venerdì 4 dicembre 2015

Il problema del consenso per affrontare il problema Xylella nel contesto del Salento leccese


Nel Salento leccese si sono svolti negli ultimi tre anni decine di convegni e dibattiti sul problema della Xylella, con al centro quasi sempre gli aspetti tecnici per affrontare e risolvere questa fitopatia.
Poca importanza è stata data al problema dell’accettazione sociale degli interventi che l'Unione Europea e il Governo hanno messo in atto per il contenimento di questo batterio, che in tutti i paesi democratici viene oggi considerato il problema principale.
Nel Salento leccese Xylella ha avuto una storia tormentata proprio in materia di consenso. Le problematiche di accettabilità, e quindi del come intervenire, sono destinate ad assumere maggior peso che altrove.
Se si continuerà ad agire come si è fatto in questi 3 anni non si faciliterà il consenso.
Ogni volta che si ha una decisione che parte dall’alto, è utile partire dal cosiddetto “triangolo del consenso” costituito da tre componenti:
• Consenso socio – politico: gli attori chiave del processo sono l’opinione pubblica nazionale, i decisori politici. Spesso il problema si è visto nascere nel passaggio dal generale al locale.
• Consenso locale: si riferisce al consenso specifico circa il piano di interventi da parte delle autorità locali, dei gruppi di interesse sul territorio e dei residenti ed è qui che si registra il noto effetto NIMBY
• Consenso degli imprenditori olivicoli: da grossi piani di intervento si sta passando a realizzazioni a scala più piccola, è importante monitorare l'impatto alle aziende produttrici di olio d’eccellenza,

Il piano di contenimento di Xylella è frutto dei cambiamenti sociali e ambientali, economici e tecnologici che accompagnano la nostra epoca che sollecitano altrettanti mutamenti nelle categorie, organizzazioni, procedure alla base delle nostre società e sistemi politici. È auspicabile che siano orientati e agiti piuttosto che subiti.
Oggi nel nostro paese si registra una generale crisi degli strumenti democratici e dei soggetti che vi prendono parte, ed emerge anche una tendenza che non punta a governare la complessità sociale, economica e istituzionale con strumenti più fini ma a tagliare corto, a dare maggiore voce non ai cittadini ma a chi li governa.
Se oggi si parla sempre più spesso di partecipazione è perché se ne sente la mancanza, si avverte il bisogno di un rinnovamento della tradizione civica, dei rapporti tra le istituzioni e tra queste e i cittadini.
Siamo ancora lontani dal praticare effettive forme partecipative e anche sul significato del termine stesso “partecipazione” non c’è condivisione.
Andrebbero evitati la confusione, gli accenti ideologici e retorici, nonché gli interventi “fai da te” poiché è per tali vie che si producono risultati inattesi o contrari alle aspettative.
Situazioni che si verificano quando non è chiaro l’intento iniziale e la promessa di partecipazione, non sono coerenti e conseguenti le scelte e gli strumenti che si adottano.
Occorre dunque, consapevoli delle difficoltà di contesto, ripartire dalle esperienze concrete di coinvolgimento dei cittadini nelle decisioni pubbliche che hanno comunque già un storia nei nostri territori. Sono quelle portate avanti da enti locali, associazioni e vari portatori di interesse, positivamente e con modalità che hanno tenuto conto anche degli errori e degli insuccessi e, pertanto, possono realmente concorrere ad affermare nuove forme di partecipazione e fornire alle pubbliche amministrazioni e ai loro cittadini maggiori capacità di analisi, progettazione, decisione e realizzazione delle politiche pubbliche.
Consolidare e standardizzare maggiormente i processi e gli strumenti partecipativi, richiede in primo luogo chiarezza e risolutezza rispetto a una serie di elementi quali l’esplicitazione degli obiettivi che ci si pone, il ruolo degli attori coinvolti, le competenze e gli strumenti a disposizione, l’applicazione omogenea, integrata e trasversale ai diversi settori, un maggiore utilizzo degli strumenti di e-government ed e-democracy, ma soprattutto, è necessario promuovere una coerenza di insieme di tutti i diversi livelli della PA nell’applicare in modo serio e rigoroso e verificabile metodi e strumenti partecipativi.
E ancora, lo si è già detto ma è meglio ribadirlo: evitare fenomeni di dispersione, duplicazione e sovrapposizione di esperienze, l’eterno vizio di ricominciare sempre le cose da capo non facendo tesoro delle cognizioni ed esperienze anche se recenti.

Amministratori, tecnici, associazioni di cittadini possono utilizzare gli strumenti della progettazione partecipata per gestire meglio i processi partecipativi che li coinvolgono o decidono di attivare al fine di ottenere consenso sociale al piano di contenimento del batterio Xylella fastidiosa varietà pauca ceppo CoDiRo.

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