Xylella, la Protezione civile avvisa la Regione Puglia:
"Stop allo stato di emergenza"
ore 10.44 del 25 dicembre 2015
Dopo l'addio del commissario Silletti, indagato a Lecce
insieme ad altre nove persone, toccherà all'ente guidato da Michele Emiliano fronteggiare
l'avanzata del batterio che sta colpendo gli ulivi del Salento
La Protezione Civile ha chiesto alla Regione Puglia
"l'intesa per revocare lo stato di emergenza dichiarato per fronteggiare
il rischio fitosanitario connesso alla diffusione della Xylella fastidiosa e
rientrare in gestione ordinaria, in anticipo rispetto alla scadenza naturale
del prossimo inizio febbraio".
"Questo passaggio si è reso necessario - spiega una
nota - dopo aver verificato il fatto che sono venuti meno i presupposti su cui,
prima a febbraio e poi a luglio 2015, si sono basate la deliberazione dello
stato di emergenza e la sua proroga da parte del Consiglio dei Ministri".
Dopo le dimmissioni dell'ex commissario Giuseppe Silletti,
in seguito all'inchiesta della procura di Lecce che lo vede indagato insieme ad
altre nove persone, sarà quindi la Regione a gestire in prima linea l'avanzata
del virus responsabile del disseccamento di migliaia di ulivi. Non ci sarà più
alcun commissario.
L'inchiesta giudiziaria che ha portato allo stop del piano
Silletti - sulla quale nei giorni scorsi era intervenuta anche la rivista
Nature - è condotta dai pm salentini Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci ed è
stata avviata nell'aprile del 2014: i reati contestati al commissario e alle altre
nove persone - ricercatori, docenti universitari, funzionari della Regione
Puglia e componenti dell'Osservatorio fitosanitario regionale - sono di
diffusione di una malattia delle piante, violazione dolosa delle disposizioni
in materia ambientale, falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti
pubblici, falso ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione o
deturpamento di bellezze naturali.
Fonte: http://m.repubblica.it/mobile/r/locali/bari/cronaca/2015/12/25/news/xylella-130139378/
Xylella, bufera in Regione si dimettono i dirigenti
BARI - A partire da gennaio la Regione dovrà organizzarsi
per gestire "con procedure ordinarie" l'emergenza Xylella. E dovrà farlo senza i dirigenti che fino ad
oggi se ne sono occupati. Dopo gli avvisi di garanzia della Procura di Lecce, i
dirigenti interessati hanno infatti scritto all'assessore all'Agricoltura, Leo
Di Gioia, per invitarlo a valutare l'opportunità di destinarli ad altri
incarichi che non comprendano attività collegate all'infezione degli ulivi.
Questo perché il prosieguo delle indagini, in cui la stessa Regione per mezzo
del presidente Michele Emiliano ha chiesto di essere considerata parte offesa,
potrebbe riservare altri sviluppi clamorosi.
Con la fine dello stato di emergenza, sancito dal
Dipartimento di protezione civile in contemporanea alle dimissioni del
commissario Giuseppe Silletti, la Regione erediterà anche la dotazione
finanziaria fin qui garantita dallo Stato. Si tratta di circa 13 milioni di
euro non ancora spesi per le attività di monitoraggio e per quelle di
estirpazione degli ulivi, oggi bloccate per ordine dei magistrati di Lecce.
Fonte: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/homepage/xylella-regione-senza-dirigenti-dimissioni-in-massa-degli-indagati-inchiesta-lascia-commissario-no875751
Xylella/2, Cantele
(Coldiretti): "Groviglio istituzionale, ma a pagare sono i
produttori"
on 25 Dicembre 2015. Pubblicato in Archivio articoli dal
05/04/2011 - Scenari
di Gianni Cantele*
La situazione che stiamo vivendo in questi ultimi giorni è
la rappresentazione di un groviglio istituzionale che non facilita la ricerca
del bandolo di una matassa, già di suo molto complessa.
Nel frattempo, la Xylella fastidiosa continua ad avanzare
oltre la provincia di Lecce, con focolai ormai giunti negli oliveti alle porte
di Brindisi.
Il contesto richiede misure di estrema urgenza ed è
auspicabile che la portata epocale del problema possa finalmente stimolare
l’impegno comune di tutte le forze politiche, oggi troppo spesso distratte da
sterili polemiche.
Non possiamo dimenticare che, al netto dei gravi danni
ambientali, paesaggistici e socioeconomici per l’intero territorio salentino, i
primi danneggiati da questa malattia sono gli imprenditori olivicoli, le
cooperative di trasformazione e i vivaisti che stanno subendo gli effetti
diretti del disseccamento delle proprie piante o indiretti causati dal calo
progressivo delle produzioni o dal blocco della movimentazione di quelle
vivaistiche.
Il calo produttivo del comparto olivicolo – oleario in
provincia di Lecce, a causa della Xylella fastidiosa, in un anno è passato dal
3% all’8% , mentre i vivai della provincia di Lecce sono bloccati da quasi due
anni.
Fino ad oggi il mondo agricolo ha cercato in solitudine di
contenere la malattia, attraverso le buone pratiche agronomiche e la lotta al
vettore, messa in atto per lo più con interventi sostenibili ammessi anche per
il biologico.
È ora che le istituzioni – comprese quelle scientifiche - si
facciano promotrici di azioni utili, concrete e condivise. Il mondo agricolo
pugliese è oggi diviso geograficamente fra un’area già profondamente sfregiata
dagli effetti di una fitopatia, nota in diverse aree del mondo per la sua
implacabilità, e un territorio più a nord dove gli agricoltori continuano la
loro attività sperando di non dover fronteggiare questa lotta impari con un
batterio per il quale non esiste una cura.
In entrambi i casi, le imprese sono in attesa indicazioni su
cosa fare da oggi in poi. Una associazione come Coldiretti deve mettere in
campo responsabilmente la capacità di fare proposte, ma solo la politica può e
deve tradurle in azioni, tanto più quando anche l’Inione europea chiede
atteggiamenti coerenti con la gravità del problema.
Coldiretti Puglia ha chiesto al governatore Emiliano un
incontro urgente perché quanto è accaduto in questa settimana, circa la
contestata validità delle tesi che hanno portato ai provvedimenti finora
adottati per arginare la diffusione del patogeno e i dubbi espressi
sull’operato stesso di istituzioni e ricercatori, richiede un chiarimento, sia
sul piano istituzionale che scientifico, che possa portare a posizioni
inequivocabili.
Alla luce di quanto avviene in altre zone del pianeta, la
presenza della Xylella fastidiosa sul territorio pugliese sarà per lungo tempo
oggetto dei nostri pensieri e condizionerà inevitabilmente il futuro della
nostra regione, l’ambiente e la capacità di fare reddito da parte delle
imprese, non solo olivicole.
La possibilità di convivere con questa indicibile iattura è
direttamente correlata alla volontà di mettere al bando isteria, ideologia e
ignoranza e di comprendere che la coerenza del comportamento di ciascuno sarà
determinante nella lotta al patogeno. Non basterà abbracciare un olivo
monumentale per rivendicarne la “proprietà" storico-culturale, ma
bisognerà mettere in pratica atteggiamenti consapevoli, perfino nel giardino di
casa. E battersi affinché venga riconosciuto il giusto valore al lavoro di chi
quelle piante le coltiva ogni giorno.
C.d.G.
Fonte: http://www.cronachedigusto.it/archiviodal-05042011/325-scenari/18062-xylella2-cantele-coldiretti-qgroviglio-istituzionale-ma-a-pagare-sono-i-produttoriq.html
Xylella, Italia
Le accuse di un pm sulle “passioni ideologiche” svelano la
fragilità di un’inchiesta fatta con i puntini
di Luciano Capone | 25 Dicembre 2015 ore 06:18
Una teoria del complotto generalmente poggia su due cardini:
il primo è la domanda “cui prodest?”, a chi giova?, che implicitamente indica
che chi può trarre un beneficio da un evento è colui che l’ha causato; il
secondo è l’idea che nulla accada per caso, se qualcosa succede è perché
qualcuno l’ha voluto. Entrambi gli elementi sorreggono l’inchiesta con cui il
tribunale di Lecce ha inquisito dieci scienziati nell’ambito dell’emergenza
Xylella. Al populismo giudiziario non poteva che aggiungersi il populismo
politico, con il Movimento 5 Stelle che ha depositato una mozione di sfiducia
nei confronti del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Dicevamo
dell’impianto dell’inchiesta. Gli occhi sono puntati sull’università di Bari
che, un anno prima dell’emergenza Xylella, ha stipulato un accordo con un
centro di ricerca spagnolo per brevettare e commercializzare nuove selezioni di
ulivi: “Qualora (questa nuova varietà, ndr) dovesse risultare resistente alla
Xylella, va da sé che per il Dissat dell’Università di Bari ne deriverebbero
enormi vantaggi”. Abbiamo il “cui prodest?”, se ci potrà guadagnare allora vuol
dire che in qualche modo c’entra.
ARTICOLI CORRELATI
“Altro che Xylella, il patogeno è il protagonismo giudiziario” Continua la saga giudiziaria della Xylella
infame Sempre l’università di Bari ha poi avviato un progetto per l’innovazione
tecnologica nel settore olivicolo e per la procura: “E’ singolare la
coincidenza della comparsa dei primi sintomi di disseccamento con l’avvio delle
attività di cui al succitato progetto “Olviva” e con il proliferare di convegni
sul tema del disseccamento egli olivi e sulla formazione per il trattamento
della xylella”. I magistrati si ritengono troppo intelligenti per credere alle
coincidenze, nulla accade per caso. Non può neppure essere una coincidenza che
un professore coinvolto nel progetto è, guarda caso, proprio colui che poi ha
suggerito sulla base di una “folgorante intuizione” (enfasi dei magistrati) di
indagare sulla presenza della Xylella allora sconosciuta in Puglia. Se poi
questi studiosi negli anni passati hanno espresso opinioni favorevoli alle
colture superintensive in sostituzione di quelle tradizionali per aumentare la
produttività e reggere la concorrenza internazionale, ecco che si uniscono tutti
i puntini e il complotto è servito, con i suoi “inquietanti aspetti relativi al
progettato stravolgimento della tradizione agroalimentare e della identità
territoriale del Salento per effetto del ricorso a sistemi di coltivazione
superintensiva e di introduzione di nuove cultivar di olivo”. Ma non è finita,
in questa cospirazione pianificata e portata avanti negli anni da menti
raffinatissime non poteva mancare una perfida multinazionale, la Monsanto, una
specie di Spectre dell’agroalimentare: a Bari si tiene il Forum di Medicina
Vegetale dove si parla ovviamente della recente e preoccupante scoperta della
Xylella e, guarda caso, “dalla brochure dell’evento si notano numerosi sponsor
tra i quali la Monsanto (scritto in maiuscolo, grassetto e sottolineato, ndr)
che presenta un progetto per il diserbo negli oliveti”. Ecco la multinazionale
che aveva già pronta la sua speculazione. Negli atti si parla anche di persone
avvistate in tuta bianca a spalmare unguenti sugli alberi di ulivo,
successivamente bruciati dolosamente per cancellare le prove. Prove di cosa?
Non si sa, ma c’è la certezza che anche questo non sia un caso. Cosa c’entra la
Monsanto? Non si sa bene, ma “quel che è dato acquisito” dicono i pm “è che la
Monsanto ha acquisito sin dal 2008 la società “Allelyx” (specchio di
xylella…)”.
Proprio così, negli atti si parla di parole al contrario
(con puntini di sospensione inclusi per dare suspense), come quando si
ascoltano le canzoni dei Beatles a rovescio per trovare conferma della morte di
Paul McCartney. In realtà il nome vero della società è Alellyx (non “Allelyx”)
e si chiama così perché fondata da cinque scienziati brasiliani, dove è Xylella
fa molti danni, che nel 1997 hanno sequenziato il dna del batterio. Nessun
mistero e niente punti di sospensione. Tra un “guarda caso” e un “cui prodest”
si arriva a indagare dieci scienziati, ricercatori e funzionari e a bloccare un
piano di emergenza contro un patogeno da quarantena pericoloso per l’Europa
intera. L’inchiesta condotta dai pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci e dal
procuratore Cataldo Motta ha inquietato anche Vito Savino, fino a qualche
giorno fa presidente del tribunale di Bari: “Mi è sembrato un intervento a
gamba tesa. Lo dico con amarezza perché stimo Cataldo Motta, ma questa vicenda
crea sconcerto non solo in me – ha dichiarato alla Gazzetta del Mezzogiorno -
La mia impressione è che a volte ci facciamo trascinare dall’entusiasmo o dalle
passioni ideologiche”.
Nessun commento:
Posta un commento