giovedì 22 maggio 2025

Ulivi e Xylella in Salento: La rifioritura non è una guarigione, parola della scienza


 Ulivi e Xylella in Salento: La rifioritura non è una guarigione, parola della scienza

di Antonio Bruno


Negli ultimi giorni, un’ondata di speranza ha attraversato il Salento: nelle campagne tra Galatone e Collepasso, numerosi ulivi infetti da Xylella fastidiosa sono rifioriti, mostrando una sorprendente ripresa vegetativa. Alcuni hanno parlato di “miracolo”, altri di “natura che si cura da sola”. Tuttavia, la comunità scientifica invita alla cautela. Come spiega Donato Boscia, professore emerito del CNR e massimo esperto di Xylella in Italia, «non si tratta di guarigione, ma di un fenomeno noto che rischia di essere interpretato erroneamente, alimentando teorie infondate e dannose».

Un fenomeno già osservato

La rifioritura degli ulivi infetti non è un evento nuovo né un segnale di guarigione spontanea. Studi scientifici dimostrano che, in alcuni casi, alberi colpiti dalla variante pauca di Xylella fastidiosa – responsabile del CoDiRO (Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo) – possono manifestare una ripresa vegetativa temporanea. Questo avviene soprattutto quando la pianta entra in una fase cronica della malattia, meno aggressiva della fase acuta iniziale.

Nonostante ciò, il batterio rimane presente nei tessuti vegetali, pronto a riattivarsi o a essere trasmesso ad altri ulivi tramite insetti vettori.

Il ruolo della sputacchina e delle pratiche agricole

Un altro fattore chiave nella situazione attuale è la riduzione della popolazione della sputacchina (Philaenus spumarius), principale vettore del batterio. Le misure di contrasto messe in atto – tra cui la lavorazione del suolo, l’eliminazione delle erbe infestanti ospiti dell’insetto e l’abbattimento delle piante infette – hanno avuto un effetto contenitivo importante. In alcune zone, il calo della sputacchina ha permesso a ulivi giovani o parzialmente compromessi di mostrare segni di ripresa, in assenza di nuova infezione o reinfezione.

Cautela, non ottimismo ingenuo

È fondamentale, però, non interpretare questa rifioritura come un “ritorno alla normalità”. I ricercatori sono concordi nel sottolineare che non esiste, a oggi, alcuna cura per la Xylella fastidiosa. L’unica strategia valida rimane la prevenzione e il contenimento.

Boscia mette in guardia contro la pericolosa diffusione di teorie complottistiche, che attribuiscono la diffusione della malattia a ipotetiche manipolazioni esterne o interessi economici. «Dare credito a queste idee non solo è anti-scientifico, ma rischia di indebolire gli sforzi compiuti finora nella lotta contro la malattia, riattivando un clima di disinformazione già visto negli anni passati», afferma.

Conclusione

La rifioritura degli ulivi salentini è un segnale che va letto nel contesto scientifico corretto. Non è una guarigione, ma un risultato parziale e temporaneo, influenzato da fattori ambientali e gestionali. È proprio per questo che gli esperti richiamano alla prudenza: solo l’aderenza a evidenze scientifiche consolidate può garantire una convivenza, per quanto difficile, con una delle emergenze fitosanitarie più gravi che abbiano mai colpito l’olivicoltura italiana.


Bibliografia

  1. Saponari, M., Boscia, D., Nigro, F., & Martelli, G. P. (2013). Identification of DNA sequences related to Xylella fastidiosa in oleander, almond and olive trees exhibiting leaf scorch symptoms in Apulia (southern Italy). Journal of Plant Pathology, 95(3), 659–668.
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  5. Cornara, D., Bosco, D., & Almeida, R. P. P. (2018). Xylella fastidiosa: host range and advance in understanding vector transmission. Plant Pathology, 67(1), 5–17. https://doi.org/10.1111/ppa.12647
  6. D’Attoma, G., Morelli, M., et al. (2019). Chronic infection and limited transmission of Xylella fastidiosa in olive trees. Frontiers in Plant Science, 10, 1605. https://doi.org/10.3389/fpls.2019.01605

 

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