Analisi
critica del testo "Cambio di rotta contro la Xylella" di Fabio
Modesti
Antonio
Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore
e giornalista pubblicista divulgatore scientifico
1. Indagini della polizia giudiziaria e ipotesi di disegno
criminoso
L'autore
afferma che l'emergenza Xylella sia stata orchestrata da istituti pubblici di
ricerca, trafficanti di olio e soggetti pubblici. Tuttavia, non esistono
evidenze scientifiche o giudiziarie che confermino questa ipotesi. La comunità
scientifica internazionale riconosce Xylella fastidiosa come un fitopatogeno di
grave impatto, responsabile del CoDiRO (Complesso del disseccamento rapido
dell'olivo). Numerosi studi (Saponari et al., 2019; Martelli et al., 2016)
hanno confermato la correlazione tra Xylella e il disseccamento degli ulivi in
Puglia, escludendo ipotesi di manipolazione dolosa.
2. Tempistiche dell'insediamento della Xylella
Il testo
sostiene che la Xylella fosse già presente in Puglia dal 2005, mentre la sua
identificazione ufficiale è avvenuta solo nel 2013. Nonostante siano emerse
ipotesi di una sua introduzione antecedente, non esistono studi pubblicati che
supportino l'idea che la presenza del batterio fosse nota e occultata per fini
criminosi. La letteratura (European Food Safety Authority, EFSA, 2015)
evidenzia che l'infezione potrebbe essere stata introdotta tramite piante
ornamentali importate, senza alcuna volontà dolosa.
3. Endemicità della Xylella e strategie di
contenimento
L'autore
suggerisce che la Xylella dovrebbe essere trattata come una presenza endemica
piuttosto che come un'emergenza. Tuttavia, la comunità scientifica
internazionale considera ancora la Xylella un patogeno da quarantena (EFSA,
2020), e la normativa UE (Decisione di esecuzione 2015/789) impone l'eradicazione
delle piante infette per limitare la diffusione.
L'affermazione
secondo cui la Puglia applica misure eccessivamente rigide non è supportata dai
dati. In Spagna e Francia sono stati adottati protocolli simili con
abbattimenti mirati per limitare la diffusione della malattia (Moralejo et al.,
2020). Inoltre, le zone protette possono già beneficiare di deroghe, come
previsto dalla legislazione europea.
4. Impatto ambientale e necessità di una nuova
strategia
Modesti
afferma che l'abbattimento degli alberi in aree protette danneggi gli equilibri
ecologici più della Xylella stessa. Tuttavia, la letteratura dimostra che la
diffusione incontrollata della Xylella può compromettere interi ecosistemi
agricoli e forestali (Schneider et al., 2022). La sostituzione degli ulivi con
varietà resistenti è stata suggerita come strategia alternativa (Giampetruzzi
et al., 2017), e alcuni studi in corso stanno valutando l'efficacia di approcci
adattativi per la gestione del patogeno.
5. Convivere con la Xylella
La
conclusione dell'autore suggerisce un approccio adattativo, ritenendo
inefficaci le misure di contenimento adottate finora. Tuttavia, il modello di
convivenza non è ancora supportato da evidenze concrete. Le esperienze di altri
paesi (Brasile e Stati Uniti) mostrano che senza misure drastiche la Xylella ha
causato danni irreversibili a intere colture (Hopkins & Purcell, 2002).
Conclusione
L'analisi
del testo di Modesti evidenzia diverse inesattezze e affermazioni non supportate
dalla letteratura scientifica. La Xylella fastidiosa rimane un grave patogeno
da quarantena, e le misure di contenimento adottate sono coerenti con quelle
applicate a livello internazionale. Il dibattito sulla gestione della malattia
è legittimo, ma deve basarsi su dati scientifici verificati e non su ipotesi
prive di fondamento.
Perché serve un'altra strategia
CAMBIO DI ROTTA CONTRO LA XYLELLA
di Fabio Modesti
L a notizia è passata in sordina. Ma nei giorni scorsi sono
state rese note le relazioni di qualche anno fa della polizia giudiziaria che
sta conducendo indagini per conto della Procura della Repubblica di Bari sulla
questione xylella. Le conclusioni cui sono giunti gli investigatori nel 2022 è
che femergenza xylella sia un disegno criminoso di raggiro dei pugliesi ordito
da istituti pubblici di ricerca, trafficanti di olio dal nord Africa e vari
soggetti pubblici. Ma ad oggi i magistrati baresi non hanno assunto alcuna
Iniziativa. Insomma, punto e daccapo rispetto alle ipotesi di reato su cui ha
già indagato la Procura di Lecce archiviando però tutto. Ora c'è da chiedersi
se a quasi 15 anni dai primi ulivi disseccati trovati a Gallipoli (ma la
polizia giudiziaria afferma che la xylella era già stata individuata nel 2005)
la Puglia sia ancora in uno stato emergenziale. Oppure se bisogna stabilire
ufficialmente che la xylella, con le sue sottospecie (o si tratta di specie
diverse?), sia endemica e che quindi la questione vada affrontata in modo meno
drastico.
Ancora oggi, che la xylella viene rintracciata sempre più a
nord in Puglia, la prassi degli uffici regionali competenti é procedere
all'abbattimento degli esemplari infetti e delle altre plante in un raggio di
almeno 50 metri. Ma in alcune aree, come quelle protette (parchi nazionali e
regionali, riserve naturali ed aree tutelate a livello europeo), questo
significa incidere profondamente sugli equilibri ecologici e paesaggistici
poiché non si abbatterebbero solo plante agrarie (ad esempio mandorli e ulivi)
ma plante selvatiche, compagini arboree di rilevante Importanza ecologica.
Allora forse è arrivato il momento di rivedere completamente la situazione,
confrontarsi con la Commissione Ue, con l'Elsa (Y'Autorità europea per la
sicurezza alimentare) e con i ministeri competenti per ridefinire il perimetro
di azione e le azioni stesse. Tanto più perché giá ora la disciplina Ue
applicabile alla questione xylella consente deroghe agli abbattimenti in aree
altamente sensibili e tutelate dal punto di vista ambientale. Ma pare che in
Puglia stia prevalendo un'interpretazione Immotivatamente rigida che rischia di
creare più danni della xylella stessa. Ordinare e discutere tutto questo è
compito della politica sulla base dei discutibili risultati finora ottenuti per
il contenimento del patogeno, partendo dal dato di fatto che la xylella non
può più essere gestita come un'eterna
emergenza ma come una presenza con cui
convivere attentamente ed in modo
adattativo.