MISURE DA ADOTTARE
Quanto si
sta verificando nella provincia di Lecce, alla luce delle diagnosi formulate da
numerosi tecnici e ricercatori e delle analisi effettuate dai laboratori
abilitati, ha messo in evidenza una situazione fitosanitaria piuttosto complessa
per i differenti fattori coinvolti. Una maggiore importanza è stata data al
quadro fitopatologico per le infezioni della X. fastidiosa, per
l’elevata dannosità che può determinare e per l’obbligo di adottare le misure
da quarantena imposte dalle norme internazionali, europee e nazionali.
I criteri generali stabiliti per la gestione dei parassiti
da quarantena, infatti, impongono l’obbligo di adottare tutte le misure
necessarie in grado di contribuire ad eradicare ed evitare la diffusione del
batterio.
La
complessità di questa emergenza verificatesi nella provincia di Lecce, impone
la necessità di focalizzare l’attenzione sull’attuazione di misure da porre in
essere e di tutti i possibili interventi fitosanitari diretti, compresa
l’attuazione di pratiche agronomiche, da intensificare rispetto alla normale
conduzione di buone partiche agricole, previste nella condizionalità.
MISURE AGRONOMICHE
La
condizionalità stabilisce le buone pratiche agricole, che le aziende agricole
devono rispettare per assicurare un corretta conduzione vegetativa delle
piante. L’emergenza in atto, a seguito delle infezioni di X. fastidiosa e
della diffusa presenza del CoDiRO, pone la necessità di adottare misure
agronomiche aggiuntive, al fine di contrastarne l’ulteriore diffusione e di
migliorare lo stato vegetativo delle piante.
Gestione del suolo
La gestione del suolo negli areali leccesi,
caratterizzati da clima caldo-arido e da uno scarsissimo contenuto di sostanza
organica, attraverso lavorazioni superficiali che mantengano quanto più
inalterato l’habitat naturale deve assicurare il raggiungimento dei seguenti
obiettivi:
ü Ridurre le perdite di acqua per evaporazione da parte del terreno
e migliorare la conservazione delle risorse idriche e, di conseguenza, lo stato
vegetativo della pianta;
ü aumentare la macroporosità del terreno per migliorarne la capacità di
accumulo dell’acqua;
ü favorire un maggiore arieggiamento del terreno;
ü mantenere il terreno libero da erbe infestanti le quali, oltre a
determinare fenomeni di competizione alimentare con la coltura, possono essere
ospiti di X. fastidiosa e rappresentare perciò un pericoloso serbatoio
di inoculo per la malattia per il tramite degli insetti vettori. In alternativa
alla lavorazione, il controllo delle erbe infestanti può essere effettuato
anche mediante trinciatura e, in ultima analisi, con prodotti chimici registrati.
ü interrare
concimi fosfatici e potassici e la sostanza organica prodotta nell’oliveto.
Potatura
La potatura rappresenta da sempre una delle
criticità tecniche per l’olivicoltura salentina ed è probabilmente tra i
fattori predisponente alla diffusione dei vettori e degli agenti patogeni
associati al complesso del disseccamento rapido dell’olivo.
Pertanto, è necessario effettuare periodiche
potature (possibilmente con cadenza biennale), per favorire un maggiore arieggiamento della pianta. migliorare il suo
stato vegetativo, mantenere la sua produttività costante nel tempo ed
ostacolare lo sviluppo di avversità parassitarie.
Non bisogna
dimenticare che l’olivo ha bisogno di molta luce e non riesce a svilupparsi in
modo ottimale quando la
chioma è soggetta ad un eccessivo ombreggiamento.
Attraverso le operazioni di
potatura, è possibile individuare ed eliminare parti di pianta disseccate o
danneggiate da parassiti o avversità climatiche compreso quelli associabili
alla X. fastidiosa e ad altri agenti parassitari del CoDiRO.
E’ buona norma evitare, in qualunque periodo, di potare
nei giorni immediatamente successivi a eventi piovosi, quando tutti i funghi
responsabili di alterazioni xilematiche o di disseccamenti rameali, mostrano un
incremento della produzione di conidi e corpi fruttiferi aumentando
notevolmente la quantità di inoculo, e quindi il pericolo di nuove infezioni.
Entro poche ore dal taglio, le ferite di potatura delle
grosse branche devono essere protette con mastici protettivi. La protezione delle
ferite da taglio consente anche di impedire la penetrazione delle larve degli
insetti xilofagi come la Zeuzera pyrina. Ove necessario si può ricorrere
a un trattamento con atomizzatore, utilizzando formulati rameici.
Gli attrezzi impiegati per il taglio devono essere
disinfettati con ipoclorito di sodio o con sali quaternari d’ammonio prima del
loro riutilizzo.
L’uso della potatura quale intervento per risanare la
pianta dal rodilegno giallo o dai funghi lignicoli, può costituire una pratica
che consente di ottenere buoni risultati di ripresa delle piante
parassitizzate.
Non
sono, invece, ancora molto chiari gli eventuali effetti positivi che si possono
trarre potando immediatamente le parti di piante infette da X. fastidiosa. In
diversi casi gli olivicoltori hanno effettuato drastiche potature, su olivi
infetti, con l'obiettivo di riformare la chioma sfruttando la capacità
pollonifera dell'olivo. Tuttavia, dalle osservazioni effettuate è stato
costatato che le piante reagivano emettendo nuovi germogli, ma dopo alcuni
mesi, gli stessi disseccavano e successivamente il disseccamento si estendeva
alla branca e poi all’intera pianta.
Come accertato da ricerche scientifiche, infatti, il
batterio, pur se lentamente, è in grado di spostarsi nei vasi xilematici anche
in senso basipeto (dall’alto verso il basso), per cui, anche se l'infezione
avviene nella parte alta della chioma, il batterio attraverso i vasi linfatici
giunge nella parte bassa della pianta e infetta anche i nuovi germogli/polloni,
andando a pregiudicarne la capacità rigenerativa attraverso l'emissione dei
nuovi germogli.
In ogni caso, sono necessari ulteriori approfondimenti da
eseguirsi su piante infettate da poco da X. fastidiosa, per sperimentare
e verificare se una potatura severa riesca a contrastare ed evitare che le
cellule del batterio possano interessare la parte bassa del tronco.
Per quanto su descritto risulta evidente che sistemi di
potatura impostati su interventi quinquennali o comunque pluriennali non
consentono di verificare tempestivamente la presenza di disseccamenti
associabili alle infezioni di X. fastidiosa. Pertanto, effettuare una
potatura almeno biennale e nel periodo invernale eliminando le parti secche,
consentirà di poter meglio riscontrare i successivi disseccamenti che si
possono verificare durante il periodo vegetativo. I residui di potatura
delle parti più piccole della chioma, nelle aree delimitate (zone infette e
zone tampone), non possono essere movimentate al di fuori di esse.
I residui di potatura vanno trinciati o bruciati
secondo le disposizioni, in caso di conferma del Disegno di Decreto Legge del
24 giugno 2014 n. 91 art 14 comma 8 lettera b) che riporta: “Le disposizioni
del presente articolo e dell'articolo 256 non si applicano al materiale
agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture in loco nel
caso di combustione in loco delle stesse. Di tale materiale è consentita la combustione in piccoli cumuli e in quantità
giornaliere non superiori a tre metri steri
per ettaro nelle aree, periodi e orari individuati con apposita ordinanza del
Sindaco competente per territorio. Nei periodi di massimo rischio per gli
incendi boschivi, dichiarati dalle Regioni, la combustione di residui vegetali
agricoli e forestali è sempre vietata”.
Le parti più grosse come branche e tronchi possono essere
movimentate, in quanto dà indicazioni scientifiche non costituiscono elementi
di diffusione della X. fastidiosa. Tale ipotesi è suffragata dalla
specificità della trasmissione del batterio attraverso insetti vettori
(cicaline) che per le loro piccole dimensioni non sono in grado di perforare le
cellule lignificate dei grossi rami, delle branche e dei tronchi, e pertanto è
molto improbabile che una cicalina possa acquisire le cellule del batterio. I
siti preferiti per l’alimentazione, infatti, da tali insetti sono i teneri
germogli e le giovani foglie della pianta o le fresche erbe spontanee.
Gestione delle risorse idriche
In considerazione delle scarsissime risorse idriche del
territorio, gli impianti irrigui, ove è possibile realizzarli, devono essere a
micro-portata.
Si consiglia di praticare l’irrigazione con turni brevi e
con volumi di acqua contenuti per ridurre le perdite per percolazione,
favorendo così un più facile e costante assorbimento dell’acqua da parte della
pianta.
La regolare disponibilità idrica è particolarmente
importante per l’olivo in tutte le fasi del suo ciclo vegetativo, soprattutto
nei periodi di prolungata siccità estiva, molto frequenti nei nostri ambienti,
che provocano nelle piante gravi condizioni di stress e, di conseguenza, uno
stato vegetativo di deperimento generale, che le rende più vulnerabili ad
alcuni attacchi parassitari. Si consiglia, pertanto, di intervenire con
irrigazioni di soccorso ogni qualvolta si verifichino condizioni di siccità.
Concimazioni
L’apporto di sostanze nutritive è necessario per fare esprimere
alla pianta il massimo delle sue potenzialità produttive e qualitative.
L’olivo ha bisogno di essere concimato annualmente,
mediante razionali apporti di fertilizzanti minerali e/o organici.
In particolare per gli apporti di azoto, si consiglia di
non superare, in generale, le 100-120 unità/ha e di frazionare la dose di
questo elemento nei tre periodi di maggiore fabbisogno,come di seguito
indicato:
ü 40% ripresa vegetativa/pre-fioritura;
ü 30% post-allegagione;
ü 30% ingrossamento frutti.
Al fine,
inoltre, di migliorare la struttura del terreno si consiglia di sostituire i
concimi chimici con quelli a composizione organica.
INTERVENTI FITOSANITARI
ECOSOSTENIBILI
La difesa fitosanitaria, nell’ottica di una
protezione ecosostenibile dell’oliveto, va assicurata nei tempi opportuni e
secondo corrette procedure di applicazione dei prodotti fitosanitari
utilizzati. Vanno rispettatele indicazioni prescritte in etichetta e quelle
riportate nei disciplinari di produzione integrata, pubblicati annualmente
dall’Osservatorio fitosanitario regionale.
Si ribadisce l’importanza che riveste l’adozione
di forme di allevamento, che permettano una buona areazione ed illuminazione
della chioma, associata alla spollonatura, per favorire un buon stato
vegetativo, concorrendo a realizzare condizioni non predisponenti ad attacchi
parassitari, che producono una debilitazione della pianta. Tali condizioni
vegetative consentono anche di migliorare l’efficacia terapeutica dei prodotti
fitosanitari impiegati, in quanto riescono più facilmente a raggiungere il
bersaglio e, nello stesso tempo, è possibile ridurre l’impatto ambientale
nell’ecosistema agrario.
Al fine di predisporre una strategia integrata di
difesa ecosostenibile, che tenga conto dei diversi agenti parassitari trattati
in queste linee guida, si riporta il controllo fitosanitario per le singole
avversità.
Mezzi di prevenzione nei
confronti della Xylella fastidiosa
Vanno evidenziati alcuni elementi fondamentali
sulla biologia del batterio e sulle modalità di trasmissione e di diffusione,
già descritti in precedenza per meglio individuare metodi e mezzi di controllo
che dovrebbero, comunque, essere omogeneamente applicati su vasti comprensori
per essere efficaci.
La X. fastidiosa è un batterio che vive
esclusivamente nelle zone xilematiche della pianta (fasci linfatici della parte
del legno situata nella zona centrale del tronco che trasportano la linfa dalle
radici alle zone apicali della pianta).
Nonostante il batterio viva e si moltiplichi nei
vasi linfatici con flusso ascendente, è in grado di ripercorrerlo
controcorrente molto lentamente verso le parti basse della pianta, fino ad
interessare la base del tronco.
La X.
fastidiosa è un batterio che non produce spore o elementi di diffusione
propria che attraverso l’aria o contatto diretto possono determinare ulteriori
infezioni su altre piante.
L’unica modalità di diffusione del batterio, oltre
all’utilizzo di materiale di propagazione infetto, è la trasmissione attraverso
insetti vettori, che pungendo piante infette acquisiscono le cellule batteriche
e le iniettano nelle piante sane.
Le Cicaline durante il cambio generazionale e le diverse
mute di crescita perdono le cellule del batterio, per cui gli stessi devono
nuovamente acquisirle dalle piante infette. Tale aspetto biologico costituisce
un elemento fondamentale per ridurre o evitare la diffusione della X.
fastidiosa, infatti, con l’eliminazione delle piante infette si ottiene una
riduzione del potenziale di inoculo, che nel lungo temine può contribuire al
risanamento di una zona infetta in quanto gli insetti vettori, non trovando
piante da cui acquisire il batterio, sono incapaci di diffonderlo.
Gli insetti individuati quali vettori della X.
fastidiosa sono di piccole dimensioni e con una apparato boccale pungente
succhiante, in grado di pungere essenzialmente i giovani e teneri germogli
delle piante e delle erbe spontanee.
Si ritiene, pertanto,
fondamentale, attivare azioni precauzionali, al fine di prevenire le infezioni
e la diffusione della X. fastidiosa, attraverso un capillare controllo
degli insetti vettori utilizzando sostanze attive efficaci per tale scopo.
Le
stesse disposizioni, inoltre, della Decisione della Commissione europea
prevedono interventi obbligatori per il controllo dei vettori.
Considerando
che la X. fastidiosa interessa oltre l’olivo anche altre specie
frutticole ed ornamentali, si riportano nella tabella 1 le sostanze attive
che presentano un grado di attività contro le cicaline e, per le quali,
prima dell’utilizzo, va verificata la specifica registrazione sulla coltura da
trattare.
Sostanza attiva
|
Grado di attività su
cicaline
|
Registrazione su olivo
|
Buprofezin
|
+++
|
SI
|
Dimetoato
|
++
|
SI
|
Deltametrina
|
++
|
SI
|
Lambda cialotrina
|
++
|
SI
|
Imidacloprid
|
++
|
SI
|
Etofenprox
|
+++
|
NO
|
Clorpirifos metile
|
++
|
NO
|
Azadiractina
(autorizzato in biologico)
|
+
|
SI
|
L’applicazione di tali sostanze attive deve essere fatta
con razionalità e in relazione al loro meccanismo di azione per evitare
l’inefficacia nel controllo dei vettori.
Il buprofezin agisce sulle forme giovani degli
insetti, in quanto è un inibitore della crescita, per cui va utilizzato in
primavera quando sono maggiormente presenti gli stadi giovanili delle cicaline.
Sull’olivo viene utilizzato per il controllo della Cocciniglia mezzo grano di
pepe (Saessetia oleae).
Il dimetoato è una sostanza già utilizzata
usualmente negli oliveti essenzialmente per il controllo della Mosca delle
olive (Bactrocera oleae), ma anche per il controllo della Tignola delle
olive (Prays oleae). Agisce per contatto e ingestione ed essendo
citotropico viene assorbito dalla vegetazione e non si dilava facilmente.
I piretroidi (deltametrina,
lambda-cialotrina) non hanno diffuso impiego sull’olivo. Infatti, anche se
registrati su tignola e mosca, non hanno la proprietà di penetrare nei tessuti
vegetali (citotrocipità), per cui non sono in grado di controllare le larve di
tali insetti, che vivono esclusivamente nell’interno della polpa delle olive.
Eventuali larve di altri insetti che vivono sulle parti esterne della
vegetazione possono essere più facilmente controllate da tali sostanze attive
in quanto agiscono per ingestione e contatto. Il loro uso nei programmi di
difesa integrata ecosostenibile dell’olivo non è previsto e sulle altre colture
è limitato ad un solo trattamento all’anno.
L’imidacloprid è un neonicotinoide e recentemente
è stato anche registrato sull’olivo per il controllo della mosca. E’ una
sostanza attiva con proprietà sistemiche, per cui entra in circolazione con la
linfa. L’uso di tale sostanza deve essere fatto esclusivamente nel periodo
autunnale e massimo per un solo intervento l’anno.
L’etofenprox è una sostanza che agisce per
contatto e ingestione, non è registrata sull’olivo ma può essere utilizzata su
altre colture comprese le ornamentali.
Il clorpirifos metile ha una azione di controllo di
diversi insetti tra cui anche le cicaline. Non è registrato su olivo ma su
diverse colture comprese le ornamentali e tappeti erbosi. Agisce per ingestione
e contatto ed è lievemente citotropico.
L’Azadiractina è un prodotto utilizzato
anche in agricoltura biologica. Per le aziende condotte con metodo biologico
rappresenta l’unica sostanza che può essere utilizzata senza incorrere in
irregolarità legislative. La sua azione è essenzialmente di predisporre la
pianta a reagire nei confronti di infestazioni da parte degli insetti.
E’ buona norma che i trattamenti contro le cicaline siano
effettuati durante le prime ore del mattino, quando tali insetti sono poco
mobili, avendo cura di bagnare bene la parte più interna della vegetazione.
È anche utile miscelare l’olio minerale bianco in dose
ridotta (max. 500 g/hl), per migliorare l’efficacia dei prodotti utilizzati.
Estendere i trattamenti anche alle zone incolte o
alle erbe spontanee, consente di ridurre la popolazione degli individui degli
insetti I periodi più idonei per effettuare i trattamenti sono:
la ripresa vegetativa per la presenza di nuovi germogli e di erbe spontanee
molto appetibili a tali insetti;
i mesi di maggio-giugno quanto le erbe spontanee tendono a disseccarsi e le
cicaline si trasferiscono sui germogli dell’olivo o di altre piante in
vegetazione;
il periodo autunnale quando le prime piogge favoriscono
la ripresa vegetativa delle piante e delle erbe con emissioni di giovani
germogli.
Si pone all’attenzione degli
operatori agricoli e dei tecnici l’inutilità di effettuare interventi
fitosanitari specifici per curare le piante infette da X. fastidiosa, in
quanto non esistono in commercio prodotti chimici autorizzati ed efficaci per
combattere i batteri. Qualsiasi informazione/pubblicità in tal senso ha solo
carattere speculativo, ed economicamente dannoso per le aziende e, pertanto, si
diffida chiunque dal diffondere informazioni mendaci.
Controllo del Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina)
Vanno eliminate le parti
vegetative attaccate dalle larve dell’insetto, cercando di individuare nel legno la presenza delle
stesse per sopprimerle.
Le larve vivono esclusivamente all’interno del legno e
possono trovarsi all’esterno solo per pochissimo tempo, tra il passaggio da un
ramo più piccolo a quello più grande.
Le numerose esperienze effettuate per il controllo di
questo insetto sull’olivo hanno evidenziato la scarsa o nulla efficacia dei
prodotti fitosanitari attualmente in commercio. Come già indicato nella
scheda dell’insetto, la migliore strategia di difesa è l’applicazione di metodi
agronomici e biotecnici.
Gli Interventi agronomici devono prevedere:
ü la rimozione di tutte le parti disseccate o infestate;
ü l’eliminazione diretta della larva nelle gallerie (per
impala ento con filo o cavetto d’acciaio).
L’impiego
di mezzi biotecnici prevedono l’utilizzo di sostanze feromoniche femminili
per l’attrazione dei maschi.
Possono
essere applicate due tecniche di controllo:
la cattura massale, con l’obiettivo di ridurre la
popolazione dei maschi adulti,utilizzando le trappole attivate con feromone
sessuale femminile. Il metodo, da esperienze maturate, risulta moderatamente
efficace. È necessario sia installare, nella parte alta della chioma, almeno 10
trappole per ettaro, cercando di fissarle bene per evitare che ondeggino, sia
cambiare l’erogatore contenente il feromone sessuale ogni 40-50 giorni.
la confusione sessuale, con
l’obiettivo di ridurre e ritardare gli accoppiamenti, in maniera tale da
abbassarne la potenzialità riproduttiva e di conseguenza la popolazione larvale
responsabile dei danni.
Il metodo prevede l’installazione annuale sulle piante di
dispenser contenente il feromone sessuale femminile che viene rilasciato molto
lentamente nell’ambiente. I maschi, inseguendo queste false tracce odorose,
sono distolti dalle ricerca delle femmine e infine muoiono per sfinimento,
senza potersi accoppiare. La femmina, vergine, deporrà così uova sterili.
Questa tecnica determina un graduale ma consistente
abbassamento della popolazione dell’insetto e, di conseguenza, una riduzione
delle infestazioni al di sotto della soglia di danno. La tecnica è efficace se
applicata su ampie superfici. Già dal primo anno, infatti, si può costatare una
riduzione dell’infestazione. E’ necessario, però, rispettare precise regole
nell’applicazione del metodo e in particolare:
ü la superficie da trattare deve essere superiore almeno a 3
ettari, in quanto l’efficacia è tanto maggiore quanto più ampia è la superficie
interessata;
ü il numero totale di diffusori
da istallare per ettaro deve essere di 300 diffusori/ettaro, aumentando il
numero come rinforzo sui bordi dell’area trattata, in maniera da compensare le
maggiori perdite di feromone.
L’applicazione dei diffusori va effettuata in
primavera, prima dell’inizio del volo degli adulti di Z. pyrina. Un’applicazione
precoce è da preferire rispetto ad un’applicazione ritardata, perché il
rilascio dei diffusori risulta sufficiente per coprire l’intera stagione ed è
importantissimo avere un effetto sui primissimi insetti adulti che compaiono in
campo.
I diffusori vanno applicati disponendoli sui rametti
laterali, preferibilmente in una zona ombreggiata e a livello del terzo
superiore dell’albero. E’ necessario non causare microfessure lungo la parete
del diffusore che andrebbero ad alterarne la capacità o la regolarità di
erogazione. I diffusori da applicare come rinforzo, invece, vanno applicati
nella parte alta della pianta a circa mezzo metro al di sotto della chioma.
Per evitare eventuali errori nell’impostazione e
applicazione di tale controllo biotecnico è necessario essere assistiti da
tecnici esperti inseriti in organizzazioni preposte ai programmi di assistenza
in olivicoltura.
L’installazione
di alcune trappole innescate con feromone consente di verificare la
funzionalità del sistema della confusione sessuale in quanto non si devono
riscontrare catture nelle trappole, a conferma che il maschio non è in grado di
identificare le femmine.
Controllo degli agenti
fungini
I funghi, responsabili dell’imbrunimento del
legno e dei disseccamenti rameali, penetrano essenzialmente attraverso le
ferite e i fori determinati dal rodilegno giallo. Pertanto, il controllo
maggiore della zeuzera ed un’attenta profilassi dopo gli interventi di
potatura, come descritto in precedenza, consentirebbero di evitare l’infezione
e la produzione di nuovi inoculi da parte di tali funghi.
Risulta evidente che il controllo diretto su tali
funghi, dopo il loro insediamento, è praticamente impossibile, in quanto essendo localizzati nei tessuti xilematici del tronco o
delle branche, non possono essere raggiunti dai prodotti fitosanitari. Tutte le
azioni, pertanto, da mettere in atto devono essere di carattere preventivo e
finalizzate a mantenere lo stato vegetativo e fitosanitario delle piante in
buone condizioni.
Anche il controllo principalmente della Zeuzera
pyrina, ma anche di altri insetti come la Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia
oleae), gli scolitidi fleotribo (Phloeotribus scarabeoides) ed
ilesino Leperisinus fraxini o Hylesinus oleiperda o parassiti
fungini come l’Occhio di pavone (Fusicladium oleaginum), la
Cercosporiosi o piombatura (Pseudocercospora cladosporioides), la lebbra
(Colletotrichum spp.), consente di mantenere in buone condizioni lo
stato vegetativo delle piante.
Tra le
azioni preventive, rilevante è la protezione dei tagli con mastici o
sostanze protettive come il rame, per evitare l’introduzione attraverso
tali ferite dei parassiti che si insediano nell’interno del legno.
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