venerdì 4 dicembre 2015

Audizioni Xyella in Aula consiliare,gli esperti : NON ABBATTERE!

Audizioni Xyella in Aula consiliare,gli esperti : NON ABBATTERE!
Il coro degli esperti convocati dalla IV Commissione presieduta dal Donato Pentassuglia è più o meno unanime: non è abbattendo le piante che si può contenere un batterio che ormai si può considerare endemico, radicato sul territorio. Servono invece soluzioni concertate interdisciplinari, che guardino al fenomeno da vari punti di vista. Secondo gli esperti in alcune zone dove sono stati praticati gli espianti già da tempo, questa pratica non ha assolutamente arrestato la diffusione del patogeno.
E non solo. Massimo Blonda (Arpa Puglia), ha messo in allarme sugli effetti del cosiddetto Piano Silletti sulla qualità dell’aria. Siamo certi che procuri danni agli esseri umani? “Noi abbiamo registrato un peggioramento della qualità dell’aria – ha detto Blonda - occorre valutare gli effetti sull’ambiente e sulla vita dei cittadini”.
Giuseppe Ciccarella (Università del Salento Cnr istituto nanotecnologie) ha sottolineato che è necessario conoscere e contenere il fenomeno. “Per l’ulivo si è trattato di una invasione aliena”. Gli studi secondo il professore stanno ottenendo ottimi risultati “con i quali saremo in grado di distruggere il batterio con nanoconvettori solubili”.
Rosario Centonze presidente dell’Ordine agronomi di Lecce ha suggerito di selezionare i terreni, per ottenere una maggiore conoscenza e poter tutelare il territorio salentino.
Gianluca Buemi presidente Ordine agronomi di Taranto ha puntato l’obiettivo sulla condizione delle aziende vivaistiche e del danno immane prodotto da due anni di divieti che hanno devastato il settore piante: “serve un immediato sostegno al settore vivaistico pugliese” – ha detto.
Franco Trinca consulente tecnico dei comuni di Squinzano e Galatone per l’emergenza Xylella ha parlato di curare e non distruggere come soluzione al problema. “Si tratta di una fitopatia che ha 130 anni di vita – ha sottolineato - si deve imparare a convivere e adottare soluzioni conservative della pianta e non distruttive”.
Cristos Xiloyannis (Dipartimento Dicem università degli studi della Baislicata) ha denunciato che “non c’è vita nel suolo salentino e per questo serve un approccio diverso da quello adottato, serve massimo confronto per studiare e non distruggere servono norme preventive”.
Francesco Lops (Dipartimento Safe Università degli studi di Foggia) ha parlato di contenere e contrastare, imparare a convivere. “L’ulivo è un monumento per il territorio e va salvaguardato a tutti i costi – ha detto.
Fabio Ingrosso presidente vicario Copagri Puglia ha sottolineato che bisogna osare, saper fare, lavorare in gruppo. “La ricerca deve servire sul territorio con un approccio multidisciplinare”.
Per Giuseppe Vergari (agronomo) fino ad ora è stato adottato un approccio intuitivo privo di analisi sintomatologiche. “Ci siamo concentrati sull’abbattimento della pianta – ha sottolineato - e non sul batterio in sé. È importante recuperare lo stato vegetativo della pianta”.
Per Daniele Errico (agronomo), invece è importante in questa fase, porsi l’interrogativo di “Quale futuro c’è per il nostro paesaggio con questo Piano orfano di valutazioni e di analisi”.
Gianluigi Cesari (Agroecologo) ha parlato di danno concreto evidente per i produttori. “Sul batterio – ha detto - non vi sono prove evidenti di patogenicità e la norma che impone l’abbattimento prevede azioni che prendono in considerazione solo la presenza del batterio fine a se stessa”. “Serve nuova strategia – ha continuato Cesari - le norme si possono cambiare dimostrando che l’eradicazione non ha portato alcun risultato positivo” L’agroecologo ha raccontato che a Trepuzzi, luogo dove sono avvenute le prime eradicazioni, la Xylella non è stata abbattuta. Non serve quindi secondo Cesari l’espianto sistematico radicazioni e infinito ma norme di contenimento e di profilassi.
Anche per Antonio Loporto del Cnr Bari servono ricerca e monitoraggio con un approccio multidisciplinare.
A conclusione del dibattito di diverso parere Silvio Schito dell’Osservatorio fitosanitario regionale, secondo il quale la Xylella è un organismo nocivo tra i più temibili apparsi sulla terra. “Le norme hanno presupposto scientifico – ha detto – e le decisioni sono state intraprese sulla base di fondamenti scientifici. Pe ora la ricerca non ha trovato alcuna cura efficace alla patologia. I territori non ancora infetti chiedono interventi drastici che blocchino il cammino del batterio. È vero che bisognerà imparare a convivere con questa patologia che cambierà l’assetto del territorio salentino”.
(staff/pat.sga)

7 h
invitando ricercatori ed esperti di svariate discipline.
Il mio contributo dal titolo: "Quale futuro per il paesaggio agrario dell'olivo nel Salento" ha tentato ancora una volta di sottolineare il carattere del problema, che non è solo complesso ma anche multidimensionale: ovvero non ha a che fare solo con la contingenza fitosanitaria associata a un batterio, ma è un problema che richiama altri problemi tra loro correlati che restituiscono il quadro di una più complessa condizione di vulnerabilità e fragilità del sistema agro-ambientale pugliese, all'interno del quale emerge quella che potremmo definire <>, soprattutto dell'olivo.
Alla luce del nuovo Piano Paesaggistico Pugliese, questa propensione interessa una tra le più importanti componenti del patrimonio agro-paesaggistico pugliese e per questo dovrebbe costituire il principale argomento di un nuovo discorso politico. Ai fini dell’argomento trattato e delle problematiche in atto è opportuno allora chiedersi <>: una considerazione che diventa preminente, rispetto al fenomeno del disseccamento, soprattutto quando le decisioni sul futuro di questo paesaggio, costruito lentamente nei tempi lunghi della storia, prospettano forme veloci di ‘decostruzione’ le cui scelte sono gravate da un’ “insostenibile leggerezza”: abbattimenti ed estirpazione degli ulivi.
Per tutti questi motivi, il fenomeno del disseccamento, in questa regione, deve necessariamente aprire una riflessione e una discussione più ampia, che ha a che fare non solo con il modo in cui pensiamo di affrontare e risolvere un problema tanto complesso e dal carattere multidimensionale, ma ha a che fare anche con l’idea che ci siamo fatti della nostra agricoltura e sul modo in cui, alla luce del problema, questa regione intende gestire il rapporto storico con questo paesaggio, che tutti noi abbiamo ereditato.
Compito della Regione allora non è solo quello di garantire che le scelte sul caso del disseccamento siano quelle più efficaci e opportune per questo territorio e per le comunità in esso insediate, che ogni giorno si confrontano con la realtà e la durezza dei luoghi in cui il fenomeno si manifesta, ma anche e soprattutto quello di evitare la definitiva morte dell'agricoltura, quale fondamentale attività storica che ha generato questo paesaggio.
Daniele Errico

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