Antropocene Salentino: un viaggio nella
Lecce che reagisce
Di Antonio Bruno
Introduzione: Dove ti trovavi quando il clima è cambiato?
Ci sono domande che bucano il tempo. «Tu dov’eri quando il clima è cambiato?» È il tipo di domanda che non ha bisogno di un punto interrogativo. È già una ferita. È quella che Ferdinando Cotugno pone, raccontando il clima non come un fenomeno atmosferico, ma come un trauma collettivo, una storia di famiglia.
Ma c’è un luogo, nel cuore del Mediterraneo, dove questa storia si sta scrivendo in modo quasi invisibile: la provincia di Lecce, in Puglia, sud Italia. Un territorio con oltre 800.000 abitanti, che oggi rappresenta un laboratorio vivente di resistenza climatica e, al contempo, di contraddizioni. Qui, sotto il sole abbacinante e tra i venti africani, la transizione ecologica non è un documento istituzionale, ma una scelta quotidiana. In questa inchiesta, ho voluto capire: cosa fanno attivamente i leccesi? Funziona davvero la transizione dal basso? E come si posiziona Lecce nel panorama globale?
1. Lecce: laboratorio climatico del Mezzogiorno
1.1 Una terra al centro della crisi
Lecce è una provincia agricola, turistica, e soprattutto fragile. Secondo i dati ISPRA (2024), la zona è tra le più vulnerabili al cambiamento climatico in Italia: desertificazione, perdita di biodiversità, salinizzazione delle falde, incendi sempre più frequenti. Eppure, qui si concentra anche una delle reti civiche più attive del sud Europa in campo ambientale.
2. Cosa fanno davvero gli abitanti di Lecce?
2.1 Agricoltura rigenerativa e comunità energetiche
A Tuglie, Cutrofiano, Aradeo e nei comuni limitrofi, centinaia di contadini stanno abbandonando i pesticidi e tornano a pratiche di permacultura e agroecologia. Iniziative come quelle dell’associazione Salento Km0 uniscono produttori e consumatori in una filiera etica. Sono nate cooperative energetiche, come quella di Tricase, con impianti fotovoltaici comunitari e sistemi di accumulo condivisi: energia solare per tutti, anche per i vulnerabili.
2.2 Il modello “Casa delle Agricolture”
A Castiglione d’Otranto, Casa delle Agricolture Tullia e Gino è diventata un simbolo internazionale. Terreni abbandonati tornano a vivere grazie all’impegno collettivo. È una piccola Vaia al contrario: dove il disastro ha distrutto, qui si ricostruisce. Agricoltura, inclusione sociale, tutela della biodiversità. Lì, ogni raccolto è anche una lezione di ecologia intergenerazionale.
3. Lecce nella rete globale dei territori climatici
3.1 Connessioni con Mathare, Svalbard e le Vaia italiane
A Mathare, come racconta Cotugno, le piogge torrenziali sono tragedia quotidiana. In Salento, le bombe d’acqua e le trombe d’aria del 2023 hanno avuto effetti simili, anche se meno noti. A differenza delle Svalbard, dove gli scienziati osservano i ghiacci che si ritirano, a Lecce i contadini osservano le falde che si prosciugano.
3.2 Studi di confronto: Lecce e il Global South
Uno studio del Politecnico di Milano (2023) ha mappato le somiglianze tra la provincia di Lecce e regioni del Sahel per l’indice di vulnerabilità climatica. Lecce, in sostanza, è un Sud globale dentro l’Europa. Questo crea uno spazio d’azione simile a quello delle comunità di adattamento climatico in Kenya, Bangladesh o Brasile.
4. La transizione dall’alto non funziona: Lecce come dimostrazione
Ferdinando Cotugno ha ragione: la transizione ecologica imposta rischia di fallire. Lecce ce lo dimostra. I progetti calati dall’alto – eolico selvaggio, pale industriali nei parchi naturali, impianti fotovoltaici su terreni agricoli – hanno scatenato proteste. Invece, le esperienze partecipate e dal basso hanno più successo. Come afferma l’UNEP (2022), “l’efficacia climatica aumenta dove le comunità percepiscono di avere controllo.”
5. Lecce è un “tempo di ritorno”?
In statistica, il “tempo di ritorno” misura la frequenza di un evento estremo. In Salento, l’estremo è già presente: tra il 2021 e il 2024, le temperature hanno superato i 40°C in media per 22 giorni l’anno, il triplo rispetto agli anni ’90 (fonte: ARPA Puglia). Questo ha cambiato la psicologia collettiva. Un trauma climatico di massa.
Ma è anche un tempo di ritorno alla terra, al senso di comunità, ai limiti. Come nel libro di Cotugno, la storia del clima è la storia delle famiglie. Le famiglie salentine, molte con nonni braccianti e figli migrati al nord, ora tornano, rifondano, reinventano. Il clima diventa una lente per guardare la nostra mortalità – e anche la nostra possibilità di rinascita.
Conclusione: Lecce, la “piccola nazione” del futuro
Lecce è una “piccola nazione fondata sul combustibile fossile”, proprio come la famiglia di Cotugno. Ma è anche una delle prime a cercare una via alternativa, con i piedi nella terra e gli occhi nel cielo. Non è perfetta. Ma è reale.
La lezione più grande? Il futuro non è più il tempo della minaccia. È il tempo dell’azione. E in Salento, ogni ulivo piantato, ogni energia condivisa, ogni parola che resiste alla rassegnazione, è un atto di ecologia umana.
Bibliografia e fonti
Cotugno, F. Tempo di ritorno. Guanda, 2024.
ARPA Puglia – Rapporti annuali 2021-2024.
ISPRA – Indicatori di impatto climatico in Italia, 2023.
Politecnico di Milano – Climatic Vulnerability Atlas, 2023.
UNEP – State of Adaptation Report, 2022.
Rachel Carson, Silent Spring, 1962.
Casa delle Agricolture Tullia e Gino – Report attività 2022-2024.
Salento Km0 – Manifesto agroecologico, 2023.
FAO – Agroecology and Local Food Systems, 2022.
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