mercoledì 9 marzo 2016

Il discorso del prof. Salvatore Veca del 9 marzo 2016 alla Masseria “Le Stanzie” a Supersano del Salento leccese.

Nella foto il Professore Salvatore Veca con il Presidente di Italia Nostra Prof. Marcello Seclì alla Masseria le Stanzie di Supersano del Salento leccese

Di seguito i contenuti dell’intervento del prof. Salvatore Veca che mi hanno stimolato a chiedere al collega Antonio Andrani di iniziare un percorso laboratorio Salento. Antonio mi ha promesso che si farà promotore di questo trasmettendo l’anelito di questa bella serata.
Dopo una fase di progettazione avviata nel 2012, il Laboratorio Expo della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, in stretta e costante collaborazione con Società Expo, ha avviato i suoi lavori nel settembre 2013. Il Laboratorio si è basato su un’idea molto semplice: sviluppare la ricerca e il confronto delle idee nella comunità scientifica internazionale intorno ai grandi temi dell’Esposizione universale 2015 a Milano.
Nel Laboratorio i temi di “nutrire il pianeta: energia per la vita” sono stati messi a fuoco e articolati in quattro percorsi.
E con i suoi quattro percorsi, che si sono incrociati nell’analisi dei molti volti della sostenibilità, Laboratorio Expo ha vuoluto funzionare come lo spazio pubblico dell’offerta di riflessioni, di contenuti, di esperienze, di pratiche, di punti di vista scientificamente e ragionevolmente fondati sui temi salienti di Expo 2015.
Uno spazio aperto al confronto delle idee e delle prospettive a proposito di un grappolo di idee base per un futuro più decente e meno ingiusto. Per i coinquilini di un pianeta sempre più piccolo e interdipendente che, nella pluralità e nella varietà delle loro culture, religioni e tradizioni, possano delineare i tratti di modi di convivere e condividere i fondamentali della loro convivenza sulla base di un ideale esigente e prezioso di sviluppo e fioritura umana: dello sviluppo umano come libertà.
Sono convinto che Expo 2015 è stata un’opportunità straordinaria perché la conoscenza, la ricerca scientifica e culturale, la discussione pubblica hanno potuto dare il loro contributo a disegnare un’agenda incentrata sulla qualità di vita per le persone e modellata dal principio dell’eguale considerazione e rispetto per chiunque, ovunque. Nella “gran città del genere umano”, come avrebbe detto Giambattista Vico.
Vediamo ora come sono stati definiti i quattro percorsi. Percorsi distinti, ma non indipendenti. Il primo, a cura di Claudia Sorlini (Università degli Studi di Milano), ha riguardato il fare cibo e mette a fuoco la sicurezza alimentare dal punto di vista della produzione e della sua sostenibilità sia nei termini di uno sviluppo che preservi le risorse ambientali e la biodiversità, sia nei termini di energie rinnovabili applicabili alla filiera alimentare. Al centro, la questione della qualità della filiera alimentare negli aspetti connessi alla sicurezza igienica e al valore nutrizionale degli alimenti. Ma ciò ha richiesto anche l’approfondimento degli stili di consumo e lo studio dell’effetto che questi stili hanno sulla qualità di vita delle persone.
I mutevoli modi del fare società intorno al cibo sono al centro del secondo percorso, a cura di Ugo Fabietti (Università di Milano Bicocca), che ha declinato il tema della sostenibilità, indagandone un’ulteriore dimensione. Si è trattato dell’esplorazione delle diverse forme del rapporto sociale con il cibo, intorno a cui si sono definite compagnie umane che includono ed escludono, allontanano, integrano o stratificano gruppi e frazioni di popolazione. La ricerca antropologica ha avuto per oggetto le forme della commensalità, affrontate in una prospettiva interculturale.
Il terzo percorso, a cura di Enrica Chiappero (Università e IUSS di Pavia) e Stefano Pareglio (Università Cattolica di Brescia), ha posto al centro l’idea di equità, di sostenibilità economica e di partecipazione, quali principi guida su cui fondare la prospettiva dello sviluppo umano nella sua dimensione sociale. Al centro dell’indagine, il quadro delle diseguaglianze, tanto intollerabili quanto crescenti fra le società ed entro le società, nell’accesso alle risorse e il diverso grado di vulnerabilità e di esposizione al rischio di povertà, cui sono destinate oggi specifiche regioni del mondo e specifici gruppi o frazioni di popolazione. Il tema dell’equità nel titolo e nell’accesso al cibo ha richiesto anche l’approfondimento della dimensione ambientale dello sviluppo e, in particolare, il profilo connesso alla scarsità o alla difficoltà di accesso ai servizi energetici. Sullo sfondo della gamma dei diritti fondamentali delle persone, ha assunto rilievo il diritto al cibo garantito e adeguato come diritto umano.
Il quarto percorso, infine, a cura di Serena Vicari e Davide Diamantini (Università di Milano Bicocca), ha affrontato il tema della sostenibilità guardando alle compagnie fisiche del convivere, alle città, al fare città e al farsi delle città, alle loro trasformazioni, in una fase storica in cui la popolazione urbana nel mondo ha ormai superato quella non urbana. Qui oggetto di indagine è stato, in particolare, la relazione città/tecnologia per integrare prospettive spesso separate o contrapposte: da un lato il paradigma della smart city, ove la tecnologia si pone come innovazione incondizionatamente valida e, dall’altro, l’analisi delle pratiche innovative di ri-localizzazione della produzione e del consumo, che fanno della città un sistema di interazione democratico e inclusivo, richiamando il paradigma della slow city. L’ideale di una città per tutti, come ci ha insegnato il compianto Guido Martinotti, che ha curato la prima formulazione del quarto percorso.
Le molteplici attività di Laboratorio Expo sono state svolte da un team di giovani ricercatrici e ricercatori di Università milanesi e lombarde, reclutati ad hoc con risorse del progetto, in stretta connessione con più di cento Centri di ricerca nel mondo. Negli ultimi mesi la comunità scientifica “allargata” di Laboratorio Expo ha lavorato alla definizione di una dozzina di main questions che furono esaminate e discusse nell’ultimo Colloquio internazionale di fine aprile 2015. Ed è su questa base che si è consegnato alla discussione pubblica globale il protocollo di Expo Milano 2015, l’esito dei quattro percorsi di ricerca.
Il nostro sogno è quello di dar luogo a un’Istituzione di alti studi e ricerca che da Milano offra opportunità di indagine e formazione sui temi e le questioni di Expo 2015 al mondo e, prioritariamente, al nostro intorno europeo e, in particolare, mediterraneo europeo e non europeo.


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