Prodotti utilizzate nelle prove effettuate dagli scienziati agronomi dell'Università di Foggia e dalla COPAGRI Lecce |
Antonia
Carlucci, Maria Luisa Raimondo, Francesco Lops, Fabio Ingrosso e Serafino Faggiano: Sulla base delle […..]
sperimentazioni, si ritiene di poter affermare che, almeno nella zona
considerata infetta del Salento, sarà possibile ipotizzare una convivenza tra
l'olivo e il batterio, e tra II batterlo e il territorio, in quanto la
produttività delle piante di olivo non è stata compromessa dalla presenza dello
stesso, anche grazie all'esecuzione di buone pratiche agronomiche, ossia una
buona e ordinaria gestione agronomica e fitoiatrica.
Risultati delle prove in campo
Foglie emesse su rametti dell'anno in corso.
I prodotti che hanno apparen-temente favorito un maggiore
sviluppo fogliare sono stati il nuovo formulato in corso di registrazione (IRF
230) e acibenzolar-S•metil (Bion) sia quando utilizzati da soli sia in
combinazione tra di loro o con altri prodotti, con numeri medi di foglie
prodotte che vanno da 23,67 (dopo circa
60 giorni dal primo trattamento) a 34,9 (dopo circa 180 giorni dal primo
trattamento). Tutti gli altri trattamenti hanno indotto, in media, un buon
sviluppo fogliare nelle piante trattate, soprattutto se si tiene presente che
alcuni prodotti contengono componenti nutritivi nella loro formulazione. In
particolare, le piante trattate con estratto di Alliaceae (Agroallium) non
hanno mostrato un buon sviluppo vegetativo nelle piante, ma sono risultate meno attaccate dalla rogna
(Pseudomonas syringae pv. sovrastanoi) (dati non mostrati), e su di esse si è
osservata una maggiore allegagione delle drupe. I trattamenti effettuati con
rame e acido peracetico (Biobacter) e
ossicloruro di rame (Kuprum Red) hanno apparentemente indotto poco lo sviluppo
delle foglie, ma va considerato che le piante sotto state trattate solo tre volte
a partire dal 30 luglio, aspetti che non hanno giovato allo sviluppo delle
piante, ciò nonostante i risultati sono da considerarsi positivi.
Indice
di clorofilla. i valori rilevati sono risultati
sostanzialmente incoraggianti, a parte qualche caso sporadico in cui sono risultati
inferiori a quelli della tesi non trattata. I valori sono risultati più alti in
quelle piante trattate con prodotti e combinazioni di prodotti con elevata presenza
di sostanze nutritive nella loro formulazione. In particolare, nell'ultimo
rilievo i prodotti di base di estratto di Alliaceae e di ossido cloruro di rame
(Agroallium e Kuprum Red), hanno prodotto valori di tenore di clorofilla più
alti in assoluto rispetto a tutti gli altri trattamenti, con valori di 90,8 e
92,9 rispettivamente.
Conduttanza
stomatica. Tutti i pro-dotti rispetto alla tesi non trattata hanno
dimostrato di reagire con la pianta incrementando i potenziali idrici, i quali
sono indirettamente un indice del movimento delle linfe all'interno dei tessuti
vegetali. Particolare attenzione va posta su tutte quelle tesi in cui è stato
utilizzato acibenzolar-S-metil da solo o in combinazione con altri . Infatti,
questo prodotto ha quasi sempre indotto potenziali idrici più alti rispetto ad
altri.
Positivo
effetto del trattamenti
I risultati ottenuti mettono in evidenza come i
trattamenti effettuati sugli olivi affetti da CoDiR0 siano stati tutti
efficaci, a prescindere dal valore numerico. In particolare, le piante trattate
hanno manifestato un maggiore vigore vegetativo (numero di foglie), valori
dell'indice di clorofilla e di conduttanza stomatica più alti, e quindi
statisticamente significativi. In tabella 3 sono riportati i risultati ottenuti
da una elaborazione dimostrativa (Anova a una via), in cui i dati del numero di
foglie, dell'indice di Spad e della conduttanza stomatica di ciascuna tesi sono
stati messi a confronto tra di loro. Dalla tabella si evince che i migliori
risultati sono attribuiti a quelle tesi in cui i prodotti sono stati combinati
tra loro.
Risultati
positivi in attesa di conferme
I risultati ottenuti nelle prove in campo hanno messo in
luce la capacità delle piante di olivo di reagire agli attacchi dei patogeni,
quando sono state messe in atto azioni riconducibili a una ordinaria gestione
agronomica (arature, fresature, potature) e fitoiatrica.
Inoltre, sembra che i risultati migliori si siano
registrati nelle tesi dove due o più prodotti, con caratteristiche differenti,
sono stati combinati tra di loro. Ciò significa che interventi strategici volti
a soddisfare tutte le esigenze della pianta, da quella nutrizionale a quella di
protezione e difesa, sono auspicabili, soprattutto in situazioni simili a
quelle salentine.
Pertanto, sebbene i risultati lascino intendere che un
prodotto sia stato più efficace dell'altro, in questa fase, e poiché trattasi
di risultati di una sperimentazione di soli 5 mesi, si ritiene di non enfatizzarli,
in quanto gli esiti delle analisi sull'accertamento del batterio X. fastidiosa
sono stati sempre positivi in tutti I campioni prelevati da tutte le tesi.
Ciò significa che il batterio è presente nei tessuti
delle piante trattate, ma queste al 19 novembre 2015 (ultimo rilievo
effettuato) non avevano manifestato alcun sintomo. In realtà, le piante della
sperimentazione sia cielo aperto. godono di un apparente ottimo stato di
vigoria, tant'è che la produzione delle drupe è stata considerevole e di ottima
qualità. Questi risultati preliminari e parziali ottenuti da attività
sperimentali di un solo anno richiedono che siano confermati e validati da
sperimentazioni successive. A tale scopo, le prove allestite nel 2015 saranno
ripetute anche nel 2016.
Per quanto riguarda invece i saggi sin vitro- I risultati
hanno evidenzia-to una diversa capacità dei prodotti di inibire la crescita
miceliare dei funghi saggiati. Ciò deriva dal fatto che alcuni prodotti hanno
le caratteristiche di fertilizzanti e non di fungicidi, o battericidi, ecc.
Sulla
base delle predette sperimentazioni, si ritiene di poter affermare che, almeno
nella zona considerata infetta del Salento, sarà possibile ipotizzare una
convivenza tra l'olivo e il batterio, e tra II batterlo e il territorio, in
quanto la produttività delle piante di olivo non è stata compromessa dalla
presenza dello stesso, anche grazie all'esecuzione di buone pratiche
agronomiche, ossia una buona e ordinaria gestione agronomica e fitoiatrica.
Inoltre, si ritiene che siano necessari tempi più lunghi
di verifiche e conferme scientifiche, e che i cicli dei trattamenti debbano
essere ripetuti per almeno altri due anni (2016 e 2017), allo scopo di validare
scientificamente gli incoraggianti risultati ottenuti.
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