle strade del Salento leccese.
A Morciano di Leuca le olive si raccolgono dagli alberi (spruate)
Invece non è così a Morciano di Leuca a quattro passi da Santa Maria di Leuca dove i romani costruirono sul promontorio japigeo il tempio dedicato alla dea Minerva. Qui Antonio Renzo che è anche Presidente della Pro loco di Torre Vado, ha fatto un esperienza di tecnica colturale dell’olivo che si prolunga ormai da un lustro e che sottopongo all’attenzione dei colleghi e degli scienziati dell’agricoltura.
Una coltivazione “SOSTENIBILE” dell’olivo
Intanto l’amico Antonio mi ha riferito che sono ormai cinque anni che lui al suo oliveto non effettua lavorazioni né concimazioni chimiche né diserbo, né trattamenti antiparassitari con fitofarmaci.
La raccolta (spruatura) delle olive di Renzo
Quando giungono i primi di ottobre si reca nel suo fondo pieno di alberi di olivo della varietà ogliarola leccese dove due squadre composte ognuna da un uomo e due donne provvedono alla raccolta delle olive dall’albero (spruatura).
L’uomo provvede ad azionare un abbacchiatore che percuote i rami degli olivi con dei rastrelli azionati meccanicamente in modo tale da far cadere le olive nelle reti di raccolta. Ho potuto constatare di persona che è un sistema molto veloce e produttivo e il Sig. Antonio mi ha assicurato che è anche economico. Inoltre non si rovinano i ramoscelli degli olivi né vi è danneggiamento per l'albero grazie all’utilizzo delle testine fatte di materiali di ultima generazione (pettini a fibre di carbonio o di resine particolarmente elastiche) che raccolgono le olive senza danneggiare la pianta.
La raccolta delle olive che cadono sulla rete che è posta sotto la proiezione dell’albero viene effettuata dalle due donne.
L’abbacchiatore ha una lunghezza che non gli permette di arrivare sino in cima alla chioma dell’olivo
Per i rami più alti, li dove il braccio dell’abbacchiatore non arriva, ecco che il Sig. Renzo ha pensato bene di intervenire con la cimatura utilizzando una moto sega. Il sig. Antonio ordina all’operatore di tagliare i rami che siccome sono ad un’altezza tale che non può essere raggiunta dagli abbacchiatori non potrebbero mai essere oggetto di raccolta dall’albero. Dopo i vari tagli di ha come risultato finale una chioma dell’albero di oliva più bassa.
La raccolta delle olive dai rami tagliati
I rami tagliati sono comunque carichi di olive ed è per questo che vengono bacchiati con un ramo opportunamente preparato. Ho assistito di persona alla bacchiatura con il ramo di olivo in sostituzione dell’abbacchiatore pneumatico e ho osservato la rapidità di questa operazione. Infatti in pochi secondi sotto i colpi di questo ramo che pare una frusta, le olive cadono sulla rete messa sotto la proiezione dell’albero.
Le foglie concime organico
Dai rami potati vengono asportate le foglie una parte delle quali viene data in pasto ai conigli, di cui vi riferirò in altro mio pezzo, e un’altra parte viene interrata alla base del tronco per divenire un vero e proprio concime organico.
La lotta alla mosca delle olive inventata dal fratello di Antonio
Il fratello di Antonio Renzo è stato Preside di Scuola Superiore e professore di Filosofia dell’Università del Salento. Mi ha detto che aveva un albero di cachi che ogni anno era attaccato dalla mosca. I bei frutti rossi che tutti ammiriamo in questa stagione erano immangiabili. Stessa cosa accadeva con gli agrumi. Per questi alberi il professor Renzo ha trovato un modo per non avere attacchi di questi insetti. Il prof. Renzo ha preso un boccione di plastica di quelli che vengono utilizzati per mettere il vino, ci ha messo dell’acqua e pochissimo ROGOR che come tutti sappiamo è il dimetoato o dimethoate ovvero un insetticida della classe dei fosforganici.
Siccome è un principio attivo neurotossico, nocivo per l'uomo per ingestione, inalazione e per contatto con la pelle tutti sappiamo che non possiamo utilizzarlo sulla frutta né sulle olive perché avveleneremmo noi stessi e le persone che mangiassero quella frutta e quell’olio ottenuto da olive trattate.
Renzo allontana gli insetti usando il cattivo odore del rogor
Infatti il professor Renzo non tratta gli alberi, e quindi i frutti, con questo potente insetticida ma lo mette in un profondo boccione di plastica lasciando quest’ultimo senza tappo e appendendolo all’albero. Ebbene né sui cachi, né sui limoni, arance e mandarini si sono fatte vivi gli insetti! Una vittoria senza aver fatto uso delle armi! La stessa cosa è accaduta per le olive.
Capite? Nessun trattamento contro la mosca! Solo un boccione di plastica da 3 litri con qualche decina di grammi di acqua e poco rogor che basta da solo da deterrente per gli insetti parassiti.
Conclusioni
Io ho solo riferito ciò che mi è stato detto e ciò che ho osservato. Approfondirò l’argomento seguendo la tecnologia del prof. Renzo e in conclusione posso affermare che sino a prova contraria, quella dei Fratelli Renzo sembra una tecnica di coltivazione dell’oliveto che da un olio assolutamente “biologico” senza contaminazione chimica di alcun tipo. Il prodotto sano e di primissima qualità degli alberi di olivo dei Fratelli Renzo è un olio monovarietale di ogliarola leccese. Le tecniche che ho illustrato ottengono un prodotto finale dal sapore eccezionale e unico nella qualità. Ciò penso sia possibile sia per la combinazione tra il giusto periodo di raccolta ed il processo di lavorazione delle olive, sia per il bassissimo grado di acidità e per le caratteristiche organolettiche e sensoriali che lo rendono inconfondibile.
Mi rendo conto che queste mie parole faranno riflettere tutti i colleghi e i produttori che adottano i metodi classici. Mi aspetto da loro ogni obiezione al fine di iniziare un dibattito che affronti questa o altre possibili tecnologie per superare le criticità del comparto olivicolo del Salento.
di Antonio Bruno
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