Riconciliarsi con il selvatico: un invito per i pensionati a
ritrovare la natura
Antonio Bruno, Dottore Agronomo esperto in diagnostica urbana e territoriale, formatore e giornalista pubblicista divulgatore scientifico
La vita dopo il lavoro rappresenta per molti pensionati un
momento di riflessione, ma anche un'opportunità per reinventarsi e scoprire
nuove passioni. Tra le tante strade possibili, c'è una che ci parla di
bellezza, resilienza e armonia con il mondo che ci circonda: il paradigma
proposto da Cosimo Terlizzi nel suo libro Dal giardino. Riconciliarsi con il
selvatico .
Terlizzi, artista multiforme, fotografo e regista, ha
scritto questo testo come una sorta di diario poetico e visivo della sua
esperienza personale di "abitare il rurale". Il libro, presentato
recentemente nella libreria Laterza di Bari insieme a Maria Grazia Porcelli e
Rocco Labadessa, racconta di come l'autore abbia imparato a rigenerare la
biodiversità della sua terra, trasformando un terreno precedentemente
monocoltura di ulivi in un'oasi verde dove convivono specie diverse, in
equilibrio tra loro e con l'ambiente circostante.
Una filosofia da adottare
Il messaggio di Terlizzi è semplice, ma profondo: la natura
non è qualcosa da dominare o sfruttare, bensì da osservare, ascoltare e
accogliere. Questa visione può essere particolarmente significativa per chi si
trova in una fase della vita in cui il tempo diventa più disponibile e le
priorità spesso si ridisegnano.
Immaginatevi dedicare parte del vostro tempo libero a
coltivare un giardino, magari nel cortile di casa o in un piccolo orto urbano.
Non si tratta solo di piantare fiori o verdure, ma di creare un microcosmo
vivente, dove ogni elemento – dalla pianta all'insetto – contribuisce alla salute
complessiva dell'ecosistema. È un modo per ritrovare connessione con il mondo
naturale e per dare un senso creativo al proprio tempo.
La Lamia Santolina: un esempio pratico
Dieci anni fa, Terlizzi ha fondato la "Lamia
Santolina", un luogo situato nelle campagne di Carovigno, dove ha
realizzato il suo giardino. Qui, ha cercato di restituire alla terra la
biodiversità che aveva perso a causa delle pratiche agricole intensive. Le sue
azioni non sono state dettate dall'impellenza economica, ma da un desiderio
genuino di armonizzare l'uomo con la natura.
Tra le pagine del libro, si alternano testi e fotografie che
narrano questa avventura. Ogni immagine è un invito a fermarsi, osservare e
apprendere. Come scrive Damien Modolo nell'introduzione, Terlizzi "guidava
nella lettura di quel paesaggio", insegnando a vedere ciò che spesso
sfugge agli occhi distratti: piante, insetti, processi naturali che, pur
essendo marginale ai nostri occhi, sono fondamentali per l'equilibrio del
pianeta.
Perché questo approccio risuona con i pensionati?
Per molte persone in età avanzata, la natura rappresenta un
rifugio, un luogo di pace e tranquillità. Coltivare un giardino, curarlo giorno
dopo giorno, significa innanzitutto prendersi cura di sé stessi. Si tratta di
un'attività fisica moderata che promuove salute e benessere, ma anche di
un'esplorazione mentale e spirituale. Guardare crescere una pianta, assistere
alle mutazioni stagionali, offre un senso di soddisfazione e continuità che può
essere prezioso in un periodo della vita in cui il cambiamento è inevitabile.
Inoltre, l'approccio di Terlizzi ci ricorda che non dobbiamo
partire da zero. Anche un piccolo angolo di terra, anche una finestra con
qualche vaso, può diventare un punto di incontro tra noi e il mondo naturale.
L'importante è avere curiosità e voglia di imparare, lasciandosi ispirare dalle
forme e dai colori della natura.
Conclusione
Riconciliarsi con il selvatico non è solo un libro, ma un
invito a riscoprire la bellezza del rapporto tra uomo e natura. Per i pensionati,
questa prospettiva offre opportunità concrete per arricchire la propria
quotidianità, trovare nuovi stimoli e contribuire attivamente alla salvaguardia
dell'ambiente.
Cosimo Terlizzi ci mostra che il giardino può essere molto
più di uno spazio estetico: è un luogo di riflessione, di crescita e di
relazione. E forse, proprio come lui, ciascuno di noi può trovare il proprio
"giardino" da coltivare, sia fuori che dentro di sé.
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