giovedì 20 marzo 2025

Equità di Genere e Partecipazione nelle Iniziative Scientifiche: tra Inclusività e Libertà di Scelta

 


Equità di Genere e Partecipazione nelle Iniziative Scientifiche: tra Inclusività e Libertà di Scelta

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

Introduzione

Negli ultimi decenni, il tema della parità di genere nelle istituzioni accademiche e nei contesti scientifici ha assunto un’importanza crescente. Politiche volte a favorire l’inclusione femminile nei convegni e nei tavoli di lavoro si sono sviluppate in risposta a lunghi periodi di esclusione sistemica delle donne dal dibattito pubblico e scientifico. Tuttavia, la situazione specifica dell’ADAF Lecce solleva una questione interessante: cosa accade quando, pur garantendo pari opportunità d’accesso e invitando esplicitamente tutte le professionalità femminili, la partecipazione effettiva risulta essere esclusivamente maschile? È corretto, in questo caso, negare il patrocinio a iniziative che non presentano relatrici donne, anche quando la mancata presenza femminile non è frutto di discriminazione bensì di libera scelta?

La parità di genere nel contesto accademico-scientifico

Secondo l’UNESCO (2019), le donne rappresentano circa il 30% dei ricercatori scientifici nel mondo. Nonostante i numerosi programmi internazionali per promuovere la loro partecipazione, persistono disuguaglianze legate a barriere culturali, stereotipi e mancanza di supporto istituzionale. In risposta, molte università e enti pubblici hanno adottato linee guida per evitare la cosiddetta “manel” (panel esclusivamente maschili), come strumento per contrastare la marginalizzazione.

Un esempio è il progetto Athena SWAN nel Regno Unito, che riconosce e premia gli atenei che promuovono concretamente la carriera femminile nelle STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics). Allo stesso modo, in Italia, il Gender Equality Plan (GEP), reso obbligatorio per enti che accedono ai fondi europei Horizon Europe, mira a garantire equità di genere.

Tuttavia, questi strumenti hanno senso soprattutto come azioni correttive nei contesti dove la discriminazione è sistemica o strutturale.

Il caso ADAF Lecce: inclusione o esclusione?

Nel caso in esame, l’Associazione dei Dottori in Agraria e Forestali della provincia di Lecce ha attivamente invitato le colleghe ai tavoli tecnici e all'iniziativa pubblica, senza alcuna preclusione. L'assenza femminile non è stata causata da ostacoli istituzionali, culturali o di pregiudizio, bensì da una mancata adesione spontanea, il che differenzia questa situazione dai casi classici di esclusione.

Secondo il principio della libertà di scelta, sancito dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (Articolo 15), ogni individuo ha diritto a partecipare liberamente alla vita lavorativa e associativa. Se le professioniste decidono autonomamente di non prendere parte a un evento, ciò non dovrebbe automaticamente configurare una discriminazione né giustificare il diniego del patrocinio.

Casi di studio internazionali: complessità dell’approccio “quote-based”

Uno studio dell'Università di Harvard (Bohnet, 2016) dimostra che l'imposizione rigida di quote di genere, senza considerare il contesto specifico, può generare effetti controproducenti, alimentando una percezione di tokenismo o obbligatorietà che rischia di sminuire la partecipazione femminile autentica.

Un altro esempio rilevante viene dalla Svezia, spesso considerata un modello di equità di genere. In uno studio condotto dall’Università di Lund (2018), è stato osservato che in alcuni settori tradizionalmente maschili, come l’ingegneria agraria, l’assenza di donne nei panel dipende più da interessi personali e percorsi di carriera che da barriere istituzionali. Forzare la presenza femminile, in questi contesti, è risultato controproducente rispetto al creare spazi di empowerment e networking continui, che permettano alle professioniste di scegliere liberamente quando e come partecipare.

Discussione: Patrocinio e neutralità istituzionale

Negare il patrocinio universitario a un evento in cui le relatrici donne sono assenti, nonostante siano state invitate, rischia di travalicare il principio di equità trasformandolo in una pratica rigida e potenzialmente discriminatoria al contrario. La neutralità istituzionale dovrebbe tener conto non solo degli obiettivi numerici ma anche delle modalità con cui viene garantita l’inclusione.

L’assenza di relatrici in un contesto aperto non equivale a esclusione, bensì evidenzia la necessità di indagare le ragioni profonde della mancata partecipazione, senza penalizzare un'iniziativa che ha rispettato formalmente e sostanzialmente i criteri di equità.

Conclusioni

L’inclusione femminile nei contesti scientifici resta un obiettivo fondamentale, ma va perseguita senza cadere in approcci meccanicistici o punitivi che non tengano conto della complessità dei contesti locali e delle scelte individuali. Il caso dell’ADAF Lecce rappresenta un esempio in cui la buona fede e l’apertura non dovrebbero essere penalizzate da norme rigide. Una riflessione più approfondita sul bilanciamento tra equità e libertà di partecipazione appare, oggi più che mai, necessaria.


Bibliografia

  • Bohnet, I. (2016). What Works: Gender Equality by Design. Harvard University Press.
  • UNESCO (2019). Cracking the code: Girls' and women's education in STEM.
  • European Commission (2021). Gender Equality Strategy 2020-2025.
  • Università di Lund (2018). "Voluntary vs. Forced Participation: Gender Equality Policies in Swedish STEM Fields".
  • Athena SWAN Charter. Equality Challenge Unit, UK.
  • Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (2012/C 326/02).
  • European Commission (2020). Gender Equality Plans as a Horizon Europe Eligibility Criterion.

 L’immagine concettuale rappresenta l'equilibrio tra equità di genere e libertà di scelta nei contesti scientifici, ispirata al contenuto del saggio.

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