La FORESTA DEGLI ULIVI della terra di Lecce: raccogliere o
non raccogliere le Olive? Questo è il problema!
di Antonio Bruno*
"Per ormai inutile utilizzo, offresi azienda olivicola
di 100 ettari per l'installazione di pannelli solari. Il ricavato sarà utilizzato
per l'acquisto di biglietti del superenalotto che consideriamo un investimento
più sicuro".
NELLA FOTO: L'impianto di pannelli che si può ammirare sulla
Sogliano Cavour _ Galatina e che potrebbe sostituire LA FORESTA DEGLI ULIVI
DELLA TERRA DI LECCE
Una trovata di un burlone? No! E’ lo striscione di un
olivicoltore pugliese che non sa se raccogliere o non raccogliere le olive.
Io lo scrivo a chiare lettere: NON POSSIAMO SOSTITUIRE LA
TECNICA DI COLTIVAZIONE CON LE ORGANIZZAZIONI DI CATEGORIA.
Chi rappresenta i contadini? Le organizzazioni di categoria
e sono sempre queste che hanno determinato dagli anni 60 ai giorni nostri e che
ancora determinano la politica del governo in tema di agricoltura.
Oggi c’è l’olio che non si vende e determina la protesta. Ma
anche l’olio dell’anno scorso non si è venduto.
A Lecce i nostri
amici olivicoltori sono dei simpatici vecchietti che continuano a raccogliere
le olive. Hanno fatto laureare i loro figli che sono oggi medici, avvocati ed
ingegneri con i raccolti della loro terra e questi però della “terra madre” non
ne vogliono più sapere lasciando al nostro arzillo contadino, anche se oramai
verso il tramonto, il compito di continuare a trarre da quella madre il
nutrimento per il nostro territorio.
La polverizzazione delle aziende olivicoli che poteva essere
un punto di forza se indirizzato alla tipicizzazione dei prodotti con il
conseguente mercato di nicchia ad altissimi prezzi è invece in Terra di Lecce
una debolezza.
Provincia: Lecce
Numero Aziende: 78.672
Superficie Totale: 163.438
Superficie SAU: 152.284
Fonte ISTAT
Si affrontano i problemi con l’emergenza, si convocano
politici, associazioni di categoria e si utilizzano anche trovate geniali come
quelle del Collega Dottore Agronomo
Ministro Zaia che, chiamato in causa da pugliesi e calabresi, promette
risultati concreti: "il Consiglio Ue - ha affermato - sta discutendo un
progetto di regolamento che prevede la possibilità di inserire anche l’olio
d’oliva nel programma di distribuzione di derrate a favore degli indigenti".
“Con il regolamento
CE n. 983/2008 votato dalla Commissione lo scorso 3 ottobre – ha spiegato Zaia
- è stato approvato il piano di ripartizione delle risorse per l’esercizio
finanziario 2009, con il quale l’Italia dispone di risorse pari a 129.220.273
euro, finalizzate all’acquisto sul mercato comunitario di determinati prodotti
alimentari da distribuire agli indigenti, come i cereali, il riso e il latte
scremato in polvere”.
“Lavorerò
personalmente – conclude il Ministro - affinché anche l’olio d’oliva, quanto
prima, venga inserito in questa lista e possa essere distribuito agli indigenti
nella Comunità, consentendo così la ripresa del mercato”.
Sono tutte belle intenzioni ma a San Cesario di Lecce più
volte abbiamo riscontrato che le vie dell’inferno sono lastricate di belle e
buone intenzioni.
La PAC che poi sarebbe la politica agricola COMUNE, quella
che ha visto fioccare integrazioni di prezzo all’olio per anni sin dai lontani
anni 60 che ha sostenuto questo settore ne ha anche decretato lo stato in cui
langue in questi giorni.
C’è chi si appella a lasciare morire la foresta degli ulivi
di Lecce così come si vuol lasciare morire la povera Eliana Cuccurullo.
Non ci sono più agricoltori che decidono, che si affidano
ognuno al suo Dottore AGRONOMO, con il quale affrontare e risolvere i problemi
dell’azienda.
Al posto di questa sana impostazione ci sono carte da
compilare, moduli, richieste, premi e punizioni dopo controlli che hanno reso
il settore olivicolo molto simile al gioco a quiz televisivo allontanandolo
dalla realtà.
Chi gestisce tutto
questo? Uffici di persone competenti che però compilano carte su carte e che
con queste carte hanno affogato la foresta degli ulivi della Terra di Lecce.
Ma qual è la realtà?
La prima è quella della tutela del territorio.
La FORESTA DEGLI ULIVI
della terra di Lecce, quella che ha sostituito il leccio (la lizza) e che ha
alimentato con i residui della potatura i camini delle cucine economiche della
terra di Lecce e con l’olio ha illuminato per anni Mosca e San Pietrobrugo in
Russia luoghi dai quali provenivano i velieri raffigurati nei bei quadri del
porto di Gallipoli dei secoli scorsi deve vivere affinché la nostra penisola
bagnata dai due mari non diventi il deserto dei due mari.
Ma quest’estate avete
guardato le campagne del paesaggio agrario salentino? Gli incendi che hanno
distrutto centinaia di alberi di olivo. L’oliveto è l’unico bosco rimasto nel
Salento. L’olivo nei millenni scorsi
dopo l’arrivo dei Romani, ha rubato il posto alla Quercia, al Leccio, alla
Lizza che aveva invaso tutto il nostro territorio, e l’energia che la foresta
di Quercia forniva sotto forma di legna, fu sostituita dalla legna della potatura
di questi alberi di olivo altissimi che lasciavano cadere le preziose drupe per
terra perchè non serviva fossero raccolte dall’albero tanto l’olio lampante
serviva appunto ad illuminare tutta Europa e i proventi di quel commercio hanno
prodotto il barocco leccese che è sotto gli occhi di tutti con il suo fraseggio
scintillante e sfavillante pieno di sfarzo eccessivo e sovrabbondante.
Il Salento era l’Arabia Saudita del 1600, forniva l’energia
per l’illuminazione in tutta Europa, il porto di Gallipoli ospitava navi di
grande stazza che caricavano e partivano per i porti del Nord Europa cariche di
olio e di quant’altro proveniva dalle nostre ricche terre. Era fiorente il
commercio e i vari sedili di foggia Veneziana testimoniano a Lecce e a Nardò la
discesa di quei mercanti che per fare affari si trasferirono in quel tempo
nella nostra terra.
Adesso queste persone
vengono da tutta Europa per visitare quello che può definirsi “IL MUSEO DIFFUSO
E L’ALBERGO DIFFUSO SALENTU LU SULE LU MARE LU IENTU”.
Ma adesso che un
litro d’olio lampante (la maggior parte della nostra produzione) costa quanto
un litro di gasolio cosa fanno gli agricoltori? Trascurano la coltivazione
dell’oliveto, non sono tempestivi nel togliere le erbacce e fiorenti masserie
sono divenute ruderi circondati dai residui dell’incendio che le rende simili a
un territorio di guerra incendiato dai conquistatori.
L’oliveto non può essere sostituito se non dopo
un’autorizzazione rilasciata dall’Assessorato dell’Agricoltura della Puglia,
l’oliveto non ha più la stessa capacità produttiva di un tempo ma è una
foresta, l’unica foresta che il Salento possiede e che funziona proteggendo il
Suolo ed evitando danni immani da rischio idrogeologico (si chiama così il
rischio delle alluvioni).
Ma fare le lavorazioni
per togliere le erbe secche ed evitare di avere la propagazione degli incendi
ha un costo e gli agricoltori che non riescono più a vendere quel prodotto non
hanno alcuna intenzione di sborsare dei soldi che non gli verranno mai
restituiti dalla terra, la madre terra che nei millenni passati ha nutrito e
curato le generazioni che ci hanno preceduti.
Servono soldi che provengano dalle attività che producono risorse
utilizzando il territorio. “IL MUSEO DIFFUSO E L’ALBERGO DIFFUSO SALENTU LU
SULE LU MARE LU IENTU” deve mettere mano al portafoglio e finanziare la foresta
oliveto perché se il turista troverà, tra un paese e l’altro del Salento, un
territorio bruciato con delle rovine anch’esse bruciate non verrà mai più.
Se l’impresa agricola del Salento diverrà economica
raddoppiando nel prossimo quinquennio la produzione di ricchezza (passando
dall’oderno 2,5% del PIL Prodotto Interno Lordo del Salento al 6%) allora le
foreste d’olivo potranno essere finanziate da questa ricchezza. Se ciò non
avverrà allora dovremmo pensare seriamente di far rientrare gli oliveti nel
demanio forestale dello stato.
La Foresta degli Ulivi della Terra di Lecce è sicuramente
oggetto della Direttiva 2001/42/CE del Parlamento europeo e del Consiglio che
dal luglio del oramai lontano 2004 è attuata anche in Provincia di Lecce che
viene denominata Direttiva VAS che impone di valutare gli effetti sull’ambiente
delle scelte programmatiche e pianificatorie.
Come? Chiedete cosa
ci sia di programmato nella crisi del settore olivicolo di questi giorni? Ma
come non lo vedete? Eppure è sotto gli occhi di tutti! C’è l’abbandono a se
stesso del mercato dell’olio e di conseguenza l’abbandono programmato degli
oliveti che porterà a gravissime conseguenze ambientali nel nostro territorio.
Chi è responsabile non può far finta di non sapere che quel cartellone
che sulla strada statale pubblicizza a caratteri cubitali una bottiglia di OLIO
EXTRA VERGINE d’oliva a € 2,80 con un costo della sola confezione (di bottiglia
ed etichetta) di € 1,50 sta COMMETTENDO L’OMICIDIO DEGLI OLIVICOLTORI DELLA
TERRA DI LECCE!
Come fanno a vedere l’olio extravergine a € 1,30?
Poi c’è il problema
della desertificazione che è una conseguenza del mancato apporto di Sostanza
organica nel terreno.
E solo alla fine c’è
il problema del reddito agricolo degli olivicoltori.
Cosa appare oggi?
Un manipolo di contadini “fanno casino” perché
non vendono l’olio. Nessuno che ponga il vero problema e cioè quello del
rischio idrogeologico (che tradotto significa che senza la foresta degli ulivi
della Terra di Lecce c’è il rischio delle alluvioni), quello del rischio
paesaggistico (pensate che sarebbe la Terra di Lecce senza la sua foresta di
Ulivi e al turista che passerebbe attraverso il deserto per andare a Gallipoli
o a Otranto) con conseguenze sull’economia del turismo.
Il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha
convocato per lunedì 24 c.m. alle ore 17.30 presso la sala Giunta della
Presidenza tutti i rappresentanti delle forze dell’ordine e i soggetti
istituzionali preposti al controllo antisofisticazione della filiera
olivicola-olearia.
All’incontro parteciperà anche l’Assessore alle Risorse
Agroalimentari Enzo Russo che questa mattina ha incontrato i rappresentati
degli olivicoltori, giunti a Bari da tutta la provincia per protestare.
Al bravo Assessore Russo rivolgo un appello affinché, passata
l’emergenza, affidi all’ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali della
Provincia di Lecce il compito di affrontare e risolvere il problema della conservazione
e promozione della FORESTA DEGLI ULIVI DELLA TERRA DI LECCE.
Ricordo all’Assessore che il professore Sacco
dell’Università degli Studi di Bari ha scoperto un metodo che non lascia
margini ad errori per analizzare la PROVENIENZA DELL’OLIO D’OLIVO, io ne ho
scritto e chiunque può leggere il report.
Si tratta adesso di salvare il salvabile oggi ma nello
stesso tempo di affrontare con noi professionisti il domani.
*Dottore Agronomo (Esperto in diagnostica urbana e
territoriale titolo Universitario International Master’s Degree IMD in
Diagnostica Urbana e territoriale Urban and Territorial Diagnostics).
dott. Agr. Antonio BRUNO
Esperto in Diagnostica Urbana e Territoriale
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