Funghi parassitari - Phaeoacremonium e
Phaeomoniella spp.
Phaeoacremonium
(Pha) è un
genere fungino descritto di recente, con caratteristiche intermedie fra Phialophora
e Acremonium. Oltre alla specie tipo Phaeoacremonium parasiticum,
tale genere comprende oggi una trentina di specie, tra cui P. rubrigenun,
P. aleophilum e P. alvesi, P. inflatipes, P. mortoniae. Studi
ancora più recenti, inoltre, hanno dimostrato che all’interno di tale genere
sono stati isolati le specie riconducibili al genere Phaeomoniella (Phm).
Si tratta di
funghi a crescita lenta, le cui colonie raggiungono 9-20 mm di diametro dopo 7
giorni a 25-30°C. Le colonie hanno aspetto variabile, da fioccoso a cotonoso,
lievitiforme, con un micelio aereo rado o poco sviluppato. La forma imperfetta
presenta ife ramificate, settate, singole o in fasci, caratteristicamente
tubercolate, verrucose, da bruno chiaro a ialine. Le ife conidiofore, con una o
più fialidi terminali o laterali solitamente, possono portare collaretti. I
conidi sono ialini, generalmente oblunghi-ellissoidali o allantoidi, molto
piccoli, mediamente misuranti 3-7 x 1-3 μm. Alcune specie, soprattutto del
genere Phaeomoniella, producono picnidi, isolati o raggruppati, globosi
o subglobosi, scuri, del diametro di 75-200 μm, superficiali o appena immersi
nella matrice vegetale. I picnidi costituiscono la principale forma di
svernamento e di disseminazione dell’inoculo. In coltura possono produrre
strutture globose, simili a clamidospore, e microsclerozi.
Diverse specie
di Phaeoacremonium sono state isolate da un’ampia gamma di specie
legnose, sia come semplici e innocui endofiti, sia come agenti patogeni
associati a deperimenti, disseccamenti, e morte delle piante; alcune specie
sono riportate associate a micosi opportunistiche nell’uomo, altre a larve di
scolitidi, altre ancora vivono saprofiticamente nel terreno. Il quadro
fitopatologico più importante in cui sono notoriamente coinvolte diverse specie
di Phaeoacremonium e di Phaeomoniella è il noto complesso del mal
dell’esca della vite ma sono stati riscontrati per la Pha. parasiticum disseccamenti
e alterazione del sistema vascolare anche su ciliegio, albicocco e mandorlo e
actinidia.
Agli inizi
degli anni '80, Pha. parasiticum, originariamente descritto come Phialophora
parasitica, è risultato agente di gravi disseccamenti dell’olivo in Grecia;
le piante colpite, cv Megaritiki, presentavano anche forti infestazioni di Hylesinus
oleiperdae Ploeotribus scarabeoides. Non sono disponibili
informazioni sul comportamento di tale patogeno negli ambienti olivicoli
italiani o sulla sua eventuale associazione con altri insetti (Zeuzera
pyrina) e/o altri agenti fitopatogeni.
Viene comunque
riscontrata in diversi casi la presenza di tali funghi nel legno dove si
riscontrano i fori determinati dalle larve di Zeuzera pyrina.
Nota da tempo
è, invece, l’attività parassitaria di Pha. rubrigenum e di Pha.
aleophilum, la specie più diffusa e più comunemente rinvenuta su vite con
sintomi di esca. Alcuni dati riportati per olivi inoculati con entrambe le
specie, dimostrano che esse determinano gravi imbrunimenti del legno ma non
causano sintomi di gravi disseccamenti.
Scarse o nulle sono le informazioni disponibili su Pha.
alvesii e sul comportamento parassitario di altre specie di Phaeoacremonium
e di Phaeomoniella sull’olivo, sia da sole sia in associazione tra
di loro o in presenza di altri agenti fitopatogeni. Phaeoacremonium e Phaeomoniella
spp. penetrano prevalentemente attraverso ferite fresche e l’inoculo è
costituito da conidi trasportati dal vento e dalla pioggia. Pertanto, mantenere
bassa la densità di inoculo di questi funghi nell’oliveto, costituisce fattore
indispensabile per prevenire nuove infezioni.
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