UNAPROL: IL PUGLIESE PANTALEO PICCINNO
NOMINATO VICEPRESIDENTE NAZIONALE
Il Presidente della
Coldiretti di Lecce, Pantaleo Piccinno, è stato nominato vicepresidente di
UNAPROL, consorzio olivicolo italiano, nel corso dell’odierno consiglio di
amministrazione, riunitosi sotto la presidenza di David Granieri.
“Forte
sarà la voce della Puglia – ha dichiarato il neo eletto Piccinno – nelle politiche di promozione e tutela
dell’extravergine di oliva di qualità. Nel corso dell’ultimo decennio le
importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più
rapidamente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della
posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le
importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87.000
tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38.000 tonnellate. Gli
oli stranieri vengono importati principalmente da Spagna, Grecia e Tunisia,
acquistati a prezzi più bassi rispetto al prodotto regionale e utilizzati dagli
imbottigliatori per l’ottenimento di blend con oli regionali”.
L’Italia
detiene una quota pari al 20% della produzione comunitaria. A giugno 2014,
secondo i dati forniti dal Mipaaf, il settore presenta conta una produzione di
465mila tonnellate, un import di 593mila tonnellate, l’export pari a 354mila
tonnellate e i consumi hanno sfiorato le 700mila tonnellate. Il 76% delle
vendite made in Italy all’estero appartiene alla categoria degli oli di pregio
(vergine+extravergine). I principali mercati di sbocco sono rappresentati da
Usa e Germania; ottima anche la posizione del Giappone. Per le Dop l’Italia con
43 denominazioni (42 Dop e 1 Igp), detiene il 38% delle designazioni di origine
dei marchi europei. Segue la Grecia con 29 e la Spagna con 27. Per le produzioni
Bio, il 14% delle superifici Bio, pari a 164.488 ha, sono appannaggio
dell’olivicoltura e la produzione di olio biologico risulta maggiormente
concentrata in Puglia (33%), Calabria (30%) e Sicilia (11%).
“Sotto
il pressing durato anni di Coldiretti – ha ricordato il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele – è stata approvata
legge “salva olio Made in italy”, un risultato straordinariamente importante,
raggiunto nonostante le tante ‘insidie’ di quanti – italiani e pugliesi -
intendevano, senza esserci riusciti, ostacolare il percorso di trasparenza e
legalità che il comparto olivicolo-oleario aspettava da anni. Oggi abbiamo la
possibilità di dare un’altra sterzata al problema in Parlamento dove approvare
uno specifico emendamento diretto a rispondere alle osservazioni dell’Unione
Europea ed a rendere operativa la norma ed il Decreto ministeriale pubblicato
sulla Gazzetta Ufficiale del 18 ottobre 2007 che ha imposto in Italia l’obbligo
di etichettatura dell’olio extra vergine di oliva, ripristinando tra l’altro il
tappo antirabbocco a tutela del vero extravergine italiano anche nella
ristorazione”.
In
Puglia nonostante il riconoscimento comunitario per 5 oli DOP (Denominazione
d’Origine Protetta) al ‘Terra di Bari’,
‘Terra d’Otranto’, ‘Dauno’, ‘Collina di Brindisi’ e ‘Terre Tarentine’ ed una
produzione pari a 11 milioni di quintali di olive ed oltre 2,2 milioni di
quintali di olio, con un'incidenza della produzione olivicola regionale su
quella nazionale pari al 36,6% e al 12% di quella mondiale, è proprio il
comparto olivicolo-oleario ad essere maggiormente colpito dal fenomeno delle
sofisticazioni.
“La
Puglia è crocevia di traffici e triangolazioni – ha concluso Angelo Corsetti, Direttore di Coldiretti
Puglia - come dimostrato dalle ripetute denunce di frodi e sofisticazioni e
dai sequestri di prodotto adulterato, effettuati dalle forze dell’ordine a
partire da Nas, Nac e Corpo forestale dello Stato. In Puglia la PLV (Produzione
Lorda Vendibile) del comparto olivicolo-oleario è pari al 20% della totale PLV
del settore agricolo, per un valore di 600 milioni di euro, così come il
comparto partecipa alla composizione del Prodotto Interno Lordo dell’intera
ricchezza regionale per il 3%. L’Italia è il primo importatore mondiale di
olio, proveniente per il 74% dalla Spagna, il 15% dalla Grecia e per il 7%
dalla Tunisia. Gli oli di oliva importati in Italia vengono, infatti, mescolati
con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la
copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di
italianità da sfruttare sui mercati internazionali”.
Bari,
22 luglio 2014
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