venerdì 25 dicembre 2015

Xylella 25 dicembre 2015


Xylella, la Protezione civile avvisa la Regione Puglia: "Stop allo stato di emergenza" 
ore 10.44 del 25 dicembre 2015
Dopo l'addio del commissario Silletti, indagato a Lecce insieme ad altre nove persone, toccherà all'ente guidato da Michele Emiliano fronteggiare l'avanzata del batterio che sta colpendo gli ulivi del Salento
La Protezione Civile ha chiesto alla Regione Puglia "l'intesa per revocare lo stato di emergenza dichiarato per fronteggiare il rischio fitosanitario connesso alla diffusione della Xylella fastidiosa e rientrare in gestione ordinaria, in anticipo rispetto alla scadenza naturale del prossimo inizio febbraio".
"Questo passaggio si è reso necessario - spiega una nota - dopo aver verificato il fatto che sono venuti meno i presupposti su cui, prima a febbraio e poi a luglio 2015, si sono basate la deliberazione dello stato di emergenza e la sua proroga da parte del Consiglio dei Ministri".
Dopo le dimmissioni dell'ex commissario Giuseppe Silletti, in seguito all'inchiesta della procura di Lecce che lo vede indagato insieme ad altre nove persone, sarà quindi la Regione a gestire in prima linea l'avanzata del virus responsabile del disseccamento di migliaia di ulivi. Non ci sarà più alcun commissario.
L'inchiesta giudiziaria che ha portato allo stop del piano Silletti - sulla quale nei giorni scorsi era intervenuta anche la rivista Nature - è condotta dai pm salentini Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci ed è stata avviata nell'aprile del 2014: i reati contestati al commissario e alle altre nove persone - ricercatori, docenti universitari, funzionari della Regione Puglia e componenti dell'Osservatorio fitosanitario regionale - sono di diffusione di una malattia delle piante, violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale, falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, falso ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali.


Fonte: http://m.repubblica.it/mobile/r/locali/bari/cronaca/2015/12/25/news/xylella-130139378/

Xylella, bufera in Regione si dimettono i dirigenti
BARI - A partire da gennaio la Regione dovrà organizzarsi per gestire "con procedure ordinarie" l'emergenza Xylella.  E dovrà farlo senza i dirigenti che fino ad oggi se ne sono occupati. Dopo gli avvisi di garanzia della Procura di Lecce, i dirigenti interessati hanno infatti scritto all'assessore all'Agricoltura, Leo Di Gioia, per invitarlo a valutare l'opportunità di destinarli ad altri incarichi che non comprendano attività collegate all'infezione degli ulivi. Questo perché il prosieguo delle indagini, in cui la stessa Regione per mezzo del presidente Michele Emiliano ha chiesto di essere considerata parte offesa, potrebbe riservare altri sviluppi clamorosi.
Con la fine dello stato di emergenza, sancito dal Dipartimento di protezione civile in contemporanea alle dimissioni del commissario Giuseppe Silletti, la Regione erediterà anche la dotazione finanziaria fin qui garantita dallo Stato. Si tratta di circa 13 milioni di euro non ancora spesi per le attività di monitoraggio e per quelle di estirpazione degli ulivi, oggi bloccate per ordine dei magistrati di Lecce.


Fonte: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/xylella-regione-senza-dirigenti-dimissioni-in-massa-degli-indagati-inchiesta-lascia-commissario-no875751

 Xylella/2, Cantele (Coldiretti): "Groviglio istituzionale, ma a pagare sono i produttori"

on 25 Dicembre 2015. Pubblicato in Archivio articoli dal 05/04/2011 - Scenari
di Gianni Cantele*

La situazione che stiamo vivendo in questi ultimi giorni è la rappresentazione di un groviglio istituzionale che non facilita la ricerca del bandolo di una matassa, già di suo molto complessa.

Nel frattempo, la Xylella fastidiosa continua ad avanzare oltre la provincia di Lecce, con focolai ormai giunti negli oliveti alle porte di Brindisi.
Il contesto richiede misure di estrema urgenza ed è auspicabile che la portata epocale del problema possa finalmente stimolare l’impegno comune di tutte le forze politiche, oggi troppo spesso distratte da sterili polemiche.
Non possiamo dimenticare che, al netto dei gravi danni ambientali, paesaggistici e socioeconomici per l’intero territorio salentino, i primi danneggiati da questa malattia sono gli imprenditori olivicoli, le cooperative di trasformazione e i vivaisti che stanno subendo gli effetti diretti del disseccamento delle proprie piante o indiretti causati dal calo progressivo delle produzioni o dal blocco della movimentazione di quelle vivaistiche.
Il calo produttivo del comparto olivicolo – oleario in provincia di Lecce, a causa della Xylella fastidiosa, in un anno è passato dal 3% all’8% , mentre i vivai della provincia di Lecce sono bloccati da quasi due anni.

Fino ad oggi il mondo agricolo ha cercato in solitudine di contenere la malattia, attraverso le buone pratiche agronomiche e la lotta al vettore, messa in atto per lo più con interventi sostenibili ammessi anche per il biologico.
È ora che le istituzioni – comprese quelle scientifiche - si facciano promotrici di azioni utili, concrete e condivise. Il mondo agricolo pugliese è oggi diviso geograficamente fra un’area già profondamente sfregiata dagli effetti di una fitopatia, nota in diverse aree del mondo per la sua implacabilità, e un territorio più a nord dove gli agricoltori continuano la loro attività sperando di non dover fronteggiare questa lotta impari con un batterio per il quale non esiste una cura.
In entrambi i casi, le imprese sono in attesa indicazioni su cosa fare da oggi in poi. Una associazione come Coldiretti deve mettere in campo responsabilmente la capacità di fare proposte, ma solo la politica può e deve tradurle in azioni, tanto più quando anche l’Inione europea chiede atteggiamenti coerenti con la gravità del problema.

Coldiretti Puglia ha chiesto al governatore Emiliano un incontro urgente perché quanto è accaduto in questa settimana, circa la contestata validità delle tesi che hanno portato ai provvedimenti finora adottati per arginare la diffusione del patogeno e i dubbi espressi sull’operato stesso di istituzioni e ricercatori, richiede un chiarimento, sia sul piano istituzionale che scientifico, che possa portare a posizioni inequivocabili.
Alla luce di quanto avviene in altre zone del pianeta, la presenza della Xylella fastidiosa sul territorio pugliese sarà per lungo tempo oggetto dei nostri pensieri e condizionerà inevitabilmente il futuro della nostra regione, l’ambiente e la capacità di fare reddito da parte delle imprese, non solo olivicole.
La possibilità di convivere con questa indicibile iattura è direttamente correlata alla volontà di mettere al bando isteria, ideologia e ignoranza e di comprendere che la coerenza del comportamento di ciascuno sarà determinante nella lotta al patogeno. Non basterà abbracciare un olivo monumentale per rivendicarne la “proprietà" storico-culturale, ma bisognerà mettere in pratica atteggiamenti consapevoli, perfino nel giardino di casa. E battersi affinché venga riconosciuto il giusto valore al lavoro di chi quelle piante le coltiva ogni giorno.

C.d.G.

Fonte: http://www.cronachedigusto.it/archiviodal-05042011/325-scenari/18062-xylella2-cantele-coldiretti-qgroviglio-istituzionale-ma-a-pagare-sono-i-produttoriq.html

Xylella, Italia
Le accuse di un pm sulle “passioni ideologiche” svelano la fragilità di un’inchiesta fatta con i puntini
di Luciano Capone | 25 Dicembre 2015 ore 06:18

Una teoria del complotto generalmente poggia su due cardini: il primo è la domanda “cui prodest?”, a chi giova?, che implicitamente indica che chi può trarre un beneficio da un evento è colui che l’ha causato; il secondo è l’idea che nulla accada per caso, se qualcosa succede è perché qualcuno l’ha voluto. Entrambi gli elementi sorreggono l’inchiesta con cui il tribunale di Lecce ha inquisito dieci scienziati nell’ambito dell’emergenza Xylella. Al populismo giudiziario non poteva che aggiungersi il populismo politico, con il Movimento 5 Stelle che ha depositato una mozione di sfiducia nei confronti del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Dicevamo dell’impianto dell’inchiesta. Gli occhi sono puntati sull’università di Bari che, un anno prima dell’emergenza Xylella, ha stipulato un accordo con un centro di ricerca spagnolo per brevettare e commercializzare nuove selezioni di ulivi: “Qualora (questa nuova varietà, ndr) dovesse risultare resistente alla Xylella, va da sé che per il Dissat dell’Università di Bari ne deriverebbero enormi vantaggi”. Abbiamo il “cui prodest?”, se ci potrà guadagnare allora vuol dire che in qualche modo c’entra.

ARTICOLI CORRELATI  “Altro che Xylella, il patogeno è il protagonismo giudiziario”  Continua la saga giudiziaria della Xylella infame Sempre l’università di Bari ha poi avviato un progetto per l’innovazione tecnologica nel settore olivicolo e per la procura: “E’ singolare la coincidenza della comparsa dei primi sintomi di disseccamento con l’avvio delle attività di cui al succitato progetto “Olviva” e con il proliferare di convegni sul tema del disseccamento egli olivi e sulla formazione per il trattamento della xylella”. I magistrati si ritengono troppo intelligenti per credere alle coincidenze, nulla accade per caso. Non può neppure essere una coincidenza che un professore coinvolto nel progetto è, guarda caso, proprio colui che poi ha suggerito sulla base di una “folgorante intuizione” (enfasi dei magistrati) di indagare sulla presenza della Xylella allora sconosciuta in Puglia. Se poi questi studiosi negli anni passati hanno espresso opinioni favorevoli alle colture superintensive in sostituzione di quelle tradizionali per aumentare la produttività e reggere la concorrenza internazionale, ecco che si uniscono tutti i puntini e il complotto è servito, con i suoi “inquietanti aspetti relativi al progettato stravolgimento della tradizione agroalimentare e della identità territoriale del Salento per effetto del ricorso a sistemi di coltivazione superintensiva e di introduzione di nuove cultivar di olivo”. Ma non è finita, in questa cospirazione pianificata e portata avanti negli anni da menti raffinatissime non poteva mancare una perfida multinazionale, la Monsanto, una specie di Spectre dell’agroalimentare: a Bari si tiene il Forum di Medicina Vegetale dove si parla ovviamente della recente e preoccupante scoperta della Xylella e, guarda caso, “dalla brochure dell’evento si notano numerosi sponsor tra i quali la Monsanto (scritto in maiuscolo, grassetto e sottolineato, ndr) che presenta un progetto per il diserbo negli oliveti”. Ecco la multinazionale che aveva già pronta la sua speculazione. Negli atti si parla anche di persone avvistate in tuta bianca a spalmare unguenti sugli alberi di ulivo, successivamente bruciati dolosamente per cancellare le prove. Prove di cosa? Non si sa, ma c’è la certezza che anche questo non sia un caso. Cosa c’entra la Monsanto? Non si sa bene, ma “quel che è dato acquisito” dicono i pm “è che la Monsanto ha acquisito sin dal 2008 la società “Allelyx” (specchio di xylella…)”.

Proprio così, negli atti si parla di parole al contrario (con puntini di sospensione inclusi per dare suspense), come quando si ascoltano le canzoni dei Beatles a rovescio per trovare conferma della morte di Paul McCartney. In realtà il nome vero della società è Alellyx (non “Allelyx”) e si chiama così perché fondata da cinque scienziati brasiliani, dove è Xylella fa molti danni, che nel 1997 hanno sequenziato il dna del batterio. Nessun mistero e niente punti di sospensione. Tra un “guarda caso” e un “cui prodest” si arriva a indagare dieci scienziati, ricercatori e funzionari e a bloccare un piano di emergenza contro un patogeno da quarantena pericoloso per l’Europa intera. L’inchiesta condotta dai pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci e dal procuratore Cataldo Motta ha inquietato anche Vito Savino, fino a qualche giorno fa presidente del tribunale di Bari: “Mi è sembrato un intervento a gamba tesa. Lo dico con amarezza perché stimo Cataldo Motta, ma questa vicenda crea sconcerto non solo in me – ha dichiarato alla Gazzetta del Mezzogiorno - La mia impressione è che a volte ci facciamo trascinare dall’entusiasmo o dalle passioni ideologiche”.

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