venerdì 18 luglio 2014

MISURE DA ADOTTARE NEGLI OLIVETI DELLA PROVINCIA DI LECCE



MISURE DA ADOTTARE
Quanto si sta verificando nella provincia di Lecce, alla luce delle diagnosi formulate da numerosi tecnici e ricercatori e delle analisi effettuate dai laboratori abilitati, ha messo in evidenza una situazione fitosanitaria piuttosto complessa per i differenti fattori coinvolti. Una maggiore importanza è stata data al quadro fitopatologico per le infezioni della X. fastidiosa, per l’elevata dannosità che può determinare e per l’obbligo di adottare le misure da quarantena imposte dalle norme internazionali, europee e nazionali.
I criteri generali stabiliti per la gestione dei parassiti da quarantena, infatti, impongono l’obbligo di adottare tutte le misure necessarie in grado di contribuire ad eradicare ed evitare la diffusione del batterio.
La complessità di questa emergenza verificatesi nella provincia di Lecce, impone la necessità di focalizzare l’attenzione sull’attuazione di misure da porre in essere e di tutti i possibili interventi fitosanitari diretti, compresa l’attuazione di pratiche agronomiche, da intensificare rispetto alla normale conduzione di buone partiche agricole, previste nella condizionalità.
MISURE AGRONOMICHE
La condizionalità stabilisce le buone pratiche agricole, che le aziende agricole devono rispettare per assicurare un corretta conduzione vegetativa delle piante. L’emergenza in atto, a seguito delle infezioni di X. fastidiosa e della diffusa presenza del CoDiRO, pone la necessità di adottare misure agronomiche aggiuntive, al fine di contrastarne l’ulteriore diffusione e di migliorare lo stato vegetativo delle piante.
Gestione del suolo
La gestione del suolo negli areali leccesi, caratterizzati da clima caldo-arido e da uno scarsissimo contenuto di sostanza organica, attraverso lavorazioni superficiali che mantengano quanto più inalterato l’habitat naturale deve assicurare il raggiungimento dei seguenti obiettivi:
ü Ridurre le perdite di acqua per evaporazione da parte del terreno e  migliorare la conservazione delle  risorse idriche e, di conseguenza, lo stato vegetativo della pianta;
ü aumentare la macroporosità del terreno per migliorarne la capacità di accumulo dell’acqua;
ü favorire un maggiore arieggiamento del terreno;
ü mantenere il terreno libero da erbe infestanti le quali, oltre a determinare fenomeni di competizione alimentare con la coltura, possono essere ospiti di X. fastidiosa e rappresentare perciò un pericoloso serbatoio di inoculo per la malattia per il tramite degli insetti vettori. In alternativa alla lavorazione, il controllo delle erbe infestanti può essere effettuato anche mediante trinciatura e, in ultima analisi, con prodotti chimici registrati.
ü interrare concimi fosfatici e potassici e la sostanza organica prodotta nell’oliveto.

Potatura
La potatura rappresenta da sempre una delle criticità tecniche per l’olivicoltura salentina ed è probabilmente tra i fattori predisponente alla diffusione dei vettori e degli agenti patogeni associati al complesso del disseccamento rapido dell’olivo.
Pertanto, è necessario effettuare periodiche potature (possibilmente con cadenza biennale), per favorire un maggiore arieggiamento della pianta. migliorare il suo stato vegetativo, mantenere la sua produttività costante nel tempo ed ostacolare lo sviluppo di avversità parassitarie.
Non bisogna dimenticare che l’olivo ha bisogno di molta luce e non riesce a svilupparsi in modo ottimale quando la chioma è soggetta ad un eccessivo ombreggiamento.
Attraverso le operazioni di potatura, è possibile individuare ed eliminare parti di pianta disseccate o danneggiate da parassiti o avversità climatiche compreso quelli associabili alla X. fastidiosa e ad altri agenti parassitari del CoDiRO.
E’ buona norma evitare, in qualunque periodo, di potare nei giorni immediatamente successivi a eventi piovosi, quando tutti i funghi responsabili di alterazioni xilematiche o di disseccamenti rameali, mostrano un incremento della produzione di conidi e corpi fruttiferi aumentando notevolmente la quantità di inoculo, e quindi il pericolo di nuove infezioni.
Entro poche ore dal taglio, le ferite di potatura delle grosse branche devono essere protette con mastici protettivi. La protezione delle ferite da taglio consente anche di impedire la penetrazione delle larve degli insetti xilofagi come la Zeuzera pyrina. Ove necessario si può ricorrere a un trattamento con atomizzatore, utilizzando formulati rameici.
Gli attrezzi impiegati per il taglio devono essere disinfettati con ipoclorito di sodio o con sali quaternari d’ammonio prima del loro riutilizzo.
L’uso della potatura quale intervento per risanare la pianta dal rodilegno giallo o dai funghi lignicoli, può costituire una pratica che consente di ottenere buoni risultati di ripresa delle piante parassitizzate.
Non sono, invece, ancora molto chiari gli eventuali effetti positivi che si possono trarre potando immediatamente le parti di piante infette da X. fastidiosa. In diversi casi gli olivicoltori hanno effettuato drastiche potature, su olivi infetti, con l'obiettivo di riformare la chioma sfruttando la capacità pollonifera dell'olivo. Tuttavia, dalle osservazioni effettuate è stato costatato che le piante reagivano emettendo nuovi germogli, ma dopo alcuni mesi, gli stessi disseccavano e successivamente il disseccamento si estendeva alla branca e poi all’intera pianta.
Come accertato da ricerche scientifiche, infatti, il batterio, pur se lentamente, è in grado di spostarsi nei vasi xilematici anche in senso basipeto (dall’alto verso il basso), per cui, anche se l'infezione avviene nella parte alta della chioma, il batterio attraverso i vasi linfatici giunge nella parte bassa della pianta e infetta anche i nuovi germogli/polloni, andando a pregiudicarne la capacità rigenerativa attraverso l'emissione dei nuovi germogli.
In ogni caso, sono necessari ulteriori approfondimenti da eseguirsi su piante infettate da poco da X. fastidiosa, per sperimentare e verificare se una potatura severa riesca a contrastare ed evitare che le cellule del batterio possano interessare la parte bassa del tronco.
Per quanto su descritto risulta evidente che sistemi di potatura impostati su interventi quinquennali o comunque pluriennali non consentono di verificare tempestivamente la presenza di disseccamenti associabili alle infezioni di X. fastidiosa. Pertanto, effettuare una potatura almeno biennale e nel periodo invernale eliminando le parti secche, consentirà di poter meglio riscontrare i successivi disseccamenti che si possono verificare durante il periodo vegetativo. I residui di potatura delle parti più piccole della chioma, nelle aree delimitate (zone infette e zone tampone), non possono essere movimentate al di fuori di esse.
I residui di potatura vanno trinciati o bruciati secondo le disposizioni, in caso di conferma del Disegno di Decreto Legge del 24 giugno 2014 n. 91 art 14 comma 8 lettera b) che riporta: “Le disposizioni del presente articolo e dell'articolo 256 non si applicano al materiale agricolo e forestale derivante da sfalci, potature o ripuliture in loco nel caso di combustione in loco delle stesse. Di tale materiale è consentita la combustione in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro nelle aree, periodi e orari individuati con apposita ordinanza del Sindaco competente per territorio. Nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle Regioni, la combustione di residui vegetali agricoli e forestali è sempre vietata”.
Le parti più grosse come branche e tronchi possono essere movimentate, in quanto dà indicazioni scientifiche non costituiscono elementi di diffusione della X. fastidiosa. Tale ipotesi è suffragata dalla specificità della trasmissione del batterio attraverso insetti vettori (cicaline) che per le loro piccole dimensioni non sono in grado di perforare le cellule lignificate dei grossi rami, delle branche e dei tronchi, e pertanto è molto improbabile che una cicalina possa acquisire le cellule del batterio. I siti preferiti per l’alimentazione, infatti, da tali insetti sono i teneri germogli e le giovani foglie della pianta o le fresche erbe spontanee.

Gestione delle risorse idriche
In considerazione delle scarsissime risorse idriche del territorio, gli impianti irrigui, ove è possibile realizzarli, devono essere a micro-portata.
Si consiglia di praticare l’irrigazione con turni brevi e con volumi di acqua contenuti per ridurre le perdite per percolazione, favorendo così un più facile e costante assorbimento dell’acqua da parte della pianta.
La regolare disponibilità idrica è particolarmente importante per l’olivo in tutte le fasi del suo ciclo vegetativo, soprattutto nei periodi di prolungata siccità estiva, molto frequenti nei nostri ambienti, che provocano nelle piante gravi condizioni di stress e, di conseguenza, uno stato vegetativo di deperimento generale, che le rende più vulnerabili ad alcuni attacchi parassitari. Si consiglia, pertanto, di intervenire con irrigazioni di soccorso ogni qualvolta si verifichino condizioni di siccità.

Concimazioni
L’apporto di sostanze nutritive è necessario per fare esprimere alla pianta il massimo delle sue potenzialità produttive e qualitative.
L’olivo ha bisogno di essere concimato annualmente, mediante razionali apporti di fertilizzanti minerali e/o organici.
In particolare per gli apporti di azoto, si consiglia di non superare, in generale, le 100-120 unità/ha e di frazionare la dose di questo elemento nei tre periodi di maggiore fabbisogno,come di seguito indicato:
ü 40% ripresa vegetativa/pre-fioritura;
ü 30% post-allegagione;
ü 30% ingrossamento frutti.
Al fine, inoltre, di migliorare la struttura del terreno si consiglia di sostituire i concimi chimici con quelli a composizione organica.
INTERVENTI FITOSANITARI ECOSOSTENIBILI
La difesa fitosanitaria, nell’ottica di una protezione ecosostenibile dell’oliveto, va assicurata nei tempi opportuni e secondo corrette procedure di applicazione dei prodotti fitosanitari utilizzati. Vanno rispettatele indicazioni prescritte in etichetta e quelle riportate nei disciplinari di produzione integrata, pubblicati annualmente dall’Osservatorio fitosanitario regionale.
Si ribadisce l’importanza che riveste l’adozione di forme di allevamento, che permettano una buona areazione ed illuminazione della chioma, associata alla spollonatura, per favorire un buon stato vegetativo, concorrendo a realizzare condizioni non predisponenti ad attacchi parassitari, che producono una debilitazione della pianta. Tali condizioni vegetative consentono anche di migliorare l’efficacia terapeutica dei prodotti fitosanitari impiegati, in quanto riescono più facilmente a raggiungere il bersaglio e, nello stesso tempo, è possibile ridurre l’impatto ambientale nell’ecosistema agrario.
Al fine di predisporre una strategia integrata di difesa ecosostenibile, che tenga conto dei diversi agenti parassitari trattati in queste linee guida, si riporta il controllo fitosanitario per le singole avversità.

Mezzi di prevenzione nei confronti della Xylella fastidiosa
Vanno evidenziati alcuni elementi fondamentali sulla biologia del batterio e sulle modalità di trasmissione e di diffusione, già descritti in precedenza per meglio individuare metodi e mezzi di controllo che dovrebbero, comunque, essere omogeneamente applicati su vasti comprensori per essere efficaci.
La X. fastidiosa è un batterio che vive esclusivamente nelle zone xilematiche della pianta (fasci linfatici della parte del legno situata nella zona centrale del tronco che trasportano la linfa dalle radici alle zone apicali della pianta).
Nonostante il batterio viva e si moltiplichi nei vasi linfatici con flusso ascendente, è in grado di ripercorrerlo controcorrente molto lentamente verso le parti basse della pianta, fino ad interessare la base del tronco.
La X. fastidiosa è un batterio che non produce spore o elementi di diffusione propria che attraverso l’aria o contatto diretto possono determinare ulteriori infezioni su altre piante.
L’unica modalità di diffusione del batterio, oltre all’utilizzo di materiale di propagazione infetto, è la trasmissione attraverso insetti vettori, che pungendo piante infette acquisiscono le cellule batteriche e le iniettano nelle piante sane.
Le Cicaline durante il cambio generazionale e le diverse mute di crescita perdono le cellule del batterio, per cui gli stessi devono nuovamente acquisirle dalle piante infette. Tale aspetto biologico costituisce un elemento fondamentale per ridurre o evitare la diffusione della X. fastidiosa, infatti, con l’eliminazione delle piante infette si ottiene una riduzione del potenziale di inoculo, che nel lungo temine può contribuire al risanamento di una zona infetta in quanto gli insetti vettori, non trovando piante da cui acquisire il batterio, sono incapaci di diffonderlo.
Gli insetti individuati quali vettori della X. fastidiosa sono di piccole dimensioni e con una apparato boccale pungente succhiante, in grado di pungere essenzialmente i giovani e teneri germogli delle piante e delle erbe spontanee.
Si ritiene, pertanto, fondamentale, attivare azioni precauzionali, al fine di prevenire le infezioni e la diffusione della X. fastidiosa, attraverso un capillare controllo degli insetti vettori utilizzando sostanze attive efficaci per tale scopo.
Le stesse disposizioni, inoltre, della Decisione della Commissione europea prevedono interventi obbligatori per il controllo dei vettori.
Considerando che la X. fastidiosa interessa oltre l’olivo anche altre specie frutticole ed ornamentali, si riportano nella tabella 1 le sostanze attive che presentano un grado di attività contro le cicaline e, per le quali, prima dell’utilizzo, va verificata la specifica registrazione sulla coltura da trattare.
Sostanza attiva
Grado di attività su cicaline
Registrazione su olivo
Buprofezin
+++
SI
Dimetoato
++
SI
Deltametrina
++
SI
Lambda cialotrina
++
SI
Imidacloprid
++
SI
Etofenprox
+++
NO
Clorpirifos metile
++
NO
Azadiractina
(autorizzato in biologico)
+
SI

L’applicazione di tali sostanze attive deve essere fatta con razionalità e in relazione al loro meccanismo di azione per evitare l’inefficacia nel controllo dei vettori.
Il buprofezin agisce sulle forme giovani degli insetti, in quanto è un inibitore della crescita, per cui va utilizzato in primavera quando sono maggiormente presenti gli stadi giovanili delle cicaline. Sull’olivo viene utilizzato per il controllo della Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saessetia oleae).
Il dimetoato è una sostanza già utilizzata usualmente negli oliveti essenzialmente per il controllo della Mosca delle olive (Bactrocera oleae), ma anche per il controllo della Tignola delle olive (Prays oleae). Agisce per contatto e ingestione ed essendo citotropico viene assorbito dalla vegetazione e non si dilava facilmente.
I piretroidi (deltametrina, lambda-cialotrina) non hanno diffuso impiego sull’olivo. Infatti, anche se registrati su tignola e mosca, non hanno la proprietà di penetrare nei tessuti vegetali (citotrocipità), per cui non sono in grado di controllare le larve di tali insetti, che vivono esclusivamente nell’interno della polpa delle olive. Eventuali larve di altri insetti che vivono sulle parti esterne della vegetazione possono essere più facilmente controllate da tali sostanze attive in quanto agiscono per ingestione e contatto. Il loro uso nei programmi di difesa integrata ecosostenibile dell’olivo non è previsto e sulle altre colture è limitato ad un solo trattamento all’anno.
L’imidacloprid è un neonicotinoide e recentemente è stato anche registrato sull’olivo per il controllo della mosca. E’ una sostanza attiva con proprietà sistemiche, per cui entra in circolazione con la linfa. L’uso di tale sostanza deve essere fatto esclusivamente nel periodo autunnale e massimo per un solo intervento l’anno.
L’etofenprox è una sostanza che agisce per contatto e ingestione, non è registrata sull’olivo ma può essere utilizzata su altre colture comprese le ornamentali.
Il clorpirifos metile ha una azione di controllo di diversi insetti tra cui anche le cicaline. Non è registrato su olivo ma su diverse colture comprese le ornamentali e tappeti erbosi. Agisce per ingestione e contatto ed è lievemente citotropico.
L’Azadiractina è un prodotto utilizzato anche in agricoltura biologica. Per le aziende condotte con metodo biologico rappresenta l’unica sostanza che può essere utilizzata senza incorrere in irregolarità legislative. La sua azione è essenzialmente di predisporre la pianta a reagire nei confronti di infestazioni da parte degli insetti.
E’ buona norma che i trattamenti contro le cicaline siano effettuati durante le prime ore del mattino, quando tali insetti sono poco mobili, avendo cura di bagnare bene la parte più interna della vegetazione.
È anche utile miscelare l’olio minerale bianco in dose ridotta (max. 500 g/hl), per migliorare l’efficacia dei prodotti utilizzati.
Estendere i trattamenti anche alle zone incolte o alle erbe spontanee, consente di ridurre la popolazione degli individui degli insetti I periodi più idonei per effettuare i trattamenti sono:
 la ripresa vegetativa per la presenza di nuovi germogli e di erbe spontanee molto appetibili a tali insetti;
 i mesi di maggio-giugno quanto le erbe spontanee tendono a disseccarsi e le cicaline si trasferiscono sui germogli dell’olivo o di altre piante in vegetazione;
 il periodo autunnale quando le prime piogge favoriscono la ripresa vegetativa delle piante e delle erbe con emissioni di giovani germogli.

Si pone all’attenzione degli operatori agricoli e dei tecnici l’inutilità di effettuare interventi fitosanitari specifici per curare le piante infette da X. fastidiosa, in quanto non esistono in commercio prodotti chimici autorizzati ed efficaci per combattere i batteri. Qualsiasi informazione/pubblicità in tal senso ha solo carattere speculativo, ed economicamente dannoso per le aziende e, pertanto, si diffida chiunque dal diffondere informazioni mendaci.

Controllo del Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina)
Vanno eliminate le parti vegetative attaccate dalle larve dell’insetto, cercando di individuare nel legno la presenza delle stesse per sopprimerle.
Le larve vivono esclusivamente all’interno del legno e possono trovarsi all’esterno solo per pochissimo tempo, tra il passaggio da un ramo più piccolo a quello più grande.

Le numerose esperienze effettuate per il controllo di questo insetto sull’olivo hanno evidenziato la scarsa o nulla efficacia dei prodotti fitosanitari attualmente in commercio. Come già indicato nella scheda dell’insetto, la migliore strategia di difesa è l’applicazione di metodi agronomici e biotecnici.
Gli Interventi agronomici devono prevedere:
ü la rimozione di tutte le parti disseccate o infestate;
ü l’eliminazione diretta della larva nelle gallerie (per impala ento con filo o cavetto d’acciaio).

L’impiego di mezzi biotecnici prevedono l’utilizzo di sostanze feromoniche femminili per l’attrazione dei maschi.
 Possono essere applicate due tecniche di controllo:

la cattura massale, con l’obiettivo di ridurre la popolazione dei maschi adulti,utilizzando le trappole attivate con feromone sessuale femminile. Il metodo, da esperienze maturate, risulta moderatamente efficace. È necessario sia installare, nella parte alta della chioma, almeno 10 trappole per ettaro, cercando di fissarle bene per evitare che ondeggino, sia cambiare l’erogatore contenente il feromone sessuale ogni 40-50 giorni.
la confusione sessuale, con l’obiettivo di ridurre e ritardare gli accoppiamenti, in maniera tale da abbassarne la potenzialità riproduttiva e di conseguenza la popolazione larvale responsabile dei danni.

Il metodo prevede l’installazione annuale sulle piante di dispenser contenente il feromone sessuale femminile che viene rilasciato molto lentamente nell’ambiente. I maschi, inseguendo queste false tracce odorose, sono distolti dalle ricerca delle femmine e infine muoiono per sfinimento, senza potersi accoppiare. La femmina, vergine, deporrà così uova sterili.
Questa tecnica determina un graduale ma consistente abbassamento della popolazione dell’insetto e, di conseguenza, una riduzione delle infestazioni al di sotto della soglia di danno. La tecnica è efficace se applicata su ampie superfici. Già dal primo anno, infatti, si può costatare una riduzione dell’infestazione. E’ necessario, però, rispettare precise regole nell’applicazione del metodo e in particolare:
ü la superficie da trattare deve essere superiore almeno a 3 ettari, in quanto l’efficacia è tanto maggiore quanto più ampia è la superficie interessata;
ü il numero totale di diffusori da istallare per ettaro deve essere di 300 diffusori/ettaro, aumentando il numero come rinforzo sui bordi dell’area trattata, in maniera da compensare le maggiori perdite di feromone.


L’applicazione dei diffusori va effettuata in primavera, prima dell’inizio del volo degli adulti di Z. pyrina. Un’applicazione precoce è da preferire rispetto ad un’applicazione ritardata, perché il rilascio dei diffusori risulta sufficiente per coprire l’intera stagione ed è importantissimo avere un effetto sui primissimi insetti adulti che compaiono in campo.
I diffusori vanno applicati disponendoli sui rametti laterali, preferibilmente in una zona ombreggiata e a livello del terzo superiore dell’albero. E’ necessario non causare microfessure lungo la parete del diffusore che andrebbero ad alterarne la capacità o la regolarità di erogazione. I diffusori da applicare come rinforzo, invece, vanno applicati nella parte alta della pianta a circa mezzo metro al di sotto della chioma.
Per evitare eventuali errori nell’impostazione e applicazione di tale controllo biotecnico è necessario essere assistiti da tecnici esperti inseriti in organizzazioni preposte ai programmi di assistenza in olivicoltura.
L’installazione di alcune trappole innescate con feromone consente di verificare la funzionalità del sistema della confusione sessuale in quanto non si devono riscontrare catture nelle trappole, a conferma che il maschio non è in grado di identificare le femmine.
Controllo degli agenti fungini
I funghi, responsabili dell’imbrunimento del legno e dei disseccamenti rameali, penetrano essenzialmente attraverso le ferite e i fori determinati dal rodilegno giallo. Pertanto, il controllo maggiore della zeuzera ed un’attenta profilassi dopo gli interventi di potatura, come descritto in precedenza, consentirebbero di evitare l’infezione e la produzione di nuovi inoculi da parte di tali funghi.
Risulta evidente che il controllo diretto su tali funghi, dopo il loro insediamento, è praticamente impossibile, in quanto essendo localizzati nei tessuti xilematici del tronco o delle branche, non possono essere raggiunti dai prodotti fitosanitari. Tutte le azioni, pertanto, da mettere in atto devono essere di carattere preventivo e finalizzate a mantenere lo stato vegetativo e fitosanitario delle piante in buone condizioni.
Anche il controllo principalmente della Zeuzera pyrina, ma anche di altri insetti come la Cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae), gli scolitidi fleotribo (Phloeotribus scarabeoides) ed ilesino Leperisinus fraxini o Hylesinus oleiperda o parassiti fungini come l’Occhio di pavone (Fusicladium oleaginum), la Cercosporiosi o piombatura (Pseudocercospora cladosporioides), la lebbra (Colletotrichum spp.), consente di mantenere in buone condizioni lo stato vegetativo delle piante.
Tra le azioni preventive, rilevante è la protezione dei tagli con mastici o sostanze protettive come il rame, per evitare l’introduzione attraverso tali ferite dei parassiti che si insediano nell’interno del legno.

Nessun commento:

Posta un commento