giovedì 17 marzo 2016

Salento inesplorato: biodiversità della macchia, gariga e pseudosteppa


Salento inesplorato: biodiversità della macchia, gariga e pseudosteppa
di Antonio Bruno *
Già Ippocrate (460 a.C.) nel suo libro "Le arie, le acque e i luoghi" affermava la stretta interazione fra l'uomo e l'ambiente, dove la salute del primo era influenzata da quella del secondo. La nostra vita è distratta da suggestioni di ogni tipo, provenienti dall'affanno delle rivalità, c'è la necessità di affermarsi e, una volta che ciò sia accaduto, dall'urgenza di difendere ciò che tanto faticosamente si è conquistato, salvo poi a rendersi conto che non ne valeva la pena. Tutto questo da fare che abbiamo, dalla mattina alla sera, di ogni santo giorno della settimana, impedisce a tutti noi di conoscere habitat naturalistici di elevato pregio, quali la macchia, la gariga e la pseudosteppa.
Nemmeno sentito parlare vero?
Anzi è come se vi vedessi, con l'espressione interrogativa e, mentre vi grattate la testa, ecco che riuscite a fare venire a galla, dalla memoria più profonda, le ultime notizie della steppa, che con ogni probabilità risalgono allo Zecchino d'oro del 1968, quando un paffuto bambino con i capelli biondi a caschetto, cantava di un cosacco di nome Popoff che, appunto, vagava nella Steppa sconfinata.
Questi habitat sono comuni nel nostro Salento e se cominciamo a osservarli con attenzione, se lo faremo davvero, (si! dico a te! Comincia a mettere in conto di farti una passeggiata oggi, come diceva Alberto Manzi “Non è mai troppo Tardi”) e appunto, come scrivevo prima, se lo faremo, potremo ammirare una grandissima varietà di specie vegetali e animali che vivono e si nutrono in questi ambienti (la macchia, la gariga e la pseudosteppa presentano grandissima biodiversità) soprattutto prendendo atto che anche se tutti noi conosciamo il bosco come ambiente naturale sappiamo anche che nel Salento e nella Puglia è raro che accada quello che accadde a Pollicino, ovvero di perdersi nel bosco, ed è per questo che i bambini del Salento non hanno molliche di pane in tasca, perché?
Come perché? Ma se sappiamo tutti che ciò che rimane dei boschi di una volta è stato imprigionato in pochissimi e ristretti territori tanto che, chi va in giro con le molliche in tasca, sono i boschi, per non perdersi nel Salento antropizzato e pieno di fotovoltaico e rullanti pale eoliche.
Ecco perché è interessante l'osservazione di questi ambienti che assumono un fascino particolare dal punto di vista paesaggistico.
Vi invito a immaginare adesso questo scenario: un' ampia radura poi una macchia sempreverde popolata da arbusti e piante di forma diversa ora addensate ora rade, poi qua e la Querce isolate, insomma uno spicchio di cielo in terra.
Ma noi siamo troppo presi dal successo e dalla voglia di prevalere uno sull'altro per avere tempo per questo Paradiso. Non è vero?
Ci sono comunque delle controindicazioni all'Inferno degli uomini, massimo grado dell'evoluzione, perché in tali luoghi ci sono esseri viventi che noi, con sufficienza, giudichiamo inferiori, che il Paradiso se lo godono e sono uccelli, insetti e piccoli mammiferi.
Ma specificamente cos'è la pseudosteppa?
E' presente in Salento nelle zone pianeggianti, che precedentemente erano state destinate alla coltivazione dei cereali e delle foraggere. Come tutti sappiamo la situazione è tale che, molte di queste terre, non si coltivano più e, senza l'azione dell'uomo e delle sue macchine ancestrali come l'aratro, ecco che la natura torna a farla da padrona con le specie spontanee che, finalmente senza alcun contrasto, possono svilupparsi rigogliosamente.
Anche nelle popolazioni vegetali c'è una evoluzione, come nelle popolazioni animali, infatti in questo ambito, presuntuosamente, noi essere umani ci siamo auto proclamati il punto di maggiore evoluzione, mentre la pseudosteppa rappresenta il punto di inizio e di minore evoluzione delle popolazioni vegetali. Le piante erbacee che vivono in questo ambiente sono basse e riescono a sopravvivere in condizioni di siccità e di assenza di sostanze nutritive possono essere annuali o perenni e queste ultime possiedono organi di riserva sotterranei, hanno un ciclo biologico breve che si svolge nelle stagioni che nel nostro Salento sono più favorevoli alla vita delle piante ovvero l'autunno, l'inverno e la primavera perché d'estate, con l'assenza delle precipitazioni atmosferiche, è a tutti noto il prevalere incontrastato del secco e del giallo.
Ce l'ho negli occhi, che scrutavano il paesaggio dal finestrino, quando da bambino tornando dalla visita ai miei zii a Chiavenna (Provincia di Sondrio) dove tutto era verde e lussureggiante, giungevo in Salento con il treno monotonamente carico di emigranti di ritorno dalla Germania che penetrava in un territorio in cui tutto era secco, morto, con i colori giallo e marrone a farla da padroni, in uno sfavillante rigoglio del deserto senza piante.
La famiglia di piante più diffusa nella pseudosteppa è quella delle graminacee, molto diffuso è il genere Stipa (da cui deriva il termine steppa). Ci sono le Orchidee spontanee che in primavera ci riservano bellissime fioriture.
Continuo questo viaggio che vuole essere una proposta per voi esploratori ex scout o giovani marmotte, che ancora avete un cuore che palpita e che rimane alla ricerca della perduta felicità. Continuo a scrivere per voi sognatori delle mille avventure in terre inesplorate e cacciatori di scoperte inimmaginabili affinché al più presto, io vi consiglio ora, prendiate per mano i vostri figli e vi mettiate in viaggio a 200 metri da casa vostra alla scoperta del tesoro che circonda tutti noi e che io chiamerò Salento inesplorato.
Per premio se seguirete i miei consigli e andrete in giro in Salento potrete incontrare la gariga che si trova nelle zone rocciose, dove quando è secco periodicamente ci sono incendi. La gariga (da ‘garrigue’, il nome francese della quercia spinosa) rappresenta una forma degradata della macchia ed è caratterizzata da vegetazione bassa e sporadica con larghi tratti di terreno nudo affiorante, composta da piccoli arbusti e suffrutici, spesso di tipo aromatico. La gariga contiene una grande diversità floristica ed è un habitat tipico per numerose specie di orchidee. Ulteriori stadi di degrado della gariga conducono alla steppa, con un soprassuolo erbaceo a prevalenza di graminacee. La gariga è formata da specie arbustive molto basse, quasi tutte sempreverdi, ricche di spine o di oli essenziali aromatici, tanto da renderle poco appetibili e resistenti al morso delle capre e delle pecore. Sono presenti interessanti specie arbustive ed erbacee perenni con proprietà aromatiche ed officinali: dominano i Cisti, il Camedrio, il Timo serpillo, l’Issopo meridionale, la Santoreggia Pugliese.
Infine la macchia mediterranea che è a tutti più nota ed è presente in modo diffuso lungo le zone di confine e nelle ampie zone marginali dove si è sviluppata indisturbata. La macchia è una formazione vegetale più evoluta o meglio, meno degradata, rispetto alla gariga ed è caratterizzata da un denso strato ed intricato arbustivo, per lo più sempreverde, in cui si perde l'individualità di ogni singola pianta, che lascia poco spazio persino alle piante erbacee; manca un vero strato arboreo. Anche le specie che normalmente hanno un tale portamento assumono in questo ambiente un aspetto cespuglioso. Sono presenti il Lentisco, Ginestra spinosa, le Filliree, l’Erba corsa, i Cisti, l’Olivastro, il Leccio, il Perastro. (In altre stagioni fioriscono l’Iris, il croco ecc)
Cara lettrice o lettore, ecco terminato il tuo viaggio all'interno delle mie povere parole. Faccio il Dottore Agronomo e ti ho comunicato la meraviglia e lo stupore che mi prende ogni volta che entro in contatto con la natura del Salento, ogni volta che ho un rapporto quasi “fisico” con la nostra meravigliosa e bella terra. Dico sempre a mia figlia Sara che non deve fidarsi delle parole, che sono i suoni che vengono fuori dalla gola e che formano il linguaggio articolato e, meno che mai, deve fidarsi della linea che si torce e che forma le lettere dell'alfabeto in cui si trasforma il linguaggio articolato. Lo stesso dico a voi che avete avuto la pazienza eroica di leggere le mie parole sin qui, non fidatevi, abbandonate il libro, il giornale o il computer, uscite fuori, andate in prossimità dei vostri paesi o città e abbandonatevi all'osservazione di ciò che ci circonda. Davvero è un'esperienza unica e lo sarà ogni volta se continuerete a farlo: è già il risveglio alla realtà e lo sarà per il resto della vita.
*Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e territoriale titolo Universitario International Master's Degree IMD in Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).
Bibliografia
L’importanza della conoscenza e tutela della biodiversità pincipale risorsa del nostro territorio pubblicato su Brecce 2007

Filippo Bussotti, Claudio Piccini, Beti Piotto, Claudio Cervelli LA MACCHIA MEDITERRANEA: LA VEGETAZIONE E IL SUO RAPPORTO CON L’UOMO

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