Antonio Bruno è Laureato in Scienze Agrarie Dottore Agronomo iscritto all'Ordine di Lecce - Esperto in diagnostica urbana e territoriale e studente all'Università del Salento del Corso di laurea in Viticultura ed Enologia
mercoledì 23 dicembre 2015
Xylella fastidiosa Una nuova sfida per l’agricoltura italiana Università degli Studi di Roma “La Sapienza”- Aula Magna - Roma, 3 luglio 2015
Xylella fastidiosa
Una nuova sfida per l’agricoltura italiana
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”- Aula Magna
Roma, 3 luglio 2015
1. Il patogeno
ü Xylella fastidiosa è un batterio fitopatogeno da quarantena, di primaria rilevanza economica, la cui
dannosità è chiaramente dimostrata da diversi decenni.
ü Nel Salento è presente un ceppo di X. fastidiosa sottospecie pauca, che è stato denominato CoDiRO,
dall’acronimo originariamente utilizzato per la malattia cui è strettamente associato (Complesso del
Disseccamento Rapido dell’Olivo); il ceppo CoDiRO è stato ritrovato su un’ampia gamma di ospiti
vegetali, molto probabilmente destinata ad aumentare, a carico di gran parte dei quali induce evidenti
disseccamenti di rami e foglie.
ü Il ceppo CoDiRO di Xylella risulta sistematicamente associato a gravi danni su piante di olivo
presenti nei focolai di disseccamento rapido finora rinvenuti in Salento.
2. Gli insetti vettori
ü X. fastidiosa colonizza esclusivamente i vasi xilematici delle piante ospiti dove circola la linfa grezza
di cui si alimentano specificamente alcuni insetti succhiatori, per questo denominati xilemomizi.
ü La capacità di trasmettere X. fastidiosa è una specifica prerogativa degli insetti xilemomizi, quali
sputacchine, cicaline (cicadellini) e, forse, cicale, tutti considerabili potenziali vettori.
ü Philaenus spumarius, una comune sputacchina, è l’unica specie per cui è stata provata la capacità di
trasmettere il ceppo CoDiRO di X. fastidiosa presente in Salento, dove recenti indagini di campo
hanno riscontrato alcuni altri potenziali insetti vettori, non evidenziandone, finora, l’infettività.
3. Epidemiologia
ü Le conoscenze disponibili in letteratura su X. fastidiosa e i suoi insetti vettori, l’esperienza maturata
con studi sulle epidemie di batteri delle piante e i risultati conseguiti dai gruppi di ricerca attivi
localmente consentono di sostenere che, in assenza di interventi atti a contenere le popolazioni di
insetti vettori e a ridurre l’inoculo del patogeno, l’epidemia potrebbe progredire in modo
incontrollato, su una scala geografica molto più ampia.
ü Questa è la prima volta che X. fastidiosa sottospecie pauca infetta l’olivo in forma epidemica e la
peculiarità dell’evento rende indispensabile un significativo sforzo di ricerca per una più puntuale
valutazione della sua capacità di diffusione e per la definizione di adeguate misure di difesa da
adottare.
ü Il contenimento dell’epidemia è un’emergenza continentale, non limitata alla sola olivicoltura o
esclusivamente alla Puglia; ciò rende particolarmente importante la sorveglianza fitosanitaria del
territorio nazionale, da effettuare con estrema attenzione e protocolli condivisi.
4. Misure di difesa
ü E’ necessario distinguere con chiarezza tra gli interventi atti a mitigare il problema nell’area di
insediamento (“zona infetta”) e quelli finalizzati a limitare l’espansione del fronte epidemico (“zona
cuscinetto”)
ü Nella zona d’insediamento devono essere messe in atto misure di difesa integrata che permettano
una convivenza con la malattia nel rispetto dell’ambiente, anche attraverso l’adozione di buone pratiche agronomiche tese a potenziare la capacità di tolleranza delle piante nei confronti di stress
biotici e abiotici. La prospettiva della scomparsa dell’olivo dal Salento non rappresenta uno scenario
né accettabile né, in prospettiva, verosimile.
ü Non sono, al momento, noti prodotti efficaci e autorizzati dal Ministero della Salute in grado di
uccidere i batteri e quindi di risanare le piante infette. Tuttavia, sulla base delle esperienze maturate
finora, in attesa dei risultati della ricerca, le azioni di difesa più ragionevoli da intraprendere sono:
(a) interventi agronomici, (b) trattamenti fitosanitari, (c) estirpazione e distruzione delle piante
infette.
(a) Interventi agronomici
• Sfalcio delle erbe spontanee o la lavorazione dei terreni (fresatura) nel periodo primaverile,
al fine di eliminare gli stadi giovanili del vettore e ridurre quanto più possibile il numero
degli insetti adulti in grado di infettarsi e diffondere il batterio.
• Monitoraggio costante dei sintomi e potatura periodica (almeno ogni 2 anni) delle piante di
olivo al fine di garantire uno sviluppo equilibrato della chioma e individuare prontamente
sintomi sospetti. La tempestiva eliminazione di rametti secchi e di parti vitali ad essi
prossime, pur in mancanza di solide conferme sperimentali, probabilmente potrebbe
impedire la diffusione del batterio all’interno dell’intera pianta.
(b) Trattamenti fitosanitari: interventi con insetticidi contro gli adulti dell’insetto vettore sfuggiti
all’azione di contenimento delle lavorazioni del terreno o dello sfalcio delle erbe spontanee. Tali
trattamenti dovranno essere eseguiti con prodotti registrati e regolarmente autorizzati per un loro
impiego su olivo e potrebbero in parte coincidere con quelli già previsti dai disciplinari di
produzione integrata.
(c) Estirpazione e distruzione delle piante infette: operazione necessaria al fine di eliminare un
serbatoio di inoculo che contribuirebbe ad un’ulteriore diffusione del patogeno in presenza di
insetti vettori.
ü Il contenimento del fronte epidemico nella “zona cuscinetto”, oltre al controllo del vettore (sfalcio,
lavorazioni del terreno e trattamenti fitosanitari), richiede una più intensa attività di monitoraggio e
dolorosi interventi di eradicazione, quali l’espianto di piante apparentemente sane in prossimità di
quelle infette, fondamentale per la riduzione del potenziale d’inoculo e della relativa pressione
epidemica.
5. Considerazioni conclusive
ü E’ indispensabile mettere in atto con la massima tempestività tutte le misure di difesa finalizzate a
contenere l’ulteriore espansione della malattia, quali la soppressione di eventuali focolai esterni
all’area di insediamento ed il controllo integrato dei vettori. Pur trattandosi di operazioni non
semplici, tali misure sono fortemente facilitate dalla conformazione geografica dell’area infetta,
circondata dal mare e con un unico fronte territoriale di possibile espansione epidemica.
ü Il contenimento dell’epidemia di X. fastidiosa sottospecie pauca è un’esigenza improcrastinabile, di
vitale importanza per l’agricoltura italiana ed europea. Esperienze maturate in altre parti del mondo,
anche se relative ad ospiti vegetali e sottospecie di Xylella diversi, indicano che esso è possibile,
anche se la completa eradicazione di questo batterio è estremamente difficile in presenza di un
numero elevato di piante infette distribuite su un’ampia superficie, condizioni che sussistono per
l’epidemia in corso nella provincia di Lecce.
ü E’ quindi necessario avviare con urgenza ricerche finalizzate alla definizione di strategie che
consentano la convivenza con X. fastidiosa. La zona infetta dovrebbe diventare un laboratorio a cielo
aperto per lo studio di questa grave malattia batterica dell’olivo e dei suoi insetti vettori, dove far
convergere le attività di ricerca della comunità scientifica internazionale attraverso la realizzazione di
reti di ricerca, il potenziamento delle infrastrutture disponibili e la definizione di un quadro
normativo che non ostacoli la ricerca in campo.
ü I notevoli costi di questi interventi a salvaguardia dell’intero territorio europeo, che vanno ben oltre
la protezione degli interessi del comparto agricolo, sono di natura pubblica e devono essere
adeguatamente sostenuti all’insegna della coesione sociale e sostenibilità ambientale.
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