Nella foto il Professore Salvatore Veca con il Presidente di Italia Nostra Prof. Marcello Seclì alla Masseria le Stanzie di Supersano del Salento leccese |
Di seguito i
contenuti dell’intervento del prof. Salvatore Veca che mi hanno stimolato a
chiedere al collega Antonio Andrani di iniziare un percorso laboratorio Salento.
Antonio mi ha promesso che si farà promotore di questo trasmettendo l’anelito
di questa bella serata.
Dopo una fase di progettazione avviata nel 2012, il Laboratorio
Expo della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, in stretta e costante
collaborazione con Società Expo, ha avviato i suoi lavori nel settembre 2013.
Il Laboratorio si è basato su un’idea molto semplice: sviluppare la ricerca e il
confronto delle idee nella comunità scientifica internazionale intorno ai
grandi temi dell’Esposizione universale 2015 a Milano.
Nel Laboratorio i temi di “nutrire il pianeta: energia per
la vita” sono stati messi a fuoco e articolati in quattro percorsi.
E con i suoi quattro percorsi, che si sono incrociati
nell’analisi dei molti volti della sostenibilità, Laboratorio Expo ha vuoluto
funzionare come lo spazio pubblico dell’offerta di riflessioni, di contenuti,
di esperienze, di pratiche, di punti di vista scientificamente e
ragionevolmente fondati sui temi salienti di Expo 2015.
Uno spazio aperto al confronto delle idee e delle
prospettive a proposito di un grappolo di idee base per un futuro più decente e
meno ingiusto. Per i coinquilini di un pianeta sempre più piccolo e interdipendente
che, nella pluralità e nella varietà delle loro culture, religioni e
tradizioni, possano delineare i tratti di modi di convivere e condividere i
fondamentali della loro convivenza sulla base di un ideale esigente e prezioso
di sviluppo e fioritura umana: dello sviluppo umano come libertà.
Sono convinto che Expo 2015 è stata un’opportunità
straordinaria perché la conoscenza, la ricerca scientifica e culturale, la
discussione pubblica hanno potuto dare il loro contributo a disegnare un’agenda
incentrata sulla qualità di vita per le persone e modellata dal principio dell’eguale
considerazione e rispetto per chiunque, ovunque. Nella “gran città del genere
umano”, come avrebbe detto Giambattista Vico.
Vediamo ora come sono stati definiti i quattro percorsi.
Percorsi distinti, ma non indipendenti. Il primo, a cura di Claudia Sorlini
(Università degli Studi di Milano), ha riguardato il fare cibo e mette a fuoco
la sicurezza alimentare dal punto di vista della produzione e della sua
sostenibilità sia nei termini di uno sviluppo che preservi le risorse
ambientali e la biodiversità, sia nei termini di energie rinnovabili
applicabili alla filiera alimentare. Al centro, la questione della qualità
della filiera alimentare negli aspetti connessi alla sicurezza igienica e al
valore nutrizionale degli alimenti. Ma ciò ha richiesto anche l’approfondimento
degli stili di consumo e lo studio dell’effetto che questi stili hanno sulla
qualità di vita delle persone.
I mutevoli modi del fare società intorno al cibo sono al
centro del secondo percorso, a cura di Ugo Fabietti (Università di Milano Bicocca),
che ha declinato il tema della sostenibilità, indagandone un’ulteriore
dimensione. Si è trattato dell’esplorazione delle diverse forme del rapporto
sociale con il cibo, intorno a cui si sono definite compagnie umane che includono
ed escludono, allontanano, integrano o stratificano gruppi e frazioni di
popolazione. La ricerca antropologica ha avuto per oggetto le forme della
commensalità, affrontate in una prospettiva interculturale.
Il terzo percorso, a cura di Enrica Chiappero (Università e
IUSS di Pavia) e Stefano Pareglio (Università Cattolica di Brescia), ha posto
al centro l’idea di equità, di sostenibilità economica e di partecipazione,
quali principi guida su cui fondare la prospettiva dello sviluppo umano nella
sua dimensione sociale. Al centro dell’indagine, il quadro delle diseguaglianze,
tanto intollerabili quanto crescenti fra le società ed entro le società,
nell’accesso alle risorse e il diverso grado di vulnerabilità e di esposizione
al rischio di povertà, cui sono destinate oggi specifiche regioni del mondo e
specifici gruppi o frazioni di popolazione. Il tema dell’equità nel titolo e
nell’accesso al cibo ha richiesto anche l’approfondimento della dimensione ambientale
dello sviluppo e, in particolare, il profilo connesso alla scarsità o alla
difficoltà di accesso ai servizi energetici. Sullo sfondo della gamma dei
diritti fondamentali delle persone, ha assunto rilievo il diritto al cibo
garantito e adeguato come diritto umano.
Il quarto percorso, infine, a cura di Serena Vicari e Davide
Diamantini (Università di Milano Bicocca), ha affrontato il tema della
sostenibilità guardando alle compagnie fisiche del convivere, alle città, al
fare città e al farsi delle città, alle loro trasformazioni, in una fase
storica in cui la popolazione urbana nel mondo ha ormai superato quella non
urbana. Qui oggetto di indagine è stato, in particolare, la relazione
città/tecnologia per integrare prospettive spesso separate o contrapposte: da
un lato il paradigma della smart city, ove la tecnologia si pone come
innovazione incondizionatamente valida e, dall’altro, l’analisi delle pratiche innovative
di ri-localizzazione della produzione e del consumo, che fanno della città un
sistema di interazione democratico e inclusivo, richiamando il paradigma della
slow city. L’ideale di una città per tutti, come ci ha insegnato il compianto
Guido Martinotti, che ha curato la prima formulazione del quarto percorso.
Le molteplici attività di Laboratorio Expo sono state svolte
da un team di giovani ricercatrici e ricercatori di Università milanesi e
lombarde, reclutati ad hoc con risorse del progetto, in stretta connessione con
più di cento Centri di ricerca nel mondo. Negli ultimi mesi la comunità scientifica
“allargata” di Laboratorio Expo ha lavorato alla definizione di una dozzina di
main questions che furono esaminate e discusse nell’ultimo Colloquio
internazionale di fine aprile 2015. Ed è su questa base che si è consegnato
alla discussione pubblica globale il protocollo di Expo Milano 2015, l’esito
dei quattro percorsi di ricerca.
Il nostro sogno è quello di dar luogo a un’Istituzione di
alti studi e ricerca che da Milano offra opportunità di indagine e formazione
sui temi e le questioni di Expo 2015 al mondo e, prioritariamente, al nostro
intorno europeo e, in particolare, mediterraneo europeo e non europeo.
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