In Italia, così come negli altri Paesi occidentali, negli
ultimi decenni si sta osservando l’invecchiamento della popolazione, di cui gli
ultrasessantacinquenni rappresentano circa il 20%.
Tale fenomeno pone, alla comunità e al servizio sanitario,
la necessità di garantire ai cittadini più anziani una condizione fisica e di
qualità terapeutica sempre migliore, affinché “in vecchiaia” si possa ambire a vivere
in buona salute, in modo attivo e in autosufficienza. Per raggiungere un obiettivo
così ambizioso, benché gran parte della nostra longevità sia “scritta”
all’interno dei nostri geni, è già dall’infanzia che bisognerebbe adottare semplici
accorgimenti e dare assoluta priorità a stili di vita sani, intesi come sana
alimentazione e pratica dell’attività fisica, al fine sia di prevenire, in
parte, le numerose comorbilità che spesso si associano all’invecchiamento,
quali le patologie respiratorie, cardiovascolari, metaboliche (obesità e
diabete), neoplastiche, dementigene ecc., sia di “rallentare” i processi
dell’invecchiamento stesso, quando esso è iniziato.
Come contrastare l’invecchiamento
Uno dei modi per combattere l’invecchiamento è ridurre o
riequilibrare lo stress ossidativo, inteso come squilibrio tra stato ossidante
(danno da radicali liberi) e stato antiossidante (difese antiossidanti). Dal
momento che il cibo nasconde insidie gravi, in quanto è un “contenitore” di
ossidanti (ma allo stesso tempo anche di antiossidanti), emerge l’importanza di
una corretta alimentazione, riorganizzata in modo che da un lato vengano
ridotti gli alimenti ricchi di ossidanti e dall’altro vengano preferiti quegli alimenti
ricchi di antiossidanti. D’altronde, già negli scritti di Ippocrate, padre
della medicina occidentale, si leggeva: “Fa che il Cibo sia la tua Medicina e
che la Medicina sia il tuo Cibo”.
In particolare, per il soggetto anziano, è considerata sana
e bilanciata un’alimentazione varia e contenente tutte le sostanze nutritive
(proteine, carboidrati, grassi), sali minerali e vitamine necessarie all’organismo
per mantenersi in buona salute. In realtà non esiste, né come prodotto naturale
né come trasformato, l’alimento “completo” o “perfetto” che contenga tutte le sostanze
sopraindicate nella giusta quantità e che sia quindi in grado di soddisfare da
solo le necessità nutritive del soggetto anziano. Di conseguenza, il modo più
semplice e sicuro per garantire l’apporto di tutte le sostanze nutrienti
indispensabili è variare il più possibile le scelte e combinare opportunamente i
diversi alimenti. Comportarsi in questo modo significa non solo evitare il
pericolo di squilibri nutrizionali e metabolici, ma anche soddisfare
maggiormente il gusto e combattere la monotonia dei sapori.
È in questo scenario che trova la massima collocazione la “dieta
mediterranea”, che per le proprietà nutrizionali degli alimenti tipici della nostra
terra e dei nostri mari consente di introdurre i principali nutrienti che
garantiscono una composizione corporea ottimale, preservando una buona
funzionalità dei vari organi e apparati.
Aderire al profilo alimentare mediterraneo permette di ridurre
in maniera significativa e sostanziale il rischio di mortalità e di morbilità per
le patologie del benessere come quelle cardiovascolari, metaboliche,
neurodegenerative e neoplastiche. Inoltre, un recente studio, in vitro, ha
mostrato che la dieta mediterranea protegge le cellule dallo stress ossidativo
prevenendo la senescenza cellulare, l’apoptosi cellulare e il deterioramento
dei telomeri, dato confermato da un nostro recente studio, in vivo, nel quale abbiamo
dimostrato che la dieta mediterranea, probabilmente attraverso la
“stabilizzazione” dei telomeri, è il maggiore determinante dello stato di salute
degli anziani.
Raccomandazioni dietetiche per gli anziani
Fatte tali premesse, dunque, le raccomandazioni dietetiche
per gli anziani sono sostanzialmente le stesse che regolano la dieta
dell’adulto.
Fatte salve alcune patologie quali per esempio il diabete,
l’obesità, altre malattie metaboliche ecc., l’alimentazione indicata nella
terza età non differisce qualitativamente da quella dell’adulto, anche se il
bisogno energetico si riduce.
Infatti, dopo i 40 anni, il fabbisogno energetico diminuisce
gradualmente di circa il 5% ogni 10 anni, sino ai 60 anni d’età; dai 60 ai 70
anni il calo è del 10% e un’ulteriore riduzione del 10% avviene dopo i 70 anni.
Pertanto, la dieta ideale deve coprire in modo armonico ed equilibrato i
fabbisogni nutrizionali dell’anziano e, molto schematicamente, deve essere
impostata assicurando l’apporto calorico totale intorno alle 2100 kcal con un’energia
fornita dai carboidrati per il 50-60%, di cui l’80% complessi (pane integrale,
pasta, riso, mais) e il 20% di zuccheri semplici, dai lipidi per il 25-30% (olio
di oliva), dalle proteine per il 10-15% (per la perdita della massa muscolare
che si osserva nella terza età è raccomandato un introito di proteine pari a
1-1,2 g/kg di peso corporeo); frutta e verdura occupano un posto di rilievo per
le vitamine, i minerali, gli antiossidanti e le fibre che forniscono. È
essenziale, inoltre, l’apporto di acqua: almeno 1,5 litri al giorno di liquidi per
preservare la funzione renale e cardiaca, migliorare quella intestinale e
idratare la pelle.
Spesso gli anziani avvertono meno il senso della sete e
tendono a bere poco, anche a causa di ulteriori disturbi quali l’incontinenza
urinaria o i disturbi cognitivi che limitano la capacità di esprimere i propri
bisogni. A tal fine bisogna consigliare di bere almeno 8-10 bicchieri di acqua al
giorno, consigliando alcuni accorgimenti: bere 1-2 bicchieri di acqua a
temperatura ambiente o tiepida il mattino a digiuno; bere frequentemente e in
piccole quantità, assecondando sempre il senso di sete e a volte tentare di
anticiparlo; bere lentamente, soprattutto se la temperatura dell’acqua è
fredda; consumare con moderazione le bevande come succhi di frutta, aranciate,
cola, caffè, che, oltre a fornire acqua, apportano comunque zuccheri semplici o
altre sostanze farmacologicamente attive (es. caffeina); aumentare l’introito
di acqua durante e dopo l’attività fisica e in alcune condizioni patologiche
(es. vomito, diarrea, stati febbrili) per reintegrare le perdite. In
riferimento alla palatabilità dei cibi, in un’alimentazione sana e corretta è
di fondamentale importanza ridurre l’uso del sale, già presente in molti cibi,
quali salumi, formaggi, pesce sotto sale o marinato ecc,, preferendo al sale
comune il sale iodato, senza superare comunque un quantitativo pari a 5 g/die.
Infatti, se assunto in eccesso, il sale può favorire l’instaurarsi di
ipertensione arteriosa, soprattutto nelle persone predisposte, e di altre malattie
cardiovascolari, renali e/o neoplastiche.
Premesso che una delle peculiarità dell’invecchiamento è la
modifica della composizione corporea, caratterizzata da diminuzione della massa
magra, con rischio di sarcopenia, riduzione dell’acqua corporea e aumento della
massa grassa con tendenza all’obesità, oltre all’aspetto qualitativo del cibo,
altro aspetto da tenere in considerazione è l’aspetto quantitativo del regime
dietetico. Più studi confermano che mangiare poco aiuta a invecchiare più
lentamente, perché più calorie introduciamo, più vengono accelerati i processi di
invecchiamento. Anche se i meccanismi non sono ancora del tutto spiegati, è
infatti possibile affermare che la restrizione calorica, senza malnutrizione (intesa
quale riduzione dell’introito calorico fino a un limite del 50%, ma con
adeguata assunzione di vitamine e sali minerali) risulta essere uno dei più
potenti interventi in grado di rallentare l’invecchiamento e di aumentare la durata
della vita in molti modelli animali (es. vermi, moscerini della frutta,
lieviti, topi, ratti, cani). L’estensione della durata della vita mediata dalla
restrizione calorica è maggiore se la riduzione dell’introito calorico viene
iniziata nei topolini subito dopo lo svezzamento, ma un aumento significativo
della vita massima si può osservare anche quando la restrizione calorica viene
iniziata in animali adulti (12 mesi di età, che equivale all’incirca a 50 anni
di età in un uomo).
La restrizione calorica
I meccanismi alla base dell’effetto anti-aging della
restrizione calorica sono complessi e non del tutto chiariti. Tuttavia, sembra
che la riduzione dei fattori di crescita (es. IGF-1, insulina) e dell’attività
delle vie di segnale dell’insulina/ IGF-1 (“nutrient sensing pathways”), la
riduzione dell’infiammazione, la protezione contro lo stress ossidativo e altre
modificazioni dell’assetto metabolico e neuroendocrino siano i fattori principali
che promuovono salute e longevità negli animali in restrizione calorica. In
termini generali, in presenza di una riduzione dell’apporto calorico (ma con un
adeguato e corretto apporto di nutrienti) l’organismo rallenta i processi di
invecchiamento e potenzia i sistemi deputati al riparo del danno.
In conclusione, auspicare un “invecchiamento con successo”
non può essere disgiunto anche dal consigliare al paziente anziano di seguire
una sana dieta e di praticare un’adeguata attività fisica.
Purtroppo, visti i dati epidemiologici sull’obesità, sulle
malattie cardiovascolari e metaboliche, sul cancro, probabilmente ancora oggi
non sono state abbastanza le campagne scientifiche e/o divulgative sul tema
invecchiamento sano e sul tema dieta sana. Pertanto, ciò che occorre è un
ulteriore sforzo di comunicazione ancora più intenso da parte della comunità
scientifica, dei sistemi di governo e della classe medica, necessario e
indispensabile per attuare una migliore sensibilizzazione di tutti verso
tematiche evidentemente vitali per la salute del cittadino e del cittadino
anziano, al fine di aumentare la consapevolezza dell’importanza degli stili di
vita alimentari. Forse già iniziando con una mirata azione educativa nelle
nuove generazioni possiamo ridefinire il valore del cibo e trasformarlo in una
buona e sana abitudine per vivere meglio e più a lungo.
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