VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA per definire scientificamente il sistema ambientale di ogni comune della Provincia di Lecce
di Antonio Bruno
L’ambiente naturale in Italia è ambiente agricolo. Basta
dare uno sguardo a Google Earth per rendersi conto che tutto il territorio
della nostra provincia di Lecce è fatto da alberi piantati dall’uomo e da terre
coltivate. Siccome l’agricoltura è anche la produttrice di un bene comune
ovvero il paesaggio, svolge una rilevante funzione “pubblica” a tutela
dell’ambiente e del territorio.
Il territorio rurale ed il paesaggio della Provincia di
Lecce sono stati fortemente interessati, se non sconvolti, in questo
dopoguerra, dall’urbanizzazione, dalla industrializzazione e dalle grandi
infrastrutture connesse allo sviluppo. Proprio per questi motivi la difesa del
territorio è oggi anche una via etica. Il territorio rischia la distruzione e
ciò accade perché viene percepito male e utilizzato peggio, è infatti sfruttato
come luogo per l'industrializzazione, per la residenza o per lo svago. Manca
nell’immaginario collettivo la percezione della campagna come luogo
dell’armonia e dell’equilibrio. Ci sono però delle contro tendenze anche se non
rilevate dall’ISTAT, infatti osservando i risultati dell’indagine svolta da nel
2009 si evince che le aree rurali sono sempre più interessate dalla presenza di
persone che decidono di vivere in campagna e di svolgere attività di tipo
agricolo. Nelle campagne si sta sempre più diffondendo una figura particolare,
che potremmo definire l’agricoltore amatoriale (hobby farmer), che si
caratterizza per il possesso di un piccolo terreno agricolo che coltiva nel
tempo libero, in quanto la sua attività principale, dal punto di vista
lavorativo (e di tempo), è al di fuori del settore agricolo stesso.
Se solo questa tendenza fosse fatta propria dai comuni della
Provincia di Lecce, si potrebbero espropriare aree agricole nei pressi dei
centri urbani lottizzandole in piccoli appezzamenti di 500 – 1.000 metri
quadrati affidandoli in uso ai cittadini per essere utilizzati come Orto
Urbano.
Sino a pochi anni fa, l’Orto Urbano, era l’ultima moda delle
feste dei divi di Hollywood che infatti invitavano gli ospiti a cena per
offrire le primizie coltivate sulla propria terrazza o veranda, tanto che nel
2005 un’inchiesta del settimanale “L’Express” ha incluso l’orticoltura tra le
settanta pratiche dell’odierno snobismo.
In Provincia di Lecce tale pratica spingerebbe, le famiglie
che hanno in uso gli Orti, alla produzione del compost dai rifiuti contribuendo
alla soluzione dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani attraverso la
raccolta differenziata.
Il suolo non è risorsa illimitata che possa consegnarsi
esclusivamente all’interesse individuale o settoriale, soprattutto in un
territorio come quello della Provincia di Lecce, ad alta densità di popolazione
e con 100 Comuni che distano pochi chilometri uno dall’altro.
Al di fuori di qualsiasi preconcetto ideologico, noi
cittadini della Provincia di Lecce gestendo da subito il suolo potremo
scongiurare il pericolo della dipendenza alimentare dall’estero, dei paesaggi
degradati, della depressione dello sviluppo turistico e della crescita
dell’inquinamento ambientale.
C’è uno strumento immediatamente a disposizione dei Sindaci
che consente di adeguare rapidamente l’attuale quadro della pianificazione urbanistica,
mettendo al centro della politica per il territorio la difesa dei terreni
agricoli dal proliferare di insediamenti e infrastrutture che emarginano
l’agricoltura ed il sostegno alle zone agricole in declino demografico e
agricolo?
E se c’è qual è?
Come si può rompere l’incantesimo generato dall’affermazione
pronunciata dalla moderna urbanistica che ha comportato la convinzione da parte
dei Sindaci della Provincia di Lecce, convinzione (rivelatasi tragicamente
sbagliata) anche di molti architetti principalmente Le Corbusier, che le sorti
e i destini della città e delle persone che lavorano dentro di essa, siano
autonomi e distinti da quelli della campagna?
E’ questo il periodo delle tradizionali vigilie delle
festività pasquali, in questi giorni tutti noi vogliamo gustare i piatti
tipici, quelli che venivano prodotti dalla terra dai nostri antenati. E come
possiamo averli se nei territori si impiantano specie e varietà di moda,
richieste dal mercato? Ecco le due logiche contrapposte. Quella del rispetto
delle tradizioni del territorio e delle tipicità e quella della corsa alla
moda, al prodotto di moda richiesto dal mercato.
Ma prima di dare le
risposte alle domande c’è da mettere in atto il principale livello di difesa
del territorio che è il modo di coltivare.
L'agricoltura
convenzionale è un modo assurdo di coltivare che i contadini italiani negli
anni Cinquanta e Sessanta hanno acquisito perché gli risultava più comodo
rispetto al modo precedente di coltivare, però spetta a noi mettere in guardia
che tale agricoltura non è convenzionale perché fa ricorso alla chimica, e non
è tradizionale perché non tiene conto di millenni di tradizione che hanno
stabilito il modo in cui la terra da i suoi frutti, li regala, li mette a
disposizione delle donne e degli uomini della Provincia di Lecce.
Ma se io non voglio
coltivare come si coltiva oggi, non voglio la chimica, che cosa faccio?
Devo tenere conto che il terreno va fecondato, va vissuto,
va mandato avanti, su quel terreno non ci può essere sempre solo il grano oppure
solo le rape, il terreno ha bisogno di vita, di persone che ci vivono sopra.
Ma c’è di più, come dicono gli amici avvocati, se impediamo
la devastazione del territorio, se lo viviamo noi, in cambio le nostre terre ci
regaleranno una vita qualitativamente interessante, rapporti, persone,
incontri, socialità, profondità, centralità dell'analisi, un'analisi sociale
quale quella che oggi viene fatta dai Dottori Agronomi e Dottori Forestali che
ora potrebbero veramente essere un’avanguardia, un movimento che germina in
campagna.
In questa fase i Dottori Agronomi e Dottori Forestali sono a
contatto con la concretezza dei problemi e hanno in consegna una risorsa che
non può andare perduta. E' nella terra che ci sono le risorse prime, queste
risorse prime sono in pericolo, sono aggredite, sono aggredite da una
confusione di segnali che purtroppo oggi domina la nostra informazione e la
nostra politica.
E chi può operare una consulenza professionale a
salvaguardia del territorio naturale che come abbiamo detto è territorio
agricolo? Ma è appunto il professionista Dottore Agronomo e Dottore Forestale
che su incarico del Sindaco formulerebbe le prescrizioni da mettere nel PUG a
salvaguardia del territorio.
Ma voglio dirla tutta la mia verità ricollegandomi
all’esordio di questa mia nota in cui ho affermato, senza paura di essere
smentito e sfidando chiunque a dimostrarmi il contrario, che l’agricoltura è
anche la produttrice di un bene comune ovvero il paesaggio e per questo motivo
svolge una rilevante funzione “pubblica” a tutela dell’ambiente e del
territorio.
Anche gli Ospedali e i Medici svolgono una rilevante
funzione pubblica, così come le nostre caserme dei Carabinieri, i Magistrati
dei Tribunali, le maestre e i maestri della scuola materna ed elementare e le
Professoresse ed i Professori dalle medie, alle superiori sino all’Università
solo che queste persone vengono retribuite con i soldi che noi versiamo allo
Stato, le loro prestazioni professionali vengono pagate con le nostre tasse. Il
territorio va difeso, presidiato, e per questo l’agricoltura per la sua
rilevante “funzione pubblica” deve essere un costo di tutti noi, primo fra
tutti la consulenza per tutti i Comuni dei professionisti Dottori Agronomi e Dottori
Forestali, primo passo verso la salvaguardia e sviluppo del nostro territorio
Provinciale affidando loro l’incarico della VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA
NELLA FASE di SCOPING per l’elaborazione della Lettura e valutazione del
paesaggio in maniera tale da definire scientificamente il sistema ambientale di
ogni comune della Provincia di Lecce.
Ti sto vedendo sai, si vedo il sorrisetto, pensi: “E va bene
stanno cercando lavoro per loro”, ma anche alla tua aria sorniona ho una
risposta. Se il medico ti dice che hai un tumore che fai? Ridi? Non penso,
credo che ti fai subito ricoverare e i medici stabiliscono la cura per farti
guarire, tentano di farti guarire. Ecco io ti dico che il territorio è malato,
che rischia di morire! E tu, che fai?
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