sabato 28 gennaio 2012

L’Assessore Dario Stefàno ha inventato il Concorso enologico nazionale dei vini rosati d'Italia

L’Assessore Dario Stefàno ha inventato il Concorso enologico nazionale dei vini rosati d'Italia




Il vino rosato rappresenta circa il 10 per cento del consumo mondiale, e specie quello riservato al Nord Europa dove, da qualche anno, sembrano andare pazzi per il vino dai toni di buccia di cipolla o color ciliegia chiaro. Forse a Stoccolma si consuma molto vino Rosato perché lì, e in particolare in Scandinavia, sono grandi consumatori di pesce e il rosato si sposa bene con i prodotti del mare. C’è da dire che il vino rosato rispetto al loro bere fortemente alcolico, con qualche sorso fresco, dal gusto aromatico, è capace di rallegrare il palato senza appesantire lo stomaco. Molti penseranno che il 10 per cento, non è molto perché il predominio rimane dei vini rossi e bianchi, invece è una percentuale decisamente alta se si considera che fino a poco tempo fa il rosato veleggiava solo intorno al 2, 3 per cento.


Il vino Rosato dai Romani

I Latini già conoscevano la "Lacrima" o "Mosto vergine" che Plinio chiamava «protropum» e che Columella molto appropriatamente definiva «mostum lixivium»; Catone accennava già ai vini grigi o rosati (Helveolum vinum) e insegnava a fare i rosati prendendo uve Helvolae, vino Apicio che significa che quel vino è derivato da uve di vitigno Apicium perche prediletto dalle api. Nei secoli successivi si continua a produrre lagrima o lacrima semplicemente perche facile da ottenere, gustosa e soprattutto precoce, anche se la passione per i vini vecchi, quelli centenari, non aveva limiti. Parlano diffusamente di queste produzioni di lacrima Andrea Bacci, medico di Papa Sisto V nella poderosa opera: «De Naturali Vinorum Historia», Sante Lancerio, «bottigliere» di Papa Paolo III Farnese, Prospero Rendella e persino Francesco Redi. Proprio Sante Lancerio, nel 1549, ebbe a dire, nelle sue famose memorie, in merito al vino «nominato lacrima o rosato», qualcosa che ancora oggi lascia meditare. Il nome è applicato - egli scrive - ad un tipo: che per tutte le parti del mondo, dove si fa il vino, si può fare; si domanda lagrima perché alla vendemmia colgono l'uva rossa et la mettono nel Palmento. Et quando è pieno, cavano, innanzi che l'uva sia ben pigiata, il vino che può uscire, et lo imbottano. Et questo domandano lagrima, perché nel vendemmiare, quando l'uva è ben matura, sempre geme. Il vino migliore veniva da Somma. Ma era sovente falsificato con una mescolanza di vini bianchi e rossi».

I vino dei guerrieri

La legione straniera sapete cos’è? Si legge nel sito: “Qui, l'uomo che ha tagliato i ponti con il suo passato, con i suoi affetti famigliari, ripone nella Legione il suo bisogno d'ideali e i suoi affetti mancanti, identificandoli con l'idea di Patria, al punto di sacrificare tutto con una generosità assoluta..” Insomma si tratta di veri e propri guerrieri di tutte le nazionalità, si tratta di persone abituate al pericolo che affrontano con durezza e decisione la vita! Ebbene proprio questi uomini duri producono il vino rosato come potete verificare voi stessi cliccando su www.legion-boutique.com !

Come si ottiene il vino rosato

Il vino rosato è ottenuto da una macerazione delle uve lasciate per alcune ore a bassa temperatura e da una successiva estrazione di una parte del succo degli acini, il cosiddetto “mosto fiore”. Nella fase successiva viene fermentato ed affinato soltanto in acciaio.

Colori, odori e sapori

Il colore nel bicchiere è uno splendido corallo acceso e brillante. Ma l’emozione diventa davvero intensa appena il naso odora le note floreali che si alternano ai più intensi sentori di piccoli frutti di bosco. E’ giunto il tempo di sorseggiare e al palato puoi sentire l’acidità indispensabile e rinfrescante che stimola la salivazione insieme ad una sapidità palpabile che alla fine del bicchiere allunga il sorso.

Il vino rosato in Europa

In Provenza i vini rosati costituiscono sempre la quota di maggior produzione. Stessa buona sorte in alcune aree spagnole, come la Navarra, e - più a nord-est - austriache, come la Stiria.

Il vino Rosato del Salento

In Terra d'Otranto già il De Ferraris, detto il Galateo, nel 1463 nel trattato «De Situ Japigia», elogia il vino giallo ambrato quando parla della vecchia Lupia che: «ha vigneti - egli scrive - ma lungi quattro o cinque miglia... Produce vini ocri e Xanti come dice Galeno, noi li chiamiamo ambrati o biondi o a color d'oro: sono squisitissimi e gareggiar possono col vino di Creta». Vini pallidi, quindi, prodotti con la tecnica della lacrima.
Al principio del XVII secolo, nel 1629, Prospero Rendella, patrizio di Monopoli, nella rassegna dei vini meridionali cita un antico vino Lupiense o Liciense (da Lupia appunto, l'attuale Lecce), nel territorio degli antichi Japigi. Inoltre questo appassionato giurista parla di un vino S.Cesareo prodotto poco lontano dal Liciense o Lupiense Infatti fino al 1700, anche in Francia, i vini rosati erano i soli vini potabili. Per ottenere dei rossi apprezzabili occorre attendere la metà del XIX secolo, e per alcune regioni anche epoche successive, quando i trasporti diventano più facili e consentono il contatto con popolazioni che impongono un radicale cambiamento del gusto

Il vino Rosato del Salento nel Mondo

È stato il rosato a dare il via alla commercializzazione in bottiglia dei vini salentini perché i produttori si erano resi conto che solo vini meno ruvidi potevano assecondare la tendenza generale dei consumi.

Nel 1891 il vino Rosato del Salento nell’Impero Austro Ungarico

Il rosato pugliese e soprattutto quello salentino , a base di uve negroamaro , inizia la sua affermazione commerciale negli anni dell’applicazione del trattato con l’Impero Austro-Ungarico del 1891 . L’Austria-Ungheria in quei tempi accusò una forte riduzione della produzione di vino e dato che quello rosato rappresentava ben 1/5 di tale produzione ( i loro vini rosati erano prodotti soprattutto nell’Ungheria orientale oltre che nel Tirolo , la Croazia e la Dalmazia ) e si rivolse al Meridione d’Italia per ricercare la produzione più qualificata.


Già nel 1968 il Rosato del Salento ottenne la denominazione d’origine

Il rosato è stato, quindi, la molla che ha fatto decollare i vini salentini ed ha consentito l'approccio con il mercato dei consumi.
Che fosse una produzione tipica lo dimostra il fatto che a seguito dell'emanazione della normativa prevista dal D.P.R. 19.6.1963, n. 930, sulla tutela delle denominazioni di origine dei vini, il Rosato del Salento ottenne, nel 1968, esattamente con D.M. 5.8.1968, la delimitazione della zona di produzione come vino a denominazione di origine semplice. Questo fatto poteva, forse, consentirgli di essere ritenuto di diritto «vino tipico» ai fini della successiva regolamentazione comunitaria per la designazione dei vini da tavola .

1° Concorso enologico nazionale dei vini rosati d'Italia

Parte dalla Puglia l'iniziativa del "1° Concorso enologico nazionale dei vini rosati d'Italia" le cui selezioni si svolgeranno a Bari il 20 e 21 aprile per arrivare alle premiazioni a Otranto il 5 maggio. Oggi, il ministero delle Politiche agricole ha ospitato la presentazione alla stampa con il ministro Mario Catania, il presidente della Puglia Nichi Vendola, l'assessore all'agricoltura della Puglia Dario Stefano e Antonio Calo' dell'Accademia della vite e del vino che fa parte del comitato organizzatore con Assoenologie unioncamere.
La Regione Puglia, promotrice ed organizzatrice dell’iniziativa, ha ottenuto l’apprezzamento del Ministero che ne ha autorizzato la realizzazione in considerazione degli obiettivi lodevoli che si prefigge.
Il concorso, infatti, si propone di valorizzare le migliori produzioni nazionali, favorirne la conoscenza e la diffusione e, al contempo, affiancare le aziende lungo il percorso che va dalla produzione di vini di qualità sino ad una adeguata e moderna commercializzazione.

Le dichiarazioni dell’assessore Dario Stefàno

“Era doveroso per la Puglia, storicamente vocata alla produzione dei rosati, rendersi protagonista di una iniziativa di altissimo profilo che non ha precedenti nella storia dei concorsi nazionali dedicati alla enologia di qualità. Il concorso rappresenta per noi il tassello di una più ampia strategia di sostegno alla viticoltura di qualità che ora entra nella fase della valorizzazione di una tipologia enoica che appartiene al dna produttivo, culturale e sociale della nostra regione. Una strategia iniziata qualche anno fa, quando in veste allora di Presidente della Commissione Sviluppo economico della Regione Puglia, volli strenuamente difendere una nostra tradizione e tecnica produttiva da una iniziativa comunitaria orientata a consentire la miscela di rossi e bianchi per la produzione del vino rosato. Non poteva esserci mostruosità peggiore per una regione come la Puglia, per la sua storia e la sua vocazione produttiva, ma anche per un Paese come l’Italia così ricca di territori noti per gli eccellenti rosati ricercati ed apprezzati in tutto il mondo. Sono certo che questo progetto contribuirà ad irrobustire l'immagine dei produttori e dei vini pugliesi ed italiani nel mondo.

Le dichiarazioni del presidente Niki Vendola

La spinta dei processi di innovazione è l’unica speranza di sopravvivenza del settore produttivo, particolarmente sofferente. Dobbiamo modificare la nostra visione e guardare al territorio agricolo pensando allo sviluppo del turismo rurale, delle masserie didattiche e delle tante altre realtà che possono vivere sul territorio. Nel contesto di una crisi rurale drammatica noi abbiamo il dovere di aiutare l’agricoltura a vivere e non sopravvivere, investendo sull’innovazione. Ciò che stiamo realizzando in Puglia, che sul vino ha già saputo inserire qualche marcia in più e che vede nel 1° concorso sui vini rosati una tappa ambiziosa e importante, va esattamente nella direzione della innovazione. Il nostro obiettivo è quello di offrire migliori opportunità e supportare al meglio chi ha voglia e capacità di crescere.

Le dichiarazioni del Ministro Mario Catania

Il Ministro Catania, che ha ospitato questa mattina nella sede del suo Ministero la conferenza di presentazione dell’evento, ha espresso entusiasmo per l’iniziativa, ribadendo l’importanza di innovare in ambito rurale. “Questo palazzo – ha affermato il ministro – è la casa dell’agricoltura italiana, ma quando si promuovono iniziative come questa della Regione Puglia, queste mura diventano ancor più la vostra residenza, perché solo con progetti simili si potrà uscire dalle secche della crisi”. “Soprattutto in questo momento di grande sofferenza – ha aggiunto Catania – in cui bisogna indicare alle imprese la strada dell’innovazione, ancora carente nell’agricoltura italiana. Dobbiamo trasmettere, necessariamente, alle classi dirigenti la sensazione di quanto sia importante mantenere viva l’agricoltura sul nostro territorio per non andare incontro al dissesto idrogeologico e ad una perdita ambientale, culturale ed economica, incalcolabile”.

Il portale del concorso

Da mercoledì 1 febbraio, inoltre, sarà attivo anche il portale interamente dedicato al concorso. All’indirizzo www.concorsorosatiditalia.it sarà possibile scaricare la modulistica per partecipare, il regolamento ed altre informazioni utili.

di Antonio Bruno

Bibliografia

Mario jr. Sacconi, Parole di vino. Un libro da assaggiare

Cenacolo del Rosato, Il vino Rosato salentino: Storia della nostra civiltà

Anche il futuro è roseo, il mio vino maggio 2011

Massimiliano Rella, Rosati: ha vinto la tradizione

Felice Trovatore, Bianco + Rosso = Rosato?

Luca Maroni, Guida dei vini italiani

I vini rosati del Gambero Rosso

Michelin, Itinerari tra i vigneti

Vittoria Cisonno, La Puglia è servita 2010

Nessun commento:

Posta un commento