Dopo cortecce incluse e carie è ora la volta dell'alterazione
dell'architettura epigea ed ipogea. Limitando l'attenzione alle sole
latifoglie, la capitozzatura comporta una brusca sospensione della dominanza
apicale su un asse fortemente gerarchizzato (tronco). La risposta consiste in
una eventuale evoluzione di ramificazioni dominate (branche) in tronchi o, più
frequentemente e più drammaticamente, nella produzione di numerosi getti
avventizi, anch'essi morfofisiologicamente definibili come tronchi. Nel caso
dei getti avventizi, la loro collocazione (così come il loro numero) sulla
struttura arborea preesistente è specie-specifica ma, più in generale,
rispecchia la distribuzione degli zuccheri, motore indispensabile della
formazione di nuovi assi (nei pioppi, ad esempio, si osservano lunghi monconi
morti al di sotto del capitozzo con risposta vegetativa assai arretrata). Nel
corso delle prime stagioni vegetative, questi nuovi assi tendono poi a
gerarchizzarsi in dominati (deboli, più o meno orizzontali e destinati a diventare
branche), codominanti (di medio vigore, più o meno inclinati a 45° e ad
evoluzione ancora non ben definita) e dominanti (vigorosi, più o meno eretti e
destinati ad una "carriera" da tronco). Quest'ultima gerarchizzazione
(detta di "secondo tipo") non ha una base ormonale, come quella che
governava l'albero prima del capitozzo, ma energetica, essendo dettata dalla
reciproca concorrenza alimentare tra assi neoformati, ovvero dipende dal più o
meno felice accesso di questi ultimi alle colonne cambiali preesistenti e,
quindi, alle risorse di origine radicale. In pratica, è la stessa
gerarchizzazione che si osserva tra alberi di un popolamento (non tra
ramificazioni di uno stesso albero), cui l'insieme dei getti avventizi finisce
per assomigliare. Il rapporto numerico tra assi avventizi a diversa dominanza e
la loro evoluzione dipendono dal primitivo vigore dell'albero. Poiché,
(pensiamo ad un albero ontogeneticamente giovane, ad esempio Stadio 6 o 7
secondo Raimbault) dopo un capitozzo sul tronco primario la chioma è costituita
solo da tronchi neoformati, dal punto di vista morfofisiologico la
capitozzatura comporta una regressione ontogenetica (ogni singolo asse
ricomincia il suo percorso morfofisiologico dallo Stadio 1 per poi evolvere
rapidamente agli Stadi successivi): in pratica la "storia
ontogenetica" dell'albero risulta azzerata (possiamo dire che le gemme
neoformate, in quanto tali, non hanno memoria ontogenetica). L'albero, dunque,
dopo il capitozzo "sembra" più giovane. In realtà è solo un'illusione
dettata dal fatto che, spesso, gli alberi capitozzati sono relativamente
giovani e vigorosi; se, infatti, si esegue la stessa operazione su esemplari
deboli o ontogeneticamente progrediti (diciamo allo Stadio 8 di Raimbault) ci
si rende conto che la produzione di getti avventizi rispetta il tipico schema
riconoscibile nei modelli di autoriduzione senile (Stadio 9). In pratica,
dunque, la capitozzatura comporta una accelerazione morfofisiologica
nell'evoluzione dell'albero, talvolta così accentuata da comportare il
passaggio diretto da una condizione giovanile ad una di senescenza, con tutti i
problemi che ciò può comportare.
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