La raccolta dei lambascioni nel Salento: tradizione, cultura e gastronomia
Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico
Introduzione
Nel Sud Italia, e in particolare nel Salento, la raccolta dei lambascioni rappresenta una tradizione radicata nella cultura contadina. Questo bulbo, appartenente alla famiglia delle Liliaceae (Leopoldia comosa), cresce spontaneamente nei terreni argillosi e calcarei della Puglia e viene raccolto tra dicembre e aprile. Oltre al valore alimentare, il lambascione possiede un'importanza culturale che si manifesta nelle festività locali, come la sagra del pampasciulu di Acaya.
La raccolta e gli strumenti tradizionali
La raccolta dei lambascioni è un'operazione faticosa che richiede l'uso di strumenti adeguati. Ancora oggi, in alcuni paesi del Salento, i raccoglitori utilizzano il zappuddru o zappone, un piccone tozzo sagomato da un lato e appuntito dall'altro, ideale per scavare nel terreno compatto senza danneggiare i bulbi. In passato, questa attività era svolta principalmente dai contadini che non possedevano terre proprie e che si dedicavano alla raccolta di erbe selvatiche, funghi e lambascioni; questi raccoglitori venivano chiamati pampasciunari.
Il valore culturale e religioso
Oltre a essere un alimento prelibato e ricco di proprietà nutritive, il lambascione ha assunto un significato culturale e persino religioso in alcune comunità del Salento. Ad Acaya, frazione di Vernole (LE), il primo venerdì di marzo si celebra la sagra del pampasciulu, un evento dedicato alla degustazione di piatti tipici a base di lambascioni. In questa occasione, l'immagine della Madonna Addolorata assume il titolo di Madonna dei Pampasciuni, a testimonianza del profondo legame tra tradizione religiosa e cultura gastronomica locale.
Proprietà nutrizionali e usi in cucina
I lambascioni sono noti per il loro sapore amarognolo e per le loro proprietà benefiche. Ricchi di sali minerali, vitamine e sostanze antiossidanti, questi bulbi possiedono anche proprietà diuretiche e depurative. In cucina vengono utilizzati in diverse preparazioni: lessati e conditi con olio extravergine d'oliva, aceto e pepe, oppure fritti, conservati sott'olio o impiegati come ingrediente di frittate e zuppe. La loro versatilità li rende un elemento essenziale della cucina tradizionale pugliese.
Conclusione
La raccolta dei lambascioni non è solo un'attività agricola, ma rappresenta un rito che lega il passato al presente, mantenendo vive antiche usanze e valorizzando la biodiversità locale. La celebrazione della sagra del pampasciulu ad Acaya e il riconoscimento della Madonna dei Pampasciuni testimoniano il profondo legame tra il territorio, le sue tradizioni e la devozione popolare. I lambascioni non sono solo un alimento, ma un simbolo della cultura salentina, capace di raccontare storie di fatica, convivialità e identità.
Bibliografia
Caputo, F. (2012). La cucina del Salento: tradizioni e sapori antichi. Edizioni Pugliesi.
De Santis, G. (2018). Erbe e bulbi spontanei del Mediterraneo. Laterza.
Rossi, M. (2020). Folklore e religiosità popolare in Puglia. Edizioni del Sud.
Toma, L. (2015). L'alimentazione contadina nel Salento. Congedo Editore.
zappone, marròni (zappa, STRUMENTI E ACCESSORI/
AGRO-SILVO-PASTORALI)
XX metà
Forma rettangolare a taglio piatto, ricurva e arrotondata
negli angoli in prossimità dell'occhio, in cui si innesta un manico a sezione
cilindrica, con rinforzo metallico collocato a circa metà dello stesso
OGGETTO
zappa
MISURE
Misura del bene culturale 2000249767: 32x98 cm
CLASSIFICAZIONE
STRUMENTI E ACCESSORI/ AGRO-SILVO-PASTORALI
LUOGO DI CONSERVAZIONE
edificio sede collezione etnografica
INDIRIZZO
via Giardini, 1, Arbus (SU)
NOTIZIE STORICO CRITICHE
L’oggetto fa parte di una collezione di 155 manufatti
custoditi nel “Museo Antonio Corda” di Arbus (SU) ed è esposto nella sala
dedicata al lavoro contadino tradizionale sardo. Gli oggetti ivi contenuti
costituiscono testimonianza materiale di un modo di produzione oramai quasi del
tutto scomparso a seguito dell'avanzare del processo di industrializzazione.
Ciò ha portato a inevitabili cambiamenti che hanno investito credenze e
pratiche del vivere quotidiano, a quel mondo intimamente connesse. Negli ultimi
decenni, come forma di rappresentazione e reazione alle dinamiche sopra
descritte, si è assistito a significativi impulsi verso la documentazione,
anche spontanea, di tali “mondi di vita” di cui gli oggetti sono segno ed
espressione. In questo movimento si inseriscono le figure di collezionisti, più
o meno partecipi di quell’orizzonte culturale, dalla cui attività e passione
prendono vita, talvolta, significative collezioni. Il collezionismo assume
dunque i connotati di una vera e propria “pratica culturale” (BIBH: DESOGUS
2008) e la salvaguardia di queste forme di raccolta spontanea, specie nella
fase in cui essa finisce col rappresentare una comunità locale, costituisce un
patrimonio da tutelare e tramandare alle generazioni future
TIPOLOGIA SCHEDA
Beni demoetnoantropologici materiali
FUNZIONE E MODALITÀ D'USO
dissodare, scavare solchi ed estirpare erbacce per preparare
il terreno alla coltura
Con entrambe le mani si afferrava il manico e, muovendo le
braccia dall'alto verso il basso, si affondava con vigore la lama sul terreno
AUTORE DELLA FOTOGRAFIA
Bernardone, Rosella
Bernardone. Rosella
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
CODICE DI CATALOGO NAZIONALE
2000249767
ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la
città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna
ENTE SCHEDATORE
Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la
città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna
DATA DI COMPILAZIONE
2023
LICENZA METADATI
CC-BY 4.0
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