I primi controlli a
campione hanno fatto emergere una situazione di criticità per quanto riguarda i
servizi
«I controlli hanno
dimostrato che la manutenzione dei consorzi è stata tutt'altro che eccellente»
«Male la
manutenzione, da qui la rabbia» In campo con le aziende Confagricoltura e
Coldiretti
di Alessandra LEZZI
Le levata di scudi di sindaci e mondo
politico non appassiona più di tanto le associazioni di categoria.
In più occasioni, diversi loro
rappresentanti hanno precisato che il contributo all'ente consorzi di bonifica
va pagato, almeno come regola generale.
I ricorsi, quindi, saranno supportati da Cia, Coldiretti e
Confagricoltura solo laddove è venuto meno incontestabilmente l'ormai nota
correlazione tra versamento dell'imposta e beneficio ricevuto che le norma in
primis cita come imprescindibile punto di riferimento. Nessuna delle
associazioni ha mai messo in discussione la necessaria esistenza dell'ente
consorzi.
«Va gestita al meglio,
vanno razionalizzate le risorse, urge un piano di ristrutturazione, va tagliato
il numero dei dipendenti»: , le frasi che più volte hanno ripetuto tutti,
da Gianni Cantele e Giuseppe Brillante di Coldiretti a Vito Murrone della Cia. Ma l'ente resta per tutti un riferimento
irrinunciabile per il mondo agricolo, «purché riprenda a funzionare
adeguatamente». «Il servizio reale e non virtuale è un presupposto che non
si discute, ma questo non si interpreti come una posizione ostativa nei
confronti dell'ente consortile», precisa Donato Rossi, presidente di Confagricoltura
Puglia. «Le aziende possono e devono rivolgersi e noi ma sia chiaro che
appoggeremo i ricorsi solo laddove si dimostrerà che effettivamente non vi è stato alcun beneficio».
Ma è sul significato di
"beneficio" che Rossi mette le mani avanti: «Il problema della manutenzione,
o meglio della mancata manutenzione, va certamente affrontato con fermezza ma
non può essere a prescindere motivo di esonero dal tributo. Agricoltori e
proprietari terrieri devono sapere che le presenza del canale e l'irrigazione
sono un servizio che sulla base della normativa vigente va pagato».
A fronte di questo Rossi ritiene utile una sospensione
temporanea del pagamento del tributo, finché - spiega - non si giunga ad un
quadro gestionale che utilizzi le poche risorse finanziarie a disposizione in una
duplice direzione. «Il pagamento degli stipendi - sottolinea il capo di Confagricoltura - non può essere l'unica
priorità, se poi per andare in pari si rinuncia alla manutenzione dei canali».
Sostanzialmente, è la sua tesi, risulta difficile - pur mettendoci razionalità
e buon senso che il caso richiede - convincere il mondo agricolo, già su più
fronti in seria difficoltà, a versare un tributo per qualcosa che non toccano
con mano. E i canali pieni di erbacce e detriti forniscono loro un ottimo
motivo di collera sul quale diventa difficile trovare una mediazione. «I
controlli a campione che abbiamo eseguito successivamente alle segnalazioni di
alcune aziende hanno in effetti dimostrato che sul piano della manutenzione
l'attività consortile è stata tutt'altro che eccellente e la rabbia dei
proprietari terrieri non è poi cosi ingiustificata», dice Gianni Cantele, di
Coldiretti Puglia, che annuncia: «Noi andremo in autotutela davanti alla
commissione tributaria e Roma. Sei giudici dovessero darci ragione, si ribalterebbe
l'onere della prova, che quindi spetterebbe ai consorzi e non più ai consorziati».
«La manutenzione dei canali non è diffusa sull'intero territorio e persino il
costo dell'acqua è particolarmente elevato. Siamo a 40 centesimi a metro cubo»,
gli fa eco il collega leccese Giuseppe Brillante che ha dalla sua le foto che
raccontano parte del viaggio della Coldiretti tra i canali di bonifica del
territorio. Tutti pronti a sedersi intorno a un tavolo, ma riduzione del
numero di personale e debiti da ripianare con fondi regionali sembrano essere
inderogabili punti fermi.
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