martedì 22 marzo 2016

Olio lampante la mia proposta del 25 ottobre 2010

Il dibattito in corso sull'olio lampante del Salento leccese è stato svolto, anche con il contributo del sottoscritto, nel 2010 e 2011. Ecco un contributo di allora.

Progettazione partecipata della produzione, trasformazione e commercializzazione dell'olio lampante del Salento leccese
di Antonio Bruno*


-------------------------------------
Nel Salento leccese prevale quasi ovunque la coltura specializzata dell'olivo, basata sulle varietà Cellina di Nardò (o Saracena) ed Ogliarola salentina e sono ancora molti gli oliveti secolari sui terreni marginali. Le piante secolari sono colossali e maestose, veri monumenti naturali attualmente oggetto d'attenzione e tutela grazie ad una legge regionale anche se da queste piante si produce quasi esclusivamente olio lampante che ha un prezzo di mercato troppo basso per rendere economica la raccolta. In questa nota la proposta di mettere i atto una progettazione partecipata per risolvere tale problema sociale.
-------------------------------------

In auto andando in ufficio ascoltavo questa mattina alle 7 e 30 il Giornale radio 3 della Regione Puglia e tra gli altri si è trattato il tema della raccolta delle olive 2010. Il giornalista ha comunicato un dato del prezzo delle olive che a lui sembrava basso ma che invece a me sembrava straordinariamente alto rispetto alle notizie in mio possesso.
Insomma alle 7 e 30 di lunedì 25 ottobre 2010 il Giornale radio 3 della Regione Puglia affermava che il pezzo di un quintale di olive si era attestato intorno ai 30 Euro, invece le notizie in mio possesso danno ad Ugento (Le) un prezzo 15 Euro il prezzo di un quintale di olive raccolte da terra e di 8- 9 euro in agro di Supersano. Il dato relativo al prodotto sano raccolto dall'albero è invece di 20 – 25 Euro al quintale di olive.
Tutto questo accade oggi nel Salento leccese nonostante le prime proiezioni dei principali osservatori economici del settore, dall'Ismea alle Organizzazioni dei produttori, segnalano un potenziale incremento di prezzo del 10% rispetto all'anno scorso.
Da anni tutti sappiamo che il freno maggiore allo sviluppo del settore dell'olio d'oliva è l'eccessiva frammentazione dei produttori di olive che genera una polverizzazione dell'offerta pagata dai produttori che spuntano i prezzi di cui ho scritto.
L'Unaprol e l'Unapol hanno siglato un accordo per concentrare l'offerta e per rafforzare in questo modo la posizione del produttore.
A livello internazionale c'è un incremento degli acquisti di olio extravergine di oliva secondo i dati Ismea/Nielsen relativi al primo semestre 2010 e questo dato trova conferma tra gli addetti ai lavori del Salento leccese che riescono a vendere tutto l'olio extravergine che si produce.
Ma è opportuno concentrare l'attenzione sulla produzione di olive del Salento leccese e su un dibattito che si è sviluppato con alcuni degli addetti ai lavori per chiedere un tavolo con tutti i portatori d'interesse dell'olivicoltura del Salento leccese da cui dovrebbero scaturire delle decisioni in ordine all'olio lampante che rappresenta l'80% della produzione di questo territorio e che spunta un prezzo troppo basso al punto di spingere a non raccogliere le olive.
L’ agricoltura del Salento leccese quindi basa la sua principale fonte di reddito sulla produzione dell’olio lampante che è un olio di oliva che risulta in origine non commestibile in quanto è proveniente da frutti maturi caduti sul terreno e raccolti spesso dopo molti giorni, che danno un livello di acidità superiore al 2%.
In passato, dal tempo dei romani fino al tempo delle guerre mondiali, quest’ olio alimentava l’ illuminazione stradale (da ciò il nome di lampante), invece oggi viene sottoposto a processi di rettificazione per ridurre l’ acidità ed essere reimmesso nel mercato alimentare come olio di oliva commestibile.
La rettificazione è fatta da industrie che non sono presenti nel Salento leccese e che pagano troppo poco questo olio.
Ma come fare ad evitare che il tavolo sull'olio lampante sia un parolificio senza fine e soprattutto come fare a far cambiare idea agli addetti ai lavori dell'olivicoltura del Salento leccese che vedono i tavoli come fonte di discussioni estenuanti, velleitarie ed inconcludenti?
Nella discussione di cui ho riferito, io ho fatto la proposta di avviare le procedure per porre in essere la progettazione partecipata della produzione, trasformazione e commercializzazione dell'olio lampante del Salento leccese.
In pratica secondo la mia opinione, si dovrebbe avviare una modalità di collaborazione tra i vari attori sociali della produzione dell'olio lampante del Salento leccese, al fine di perseguire un obiettivo sociale e, indirettamente, un vantaggio per i partecipanti ad un progetto.
La definizione più condivisa di progettazione partecipata è stata elaborata dal Copenhagen Centre e dal CSR Europee ed indica "persone e organizzazioni provenienti in modo combinato dal pubblico, dalle aziende, dalla società civile che stabiliscono volontarie, mutualistiche e innovative relazioni per raggiungere obiettivi sociali comuni attraverso la combinazione delle loro risorse e competenze".
Il concetto "partnership" è connesso ad un'idea di concertazione, più dinamica e focalizzata sui bisogni della comunità e sull'assunzione di responsabilità dei diversi attori sociali anche in ottica di sussidiarietà, welfare mix e responsabilità sociale.
Lo strumento delle partnership si basa sulla convinzione che lo sviluppo non sia materia dei governi e delle amministrazioni ma della comunità e della società civile in primis, e che, nel processo di sviluppo, governi e amministrazioni devono avere il ruolo di facilitazione e di animazione di accordi di collaborazione sul territorio.
Sto facendo la Scuola di Progettazione Partecipata iniziativa, promossa dal Servizio Innovazione della Regione Puglia, finanziata con il P.O. FESR Puglia 2007-2013 e realizzata dal Formez in cui ho potuto toccare con mano che la partecipazione alla progettazione e alla valutazione dei servizi e delle politiche che affrontino e risolvano il problema della commercializzazione dell'olio d'oliva lampante del Salento leccese si può costruire solo a partire dalla connessione con le risorse formali e istituzionali delle esperienze di vita e delle naturali capacità di “fronteggiamento”, “gestione attiva”, “risposta efficace”, “capacità di risolvere i problemi” che i cittadini e le comunità mettono in atto affrontando le diverse evenienze della quotidianità.
Risulta perciò indispensabile dotarsi per la progettazione partecipata della produzione, trasformazione e commercializzazione dell'olio lampante del Salento leccese della di prospettive di lettura adatte alla comprensione delle diverse realtà, delle singole esperienze di vita, della peculiarità delle azioni di problem solving che coinvolgono gli individui, le famiglie, le comunità, le organizzazioni, trasformando questo enorme capitale sociale in risorsa collettiva.

*Dottore Agronomo

Bibliografia
Giornale radio 3 della Regione Puglia del 25 ottobre 2010
Ranieri Filo della Torre: Olivo e olio, Produzione in crescita tirano anche i consumi
Giorgio dell'Orefice: Prove di alleanza nella filiera made in Italy
Alberto Grimelli e Marcello Scoccia Le previsioni sulla campagna olivicola 2010/2011: vince il Medio Oriente http://www.teatronaturale.it/articolo/10032.html  
Martano, tavola rotonda. il Salento dall'olio lampante al vero oro http://www.sudnews.it/notizia/35260.html  
Bagnasco A., Piselli F., Pizzorno A., Trigilia C., Il capitale sociale. Istruzioni per l'uso. Il Mulino, Bologna, 2001.

Strauss A., Corbin J., Basics of Qualitative Research: Grounded Theory Procedures and Techniques, Sage, Newbury Park.

Nessun commento:

Posta un commento