Ulivi e Xylella in Salento: La rifioritura non è una guarigione, parola della scienza
di Antonio
Bruno
Negli ultimi
giorni, un’ondata di speranza ha attraversato il Salento: nelle campagne tra
Galatone e Collepasso, numerosi ulivi infetti da Xylella fastidiosa sono
rifioriti, mostrando una sorprendente ripresa vegetativa. Alcuni hanno parlato
di “miracolo”, altri di “natura che si cura da sola”. Tuttavia, la comunità
scientifica invita alla cautela. Come spiega Donato Boscia, professore emerito
del CNR e massimo esperto di Xylella in Italia, «non si tratta di guarigione,
ma di un fenomeno noto che rischia di essere interpretato erroneamente,
alimentando teorie infondate e dannose».
Un fenomeno già osservato
La rifioritura
degli ulivi infetti non è un evento nuovo né un segnale di guarigione
spontanea. Studi scientifici dimostrano che, in alcuni casi, alberi colpiti
dalla variante pauca di Xylella fastidiosa – responsabile del
CoDiRO (Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo) – possono manifestare
una ripresa vegetativa temporanea. Questo avviene soprattutto quando la pianta
entra in una fase cronica della malattia, meno aggressiva della fase acuta
iniziale.
Nonostante
ciò, il batterio rimane presente nei tessuti vegetali, pronto a riattivarsi o a
essere trasmesso ad altri ulivi tramite insetti vettori.
Il ruolo della sputacchina e delle pratiche agricole
Un altro
fattore chiave nella situazione attuale è la riduzione della popolazione della
sputacchina (Philaenus spumarius), principale vettore del batterio. Le
misure di contrasto messe in atto – tra cui la lavorazione del suolo,
l’eliminazione delle erbe infestanti ospiti dell’insetto e l’abbattimento delle
piante infette – hanno avuto un effetto contenitivo importante. In alcune zone,
il calo della sputacchina ha permesso a ulivi giovani o parzialmente
compromessi di mostrare segni di ripresa, in assenza di nuova infezione o
reinfezione.
Cautela, non ottimismo ingenuo
È
fondamentale, però, non interpretare questa rifioritura come un “ritorno alla
normalità”. I ricercatori sono concordi nel sottolineare che non esiste, a
oggi, alcuna cura per la Xylella fastidiosa. L’unica strategia valida rimane la
prevenzione e il contenimento.
Boscia mette
in guardia contro la pericolosa diffusione di teorie complottistiche, che
attribuiscono la diffusione della malattia a ipotetiche manipolazioni esterne o
interessi economici. «Dare credito a queste idee non solo è anti-scientifico,
ma rischia di indebolire gli sforzi compiuti finora nella lotta contro la
malattia, riattivando un clima di disinformazione già visto negli anni
passati», afferma.
Conclusione
La
rifioritura degli ulivi salentini è un segnale che va letto nel contesto
scientifico corretto. Non è una guarigione, ma un risultato parziale e
temporaneo, influenzato da fattori ambientali e gestionali. È proprio per
questo che gli esperti richiamano alla prudenza: solo l’aderenza a evidenze
scientifiche consolidate può garantire una convivenza, per quanto difficile,
con una delle emergenze fitosanitarie più gravi che abbiano mai colpito
l’olivicoltura italiana.
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