martedì 18 febbraio 2025

La raccolta dei lambascioni nel Salento: tradizione, cultura e gastronomia

 


La raccolta dei lambascioni nel Salento: tradizione, cultura e gastronomia

Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico

Introduzione

Nel Sud Italia, e in particolare nel Salento, la raccolta dei lambascioni rappresenta una tradizione radicata nella cultura contadina. Questo bulbo, appartenente alla famiglia delle Liliaceae (Leopoldia comosa), cresce spontaneamente nei terreni argillosi e calcarei della Puglia e viene raccolto tra dicembre e aprile. Oltre al valore alimentare, il lambascione possiede un'importanza culturale che si manifesta nelle festività locali, come la sagra del pampasciulu di Acaya.

La raccolta e gli strumenti tradizionali

La raccolta dei lambascioni è un'operazione faticosa che richiede l'uso di strumenti adeguati. Ancora oggi, in alcuni paesi del Salento, i raccoglitori utilizzano il zappuddru o zappone, un piccone tozzo sagomato da un lato e appuntito dall'altro, ideale per scavare nel terreno compatto senza danneggiare i bulbi. In passato, questa attività era svolta principalmente dai contadini che non possedevano terre proprie e che si dedicavano alla raccolta di erbe selvatiche, funghi e lambascioni; questi raccoglitori venivano chiamati pampasciunari.

Il valore culturale e religioso

Oltre a essere un alimento prelibato e ricco di proprietà nutritive, il lambascione ha assunto un significato culturale e persino religioso in alcune comunità del Salento. Ad Acaya, frazione di Vernole (LE), il primo venerdì di marzo si celebra la sagra del pampasciulu, un evento dedicato alla degustazione di piatti tipici a base di lambascioni. In questa occasione, l'immagine della Madonna Addolorata assume il titolo di Madonna dei Pampasciuni, a testimonianza del profondo legame tra tradizione religiosa e cultura gastronomica locale.

Proprietà nutrizionali e usi in cucina

I lambascioni sono noti per il loro sapore amarognolo e per le loro proprietà benefiche. Ricchi di sali minerali, vitamine e sostanze antiossidanti, questi bulbi possiedono anche proprietà diuretiche e depurative. In cucina vengono utilizzati in diverse preparazioni: lessati e conditi con olio extravergine d'oliva, aceto e pepe, oppure fritti, conservati sott'olio o impiegati come ingrediente di frittate e zuppe. La loro versatilità li rende un elemento essenziale della cucina tradizionale pugliese.

Conclusione

La raccolta dei lambascioni non è solo un'attività agricola, ma rappresenta un rito che lega il passato al presente, mantenendo vive antiche usanze e valorizzando la biodiversità locale. La celebrazione della sagra del pampasciulu ad Acaya e il riconoscimento della Madonna dei Pampasciuni testimoniano il profondo legame tra il territorio, le sue tradizioni e la devozione popolare. I lambascioni non sono solo un alimento, ma un simbolo della cultura salentina, capace di raccontare storie di fatica, convivialità e identità.

Bibliografia

  • Caputo, F. (2012). La cucina del Salento: tradizioni e sapori antichi. Edizioni Pugliesi.

  • De Santis, G. (2018). Erbe e bulbi spontanei del Mediterraneo. Laterza.

  • Rossi, M. (2020). Folklore e religiosità popolare in Puglia. Edizioni del Sud.

  • Toma, L. (2015). L'alimentazione contadina nel Salento. Congedo Editore.



zappone, marròni (zappa, STRUMENTI E ACCESSORI/ AGRO-SILVO-PASTORALI)

XX metà

Forma rettangolare a taglio piatto, ricurva e arrotondata negli angoli in prossimità dell'occhio, in cui si innesta un manico a sezione cilindrica, con rinforzo metallico collocato a circa metà dello stesso

 

OGGETTO

zappa

MISURE

Misura del bene culturale 2000249767: 32x98 cm

CLASSIFICAZIONE

STRUMENTI E ACCESSORI/ AGRO-SILVO-PASTORALI

LUOGO DI CONSERVAZIONE

edificio sede collezione etnografica

INDIRIZZO

via Giardini, 1, Arbus (SU)

NOTIZIE STORICO CRITICHE

L’oggetto fa parte di una collezione di 155 manufatti custoditi nel “Museo Antonio Corda” di Arbus (SU) ed è esposto nella sala dedicata al lavoro contadino tradizionale sardo. Gli oggetti ivi contenuti costituiscono testimonianza materiale di un modo di produzione oramai quasi del tutto scomparso a seguito dell'avanzare del processo di industrializzazione. Ciò ha portato a inevitabili cambiamenti che hanno investito credenze e pratiche del vivere quotidiano, a quel mondo intimamente connesse. Negli ultimi decenni, come forma di rappresentazione e reazione alle dinamiche sopra descritte, si è assistito a significativi impulsi verso la documentazione, anche spontanea, di tali “mondi di vita” di cui gli oggetti sono segno ed espressione. In questo movimento si inseriscono le figure di collezionisti, più o meno partecipi di quell’orizzonte culturale, dalla cui attività e passione prendono vita, talvolta, significative collezioni. Il collezionismo assume dunque i connotati di una vera e propria “pratica culturale” (BIBH: DESOGUS 2008) e la salvaguardia di queste forme di raccolta spontanea, specie nella fase in cui essa finisce col rappresentare una comunità locale, costituisce un patrimonio da tutelare e tramandare alle generazioni future

TIPOLOGIA SCHEDA

Beni demoetnoantropologici materiali

FUNZIONE E MODALITÀ D'USO

dissodare, scavare solchi ed estirpare erbacce per preparare il terreno alla coltura

Con entrambe le mani si afferrava il manico e, muovendo le braccia dall'alto verso il basso, si affondava con vigore la lama sul terreno

AUTORE DELLA FOTOGRAFIA

Bernardone, Rosella

Bernardone. Rosella

CONDIZIONE GIURIDICA

proprietà privata

CODICE DI CATALOGO NAZIONALE

2000249767

ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA

Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna

ENTE SCHEDATORE

Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Cagliari e le province di Oristano e Sud Sardegna

DATA DI COMPILAZIONE

2023

LICENZA METADATI

CC-BY 4.0

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